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Autore: Abby_Donati    13/10/2015    1 recensioni
"Vivi la vita al momento perchè tutto il resto è incerto" era la sua filosofia. Era un po’ come me, ma non avrei mai pensato che il nostro primo incontro non si svolse in quel negozio, ma anni prima, in cui la mia vita cambiò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2
 

"Stanotte non avevi sonno?" Kate entrò barcollando in cucina, con il trucco sbavato della sera prima e due borse sotto gli occhi.
Dopo essere tornata dal centro commerciale, lei ed Harry mi avevano chiesto di andare ad una festa nei dintorni; l'avevano definita 'da sballo'.
Non le amavo particolarmente: i ragazzi si ubriacavano e finivano a letto con qualche sconosciuto, per poi ritrovarsi la mattina senza nessun ricordo e con un terribile mal di testa. Preferivo passare la serata in camera mia con la chitarra o qualche buon libro.
"Non avevo sonno" mentii. Posai la tazza, ormai vuota, nell'acquaio ripensando alla notte insonne passata. Ogni volta che chiudevo gli occhi quell'incubo ritornava, si impossessava della mia mente, portando tenebre e dolore, facendo sparire ogni piccolo ricordo di felicità. Ormai era così da anni: mi svegliavo con il fiatone, piena di sudore e gli occhi pieni di lacrime.
Passai una tazza piena di caffè bollente alla mia coinquilina che, nel frattempo, si era messa a sedere su una sedia in cucina, sbadigliando ripetutamente.
"Grazie" sorrise mettendo tre cucchiaini di zucchero, bevendo poi un sorso del liquido amaro, ormai diventato dolce.
"So che ci conosciamo da poco, ma per qualunque cosa io ci sono" per una attimo mi sfiorò l'idea di raccontargli tutto, il mio passato, lui, quella notte, ma potevo veramente fidarmi?
Ammiravo Kate. Fin da subito si era rivelata una brava ragazza: era cordiale, simpatica, socievole e disponibile, ma non a tal punto di poterle confidare il mio dolore.
"Grazie, comunque vale lo stesso per me" gli scompigliai i capelli con le mani e iniziammo a ridere entrambe.
"Sai, appena sei entrata in stanza ho pensato 'cazzo, questa deve essere proprio una stronza'" ammise sorridendomi.
"In realtà lo sono, ma solo con chi lo merita" guardai l'orologio che segnava le 9:25 e mi preparai per andare in palestra. Mi legai i capelli in uno chignon , mostrando in vista il tatuaggio posizionato sulla base del collo, e tornai nel soggiorno da Kate.
"A che ora torni?" mi domandò mettendo in pausa il film che stava guardando.
"Penso tra due orette, comunque prima di pranzo" aprii il portone aspettando una sua risposta.
"Se vuoi ti passo a prendere io, così andiamo a mangiare qualcosa fuori e poi facciamo shopping" ci pensai un attimo prima di rispondergli, ma accettai. Gli feci il saluto militare e chiusi la porta sentendo Harry salutarmi.

Amavo la boxe. Ormai la praticavo da quando avevo tredici anni, in cui scaricavo la rabbia che mi provocavano i bulli della scuola e, anche se poi smisero di tormentarmi, continuai.
La rabbia, la tristezza e il dolore si accumularono così velocemente, che tentai anche il suicidio. Fu mio padre ha mostrarmi questo sport, quando ero nel punto più critico della mia adolescenza.
Non combattevo nei ring com'era di solito fare, ma prendevo a pugni e calci i grossi sacchi che pendevano dal soffitto.
Misi i guantoni e mi posizionai davanti al grosso sacco marrone, ormai rovinato dagli anni e dai numerosi pugni che aveva ricevuto. Ogni pugno che sferravo era un cumulo di rabbia che usciva; ogni calcio era la tristezza che mi sovrastava; il sudore colava dalla mia fronte, ricordandomi le numerose lacrime che erano uscite dai miei occhi negli anni passati.
Guardai il telefono che avevo appoggiato poco prima di iniziare. Erano le 11:10 e mi incamminai verso lo spogliatoio, quando una figura in fondo alla stanza attirò la mia attenzione.

Pov Louis
Quando entrai nella stanza, non pensavo di trovare la famosa 'Nonsonocazzitua'.
Era girata di spalle, con i capelli raccolti mostrando un tatuaggio. Da quando era uscita dal mio negozio non me l'ero tolta dalla testa: mi ricordavo i suoi occhi cerulei (N.A: colore sull'azzurro con sfumature sul verde e grigio. Cambia a seconda del tempo, se è bel tempo sono sul l'azzurro, se è brutto tempo si intravedono di più le sfumature), erano intensi, pieni di vita e, allo stesso tempo, inondati di dolore; i capelli castani chiaro e lisci gli incorniciavano il viso; i piercing che teneva sul labbro e sul sopracciglio le donavano quell'aria da chi voleva vivere la vita, e che non gli importava del giudizio di chi gli stava intorno. Mentre si incamminava verso l'uscita la vidi bloccarsi e girarsi verso di me. Molto probabilmente non si era accorta della mia presenza.
"Ciao Nonsonocazzitua, anche tu qui?" sorrisi avvicinandomi. Il suo viso era impassibile, non mostrava sdegno, ma nemmeno felicità. Era come se si fosse costruita un muro non appena mi vide.
"Ciao Tomlinson" sorrise solo per cortesia, gli occhi non tradivano. Ci incamminammo nell'atrio in cui si trovavano gli spogliatoi. Presi coraggio e la invitai a pranzare fuori.
"Ho già un impegno" fu la sua risposta prima di entrare nello spogliatoio, lasciandomi all'entrata da solo.
"Ciao Louis" mi girai e vidi Katherine, la sorellastra di Harry.

Pov Alison
Due volte in due giorni. Com'era possibile? Era il destino o solo una semplice coincidenza?
L'acqua della doccia era fredda e fece scivolare i miei pensieri via dalla mia mente. Dopo aver letto il messaggio di Kate, in cui diceva che era già arrivata, mi vestii in fretta lasciando i capelli sempre umidi sciolti asciugandoli solo con l'asciugamano, facendoli diventare mossi. Uscii e la trovai a parlare con Mr Coincidenza.
"Oh eccola, Louis ti presento Alison, la coinquilina mia e di Harry, Alison lui è Louis, il migliore amico di Harry" Louis sorrise e, appena mi vide sgranò gli occhi. Evidentemente non si aspetta di vedere me. Io e Kate eravamo così diverse: lei acqua e sapone e colorata, io trucco e vestiti neri.
"Allora è così che ti chiami" ruotai gli occhi al cielo e presi per mano Kate tirandola fuori dalla palestra. "

Ed è così che ci conosciamo" mentre eravamo al McDonald, raccontai a Kate dell'incontro con il presunto Louis, dall'incontro nel negozio di elettronica fino alla presentazione che aveva fatto lei, facendo scoprire il suo e il mio nome ad entrambi.
"Allora non ti da fastidio se l'ho invitato a venire al cinema con noi ed Harry stasera" sbiascicò con una patatina in bocca.
"Non puoi averlo fatto" risi mettendomi in bocca l'ultimo morso del mio panino. Lei annuì e, dopo una lunga riflessione ed aver posato entrambi i nostri vassoi, mi prese per mano e mi trascinò in un negozio pieno di vestiti.
"Ho notato il tuo armadio, e penso che questo ti piacerà" mi mostrò una maglietta nera lunga fino a metà coscia, con un grosso numero 58 bianco e le maniche a tre quarti. Non ero sicura che mi stesse, non avevo il fisico che aveva lei, alta e snella, io ero più il tipo alta e robusta. "Sei sicura che mi stia?" la esaminai attentamente. Effettivamente era nel mio stile, la presi e mi incamminai verso il primo camerino che trovai .
'Il nero è un colore troppo da funerale' mi ripeteva mia madre, ed aveva ragione. Il nero era simbolo di lutto, di perdita, ma non mi importava. Traspariva anche un velo di mistero, di inquietudine ed è quello che volevo.
"Allora come sto?" uscii facendomi vedere da Kate e senza dire niente mi porse un paio di pantaloni neri aderenti.
Li provai e quando mi guardai allo specchio rimasi stupefatta. La maglia mi aderiva perfettamente mettendo in evidenza i punti giusti e i pantaloni, pur essendo attillati, erano morbidi e accompagnavano le mie gambe in ogni movimento che facevo.
"Ragazza mia, sei una vera bomba. Se ero lesbica ti sarei già saltata addosso" risi vedendo l'espressione della mia coinquilina. Nel frattempo, si era provata un abito blu notte.
"Mi ingrassa?" il tessuto gli fasciava perfettamente il suo corpo snello, mostrando le dolce curve che possedeva. Gli donava molto.
"Ti sta magnificamente" gli risposi riguardandola per la quinta volta. Il sorriso che gli si formò svanì poco dopo aver visto il prezzo e lo riposò.

"Kate devo farmi la doccia anche io sai?" Kate uscì poco dopo dal bagno con addosso solo l'intimo dirigendosi in camera nostra.
"Ricordati che è tua sorella" Harry la guardava con affare malizioso.
"Sorellastra Alison" mi corresse entrando nel bagno, facendomi l'occhiolino. Odiavo quei gesti. Ogni singola parola che gli dicevo mi portava una sua risposta seguita da un occhiolino. La vecchia me sarebbe arrossita e avrebbe avuto un enorme sorriso, ora invece sorridevo normalmente, da amica, mostrando il dito medio.
Un urlo mi riportò alla realtà.
 


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SPAZIO AUTRICE:
Dopo una settimana sono tornata.
Ecco il secondo capitolo di Along Together, spero tanto che vi piaccia.
Cercherò di postare almeno un capitolo a settimana, ma non ve lo assicuro con la scuola.
Buona lettura e alla prossima
-Bibi

 

 
  
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