Capitolo
7
Dimmi
Che Non Mi Ami
Il
processo che lo aveva condotto a Beverly Hills gli sarebbe stato ignoto se non
avesse visto Leonard al suo fianco, una volta fuori il condominio in cui viveva
Amy.
Esitante,
Sheldon guardò il suo migliore amico e gli lanciò un’occhiata spaesata,
intimorita, ma ricca di emozioni indecifrabili.
“Cosa...
Cosa credi dovrei fare?” domandò, sussurrando impercettibilmente e torturandosi
le mani.
“Sei
un padre e lì ci sono tua figlia e colei che legalmente è tua moglie, le quali
dopo anni sembrano felici insieme. Non c’è un copione prestabilito ma so che
andrà tutto bene” lo rassicurò Leonard, guardandolo.
“Grazie
Leonard, davvero. Torna a casa, troverò un modo”.
“Sei
sicuro?”.
Sheldon
annuì, sorridendo debolmente verso l’amico, per poi aprire la portiera
dell’auto e scendere, sentendosi avvolgere dal tipico caldo di una delle prime
sere d’estate.
Il
cielo era tranquillo, la strada quasi deserta, le famiglie probabilmente
stavano cenando mentre si raccontavano gli avvenimenti della giornata mentre la
sua, in bilico da anni, sembrava pronta ad accettare un piccolo miracolo.
Ritrovarsi
Amy davanti che gli sorrise, incredula visto che non l’aveva avvisata, fu
strano ma piacevole, non lo guardava così da quando erano rimasti soli poco
prima del sedicesimo compleanno di Marie, quando lui così, di punto in bianco,
le aveva detto che l’amava e l’aveva baciata come se fosse un ragazzino alle
prime armi.
Marie
corse verso di loro e, con una dinamica che nessuno seppe spiegarsi, si
ritrovarono tutti abbracciati, con Marie al centro, stretta tra le braccia dei
suoi genitori.
Non
succedeva da tempo e la cosa la fece scoppiare di gioia mentre si godeva la
stretta di quella sorta di “abbraccio a sandwich”.
Quando
si separarono, Amy e Sheldon guardarono altrove, imbarazzati nell’essersi
trovati con i visi così vicini, ma Marie interruppe il tutto prendendoli per
mano e trascinandoli nel soggiorno, obbligandoli ad accomodarsi.
“Papà,
devi sapere ciò che è successo e il perché di... Beh, questo” disse la ragazza,
indicando con il capo la madre.
“Sono
felice di vedervi vicine, vedere le foto è stato bellissimo” replicò Sheldon,
guardando prima la figlia, poi Amy, che gli sorrise, annuendo.
Marie
li guardò, beandosi di quella improvvisa pace senza alcuna tensione pronta a
minacciare l’equilibrio, e le sembrò di essere tornata indietro di anni.
“Ora
che sai tutto, vado nella camera di mamma a vedere la tv, stasera ci sono le
repliche di Sherlock” sussurrò la ragazza circa venti minuti dopo, avendo
raccontato pari passo ciò che aveva ascoltato poco prima da sua madre, mentre
lei annuiva e aggiungeva delle spiegazioni.
Era
giunto il momento di parlare e confrontarsi, temeva che la sua presenza potesse
renderli più sinceri ed educati solo per non ferirla ancora, quindi,
rapidamente, si alzò e uscì dal soggiorno senza dar loro il tempo di ribattere.
I
due si guardarono, inevitabilmente più tesi ora che si trovavano da soli dopo
tanto tempo, finché Sheldon non fu il primo a prendere parola.
“Ho
passato questi tre anni a dirmi che non mi amavi più e che ne avessi abbastanza
di me, oltre ad essere sopraffatta dalla tua vita di madre iniziata prima del
solito” rivelò con tono severo, prima con lo sguardo abbassato e poi trovando
il coraggio di guardarla in volto. “Voglio dire, non penso che tu provi
qualcosa per me visto che hai avuto molti... Amanti, ma all’epoca avrei preferito sapere tutto questo per
farmene una ragione e magari fare qualcosa per aiutarti. Perché non mi hai
detto del progetto o che spesso hai rinunciato a varie cose perché ti sentivi
debitrice nei miei confronti? Io ho sempre e solo voluto vederti felice
altrimenti non ti avrei aiutato con così tanto impegno a realizzarti!” esclamò,
battendo un pugno con aria frustrata sul suo stesso ginocchio.
Amy
si morse un labbro, a disagio, senza guardarlo e preferendo osservarsi le mani.
“Ho
avuto vari amanti se vogliamo chiamarli così, ma non ho mai amato nessuno di
loro. Ho sempre detto di essere più giovane per provare a me stessa che potevo
riuscire a non passare per una quarantenne... L’ho fatto, ma la vera me l’hai
sempre conosciuta tu, solo tu. Sei sempre stato il mio unico amore, Sheldon”.
“Non
mi devi dire bugie del genere, Amy! Mi hai abbandonato, ignorato, e otto giorni
fa mi hai chiesto il divorzio! Questo non è amore, non venirmi a dire queste
cose, per favore...”.
Amy
riuscì a trovare il coraggio di guardarlo lentamente, cercando i suoi occhi
blu, gli stessi di Marie.
Guardarli
le faceva sempre male perché ricordava il loro sguardo su di lei dopo un sorriso
o un bacio e, ormai, il solo ricordo era doloroso.
“L’amore
è complesso, Sheldon. Quando è vero c’è sempre ma magari ogni tanto ha bisogno
di essere incoraggiato, ricaricato, e tre anni fa non è stato alimentato.
Ma...” esitò, prendendo un respiro e avvicinandosi di qualche centimetro visto
che lui era seduto alla sua destra, “Ora lo è”.
Sheldon
spalancò gli occhi e si alzò di scatto, incredulo.
“Stai
scherzando? Avrei dovuto iniziare a vedermi con un’altra per farti tornare,
allora?” le urlò contro, esasperato, tanto da portarsi le mani al capo e
iniziare ad andare avanti e indietro per la stanza con una furia assurda.
“Sheldon...”.
“Ecco
perché eri strana ieri, ecco perché hai detto tutto a Marie! Tu sei ricordata
di avere un marito solo quando lo hai visto con un’altra!” sbottò frustrato.
“No,
no! E’ lei che è venuta qui in lacrime! Io... Lo ammetto, magari ciò mi ha
aiutato a riflettere, ma la vedi da pochi giorni, non...”.
“Che
cosa? Amy, ho subito mille tradimenti, non ho osato dire nulla e ora...”.
“Dimmi
che non mi ami e non ne riparleremo più” lo interruppe bruscamente, prendendolo
per un braccio e obbligandolo a smetterla di camminare su e giù per la stanza.
Sentì
un’enorme morsa allo stomaco nel vederlo vicino, con quello sguardo che
continuava ad amare fisso su di lei e le loro mani che si sfioravano.
Si
diede della stupida per ciò che aveva fatto, sapeva solo di essere divorata
dalla passione verso quell’uomo e di odiare di averlo fatto star male.
“Cosa
c’entra...”.
“Dimmelo,
sul serio, dimmelo e in autunno firmerò i documenti del divorzio” disse,
facendo scendere la mano dal braccio in giù, per poi intrecciare le dita alle
sue.
Doveva
farlo, non sapeva spiegarlo ma doveva, era una sorta di bisogno fisiologico.
“Io...
Io...”.
“Sono
qui che aspetto, su, mettiamo definitivamente fine a tutto dopo quasi ventuno
anni. Dimmelo!”.
Sheldon
deglutì e, per tutta risposta, sciolse la stretta delle loro mani e prese la
sua tracolla dal divano.
“Perché
fuggi?”.
“Beh,
lo hai fatto tu, non posso farlo io?” la rimbeccò, mentre si avviava verso la
porta. “Per favore, stai tu con Marie stasera, falla tornare domani”.
“Perché
non me lo hai detto? Sto aspettando!” insisté Amy, correndo per bloccare la
porta prima che fosse troppo tardi.
Sheldon
alzò gli occhi al cielo per poi sospirare e appoggiare una mano contro la
porta, in modo che ci fosse poco spazio tra loro.
Avvertì
Amy trattenere il respiro e comprese che avere ancora un certo effetto su di
lei, dopotutto, non era affatto male.
Lo
guardava, in attesa di una sua mossa, tanto che sembrava essere divorata dal
pensiero asfissiante di ciò che stava per succedere.
Di
conseguenza, senza rifletterci, Sheldon avvicinò la sua bocca all’orecchio
della donna, iniziando a sussurrare, anche perché non voleva che Marie ascoltasse
ciò che stava per dire.
“Sai
che non posso dire ciò che non penso, inoltre ti meriti di sentire questo dopo
gli anni in cui mi hai lasciato solo” disse lentamente, quasi impiegando il
doppio per pronunciare ogni parola. “Lo sai che c’è sempre la parte di me che
ora ne approfitterebbe della poca distanza che c’è tra i nostri corpi per
baciarti il collo in quel punto che ti fa impazzire, sbottonarti la camicetta,
toglierti la gonna e farti mia qui, così, alzati, contro questa porta, mentre
ti sussurro che ti amo e che voglio stare con te per tutta la vita, mentre
gridi di piacere, fai le fusa e mi preghi di non smettere. Ma non te la meriti”
concluse con uno scatto, alzando la voce e allontanandosi, “Non ti perdonerò
per aver fatto la sincera con Marie solo per indurmi a perdonarti”.
Visibilmente
arrossata e volubile come non mai, Amy si spostò e aprì la porta, beandosi di
quel poco di aria fresca che entrò in casa.
“Non
l’ho fatto per un secondo fine, è stata tutta una conseguenza. Buonanotte,
Sheldon” lo salutò, sentendosi k.o. per il modo in cui quelle parole sussurrate
l’avevano ridotta.
Anche
l’amante più giovane e esperto di tutti non poteva competere con il fascino che
lui esercitava su di lei, visto che l’aveva mandata in uno stato di eccitazione
semplicemente sussurrando qualcosa.
Lo
vide allontanarsi ed uscire, chiuse la porta in fretta e poi, senza forze, si
accasciò sul pavimento.
Era
arrabbiato nero, non si era mai sentito così, era una sensazione brutta,
ignobile, che non gli apparteneva.
Anni
passati così per nulla, per motivi che con un po’ di dialogo avrebbe potuto
conoscere e capire, anni passati pensando di non essere stato abbastanza per
lei, di averla ferita in qualche modo, perché lui era sempre quello strambo che
parlava senza filtri e feriva tutti con la sua lingua tagliente.
Inoltre,
starle così vicino non l’aveva aiutato, era stato sul punto di far aderire il
corpo al suo, toccarla, baciarla...
Si
odiava perché alla fine, quando si trattava di Amy, era sempre vulnerabile e
faceva cose stupide, come rischiare di tradire la ragazza con cui si vedeva e
che aveva rallegrato le sue ultime giornate.
Non
riusciva a pensare a nulla di concreto perché sentiva il profumo di Amy su di
sè e la cosa lo faceva impazzire in tutti i sensi, tanto che si ritrovò a
bussare alla porta di Penny e a gettarsi addosso a lei appena gli aprì.
Frettolosamente,
prese il volto tra le sue mani e la baciò con slancio, chiudendo la porta
dietro di sè con uno scatto.
“Mi
sei mancata, devo ancora farmi perdonare per bene” disse, mentre le baciava il
collo e le sue mani vagavano sotto la maglietta.
Confusa
ma decisamente consenziente, Penny chiuse gli occhi e lo lasciò fare, beandosi
del suo tocco.
“Mi
piace quando sei così passionale” disse, prima di lasciarsi sfuggire un gemito
visto il tocco sul suo seno.
“A
me piaci tu” borbottò lui, mentre le sfilava la maglia in fretta e furia.
“Oh,
è così bello sentirtelo dire! Andiamo in camera mia...”.
Felice
come non mai Penny si aggrappò a lui, con le gambe attorno la sua vita, mentre
la conduceva nella sua stanza, ma non poteva sapere che tutto questo slancio in
realtà era creato dal desiderio che un’altra donna aveva generato in lui.
Il
dieci luglio era un giorno speciale per tutti da anni ed anni e ogni anno,
nonostante le incomprensioni più recenti, era atteso da tutti, Leonard, Howard
e Bernadette inclusi.
Le
ultime tre settimane erano state intense, Bernadette e Penny erano uscite insieme
ed erano arrivate a considerarsi amiche, mentre Marie aveva deciso di spendere
più tempo con sua madre anche se fuggiva comunque a gambe levate quando voleva
portarla dal parrucchiere o a comprare abiti più eleganti del dovuto.
Amy
e Sheldon non avevano più parlato dell’accaduto della sera in cui lei gli aveva
spiegato tutto e, con grande sorpresa di tutti, apparivano decisamente più
rispettosi nei confronti dell’altro, anzi, fin troppo formali e avevano
organizzato la festa per Marie gomito a gomito seppur con il supporto di Penny
e Leonard.
Così,
senza volerlo, il giorno prima della festa Amy andò da Benadette per gli ultimi
dettagli e si ritrovò Penny seduta sul divano dell’amica che le sorrideva con
aria di circostanza.
“Penny,
ciao” la salutò Amy, senza capire il perché della sua presenza in quella casa.
“Ciao,
Amy! Scusa l’intromissione, ma dopo io e
Bernie usciamo con i ragazzi e lei si è offerta di farmi le sopracciglia,
sono un po’ negata e creo sempre casini” si giustificò subito, continuando a
sorridere.
“No,
figurati, anzi, toglierò subito il disturbo, sono qui per rendermi conto degli
ultimi dettagli” rispose Amy. “Vero, Bernie?”
sottolineò.
“Sì,
certo. Ehm... Senti, è tutto ok, ho prenotato l’hotel per Mary e Leonard va a
prenderla domani mattina presto. L’unico problema è sorto con
l’intrattenimento, ormai Marie è grande per i giochi di Howard, e sai che
sostengo che non debbano più esserci questi giochi dopo gli otto anni, ma visto
che insisti ho chiesto a Penny” spiegò la microbiologa, scrollando le spalle.
“Sì,
lei ama la chimica e io anno dopo anno ho creato mille giochi a premi con le
mie compagne del college, sai? Marie lo adorerà!” ribattè la Chimica,
entusiasta.
Amy
deglutì e annuì, mentre la immaginava con i capelli divisi in due codini bassi
come una bambina e gli occhiali ancora più grandi, piena di brufoli osceni,
intenta nel fare intrugli colorati in un laboratorio con altre ragazze simili a
lei.
Nel
giro di tre secondi, la sua fervida immaginazione la condusse ad immaginare un
intruglio che scoppiava proprio in faccia a Penny e la faceva urlare e scappare
come quei personaggi scemi dei film horror...
Amy, datti un contegno,
sei un’adulta ormai! Si rimproverò, sforzandosi di tornare
lucida.
“Perfetto,
allora tolgo il disturbo” disse quindi, provando a dimenticare l’ultimo frutto
della sua immaginazione.
“Cosa?
Ma è presto, prendi almeno un bicchiere di vino...”.
“No,
grazie, Bernie, ho da fare. Questo
compleanno deve essere speciale” si congedò. “Ciao” aggiunse, rivolta a
Penny, che agitò la mano in sua
direzione.
Bernadette
la seguì fino all’ingresso, aprì la porta e la guardò con aria di scuse.
“L’uscita
è stata improvvisata e mi serviva il suo aiuto” disse subito.
“Non
devi giustificarti con me, Bernie” la
scimmiottò Amy. “Ci vediamo domani, per favore, vedetevela voi con Mary, anzi,
visto che ci sei chiedi a Penny di occuparsene visto che vuole così tanto dare
una mano. Sarà un onore conoscere la suocera” ironizzò, prima di voltarsi e
andarsene di malumore.
Bernadette
sospirò, sentendosi in colpa, poi alzò lo sguardo al cielo.
“Nessuno
me lo vuole dire ma lo so che è ancora cotta del marito. Questo divorzio non
s’ha da fare!”.
“Preparati,
Marie, ho il regalo più bello di tutti!” esclamò Howard, strofinandosi le mani
con un gesto che ricordava molto un personaggio cattivo dei cartoni animati.
Era
andato da Sheldon per giocare con la xbox prima dell’uscita visto che le
ragazze avevano da fare con le loro cose da femmine – “Le sopracciglia? Amore,
fidati, a noi non interessano le sopracciglia” aveva detto a Bernadette, prima
di darle ragione dopo aver visto un’ immagine che rappresentava Frida Kahlo – e
nel frattempo provava a stuzzicare Marie e la sua curiosità.
“Lo
dici sempre, zio Howard, ma alla fine papà vince sempre” lo rimbeccò Marie,
sorridendo verso suo padre, il quale le sorrise come un bambino e le fece
l’occhiolino.
“Quest’anno
invece vincerò. Fidati!”.
“Potresti
vincere convincendo la nonna a non fare un discorso in cui cita la Bibbia e a
non provare a convertirmi al Cristianesimo” obiettò Marie. “Lì vinceresti e ti
regalerei anche una tazza con la scritta “Il miglior zio del mondo”, sai?”.
“No,
dovrebbe esserci scritto “Lo zio ebreo
che fa miracoli ma ops, la nonna crede che solo Gesù Cristo possa farli”,
in realtà”.
“Zitti
tutti, mia madre farà la brava, sarà impegnata a criticare me nel dirmi che ho
fatto piangere Gesù visto che esco con una donna quando ai suoi occhi sono
ancora sposato con un’altra” ricordò loro Sheldon, alzando gli occhi al cielo.
“Vero!
Grazie papà, sei un grande!” esclamò Marie, saltandogli addosso come una sorta
di koala e facendolo ridere mentre le accarezzava i capelli. “Mi togli sempre
dai guai!”.
Howard
li guardò e sorrise, felice nel vederli più spensierati.
“E’
bello vedervi di nuovo così felici, ed è per questo che ho scelto proprio quel regalo” disse, ammiccante.
“Completerà il quadretto felice”.
“Vuoi
dire uno zio nuovo che non dice cose sceme?” ridacchiò Marie, prima di
separarsi dal padre e abbracciare anche Howard. “Qualunque cosa sia la adorerò,
cioè, farò finta di adorarla perché sono educata”.
“In
questo non ha preso da me, io sono per la sincerità” mormorò Sheldon,
scrollando le spalle.
“Lo
so, amico, credimi, lo so”.
“E’
già un ottimo inizio per uno che è andato solo
al MIT!”.
“...
Appunto!”.
Era
tutto pronto.
Il
terrazzo era illuminato a dovere, c’erano tante piccole luci e un buffet pieno
del cibo preferito della ormai diciannovenne Marie Amelia Cooper.
Il
tramonto era passato da poco e il cielo era di un blu indaco con le ultime
sfumature di rosa, senza nemmeno una nuvola, come ogni estate che si rispetti
in California.
Amy
si guardò intorno, avvolta nel suo abito lungo azzurro con la scollatura a
cuore, pensando che doveva approfittarne prima dei famosi quaranta anni,
momento in cui un vestito così sarebbe risultato un po’ fuori luogo.
Al
collo aveva una collana con una pietra della stessa sfumatura del vestito che
Sheldon le aveva regalato per il loro primo anniversario di matrimonio.
Era
stato più forte di lei, appena aveva visto l’abito aveva pensato che avrebbe
potuto abbinargli quel gioiello e in tre secondi era già nel camerino per
provarlo, con Marie che non capiva il perché di quella fretta fuori luogo e
sbuffava durante l’attesa.
Si
guardò intorno e pensò che a breve tutto sarebbe iniziato, il terrazzo sarebbe
stato pieno di gente e lei avrebbe dovuto sorridere e fare la madre felice
quando sì, felice lo era, ma solo per Marie perché sapeva che vedere Penny con
Sheldon l’avrebbe mandata in tilt.
Erano
state settimane dure, spese a concentrarsi esclusivamente su sua figlia e a
provare a recuperare il loro rapporto, sforzandosi di risultare gentile quando
lei la invitava a cena a casa del padre e di conseguenza si ritrovava di fronte
una Penny super felice che si stringeva a Sheldon.
Sapendo
di essere quella in difetto e la causa dei suoi mali, non faceva altro che fare
finta di nulla e ridere con Bernadette e gli altri, anche se qualche volta si
era distratta a fissare il padre di sua figlia e aveva fatto cadere qualsiasi
cosa avesse tra le mani, bicchiere di vino rosso incluso.
“Mamma,
è tutto stupendo!”.
Amy
si riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso Marie, così annuì e le si
avvicinò, stringendola a sè.
“Sei
bellissima” sussurrò, accarezzandole la schiena.
Indossava
una tuta intera un po’ elegante verde visto che si era rifiutata di comprare un
abito, con una collana color oro che lei le aveva regalato e addiruttura una
piccola borsetta panna.
Era
una “signorina” e lei era felice di vederla così cresciuta e sorridente.
“Anche
tu! La diciannovenne qui sembri tu”.
“Tesoro,
solo perché ti ho detto che mi hanno scambiato per una quarantenne non
significa che tu debba tirarmi su il morale ogni volta” le ricordò,
accarezzandole il viso e notando che indossava del mascara e un rossetto
chiaro.
“Ma
sono sincera! Sono felice di essermi chiarita con te, è il regalo più bello.
Però... Non mi sembri del tutto felice e so il motivo” aggiunse, guardandola
seriamente.
Paonazza,
Amy scosse il capo. “Cosa? Ma io sono fel...”.
“Ho
visto come guardi papà. Forse non lo sai, ma spesso ti incanti a fissarlo e sorridi.
Sono felice, lui ti ama, devi solo dirglielo!” esclamò Marie, entusiasta, come
se stesse parlando di una semplice equazione che si poteva risolvere in tre
secondi. “Certo, c’è la questione di Penny, ma...”.
“Guarda,
c’è la nonna” la distrasse Amy, facendo finta di nulla.
Indicò
con il capo l’entrata e la fece voltare, riuscendo nel suo intento.
Mary
Cooper fece il suo ingresso e abbracciò la nipote con calore, tanto da
originare una morsa ferrea.
“Amore
mio, come sei alta, sempre di più! Il Signore ha ascoltato le mie preghiere!”
esclamò, raggiante.
“Nonna,
non per contraddirti, ma tuo figlio, ovvero mio padre, sfiora il metro e
novanta ed avendo una madre nella media è logico che la mia statura sia
maggiore del dovuto. E’ tutta scienza” la rimbeccò subito Marie, con la sua
solita aria da “Scusami ma non sono io che lo decido” tipica di quando Dio
entrava in discorsi scientifici.
“Infatti
è il Signore che ha deciso di affidarti a loro! Certo, magari avrebbe potuto
farlo un po’ più in là, ma ormai non fa nulla!”.
“Mary,
giuro che volevo postecipare la cosa ma quando il Signore chiama non c’è nulla
che si possa fare!” s’intromise sarcastica Amy, non riuscendo a resistere e
abbracciando rapidamente la quasi ex suocera.
“Certo
cara, la stessa cosa accade con gli ormoni impazziti di una quindicenne, ma
cosa vogliamo farci!”.
“Veramente,
nonna, penso tu volessi dire “ferormoni”, il discorso è diverso, sai,
perché...”.
“Tesoro,
ho capito, i tuoi genitori pagano fior di quattrini per farti andare in quel
posto in cui ti insegnano tante cose belle e incomprensibili, ti credo, ma magari
è gli altri che devi convincere” le ricordò sua nonna, sorridendo con
accondiscendenza.
“Nonna,
ma queste cose mica le so grazie ad Harvard! Le so dalle elementari...”.
L’arrivo
di Sheldon e Penny pose fine al dibattito perché vedendoli Mary si pietrificò e
si portò una mano sul cuore.
Penny,
con un semplice abito nero, guardò la donna con un misto di ansia e paura ma si
fece coraggio e prese un bel respiro, stringendo di più la mano di Sheldon, il
quale, invece, non le badò affatto.
Se
ne stava fermo e guardava Amy come se fosse una cosa preziosa mai vista prima,
tanto che deglutì e sentì le mani sudate oltre che il battito accelerare.
Riconobbe
la collana e la maledì per averla indossata, visto che ricordare la sera in cui
gliela aveva regalata non lo aiutava a concentrarsi sul presente, quello in cui
erano divisi e lui si vedeva con un’altra.
Amy
ricambiò il suo sguardo e non si trattenne dal sorridere a sua volta, pensando
che ogni volta che lo vedeva in un completo perdeva la cognizione del tempo e
dello spazio.
Fu
tutto confuso e frettoloso, Penny lasciò la mano di Sheldon e, visto che lui
non diceva nulla, si auto presentò a Mary.
Sheldon
fece qualche cenno, abbracciò la madre, poi di nuovo sua figlia e, infine, si
ritrovò faccia a faccia con Amy.
“Ciao”
disse, posandole un delicato bacio sulla guancia, sforzandosi di non pensare a
quando, una ventina di giorni prima, si era ritrovato quasi a stretto contatto
con lei contro la porta di casa sua.
Si
soffermò qualche istante più del dovuto e, senza trattenersi, le poggiò una
mano sul fianco prima di ritirarla e guardare altrove.
“Ragazzi,
zio Howie è qui!”.
L’arrivo
di Howard e Bernadette riuscì a smuovere un po’ le cose perché tutti finsero di
animarsi e fare finta di nulla, così Marie si lasciò scappare una risata
allegra e andò verso i suoi zii acquisiti preferiti.
Li
abbracciò, poi, impaziente, chiese: “E questo fantomatico regalo?”.
“Eccolo!”.
Howard
si spostò e mostrò un ragazzo alle sue spalle che sembrava decisamente
intimidito, con dei capelli biondo cenere e gli occhiali con una montatura
scura.
“Lui
è Joseph! Tramite un sito di incontri ho creato un profilo per te e pare che
Joseph sia compatibile, pensa che andrà al terzo anno ad Harvard!” spiegò
l’uomo, mentre Joseph sorrideva imbarazzato.
“Giuro
che credevo di star parlando con te, lui mi ha ingannato!” esclamò, alzando le
mani.
“Cosa?
Tu hai messo le foto di mia figlia su un sito e gli hai trovato un probabile
partner? Ma stiamo scherzando?” urlò Sheldon, sconcertato, marciando verso
l’amico. “Lei è una bambina, ha solo diciannove anni! Regalare un ragazzo come
regalo è l’equivalente della schiavitù diffusa in America fino al
diciannovesimo secolo!”.
“Ma
se Amy ne aveva tre in meno quando ha partorito...”.
“E’
diverso, lei...”.
“Scusate,
io sono qui solo per conoscere lei! Signor Cooper, lei è il mio mito, studio
fisica teorica e ho sostenuto un intero esame sulle sue teorie!” lo interruppe
Joseph, porgendo la mano a Sheldon con entusiasmo.
Marie
lo guardò, scioccata e offesa.
“Cosa?
Hai accettato per conoscere mio padre?!” esclamò, incrociando le braccia.
Joseph
la guardò e scrollò le spalle. “Tu non sei affatto male, non fraintendermi, ma
tuo padre è Sheldon Cooper!”.
“Ah,
sei gay”.
“No!
Voglio dire, se avessi l’opportunità di conoscerlo, cosa faresti?”.
“Marie,
questo ragazzo mi piace, puoi uscirci” disse lusingato Sheldon, stringendo la
mano di Joseph. “Sono a tua disposizione per qualsiasi domanda, ma, se vuoi
andare d’accordo con me, sappi che hai già sbagliato una cosa” lo ammonì,
guardingo.
“Cosa?”
chiese impaurito Joseph, pensando che Sheldon potesse leggere nel pensiero e
che sapesse in anteprima gli errori che aveva fatto nei suoi ultimi esercizi.
“Mia
figlia è magnifica, non “Non affatto male”, intesi?” ribadì, puntandogli
l’indice contro con fare minaccioso ma che risultò buffo.
Joseph
indietreggiò e annuì, spaventato. “Fico, ho conosciuto lei e posso conoscere
una ragazza vera! Questa è la mia serata fortunata!” esclamò, voltandosi verso
Marie.
“Sei
uno scemo” sentenziò quest’ultima, guardandolo male.
“Non
lascerai che tua figlia esca sul serio con uno sconosciuto!” s’intromise Mary,
guardando il ragazzo con aria scandalizzata.
“Ma,
signora Cooper” le fece notare Howard, “Si chiamano Joseph e Marie e se non
sbaglio lei è già grande fan di una coppia con questi nomi. Insieme potrebbero
fare... Miracoli, no?”.
Scioccata,
Mary rimase a bocca aperta mentre tutti ridevano come i matti, tranne il povero
Joseph che non capiva il perché.
Circa
un’ora e mezza dopo, la festa era entrata nel vivo visto che tutti ballavano e
Marie e alcuni dei suoi coetanei – qualche ex compagno di liceo del club di
chimica e Joseph – si dilettavano nei giochi escogitati da Penny, che si stava divertendo
come una matta con l’aiuto di Leonard, ed era felice di essere un bell’esempio
per quei giovani appassionati di scienza.
Howard
e Bernadette ballavano, insieme ad altri colleghi dei genitori, mentre Mary ne
approfittava per bere di nascosto un po’ di vino.
Amy
guardò l’orologio e con un sorriso notò che indicava le nove e quaranta.
“Esattamente
diciannove anni fa sentimmo per la prima volta il pianto di Marie” disse
Sheldon, guardando a sua volta l’orologio e avvicinandosi.
Fu
strano vedere che dopotutto lei indossava lo stesso orologio di sempre,
sincronizzato con il suo.
“Sincronizziamo
gli orologi” era uno dei loro modi per dirsi “ti amo”, “siamo sulla stessa
lunghezza d’onda”, “sto vivendo gli stessi attimi tuoi e vivremo tutti gli
altri insieme”, tuttavia senza risultare smielati.
“Esatto.
Ogni anno è la stessa storia, alle nove e quaranta del dieci luglio mi sento
scossa da un brivido, anche se non sto guardando l’orologio. Il solo pensarci
mi fa... Commuovere” ammise, affrettandosi ad asciugarsi gli occhi umidi per
l’emozione.
Sheldon
sorrise e le porse un fazzoletto, che lei prese e avvicinò alla base dell’occhio.
“Guardala,
guarda quanto è bella, vitale, intelligente...” sussurrò, commossa.
“Per
non sapere quello che stavamo facendo, siamo stati bravi. Mi hai regalato la
gioia di essere padre e non te ne sarò mai grato abbastanza” ammise Sheldon,
distogliendo lo sguardo dalla figlia e soffermandolo su di lei, la quale
abbozzò un sorriso e scrollò le spalle.
“Penny
è giovane, magari tra qualche anno potrà farti riprovare questa gioia” disse,
evasiva.
“Perché
dici questo?”.
“Mi
sembra una cosa seria, no? Altrimenti, quella sera, non ti saresti limitato a
dirmi quelle cose nell’orecchio e mi avresti anche solo baciato” ragionò Amy,
sostenendo il suo sguardo con tutta la forza che aveva.
Vedendo
che lui non rispondeva, sospirò e aggiunse: “Però l’ho sognato. Quella sera e
anche stanotte...”.
“Cosa?”.
“Che
sceglievi me e... Facevamo l’amore. Sembrava così vero! Almeno nei sogni
nessuno può dirmi nulla, vero?”.
Amy
vide lo sguardo di Sheldon accendersi e si sentì afferrare per mano rapidamente.
Erano
vicini all’uscita, così bastò poco per allontanarsi dal caos della festa e
ritrovarsi vicino le scale, scendere i gradini rapidamente e ritrovarsi in un
angolo abbastanza nascosto del quinto piano.
“Sheldon...”.
“Non
devi dirmi queste cose, Amy, non devi” borbottò lui, respirando affannosamente.
“E
perché? Che te ne frega, stai con lei, no? Non posso nemmeno sognare di averti
per me? Ho sbagliato e mi merito di pagarne le conseguenze, ma non comando il
mio cervello, anche se vorrei!” esclamò lei, seppur sussurrando in modo
concitato. “Giorno e notte penso a te, a quello che eravamo, a ciò che ho
distrutto e mi sento una cretina perché non ho capito che ti amerò per
sempre!”.
Fu
la goccia che fece traboccare il vaso.
Sheldon
deglutì, la guardò,provò a dire qualcosa, ma riuscì solo ad avvicinarsi a lei e
poggiarle delicatamente una mano sul viso.
“Ora
sai come mi hai fatto sentire” sentenziò, chiudendo gli occhi e appoggiando la
fronte alla sua.
“Nessuno
dovrebbe sentirsi così, specialmente chi amo” replicò lei, colpevole, chiudendo
gli occhi a sua volta e poggiando le braccia sulle sue spalle.
Bastò
un istante per guardarsi negli occhi e far ritrovare le loro labbra unite,
stanche di cercarsi mediante sguardi rubati e desiderosi, in un bacio che
sapeva di disperazione, solitudine, ma soprattuto amore represso per troppo
tempo.
Prima
timidamente, poi con più audacia, si ritrovarono persi l’uno contro l’altra,
con i respiri che si fondevano e le bocche che cercavano disperatamente
l’altro, baciandosi con passione e una foga che non eguagliavano da anni.
Sembrava
tutto come la prima volta, emozionante, eccitante, tanto che Amy strinse il
bordo della giacca di Sheldon per sopprimere un gemito quando lui si ritrovò a
lasciarle piccoli ma intensi baci sul collo.
“Andiamo
giù...” borbottò lui, prendendola per mano, sentendo di aver ormai toccato il
punto di non ritorno.
Non
riusciva a pensare ad altro che a lei, al suo profumo, alla gioia di averla
baciata di nuovo, come se non se ne fosse mai andata.
Pochi
passi più in là la festa continuava, ignara, tra risate e musica spensierata,
mentre qualcuno, allibito, aveva assistito alla scena dall’alto della rampa di
scale.
*°*°*°*
Ma
saaaalve! Oggi mi tocca anticiparmi perché domani sono fuori tutta la giornata,
spero vi faccia piacere :D
Alloooora...
I “Momenti familiari” continuano, sì, ma ci sono anche momenti singoli tra
Sheldon e quella che dovrebbe essere la sua quasi ex moglie.
Lei
gli ha fatto capire che i suoi sentimenti sono lì e lui, sentendosi preso in
giro, frustrato, arrabbiato per i tre anni persi a darsi colpe, decide di
continuare la sua storia con Penny.
Tre
settimane dopo, alla festa di Marie, però cede. Cosa succederà? Andranno fino
in fondo? Sheldon tradirà Penny o si fermerà? Chi ha assistito alla scena?
Inoltre,
conosciamo Joseph! Era lui la new entry di cui vi parlavo :D
Ho
fatto in modo che Marie lo conoscesse nello stesso modo in cui Sheldon ed Amy
si sono conosciuti nella realtà, grazie ad Howard (senza Raj purtroppo) e ad un
sito di incontri.
Menzione
d’onore a Mary che adoro e spero vi abbia strappato qualche sorriso :D
Che
dire, siamo alle battute finali, penso che la storia avrà 11 massimo 12 capitoli,
ora sto finendo il nove J
Come
sempre vi lascio qualche spoiler:
“Non
ho sonno. I colpevoli non possono dormire perché hanno la coscienza sporca,
sai?” disse, sospirando pesantemente.
Avvertì
alcuni movimenti, seguiti subito da un: “Buongiorno un corno, coglione che non sei altro!”.
A
mercoledì prossimo :D
Milly.