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Autore: darkimera    17/02/2009    0 recensioni
"Dio creò l'Uomo a sua immagine e somiglianza. L'Uomo, però, disubbidì alle regole che gli erano state imposte, ritrovandosi così fuori dal Paradiso Terrestre. Fu allora che Loro nacquero. Come il serpente che prima o poi si morderà la coda, così Lui alla fine cercherà Lei." Così fu scritto, così avverrà...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 novembre. Il mio compleanno. La morte di mia madre. È strano come le cose prima perfette vengano poi unite in modo disastroso. Fino a due anni fa, oggi era la giornata più bella che potessi mai chiedere. Oggi, invece, mi sembrava di vedere il mondo tramite un vetro opaco, mi sembrava tutto grigio e distorto.

Ero sdraiata sul letto e guardavo il soffitto della mia camera come se potessi scorgervi dentro chissà che cosa. Girai la testa verso il comodino. La sveglia faceva brillare pallidi i numeri dell’ora: 7:50. Perfetto, non mi andava di andare a scuola. Ritornai a guardare il soffitto.

Passarono 5 minuti, credo, e sentii l’auto di mio padre allontanarsi da casa. Beato lui che non si sentiva un grosso peso sulla coscienza oggi. Lasciai correre altri minuti continuando a fissare il soffitto, poi mi alzai. Andai alla finestra per vedere come stava il mondo fuori. Pioveva insistentemente. Sbuffai, che bello oggi erano tutti meravigliosamente malinconici! Decisi di andare in bagno a lavarmi e poi scesi in cucina per fare colazione.

Mangiai senza gusto una tazza di cereali, concentrandomi più che altro sul rumore della pioggia che cadeva sull’asfalto e sul tetto. Finiti, misi la tazza nel lavandino della cucina e risalii le scale. La pioggia continuava incessante, mi misi le cuffie dell’mp3 alle orecchie e mi sdraiai sul letto. Non avevo voglia di pensare.

 

14:30. Camminavo sotto la pioggia accompagnata dalla musica dell’mp3. Tutto intorno mi sembrava stranamente rallentato. Alla fine varcai quella soglia e mi ritrovai immersa nella calma irreale delle tombe.

Non c’era da stupirsi se oggi nessuno fosse venuto al cimitero, ma io mi ero promessa di andare a farle visita. Il mio passo scricchiolante sulla ghiaia risuonava prepotente in quel silenzio. Mi fermai davanti a una tomba grigia, comune, quasi anonima. Il nome di mia madre, Deborah Evans, piangeva lacrime di pioggia. Spensi l’mp3 e lo rimisi in tasca.

Rimasi lì a fissare la tomba in silenzio sotto l’ombrello senza sapere come articolare in pensieri le mie emozioni. Mi sentivo in colpa per quello che era successo. E intanto la pioggia aveva cominciato a sgorgare anche dai miei occhi.

Dopo non so quanti minuti, sentì il passo di un’altra persona avanzare per quella fila di tombe. Non so cosa mi spinse, ma alzai gli occhi. Un ragazzo dalla pelle quasi dorata avanzava a passo sicuro sotto la pioggia che lo inzuppava. Aveva dei capelli scuri, corti e spettinati.

Mi sentii messa in soggezione come se fossi al cospetto di un dio. Un dio sumero, in questo caso. Non appena fui sicura che mi avesse sorpassata, mi allontanai a testa bassa.

 

Ero di nuovo in camera mia, lo sguardo perso ad osservare la pioggia cadere. Ogni tanto nei miei pensieri ritornava l’immagine del ragazzo. Mi chiedevo se non si fosse trattato solo di una visione.

A un certo punto il cellulare cominciò a squillare interrompendo il flusso dei miei pensieri. Lessi il nome sullo schermo: Cath, c’era da aspettarselo.

- Pronto? – feci.

- Ciao, Mel.  Va tutto bene? – la sua voce era preoccupata, come era prevedibile.

- Ciao. Sì, non ti preoccupare ho solo un po’ di mal di testa. – mentii, cercando di fargli capire che era per questo che non ero andata a scuola e non perché oggi era quel giorno.

- Mel, non scherzare. Come ti senti? – chiaramente non ci era cascata.

Sbuffai. – Sto bene, non ti preoccupare, sono forte io.

- Certo… certo… - fece accondiscende. – Sei sicura che tutto sia veramente a posto? – mi chiedevo se avesse un radar per rilevare i sentimenti altrui.

- Sì, Cath, tranquilla! – dissi più allegra.

- Ok, ti credo.

- Bhe, senti ci vediamo domani a scuola, va bene?

- Sì, ciao…

Stavo per riattaccare quando la sentì chiamarmi. – No, aspetta, Mel! Ancora una cosa!

- Dimmi.

- Non devi sentirti in colpa. – e con questo finì definitivamente la nostra conversazione.

Già, non sentirsi in colpa. Non credo che sarebbe stato tanto semplice farmi passare quel che provavo. Posai il cellulare sulla scrivania e poi ripresi a guardare fuori dalla finestra. Pioveva ancora.

 

 

Ciao a tutti!!! Grazie mille per aver letto il primo capitolo! Spero che la storia vi piaccia …

Variabile: innanzitutto ti ringrazio per la recensione. Sperando di non offenderti, volevo dirti che l’errore di ortografia che mi segnali non è tale. Ho controllato sul dizionario per essere sicura, ma guardando la parola “obiettivo” mi diceva che si poteva anche scrivere “obbiettivo”. Se non mi credi controlla pure. 

Comunque ti ringrazio per avermi detto di stare più attenta a queste cose perché a volte sono un po’ distratta (-_-;;;) e ti prego di segnalarmi quelli che farò, se avrai la cortesia di seguire la storia. Grazie.

Arwen Woodbane, Fantasy_Mary88 e wawa chan, grazie per averla messa tra le vostre preferite, spero di non deludervi.

Continuate a seguirmi e, per favore, recensite così almeno so se continuare a pubblicare la storia o meno.

Thank You!

darkimera shinigami

 

 

 

 

  
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