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Autore: Mephi    12/10/2015    5 recensioni
Ciò che rendeva quella pizzeria tanto interessante era la presenza di Animatronics. Robot dall'aspetto di animali che di solito intrattenevano grandi e piccini con concerti o piccoli spettacoli, anche solo vederli andare a spasso per il locale divertiva i clienti.
Quegli stessi animatronics che Vincent, in quel momento, avrebbe voluto distruggere pezzo per pezzo, smontandoli bullone per bullone.
Si, i suoi pensieri potevano anche confondere, e far credere a tutti che Vincent odiasse quei Robot, ma non era così. Non li odiava.... Di solito. Al contrario, aveva un buon rapporto con loro, un rapporto che andava avanti da vent'anni, di pura fiducia e... Amicizia? Si. Amicizia.
Un rapporto così importante da metterlo in difficoltà.
Genere: Comico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Fitzgerald, Phone Guy, Purple Guy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Storia Di Una Guardia Notturna


Le Crepe Che Precedono La Rottura


Quella mattina, mentre si dirigeva a scuola, Mike non riusciva a non pensare al quartetto che Jeremy e i suoi amici avevano formato. Non sapeva se il suo amico ne fosse soddisfatto o no, ma di certo lui non lo era, al contrario: era preoccupato.
Stupidamente, considerava ancora Jeremy il suo migliore amico e, altrettanto stupidamente, il giorno prima aveva deciso di provare a raccogliere informazioni su i nuovi compagni del castano: Freddy, Chica e Bonnie.
Ebbene: non aveva trovato nulla su di loro, non era riuscito a risalire ai loro reali nomi o a un indirizzo, nemmeno la più piccola e misera informazione. Anzi no. Qualcosa l'aveva trovata, una notizia di corridoio, in realtà, quindi non sapeva quanto affidabile fosse. Si diceva che il ragazzo dai capelli neri che si faceva chiamare Freddy creasse e vendesse documenti falsi.
Aveva una sola notizia su quel gruppetto e questa di certo non era rassicurante. Se davvero quelle voci erano vere, Jeremy aveva fatto amicizia con dei Delinquenti, proprio l'ultimo tipo di compagnia di cui il ragazzo aveva bisogno.
Per quel motivo decise che, quella mattina, avrebbe affrontato i tre prima dell'arrivo del castano a scuola, avendo un faccia a faccia con loro. Voleva avere più informazioni su quel gruppo, e quale modo migliore per procurarsi tali informazioni, se non chiedere ai diretti interessati? Quasi non si rese conto di essere già arrivato nel cortile della sua scuola, trascinato dai suoi pensieri e le sue riflessioni.
I suoi occhi presero a vagare attorno a lui, cercando il gruppo di ragazzi, senza, però, avere successo.
Forse dovevano ancora arrivare?
Scosse la testa e decise di dirigersi alle scale Antincendio dove di solito incontrava Jeremy, magari un confronto con lui sarebbe stato anche migliore: lo avrebbe aspettato lì e magari si sarebbero anche chiariti. Poteva funzionare.
Peccato che quando arrivò alle scale Antincendio, da sempre esclusivo ritrovo suo e di Jeremy, ci trovò i suoi obbiettivi iniziali: Freddy, Chica e Bonnie.
I tre non si accorsero subito di lui, intenti a parlare tra loro di qualcosa che non capì, quando a un tratto Freddy fece un cenno verso di lui agli amici.
«Ragazzi, abbiamo compagnia.» disse brevemente accennando un sorriso gentile, falso come le Promesse di un Ingannatore.
«Oh, origliavi, ragazzo?»
«Ehy, ehy, io lo conosco: é l'ex amichetto di Jeremy! Che c'è? Ti senti solo, per caso?» quel Chica... Era piccoletto ma aveva una lingua biforcuta che feriva più di una lama affilata. Mike si sforzò di sorridere amichevole, un sorriso vero almeno quanto quello di Freddy e provò a prendere parola.
«Sono Mike Schmidt. Scusate se vi ho disturbato, ma ci tenevo davvero a conoscervi.» la sua diplomazia meritava davvero un premio, essere così amichevole con gente che se solo avesse potuto gli avrebbe messo le mani al collo.
«Bhe, chi si presenta da noi in modo così gentile non può certo essere trattato male. Perdona i miei compagni: sono dei cafoni. Piacere Mike, puoi chiamarmi Freddy.» disse il ragazzo alzandosi dalla scala su cui era seduto e avvicinandosi allo Schmidt. Certamente quel Freddy era furbo, aspettava di avere la fiducia della propria vittima, ammaliandola con quel fare gentile, per poi colpire dritto alle spalle quella stessa vittima che era stata così incauta da donargli la propria fiducia.
Viscido, come solo una serpe poteva essere. «Ehy, Freddy! Noi non siamo cafoni, agiamo così solo quando ci sentiamo in pericolo.» lo corresse Bonnie, seguendo ogni moviemto del suo Leader, certo che avesse qualcosa in mente.
«Bonnie ha ragione.» confermò infine Chica, quando ormai Freddy fu proprio davanti a Mike, Faccia a Faccia.
I due si guardarono negli occhi, l'uno che provava a intuire le intenzioni dell'altro e, davanti allo sguardo ossidiana del ragazzo, Mike si sentì quasi una preda tra le fauci del leone. Aveva capito quali fossero le sue intenzioni, ne era certo.
«Vuoi avere informazioni su di me, Schmidt?» infatti, diede voce a ciò che aveva scoperto, e Mike fu sorpreso dalle capacità di analisi di Freddy.
Davanti a lui non aveva l'ultimo degli stupidi.
Gli altri due ghignarono vittoriosi allo sguardo, per un attimo, smarrito di Mike, che presto si ricompose.
Quel ragazzo era arrivato davvero lì per avere informazioni su di loro: era un oltraggio.
Sarebbe stato così bello fargliela pagare a suon di calci e pugni, ma Freddy, la vera mente nel gruppo, aveva ben altri piani per lui.
«Rispondimi, non temere. Vuoi informazioni su di me?» ripetè la domanda posando le sue mani sulle spalle del ragazzo che aveva di fronte, che si irrigidì appena. Cominciava a credere di essersi messo contro gente che non andava istigata, che forse era molto più pericolosa di quel che sembrava, ma ormai era lì e aveva intenzione di rimanerci, se non per lui, in onore dell'amicizia con Jeremy.
Freddy percepì l'irrigidimento delle spalle del castano sotto le sue mani, e un ghigno divertito prese posto sul suo volto, sostituendo quel così finto, ma stranamente rassicurante, sorriso gentile: quella paura che percepiva gli piaceva, lo elettrizzava, gli faceva scorrere pura adrenalina mista a cattiveria nelle vene.
Forse fu per quello che, quasi senza accorgersene, serrò la presa sulle spalle di Mike, una presa incredibilmente forte, che quasi fece scricchiolare le ossa dello Schmidt, mentre davanti a lui gli occhi del moro si illuminavano di puro sadismo, gli occhi di chi traeva piacere nel dolore altrui.
«Freddy.» ma sentirsi chiamare dall'amico, Bonnie, lo fece tornare in sè, come se poco prima fosse stato posseduto da chissà quale malvagia presenza. La presa sulle spalle dello Schmidt si sciolse delicatamente, il ghigno sparì per far spazio a un sorriso di scuse, e lo sguardo tornò quello di un pacato sedicenne.
Ebbe paura di quel soggetto. Intelligente, forte e con un sadismo celato da una maschera di gentilezza che sembrava poter rompersi da un momento all'altro, scatenando la parte peggiore di quello che era, all'apparenza, ragazzo comune.
«Mi devi scusare.» la sua voce era deliziosamente amichevole e quasi melodiosa.
«Potresti rispondere alla mia domanda, ora?» chiese dolcemente, con la voce appena incrinata da una nota di impazienza. Mike era certo che quel ragazzo, dentro di sè, avrebbe tanto voluto riempirlo di botte, ma si sforzava di avere il controllo, di essere gentile.
«Si. Ero venuto qui per raccogliere informazioni su di voi.» vide l'occhio destro di Freddy scattare per un'attimo in un tic nervoso. Credette che quella fosse la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, ma il ragazzo semplicemente gli sorrise ancora e indietreggiò di un passo, respirando profondamente.
«Va bene... Immagino di dover apprezzare la tua sincerità.» disse passandosi quasi in un gesto casuale una mano dietro il collo, per poi far scivolare quella stessa mano giù, verso la tasca posteriore dei suoi pantaloni, estraendo poco dopo un pacchetto di sigarette, accompagnate dall'accendino.
Il volto di Mike venne attraversato dalla confusione più pura, e a quello smarrimento Freddy sorrise, ancora.
«Oh, non temere. E che... Tu hai chiesto una cosa a me e io ne chiedo una a te. L'hai studiata anche tu, la Storia, no? Questo lo chiamavano Baratto.» gli spiegò brevemente, aprendo il pacchetto e estraendo una sigaretta da esso, per poi richiuderlo e rimetterlo nella tasca posteriore.
«Io non fumo.» specificò Mike, intuendo cosa volesse in cambio Freddy.
«Ma lo so! Insomma, hai un volto da così bravo ragazzo. Ma c'è sempre una prima volta, mi dicono. Ma se non tieni poi molto alle informazioni che hai chiesto...»
«Va bene.» accettò Mike, vergognandosi di essere sceso a patti con una feccia di quel genere, e chiedendosi come avesse fatto Jeremy a fare amicizia con gentaglia di quel genere.
Con quell'immortale sorriso sulle labbra, Freddy annuì appena, soddisfatto. Accese l'accendino e lo affiancò alla punta della sigaretta che si accese.
«Devi tenere i denti chiusi e aspirare, capito?» spiegò brevemente il moro, porgendo la sigaretta allo Schmidt che la prese, sentendosi a disagio. Non ci stava credendo nemmeno lui a quello che stava per fare. Serrò i denti e dischiuse le labbra, portandosi la sigaretta alla bocca e aspirando, mentre il sorriso di Freddy forzava per diventare un ghigno divertito.
«Aspira piano...» lo guidò il ragazzo, e Mike ubbidì, sentendo il sapore del tabacco invadergli la bocca.
Fu per istinto che prese a tossire, pur di liberarsi da quel sapore indesiderato nella sua bocca, nei suoi polmoni, respirando ossigeno a grande boccate: mai l'aria gli parve cosa più pura.
«Ehehe, il novellino non ci riesce.» lo schernì Chica, ridacchiando divertito con Bonnie.
«Sono un tipo paziente. Riproviamo, Mike, forza.» lo istigò il moro, mentre lo Schmidt ancora si riprendeva.
«Va bene. Ma... Tu dimmi se è vero che fai documenti falsi.» Freddy annuì, accettando l'accordo e facendoli segno di riprendere a fumare.
Mike si portò nuovamente il filtro alla bocca e aspirò.
«Trattienilo un po' e poi espira.» fece come gli disse e vide una grigia nuvoletta uscire dalla sua bocca.
«Bravo, così. Continua da solo, ora che hai capito. Io intanto ti dico quel che vuoi sapere.» disse, divertendosi un mondo nel vedere il "bravo ragazzo" fumare, quel visetto pulito rilasciare dalle rosee labbra fumo grigio. La sua parte sadica ne era estremamente compiaciuta.
Mike si morse una guancia, facendosi forza, e face ancora diversi tiri, e ancora, ancora.
Solo quando la sigaretta fu ridotta alla metà, Freddy decise di prendere parola.
«Si. Vendo Carte D'Identità false.» confermò soddisfatto, sentendo una strana sensazione di potere percorrergli l'intero corpo: vedere lo Schmidt che ubbidiva ai suoi ordini gli procurava quella così piacevole sensazione, di cui si inebriava.
«Altre attività illegali?» chiese Mike dopo l'ennesimo tiro.
«Hn, bhe... Qualche furtarello innocente, qualche volta, nulla di che. Ora però non chiedere troppi dettagli, Schmidt.» Mike avrebbe voluto approfondire, sapeva che poteva chiedere di altri argomenti, almeno fino alla fine della sigaretta, ma due occhi azzurri lo videro fumare.
Due occhi azzurri lo videro sottomesso a quegli idioti.
E quegli occhi azzurri si fecero iracondi.
Tra il trio e Mike si frappose la figura di Jeremy che fissò severamente Freddy.
«Cosa cazzo stai facendo, idiota!?» chiese spintonandolo, costringendolo a retrocedere di qualche passo. Freddy sorrise innocentemente, alzando le mani in segno di scuse.
«Amico, calmati, stavamo solo parlando.»
«Io e voi dopo facciamo i conti! E tu...» si voltò verso Mike, prendendolo per un polso e dirigendosi verso le spalle dell'edificio, in un posto lontano da occhi indiscreti.
Una volta raggiunta la destinazione strappò la sigaretta dalla mano di Mike, che si sentiva tanto come un bambino beccato dalla mamma con le mani nella marmellata.
«Che cazzo stavi facendo, tu!? Con quelli, poi! E cos'è questa?» a quanto pare non era l'unico stupido tra i due a considerare l'altro ancora un amico.
«Belli amici che ti scegli.» gli fece notare, invece, pacatamente lo Schmidt.
«In quale carcere di massima sicurezza gli hai trovati?» domandò con scherno che non gli apparteneva ma, come al solito, quel ragazzo era l'unico capace di tirare fuori la sua rabbia, ed ora era pronto a fare una bella lavata di capo a quell'idiota.
«La mia vita non ti riguarda Schmidt, non più!» e con quell'escalmazione lo prese per un polso, portando la sua mano davanti al proprio volto.
«E nemmeno la tua vita mi riguarda! Ma cazzo, sei tu quello intelligente, le Puttanate lascia che sia solo io a farle.» e con quella frase piena dell'ira più nera Jeremy spense la sigaretta esattamente al centro del palmo di Mike, che sentendo il dolore della bruciatura provò a sottrarsi a quella presa, senza successo. Jeremy lo lasciò andare solo quando la sigaretta fu ben spenta, poi la lasciò cadere per terra.
«Sei pazzo...» sibilò Mike tenendosi il polso e osservando la bruciatura al centro della mano, appena sporca di cenere.
«Il fumo uccide.» spiegò brevemente Jeremy, come per giustificarsi.
Quella forse era stata la litigata più violenta che i due avessero mai avuto.
«Esci dalla mia vita una volta per tutte. Fa come se non fossi mai esistito, chiaro? E non osare mai più fare l'Eroe in mio onore. O la prossima volta potrebbe attenderti una ferita un po' più seria di una bruciatura.» lo minacciò, perché di una minaccia si trattava, poi sentì la campanella suonare e sbuffando, tornò dai suoi amici.
Mike scosse la testa chiedendosi come potesse esserci tanta testardaggine in un ragazzo solo.
Va bene, sarebbe uscito dalla sua vita come aveva chiesto, non avrebbe più provato ad aiutarlo.
Ma se un giorno fosse stato Jeremy a invocare il suo aiuto, allora, e solo allora, Mike sarebbe corso in suo aiuto.



Quando Jeremy tornò dagli altri, aveva poco tempo a disposizione: la campanella era suonata e a minuti le lezioni sarebbero cominciate.
«Risolto?» chiese Bonnie mentre si sistemava lo zaino sulle spalle.
«Si.»
«Ehy, amico, non te la sei mica presa, vero?» domandò Freddy avvicinandosi al castano e avvolgendo le sue spalle con un suo braccio.
«Vi siete immischiati in affari non vostri.»
«Ma é venuto lui da noi! Sai che non faremo mai niente che ti vada contro, Jer. Siamo amici!» esclamò Freddy con il tono più amichevole che aveva nel suo repertorio, facendo accennare un sorriso al castano. Anche a lui era estremamente palese la falsità e la pericolosità di Freddy, ma al contrario dello Schmidt non ne era spaventato, anzi, ne era estremamente affascinato.
«Siete perdonati per questa volta...» rispose Jeremy, infilandosi le mani in tasca, venendo raggiunto anche dagli altri due.
«Solo a me sembri leggermente seccato oggi?» domandò Bonnie, notando quanto quel giorno fosse poco propenso a battutine e al sarcasmo.
«Lasciate perdere. Tra qualche giorno ho il compleanno di mio fratello.» spiegò il castano, già soffrendo all'idea di essere costretto a stare ore in un posto che odiava, tra stupidi pupazzi e bambini urlanti.
«Ma tu sei fortunato, amico mio! Veniamo noi a farti compagnia!» esclamò Freddy esponendo la sua fantastica idea: avrebbero salvato Jeremy dalla noia del compleanno del fratello! Che amici d'oro. «Già, perchè no? Quand'è la festa?» prese a domandare Chica, pizzicando il fianco del castano per attirare la sua attenzione.
«Ma voi non siete invitati.» gli ricordò Jeremy con un tatto degno di un vichingo.
«Ah, siamo abituati a imbucarci alle feste. E poi lo facciamo per te! Ma se non ci vuoi...» aggiunse Bonnie, e quando vide Jeremy sospirare sconfitto e annuire, ebbe la sua vittoria.
«Va bene. Lunedì. Se non sbaglio dalle 17 Alle... 21. Si, credo siano proprio le 21.» gli amici sghignazzarono, cominciando a borbottare frasi come "non vediamo l'ora che giunga quel giorno" "E tanti auguri al festeggiato!" "Spero che la torta sia buona, eh!"
Come poteva Jeremy anche solo lontanamente pensare di aver firmato la sua condanna, con quel permesso?



In quell'ufficio non si respirava. No, okay, si doveva correggere: in quell'ufficio non si respirava aria pulita.
Lo pensava lui e, dal naso arricciato e l'espressione quasi disgustata dell'amico, probabilmente anche Phone era dello stesso parere. Si trovavano entrambi nell'ufficio del signor Feazbear, gestore della pizzeria, che li teneva da un quarto d'ora seduti davanti a lui, a scutarli: le dita delle mani intrecciate tra loro, tenute sotto il mento, con l'ingrato compito di mantenere la testa del signor Feazbear, l'espressione seria come non lo era mai stata. Gli occhi che, saettanti, passavano dalla figura della guardia a quella del centralinista.
Da. Un. Lunghissimo. Quarto. D'ora.
E il grande Imperatore Delle Pizzerie sembrava intenzionato a passare tutto il giorno in quel modo, mentre Vincent avrebbe voluto tornare a casa e farsi una sana dormita dopo il suo turno notturno: e invece no.
Era impegnato a giocare con il Capo a "Chi Distoglie Prima Lo Sguardo".
Non era un tipo paziente, non lo era stato da ragazzo, non lo era adesso, e se avesse passato un'altro minuto in quel modo avrebbe dato di matto.
Phone invece pareva a suo agio e attendeva, paziente, ciò che Feazbear aveva da dirgli.
Quando scoccò un nuovo minuto, Vincent si sporse appena verso il Phone Guy e sussurrò a voce nemmeno troppo bassa:
«Secondo te ce la fa per oggi a parlare, o dobbiamo aspettare domani?» chiese, e un sorriso divertito sfuggì al castano, che provò a mascherarlo con un finto colpo di tosse.
«Mi é sempre piaciuta la tua arroganza, Vincent!» e finalmente l'uomo si sciolse in un sorriso, anch'egli divertito.
«Mi fa piacere. Se era quello che doveva dirmi io andrei volentieri a cas-»
«Fermo!» urlò Feazbear con fare teatrale, alzandosi di scatto e tendendo la mano verso Vincent che si era solamente alzato dalla sedia e che, lentamente, tornò seduto. Era sempre stato un tipo strano, quell'uomo...
«Devo parlarvi.»
«Questo l'avevamo quasi intuito quando si é presentato qui mezz'ora fa dicendo "Devo mettervi al corrente di una cosa".» spiegò Vincent, parlando a quello che doveva essere il suo capo come a un amico di vecchia data e sinceramente il carattere del viola, a Feazbear, era sempre risultato... Affascinante.
«Bene. Allora...» cominciò puntellando entrambe le mani sulla scrivania, respirando tra i denti.
«Ragazzi...» l'uomo aprì un fascicolo che si trovava proprio davanti a lui, posato sulla scrivania. Lo sfogliò per qualche secondo alla ricerca della pagina che desiderava, la trovò e sorrise raggiante.
«Questi modelli cominciano a essere un po' vecchi...» cominciò il suo discorso con quanta più delicatezza avesse, notando subito gli occhi di entrambi i suoi dipendenti farsi più attenti.
«E alcuni hanno malfunzionamenti, anche piuttosto visibili e... Questi malfunzionamenti potrebbero anche essere pericolosi per il pubblico che circonda i nostri cari animatronics, capite?» l'unico ad annuire lentamente come un automa fu Phone, mentre Vincent lasciò che la sua schiena aderisse alla spagliera della sedia, irrigidendo la propria posizione.
«Ad esempio: Foxy, ecco; Foxy potrebbe avere, in futuro, difetti non solo nel comunicare ma anche nel muoversi, e-»
«Foxy non si tocca! Lei non l'ha visto correre, quella Volpe é un atleta nato, altro che malfunzionamenti!» ebbene, un'espressione sorpresa apparve sul volto di Vincent quando realizzò che a prendere le difese di Foxy altri non era stato che Phone Guy. Aveva difeso il suo peggior nemico.
Un sorriso compiaciuto nacque sul volto della guardia.
«E-em... Io lo so che voi siete molto affezionati a tutti gli animatronics ma... Vorrei deste un'occhiata a questi.» e con quella frase spostò il fascicolo davanti agli occhi dei due, che si sporsero sulle loro sedie per vederne il contenuto.
Le due pagine centrali sulla quale il fascicolo era aperto mostrava diversi tipi di animatronics, con delle strane guance rosse e una forma un po' meno ingombrante e più amichevole.
«E questi?» chiese Vincent osservano i diversi modelli di animatronics, ognuno di loro dotato di guance rosse, poi, leggendo la descrizione, scoprì che questi erano gli ultimi modelli di animatronics usciti, con tanto di riconoscimento facciale, mobilità avanzata, ed erano addirittura forniti di database "Riconoscimento Criminale"!
«Facciamo le cose in grande eh...» sussurrò Vincent, quasi più a sè stesso che alle persone lì presenti.
«Esatto! Completamente innocui, molto meno ingombranti e estremamente adorabili. Guardate che faccini! Per questo voglio sostituire i vecchi animatronics che abbiamo adesso e mettere questi nuovi tipi che si chiamano... Aspetta, me l'ero scritto da qualche parte- ah, ecco, si, si chiamano Toy.» spiegò brevemente L'Imperatore Della Pizzeria, lasciandosi ricadere pesantemente sulla poltrona, in attesa di una qualunque reazione dei due.
I due dipendenti si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi fu Phone a prendere parola.
«Io non credo possa funzionare. Voglio dire... I bambini sono fin troppo affezionati a questi animatronics, ormai hanno un valore affettivo sia per loro che per noi dipendenti.» le motivazioni effettivamente erano valide e per nulla da sottovalutare: gli animatronics erano la ricchezza della pizzeria, se fossero stati sostituiti, e questi sostituti non fossero stati apprezzati come gli originali, sarebbe cominciata la rovina del Feazbear.
«Avete ragione.» concluse l'uomo portandosi una mano sotto il mento, in cerca di una soluzione.
«Io ho sonno.» intervenne Vincent, stiracchiandosi sulla sedia, dando voce al suo desiderio. E se Phone borbottò qualcosa come "ora sai come ci si sente", L'Imperatore gli sorrise gentilmente dandogli il permesso di tornare a casa a godersi il meritato riposo, promettendogli di non prendere una decisione senza di lui.
Il Purple Guy non se lo fece ripetere due volte, salutò in fretta e sparì dietro la porta di quell'ufficio, pronto a assopirsi sotto le calde coperte del suo letto.
«E comunque la versione Toy di Foxy è molto più adorabile.»
«Foxy non si tocca.»
«Scherzavo, scherzavo! Senti, Phone, riprenderemo questa discussione, puoi tornare ai tuoi compiti, ora.» e il centralinista ne fu estremamente felice, non ne poteva più di rimanere in quell'ufficio.
Quando uscì e tornò alla sua postazione il suo sguardo analizzò tutti gli animatronics: da Freddy, Chica e Bonnie che suonavano allegri sul palco, Springtrap che in un angolo suonava quello che sembrava un Ukulele - ma da dove aveva preso un Ukulele!? - e Feadbear che si prestava a far foto con ogni suo piccolo fan.
Casualmente passò anche Foxy, con al seguito la sua banda di pirati che urlavano di conquistare il buffet che era stato appena preparato per tutti gli spettatori diurni.
E pensò che, no, non sarebbe più stata la stessa cosa senza di loro.
   
 
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