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Autore: DalamarF16    13/10/2015    1 recensioni
Post stagione 1- Dopo essere riusciti a incastrare Fisk, Matt e Foggy sono diventati molto popolari a Hell's Kitchen e la loro amicizia si è rinsaldata. Il mondo di Daredevil ha ora una rassicurante routine, ma il ritorno di Stick rimescolerà le carte in tavola. Cosa vuole il vecchio ninja da Matt? Matt accetterà di aiutarlo anche a costo di uccidere qualcuno?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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PERSONAL SPACE: rieccomi!! Sono riuscita finalmente a tradurre il quarto capitolo! Si entra un po' di più nel vivo della storia, ma le cose migliori devono ancora arrivare! Intanto grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa cosuzza... e un grazie speciale a Ragdoll_Cat per la sua recensione!!
Buona Lettura!


Chapter 4: Please, don't be stupid.

Foggy aprì gli occhi il mattino dopo, sorpreso di non risconoscere il letto come il proprio.
-Buongiorno, raggetto di sole-
Una voce dolce di donna lo fece sorridere, mentre i ricordi della notte precedente gli tornavano alla mente. Aveva avuto un appuntamento con Marci, o almeno si sarebbe chiamato così in un universo in cui un categorico "vieni qui e fa come ti dico" sarebbe stato considerato un invito.
-'giorno- rispose senza disturbarsi ad alzarsi dal letto, con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Sono quasi le 11- lo informò Marci con un sorriso e una tazza di caffè tra le mani - E' ora di alzarsi-
-E' per me quella?-
-Neanche per idea. La tua ti aspetta in cucina, in attesa di essere riempita-
-Mm... Ok. Aspetta... le undici?! Perchè non mi hai svegliato?- All'improvviso si ritrovò sveglio, una parte di lui che gli gridava di stare dimenticando qualcosa di importante, ma non riusciva a ricordarsi cosa fosse.
-L'avrei fatto, ma dormivi come un bambino... ed eri tanto dolceeee-
Matt!
Non appena il suo cervello riuscì a connettersi con il mondo, oltre ai ricordi delle ultime ore, gli tornarono anche quelli precedenti, e con questi il vero motivo per cui aveva accettato di mettere in scena una versione di 50 sfumature di grigio a parti invertite (Non che avesse mai letto il libro, ovviamente. Nemmeno per sogno!). Foggy smise all'istante di ascoltarla e si voltò di scatto verso il comodino, cercando disperatamente il proprio telefono.
Dopo aver cenato con Matt, aveva pensato di tornare a casa e concedersi una notte di puro riposo dopo quello che avevano passato negli ultimi due giorni, tra la mezza marea di clienti e la visita di quel tizio, Stick; ma come aveva messo piede in casa la sua mente si era divertita a mostrargli un'innumerevole serie di scenari diversi in cui Matt finiva in grossi guai o, peggio, veniva ucciso, o, ancora (e non sapeva mettere le cose in ordine di gravità, perchè tra la morte e Hogwarts era facile, ma qui...) veniva costretto a uccidere qualcuno da quella sottospecie di ninja cieco.
Si era ritrovato a camminare per tutta la casa come un leone in gabbia, più preoccupato che mai per il suo migliore amico.
Aveva anche preso in mano un paio di volte il telefono, il contatto di Matt sul display, ma poi ci aveva rinunciato, dopo aver cercato di autoconvincersi che poteva cavarsela da solo e che se fosse stato in giro per qualcuna delle sue attività notturne non avrebbe comunque potuto rispondergli.
Quindi si era buttato a letto e aveva cercato di dormire.
Quando aveva realizzato che per quella notte probabilmente non sarebbe riuscito a chiudere occhio, aveva deciso di chiamare Marci per avere un po' di compagnia. Ovviamente (non essendo una così brutta persona) aveva in mente necessariamente quel tipo di compagnia, ma non aveva intenzione di lamentarsi a riguardo a un reciproco, silenzioso, patto di sesso per dimenticare i propri problemi, anche se adesso forse un pochino in colpa si sentiva per come l'aveva, di fatto, usata (o era stata lei ad usare lui? Non ne era proprio sicuro perchè anche se era stato lui a comporre il numero, lei gli aveva praticamente ordinato di raggiungerla senza che lui potesse avere il tempo di dirle "ciao" e, tra l'altro, era stata anche al comando per tutta la notte; e Foggy aveva decisamente gradito la cosa, perchè non aveva dovuto pensare poi a molto).
-Che succede Orsetto Foggy?- Gli chiese mentre lo guardava cercare il suo telefono come se la sua vita dipendesse da quella scatola di metallo mista a plastica, il che, in effetti, poteva anche essere, almeno dal punto di vista di lui. Odiava quel dannato soprannome che gli aveva affibbiato quando uscivano insieme al college, e di solito protestava vivamente ogni volta che veniva usato, ma al momento aveva cose più importanti a cui pensare.
-Devo chiamare Matt- rispose, riuscendo finalmente a trovarlo in una delle sua scarpe (e rifiutandosi categoricamente di chiedere come diamine ci fosse arrivato).
-Di nuovo? A questo punto devo chiedertelo. Siete fidanzati?-
-Che?-
-Ultimamente vi comportate in modo strano: chiamate mattutine, tu che perennemente pensi a lui... sai, questo tipo di stranezza...-
-Sono solo preoccupato- Foggy cercò di difendersi -E' cieco-
-Non è una novità, mi pare-
E qui Foggy cominciò a sudare. Marci era un avvocato coi controfiocchi, ed era sicuramente meglio di lui. Doveva trovare una via d'uscita ma, al momento, non riusciva a vederla.
-Ultimamente è stato...distratto- provò a biascicare -Cade spesso, per questo mi preoccupo-
-Gentile da parte tua...-
E il tono con cui lo disse lo lasciò per un attimo incredulo: ci aveva creduto davvero? Sosprirò internamente di sollievo. Ora doveva andarsene da lì il prima possibile, prima che nuove domande venissero alla luce.
-Già... ascolta, è davvero tardissimo e Matt e Karen mi uccideranno se non mi faccio vivo al più presto, quindi...-
-Devi andare. Capisco- terminò lei la frase, e Foggy, se possibile, si sentì ancora peggio. Aveva perso il lavoro per aiutarli a inchiodare Fisk e finora non era riuscita a trovare un altro impiego. Riusciva a sentire insieme alla tristezza anche un po' di invidia nella sua voce e, non per la prima volta, avrebbe davvero voluto che potessero assumerla nel loro studio; un pensiero, dopo tutto quello che aveva fatto, che, lo sapeva, condividevano anche Matt e Karen.
Per colpa loro aveva perso tutte, e adesso non potevano fare nulla per aiutarla, e se questa situazione era frustrante per i suoi colleghi, per lui era anche peggio, specialmente da quando si erano impegnati in quella sottospecie di relazione.
Sfortunatamente per loro, Marci si era abituata ad essere ben pagata (non che non se lo meritasse; era sempre stata la migliore in classe, seconda forse solo a Matt, ma come avvocato, probabilmente lo superava, ma soltanto perchè aveva accettato di vendersi l'anima e non badare troppo alle conseguenze di quello che portava il suo lavoro: il suo migliore amico si rifiutava testardamente di farlo) e loro potevano a malapena permettersi di pagare Karen (e solo perchè accettava di venire pagata un mese sì e uno no, quando andava bene).
Rimase per un secondo sulla porta, una mano sulla maniglia, senza sapere esattamente cosa dire per rassicurarla.
-Troverai qualcosa- mormorò alla fine facendo un passo verso di lei e prendendole le mani -Ne sono sicuro. Sei sempre stata un avvocato in gambra...-
-Che ha consegnato informazioni riservate al nemico...-
-...Per far arrestare un killer che non avrebbe esistato a disintegrare Hell's Kitchen per raggiungere i propri obiettivi. Hai fatto la cosa giusta, Marci-
-Sì... lo so- c'era del rimorso nella sua voce?
-Possiamo assumerti, se vuoi- cercò di tirarla su, il tono di voce a metà tra il serio e lo scherzo -L'unico problema è che non possiamo pagarti, ma se ti sta bene, sei assunta-
Marci scoppiò a ridere di fronte alla strana offerta di lavoro, ma Foggy già sapeva che non l'avrebbe mai accettata. Era una brava persona, ma faceva l'avvocato per lo più per i soldi che tale professione le consentiva di guadagnare. Era uno squalo. Ok, uno squalo con un'anima, forse, ma pur sempre uno squalo.
- Sono sicura che troveresti il modo di pagarmi anche senza usare il denaro- gli rispose con uno dei suoi sorrisi maliziosi (e un po' inquietante, se proprio doveva essere sincero, perchè lo facevano sentire come un coniglietto circondato dai lupi) -Ma devo pagare le bollette, Orsetto Foggy-
Lui sorrise e la baciò di nuovo, per niente offeso dal rifiuto. Quell'appartamento in centro a Manhattan non costava certo due lire.
-E allora ti aiuterò a trovare un nuovo lavoro. Promesso-
-Vai- quasi lo sospinse teneramente fuori dalla porta -Ti aspettano-
Finalmente annuì e si decise a lasciare la casa per dirigersi alla Nelson & Murdock, e solo allora, finalmente, si decise ad accendere quel telefono. Ci trovò circa venti chiamate e altrettanti messaggi in segreteria, tutti di Karen, ma niente da parte di Matt.
Cavolo, questa volta Karen mi uccide davvero. Non potè fare a meno di pensare mentre iniziava a comporre il numero che l'avrebbe collegato alla segreteria.

Non si era sbagliato. Quando aveva aperto la porta dell'ufficio, ad accoglierlo aveva trovato una bellissima quanto assolutamente furiosa Karen Page, che non aspettava altro che averlo tra le sue grinfie per urlargli contro.
-Finalmente! Dove ti eri cacciato?! E dove diavolo è Matt? Ho dovuto mandare via due clienti perchè nessuno di voi due si è degnato di comparire in ufficio!-
Mi uccidera'. Dolorosamente e lentamente.
Come era possibile che una persona così bella potesse diventare la più terrificante del pianeta? E, soprattutto, perchè diavolo lui e Matt erano così bravi a farla incazzare?
-Mi dispiace- cercò di scusarsi, cercando di abbozzare uno sguardo da cucciolo di quelli che venivano tanto bene al suo migliore amico (e fallendo clamorosamente, tra l'altro) -Ho dormito troppo-
Un attimo.
-Dov'è Matt?- chiese, all'improvviso spaventato mentre tutte le sue fantasie riguardo ai mille dolorosi modi in cui Karen l'avrebbe ucciso svanivano in un istante, rimpiazzati dalla consapevolezza che a quanto aveva detto, Matt non si era ancora presentato in ufficio.
Sta calmo, Foggy. Magari non ha sentito la sveglia. Non essere paranoico.
-Speravo me lo avresti detto tu! Ho provato a chiamarlo almeno quindici volte, ma non ha mai risposto- spiegò mentre si passava una mano tra i lunghi capelli biondi, mentre la sua rabbia si trasformava piano piano in preoccupazione. -Sto iniziando a preoccuparmi-
Non era la prima volta che Matt non rispondeva al telefono al mattino, ma da dopo quella notte, Foggy di solito era a conoscenza del perchè e aveva la scusa pronta per la loro segretaria, ma non questa volta. O meglio, per la prima volta si augurava (sentendosi troppo poco in colpa per i suoi gusti) che il suo amico fosse a casa, ferito e sanguinante, magari, ma a casa.
Per favore, Matt, dimmi che sei talmente conciato male da non riuscire a muoverti.
- A te ha detto qualcosa?- gli chiese, riportandolo alla realtà.
-Non lo vedo o sento da ieri sera - confessò a malincuore, cercando di nascondere la propria paura per rassicurarla -Ma sono sicuro che abbia incontrato una qualche ragazza e che abbia fatto molto tardi-
-Sì, forse- concesse la donna, e Foggy si chiese se era tristezza quella sfumatura nella sua voce mentre diceva quelle parole.
-Ok, senti- all'improvviso non sopportava di non sapere cosa fosse successo al suo partner -Tu resta qui nel caso compaia. Io vado a casa sua, ok?-
La vide annuire solo con la coda dell'occhio mentre si richiudeva la porta alle spalle.
Murdock, dimmi che non hai fatto niente di supido tipo seguire quel vecchio pazzo. Ti prego.
Ormai era quasi mezzogiorno, perciò Foggy optò per la metropolitana invece del solito taxi per evitare di finire bloccato nel trafficio newyorkese. Quando finalmente, venti minuti dopo, raggiunse la casa del suo amico, fece le scale a rotta di collo, lanciandosi praticamente contro la sua porta, bussando con tutta la forza che aveva nelle braccia.
-Matt!- gridò mentre cercava disperatamente la chiave giusta nel mazzo che Matt gli aveva dato (o meglio, che lui lo aveva costretto a dargli) -Ci sei? Stai bene?-
Ma non aspettò la risposta. Trovò finalmente la chiave ed entrò.
Ti prego, dimmi che sei mezzo morto sul pavimento.
-Matt?- ripetè il nome più volte di quante sarebbe poi riuscito a ricordare, all'inizio sottovoce, per poi finire praticamente a urlare, ma la casa era deserta, senza nessun segno del suo amico, di ferite o di colluttazione.
Poi vice il telefono sul divano, lo schermo illuminato da una chiamata in arrivo da parte di Karen. Lo prese e lo mandò a schiantarsi contro la parete.
-Dannato Murdock!!-
L'aveva fatto.

***

-Sveglia, ragazzo!-
Una secchiata di acqua gelata gli arrivò dritta addosso, strappandolo improvvisamente al sonno. Cercò di alzarsi, tremando di freddo, mentre registrava che oltre all'acqua era stato colpito anche da cubetti di ghiaccio, ma con un calcio Stick lo rimandò dritto contro i cuscini.
Matt, ancora intontito e scioccato, non era pronto e incassò il colpo con un grugnito che era un misto tra dolore e sorpresa. Non che non si aspettasse una punizione dopo il proprio comportamento della notte prima, ma di certo non si aspettava quel tipo di sveglia!
-Cos...?- questa volta riuscì a vedere l'attacco arrivare e riuscì a schivarlo saltando fuori dal letto con una mezza capriola.
-Nuova regola, ragazzino- la voce di Stick vibrava di rabbia mentre riusciva a colpirlo di nuovo, troppo veloce per i sensi ancora mezzi addormentati di Matt. -Quando decido di fare una cosa, tu non ti metti in mezzo! Sono stato chiaro?-
-Volevi uccidere quella ragazza! Era innocente!-
-Ti ha visto!-
-Sì, capirai! Ha visto un uomo che indossava una maschera nera. E quindi? Non avrebbe potuto riconoscermi!-
In risposta, il vecchio lo colpì ancora allo stomaco, prima di usare il proprio corpo per bloccarlo a terra così velocemente che non ebbe il tempo di reagire. Si ritrovò in un istante impossibilitato a muovere un muscolo, la faccia di Stick così vicina alla propria che ne avvertiva il calore. Si obbligò a rilassarsi e a smettarla di divincolarsi. Sapeva che era inute e, inoltre, l'acqua fredda gli aveva inzuppato i vestiti e ora gli stava penetrando le osse. Gli serviva una doccia calda al più presto, e non avrebbe concluso niente continuando  a ribellarsi.
-Bravo ragazzo- il tono del vecchio era lo stesso di un padrone che si complimenta con il proprio cane per aver eseguito un esercizio; tuttavia, nonostante la sua resa fosse palese, non lo lasciò andare. -Adesso vedi di ascoltarmi bene. Abbiamo fatto un patto che tu hai voluto, e io lo sto rispettando. Ora ti conviene iniziare a fare la tua parte o ti costringerò a farlo, ok?-
Il suo cervello andò in corto. Le uniche parole che lampeggiavano chiare nella sua mente erano Foggy e Karen. In pericolo.
-Sta lontano da loro- la voce, un po' a sorpresa, gli uscì pericolosamente calma e fredda, in un tono che nascondeva un allarmante livello di rabbia repressa. Era il tipo di voce che normalmente faceva cantare i criminali senza che lui dovesse alzare un dito, ma, sfortunatamente, non impressionò il suo mentore.
-E allora obbedisci, ragazzino- fu l'unica replica che ottenne mentre veniva finalmente lasciato libero. Matt si alzò e senza un'altra parola si chiuse in bagno, tremante di freddo, rabbia e paura.

Erano passati due giorni da quando aveva lasciato Hell's Kitchen con Stick, e da allora aveva praticamente dimenticato cosa significasse la parola riposo, e cominciava a sentire seriamente la stanchezza: si sentiva stanchissimo e i suoi muscoli diventavano più pesanti ogni ora, il che, dati i suoi standard, la diceva abbastanza lunga.
Si erano spostati di continuo in quella che sembrava tutta l'area del New Jersey, e Matt aveva eseguito gli ordini senza discutere o fare domande: non gli interessava. Non stava combattendo la sua guerra.
Voleva soltanto che tutto finisse al più presto e tornarsene a casa, e discutere con Stick avrebbe solo allungato l'agonia, ma la notte prima non era proprio riuscito a trattenersi.
Stavano cercando di impedire che una nave container lasciasse il porto con a bordo 40 ragazzine che a malapena arrivavano ai 15 anni, dirette chissà dove per essere sfruttate nel mercato del sesso.
La loro disperazione e il loro terrore lo avevano colpito così a fondo da farlo quasi sentire male.
Come sempre, si erano divisi i compiti, e poichè aveva reso molto chiare le sue intenzioni di non uccidere, Stick lo aveva spedito a liberare le ragazzine mentre lui si prendeva cura dei colpevoli.
Le aveva messe tutte al sicuro quando all'improvviso aveva sentito un grido.
Il vecchio cieco gli aveva urlato di ignorarla, era il momento di levare le tende prima di finire sotto i riflettori, ma Matt aveva deciso di non dargli ascolto ed era corso verso di lei. Il battito del cuore della ragazzina era accelerato a livelli allarmanti, e dal tono dell'urlo non poteva avere più di tredici anni. Era a terra, circondata da tre uomini (dall'odore che emanavano probabilmente piccoli spacciatori che avevano nel porto il loro "ufficio") che cercavano di strapparle i vestiti di dosso.
La piccola singhiozzava disperatamente adesso, cercando inutilmente di liberasi, ma era troppo piccola, e sola.
E lui aveva agito.

Matt aprì l'acqua e attese pazientemente che si scaldasse a sufficienza prima di entrare nella doccia e lasciare che il getto colpisse il suo corpo, lavando via la stanchezza e i brividi. Si appoggiò alla parete del piccolo box doccia e chiuse gli occhi crogiolandosi nel calore finchè non riuscì a scacciare il freddo e a rilassarsi.

-Ti lascio la mattina libera- gli comunicò Stick quando si decise a uscire dal bagno -Lasciamo questa città all'1-
Matt si limitò ad annuire. A rigor di logica avrebbe dovuto rallegrarsi della cosa, ma in realtà non gli piaceva un granchè. Avere del tempo libero significava non fare missioni e, di conseguenza, ritardare di qualche ora il suo rientro a casa. Inoltre, quando era solo iniziava irrimediabilmente a pensare a quello che si era lasciato alle spalle. Si chiese cosa stesse facendo Foggy: probabilmente era già al lavoro con Karen su qualche caso, nella migliore delle ipotesi. Si domandò se invece stesse girando la città alla sua ricerca; non faceva fatica a immaginare la preoccupazione del suo partner, e probabilmente anche la sua rabbia. Iniziò presto a sentirsi quasi claustrofobico.
Aveva bisogno di aria.
Si rivestì più in fretta che poteva e prese il suo bastone prima di lasciare la stanza che divideva con Stick. Non erano a New York, e Matt non aveva idea di come fosse girata quella cittadina, nè di come si chiamasse, quindi si limitò a girare nei dintorni di quello squallido albergo per evitare di perdersi.

***

-L'hai sentito?-
Karen gli faceva la stessa identica dannata domanda tutte le mattine non appena metteva piede in ufficio dal giorno in cui Matt se ne era andato. In qualche modo, Foggy era riuscito a tirar fuori una scusa abbastanza credibile per giustificare l'assenza del loro collega. Le aveva detto che Matt l'aveva chiamato proprio mentre era nella metropolitana e che gli aveva detto che una delle suore dell'orfanotrofio dove era cresciuto stava morendo. Era stata una delle poche persone a cui era davvero importato di lui, quindi non appena aveva ricevuto la telefonata si era infilato sul primo aereo per il Canada, diretto in un piccolo convento dove l'anziana si era ritirata, e che aveva deciso di rimanere con lei fino alla fine.
-Sì- mentì in risposta (di nuovo).
-Come sta?-
-Lo conosci- Foggy si sentiva male al pensiero di mentirle, soprattutto perchè si era costrutito quella risposta a tavolino mentre faceva colazione -Preferirebbe morire piuttosto che ammettere che qualcosa non va, però penso che stia gestendo la cosa abbastanza bene; probabilmente essere cattolico lo aiuta, in qualche modo-
-Gli hai detto di chiamare se ha bisogno?-
-Ovviamente- Foggy cercò di non far trapelare quanto quella domanda gli avesse dato fastidio. Bugia o meno, lui per Matt ci sarebbe sempre stato, e Dio solo sapeva quando stesse pregando per ricevere una sua telefonata. Sarebbe andato a prenderlo in capo al mondo, se fosse stato necessario. -Torniamo al lavoro. Cosa abbiamo oggi?-
Ma l'avvocato ascoltò solo meno di metà della risposta, così come aveva fatto i giorni precedenti. Non riusciva a fare altro che pensare a Matt. Guardava i telegiornali e i notiziari online con una frequenza che avrebbe fatto concorrenza a qualunque stalker, alla ricerca di un trafiletto, un articolo, un qualunque cosa che parlasse di qualcosa che potesse ricondurre alle sue attività con Stick, ma non era comparso nulla. O se ne stavano semplicemente chiusi in casa a meditare o a fare sedute spiritiche, oppure stavano tenendo un profilo molto, molto basso.
Stai bene, Matt? Dove sei?

PERSONAL SPACE: Grazie per aver letto fin qui! Nel prossimo capitolo: riuscirà Matt a mantenere la parola data?


   
 
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