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Autore: milly92    13/10/2015    3 recensioni
Sheldon ed Amy hanno trentacinque anni, una figlia di diciannove, sono sposati da diciassette e separati da tre.
Cosa è successo alla famiglia Cooper-Fowler?
“Figlia?!”. Penny spalancò gli occhi, incredula. [...]
“Sì”. Sheldon sospirò, stanco di dover dire sempre la stessa cosa a chi lo fissava così. “Ho una figlia di diciannove anni, è nata quando ne avevo sedici. Come può ben vedere, non solo Juno e varie cantanti pop possono procreare a quella età, ci riescono anche i geni. Nel raro caso in cui trovino una ragazza, certo”.
“Oh, no, ma si figuri, è solo che... Sembra solo giovane, ecco, dai dati che mi ha fornito posso garantirle che mostra meno dei suoi trentacinque anni” cercò di svignarsela Penny. “E poi è bello avere figli giovani! Immagino che lei, sua moglie e sua figlia formiate una bella famiglia, tutti giovani e intelligenti, vero?”.
“Io e mia moglie siamo separati, comunque nell’ultimo anno ho deciso di lavorare a casa quindi potrò farle quel favore” replicò freddamente, prendendo il foglio con il numero dalle mani della donna e chiudendo la porta alla velocità della luce.
[AU]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7

Capitolo 7

Dimmi Che Non Mi Ami

 

Il processo che lo aveva condotto a Beverly Hills gli sarebbe stato ignoto se non avesse visto Leonard al suo fianco, una volta fuori il condominio in cui viveva Amy.

Esitante, Sheldon guardò il suo migliore amico e gli lanciò un’occhiata spaesata, intimorita, ma ricca di emozioni indecifrabili.

“Cosa... Cosa credi dovrei fare?” domandò, sussurrando impercettibilmente e torturandosi le mani.

“Sei un padre e lì ci sono tua figlia e colei che legalmente è tua moglie, le quali dopo anni sembrano felici insieme. Non c’è un copione prestabilito ma so che andrà tutto bene” lo rassicurò Leonard, guardandolo.

“Grazie Leonard, davvero. Torna a casa, troverò un modo”.

“Sei sicuro?”.

Sheldon annuì, sorridendo debolmente verso l’amico, per poi aprire la portiera dell’auto e scendere, sentendosi avvolgere dal tipico caldo di una delle prime sere d’estate.

Il cielo era tranquillo, la strada quasi deserta, le famiglie probabilmente stavano cenando mentre si raccontavano gli avvenimenti della giornata mentre la sua, in bilico da anni, sembrava pronta ad accettare un piccolo miracolo.

Ritrovarsi Amy davanti che gli sorrise, incredula visto che non l’aveva avvisata, fu strano ma piacevole, non lo guardava così da quando erano rimasti soli poco prima del sedicesimo compleanno di Marie, quando lui così, di punto in bianco, le aveva detto che l’amava e l’aveva baciata come se fosse un ragazzino alle prime armi.

Marie corse verso di loro e, con una dinamica che nessuno seppe spiegarsi, si ritrovarono tutti abbracciati, con Marie al centro, stretta tra le braccia dei suoi genitori.

Non succedeva da tempo e la cosa la fece scoppiare di gioia mentre si godeva la stretta di quella sorta di “abbraccio a sandwich”.

Quando si separarono, Amy e Sheldon guardarono altrove, imbarazzati nell’essersi trovati con i visi così vicini, ma Marie interruppe il tutto prendendoli per mano e trascinandoli nel soggiorno, obbligandoli ad accomodarsi.

“Papà, devi sapere ciò che è successo e il perché di... Beh, questo” disse la ragazza, indicando con il capo la madre.

“Sono felice di vedervi vicine, vedere le foto è stato bellissimo” replicò Sheldon, guardando prima la figlia, poi Amy, che gli sorrise, annuendo.

Marie li guardò, beandosi di quella improvvisa pace senza alcuna tensione pronta a minacciare l’equilibrio, e le sembrò di essere tornata indietro di anni.

 

 

“Ora che sai tutto, vado nella camera di mamma a vedere la tv, stasera ci sono le repliche di Sherlock” sussurrò la ragazza circa venti minuti dopo, avendo raccontato pari passo ciò che aveva ascoltato poco prima da sua madre, mentre lei annuiva e aggiungeva delle spiegazioni.

Era giunto il momento di parlare e confrontarsi, temeva che la sua presenza potesse renderli più sinceri ed educati solo per non ferirla ancora, quindi, rapidamente, si alzò e uscì dal soggiorno senza dar loro il tempo di ribattere.

I due si guardarono, inevitabilmente più tesi ora che si trovavano da soli dopo tanto tempo, finché Sheldon non fu il primo a prendere parola.

“Ho passato questi tre anni a dirmi che non mi amavi più e che ne avessi abbastanza di me, oltre ad essere sopraffatta dalla tua vita di madre iniziata prima del solito” rivelò con tono severo, prima con lo sguardo abbassato e poi trovando il coraggio di guardarla in volto. “Voglio dire, non penso che tu provi qualcosa per me visto che hai avuto molti... Amanti, ma all’epoca avrei preferito sapere tutto questo per farmene una ragione e magari fare qualcosa per aiutarti. Perché non mi hai detto del progetto o che spesso hai rinunciato a varie cose perché ti sentivi debitrice nei miei confronti? Io ho sempre e solo voluto vederti felice altrimenti non ti avrei aiutato con così tanto impegno a realizzarti!” esclamò, battendo un pugno con aria frustrata sul suo stesso ginocchio.

Amy si morse un labbro, a disagio, senza guardarlo e preferendo osservarsi le mani.

“Ho avuto vari amanti se vogliamo chiamarli così, ma non ho mai amato nessuno di loro. Ho sempre detto di essere più giovane per provare a me stessa che potevo riuscire a non passare per una quarantenne... L’ho fatto, ma la vera me l’hai sempre conosciuta tu, solo tu. Sei sempre stato il mio unico amore, Sheldon”.

“Non mi devi dire bugie del genere, Amy! Mi hai abbandonato, ignorato, e otto giorni fa mi hai chiesto il divorzio! Questo non è amore, non venirmi a dire queste cose, per favore...”.

Amy riuscì a trovare il coraggio di guardarlo lentamente, cercando i suoi occhi blu, gli stessi di Marie.

Guardarli le faceva sempre male perché ricordava il loro sguardo su di lei dopo un sorriso o un bacio e, ormai, il solo ricordo era doloroso.

“L’amore è complesso, Sheldon. Quando è vero c’è sempre ma magari ogni tanto ha bisogno di essere incoraggiato, ricaricato, e tre anni fa non è stato alimentato. Ma...” esitò, prendendo un respiro e avvicinandosi di qualche centimetro visto che lui era seduto alla sua destra, “Ora lo è”.

Sheldon spalancò gli occhi e si alzò di scatto, incredulo.

“Stai scherzando? Avrei dovuto iniziare a vedermi con un’altra per farti tornare, allora?” le urlò contro, esasperato, tanto da portarsi le mani al capo e iniziare ad andare avanti e indietro per la stanza con una furia assurda.

“Sheldon...”.

“Ecco perché eri strana ieri, ecco perché hai detto tutto a Marie! Tu sei ricordata di avere un marito solo quando lo hai visto con un’altra!” sbottò frustrato.

“No, no! E’ lei che è venuta qui in lacrime! Io... Lo ammetto, magari ciò mi ha aiutato a riflettere, ma la vedi da pochi giorni, non...”.

“Che cosa? Amy, ho subito mille tradimenti, non ho osato dire nulla e ora...”.

“Dimmi che non mi ami e non ne riparleremo più” lo interruppe bruscamente, prendendolo per un braccio e obbligandolo a smetterla di camminare su e giù per la stanza.

Sentì un’enorme morsa allo stomaco nel vederlo vicino, con quello sguardo che continuava ad amare fisso su di lei e le loro mani che si sfioravano.

Si diede della stupida per ciò che aveva fatto, sapeva solo di essere divorata dalla passione verso quell’uomo e di odiare di averlo fatto star male.

“Cosa c’entra...”.

“Dimmelo, sul serio, dimmelo e in autunno firmerò i documenti del divorzio” disse, facendo scendere la mano dal braccio in giù, per poi intrecciare le dita alle sue.

Doveva farlo, non sapeva spiegarlo ma doveva, era una sorta di bisogno fisiologico.

“Io... Io...”.

“Sono qui che aspetto, su, mettiamo definitivamente fine a tutto dopo quasi ventuno anni. Dimmelo!”.

Sheldon deglutì e, per tutta risposta, sciolse la stretta delle loro mani e prese la sua tracolla dal divano.

“Perché fuggi?”.

“Beh, lo hai fatto tu, non posso farlo io?” la rimbeccò, mentre si avviava verso la porta. “Per favore, stai tu con Marie stasera, falla tornare domani”.

“Perché non me lo hai detto? Sto aspettando!” insisté Amy, correndo per bloccare la porta prima che fosse troppo tardi.

Sheldon alzò gli occhi al cielo per poi sospirare e appoggiare una mano contro la porta, in modo che ci fosse poco spazio tra loro.

Avvertì Amy trattenere il respiro e comprese che avere ancora un certo effetto su di lei, dopotutto, non era affatto male.

Lo guardava, in attesa di una sua mossa, tanto che sembrava essere divorata dal pensiero asfissiante di ciò che stava per succedere.

Di conseguenza, senza rifletterci, Sheldon avvicinò la sua bocca all’orecchio della donna, iniziando a sussurrare, anche perché non voleva che Marie ascoltasse ciò che stava per dire.

“Sai che non posso dire ciò che non penso, inoltre ti meriti di sentire questo dopo gli anni in cui mi hai lasciato solo” disse lentamente, quasi impiegando il doppio per pronunciare ogni parola. “Lo sai che c’è sempre la parte di me che ora ne approfitterebbe della poca distanza che c’è tra i nostri corpi per baciarti il collo in quel punto che ti fa impazzire, sbottonarti la camicetta, toglierti la gonna e farti mia qui, così, alzati, contro questa porta, mentre ti sussurro che ti amo e che voglio stare con te per tutta la vita, mentre gridi di piacere, fai le fusa e mi preghi di non smettere. Ma non te la meriti” concluse con uno scatto, alzando la voce e allontanandosi, “Non ti perdonerò per aver fatto la sincera con Marie solo per indurmi a perdonarti”.

Visibilmente arrossata e volubile come non mai, Amy si spostò e aprì la porta, beandosi di quel poco di aria fresca che entrò in casa.

“Non l’ho fatto per un secondo fine, è stata tutta una conseguenza. Buonanotte, Sheldon” lo salutò, sentendosi k.o. per il modo in cui quelle parole sussurrate l’avevano ridotta.

Anche l’amante più giovane e esperto di tutti non poteva competere con il fascino che lui esercitava su di lei, visto che l’aveva mandata in uno stato di eccitazione semplicemente sussurrando qualcosa.

Lo vide allontanarsi ed uscire, chiuse la porta in fretta e poi, senza forze, si accasciò sul pavimento.

 

 

Era arrabbiato nero, non si era mai sentito così, era una sensazione brutta, ignobile, che non gli apparteneva.

Anni passati così per nulla, per motivi che con un po’ di dialogo avrebbe potuto conoscere e capire, anni passati pensando di non essere stato abbastanza per lei, di averla ferita in qualche modo, perché lui era sempre quello strambo che parlava senza filtri e feriva tutti con la sua lingua tagliente.

Inoltre, starle così vicino non l’aveva aiutato, era stato sul punto di far aderire il corpo al suo, toccarla, baciarla...

Si odiava perché alla fine, quando si trattava di Amy, era sempre vulnerabile e faceva cose stupide, come rischiare di tradire la ragazza con cui si vedeva e che aveva rallegrato le sue ultime giornate.

Non riusciva a pensare a nulla di concreto perché sentiva il profumo di Amy su di sè e la cosa lo faceva impazzire in tutti i sensi, tanto che si ritrovò a bussare alla porta di Penny e a gettarsi addosso a lei appena gli aprì.

Frettolosamente, prese il volto tra le sue mani e la baciò con slancio, chiudendo la porta dietro di sè con uno scatto.

“Mi sei mancata, devo ancora farmi perdonare per bene” disse, mentre le baciava il collo e le sue mani vagavano sotto la maglietta.

Confusa ma decisamente consenziente, Penny chiuse gli occhi e lo lasciò fare, beandosi del suo tocco.

“Mi piace quando sei così passionale” disse, prima di lasciarsi sfuggire un gemito visto il tocco sul suo seno.

“A me piaci tu” borbottò lui, mentre le sfilava la maglia in fretta e furia.

“Oh, è così bello sentirtelo dire! Andiamo in camera mia...”.

Felice come non mai Penny si aggrappò a lui, con le gambe attorno la sua vita, mentre la conduceva nella sua stanza, ma non poteva sapere che tutto questo slancio in realtà era creato dal desiderio che un’altra donna aveva generato in lui.

 

Il dieci luglio era un giorno speciale per tutti da anni ed anni e ogni anno, nonostante le incomprensioni più recenti, era atteso da tutti, Leonard, Howard e Bernadette inclusi.

Le ultime tre settimane erano state intense, Bernadette e Penny erano uscite insieme ed erano arrivate a considerarsi amiche, mentre Marie aveva deciso di spendere più tempo con sua madre anche se fuggiva comunque a gambe levate quando voleva portarla dal parrucchiere o a comprare abiti più eleganti del dovuto.

Amy e Sheldon non avevano più parlato dell’accaduto della sera in cui lei gli aveva spiegato tutto e, con grande sorpresa di tutti, apparivano decisamente più rispettosi nei confronti dell’altro, anzi, fin troppo formali e avevano organizzato la festa per Marie gomito a gomito seppur con il supporto di Penny e Leonard.

Così, senza volerlo, il giorno prima della festa Amy andò da Benadette per gli ultimi dettagli e si ritrovò Penny seduta sul divano dell’amica che le sorrideva con aria di circostanza.

“Penny, ciao” la salutò Amy, senza capire il perché della sua presenza in quella casa.

“Ciao, Amy! Scusa l’intromissione, ma dopo io e Bernie usciamo con i ragazzi e lei si è offerta di farmi le sopracciglia, sono un po’ negata e creo sempre casini” si giustificò subito, continuando a sorridere.

“No, figurati, anzi, toglierò subito il disturbo, sono qui per rendermi conto degli ultimi dettagli” rispose Amy. “Vero, Bernie?” sottolineò.

“Sì, certo. Ehm... Senti, è tutto ok, ho prenotato l’hotel per Mary e Leonard va a prenderla domani mattina presto. L’unico problema è sorto con l’intrattenimento, ormai Marie è grande per i giochi di Howard, e sai che sostengo che non debbano più esserci questi giochi dopo gli otto anni, ma visto che insisti ho chiesto a Penny” spiegò la microbiologa, scrollando le spalle.

“Sì, lei ama la chimica e io anno dopo anno ho creato mille giochi a premi con le mie compagne del college, sai? Marie lo adorerà!” ribattè la Chimica, entusiasta.

Amy deglutì e annuì, mentre la immaginava con i capelli divisi in due codini bassi come una bambina e gli occhiali ancora più grandi, piena di brufoli osceni, intenta nel fare intrugli colorati in un laboratorio con altre ragazze simili a lei.

Nel giro di tre secondi, la sua fervida immaginazione la condusse ad immaginare un intruglio che scoppiava proprio in faccia a Penny e la faceva urlare e scappare come quei personaggi scemi dei film horror...

Amy, datti un contegno, sei un’adulta ormai! Si rimproverò, sforzandosi di tornare lucida.

“Perfetto, allora tolgo il disturbo” disse quindi, provando a dimenticare l’ultimo frutto della sua immaginazione.

“Cosa? Ma è presto, prendi almeno un bicchiere di vino...”.

“No, grazie, Bernie, ho da fare. Questo compleanno deve essere speciale” si congedò. “Ciao” aggiunse, rivolta a Penny,  che agitò la mano in sua direzione.

Bernadette la seguì fino all’ingresso, aprì la porta e la guardò con aria di scuse.

“L’uscita è stata improvvisata e mi serviva il suo aiuto” disse subito.

“Non devi giustificarti con me, Bernie” la scimmiottò Amy. “Ci vediamo domani, per favore, vedetevela voi con Mary, anzi, visto che ci sei chiedi a Penny di occuparsene visto che vuole così tanto dare una mano. Sarà un onore conoscere la suocera” ironizzò, prima di voltarsi e andarsene di malumore.

Bernadette sospirò, sentendosi in colpa, poi alzò lo sguardo al cielo.

“Nessuno me lo vuole dire ma lo so che è ancora cotta del marito. Questo divorzio non s’ha da fare!”.

 

“Preparati, Marie, ho il regalo più bello di tutti!” esclamò Howard, strofinandosi le mani con un gesto che ricordava molto un personaggio cattivo dei cartoni animati.

Era andato da Sheldon per giocare con la xbox prima dell’uscita visto che le ragazze avevano da fare con le loro cose da femmine – “Le sopracciglia? Amore, fidati, a noi non interessano le sopracciglia” aveva detto a Bernadette, prima di darle ragione dopo aver visto un’ immagine che rappresentava Frida Kahlo – e nel frattempo provava a stuzzicare Marie e la sua curiosità.

“Lo dici sempre, zio Howard, ma alla fine papà vince sempre” lo rimbeccò Marie, sorridendo verso suo padre, il quale le sorrise come un bambino e le fece l’occhiolino.

“Quest’anno invece vincerò. Fidati!”.

“Potresti vincere convincendo la nonna a non fare un discorso in cui cita la Bibbia e a non provare a convertirmi al Cristianesimo” obiettò Marie. “Lì vinceresti e ti regalerei anche una tazza con la scritta “Il miglior zio del mondo”, sai?”.

“No, dovrebbe esserci scritto “Lo zio ebreo che fa miracoli ma ops, la nonna crede che solo Gesù Cristo possa farli”, in realtà”.

“Zitti tutti, mia madre farà la brava, sarà impegnata a criticare me nel dirmi che ho fatto piangere Gesù visto che esco con una donna quando ai suoi occhi sono ancora sposato con un’altra” ricordò loro Sheldon, alzando gli occhi al cielo.

“Vero! Grazie papà, sei un grande!” esclamò Marie, saltandogli addosso come una sorta di koala e facendolo ridere mentre le accarezzava i capelli. “Mi togli sempre dai guai!”.

Howard li guardò e sorrise, felice nel vederli più spensierati.

“E’ bello vedervi di nuovo così felici, ed è per questo che ho scelto proprio quel regalo” disse, ammiccante. “Completerà il quadretto felice”.

“Vuoi dire uno zio nuovo che non dice cose sceme?” ridacchiò Marie, prima di separarsi dal padre e abbracciare anche Howard. “Qualunque cosa sia la adorerò, cioè, farò finta di adorarla perché sono educata”.

“In questo non ha preso da me, io sono per la sincerità” mormorò Sheldon, scrollando le spalle.

“Lo so, amico, credimi, lo so”.

“E’ già un ottimo inizio per uno che è andato solo al MIT!”.

“... Appunto!”.

 

 

Era tutto pronto.

Il terrazzo era illuminato a dovere, c’erano tante piccole luci e un buffet pieno del cibo preferito della ormai diciannovenne Marie Amelia Cooper.

Il tramonto era passato da poco e il cielo era di un blu indaco con le ultime sfumature di rosa, senza nemmeno una nuvola, come ogni estate che si rispetti in California.

Amy si guardò intorno, avvolta nel suo abito lungo azzurro con la scollatura a cuore, pensando che doveva approfittarne prima dei famosi quaranta anni, momento in cui un vestito così sarebbe risultato un po’ fuori luogo.

Al collo aveva una collana con una pietra della stessa sfumatura del vestito che Sheldon le aveva regalato per il loro primo anniversario di matrimonio.

Era stato più forte di lei, appena aveva visto l’abito aveva pensato che avrebbe potuto abbinargli quel gioiello e in tre secondi era già nel camerino per provarlo, con Marie che non capiva il perché di quella fretta fuori luogo e sbuffava durante l’attesa.

Si guardò intorno e pensò che a breve tutto sarebbe iniziato, il terrazzo sarebbe stato pieno di gente e lei avrebbe dovuto sorridere e fare la madre felice quando sì, felice lo era, ma solo per Marie perché sapeva che vedere Penny con Sheldon l’avrebbe mandata in tilt.

Erano state settimane dure, spese a concentrarsi esclusivamente su sua figlia e a provare a recuperare il loro rapporto, sforzandosi di risultare gentile quando lei la invitava a cena a casa del padre e di conseguenza si ritrovava di fronte una Penny super felice che si stringeva a Sheldon.

Sapendo di essere quella in difetto e la causa dei suoi mali, non faceva altro che fare finta di nulla e ridere con Bernadette e gli altri, anche se qualche volta si era distratta a fissare il padre di sua figlia e aveva fatto cadere qualsiasi cosa avesse tra le mani, bicchiere di vino rosso incluso.

“Mamma, è tutto stupendo!”.

Amy si riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso Marie, così annuì e le si avvicinò, stringendola a sè.

“Sei bellissima” sussurrò, accarezzandole la schiena.

Indossava una tuta intera un po’ elegante verde visto che si era rifiutata di comprare un abito, con una collana color oro che lei le aveva regalato e addiruttura una piccola borsetta panna.

Era una “signorina” e lei era felice di vederla così cresciuta e sorridente.

“Anche tu! La diciannovenne qui sembri tu”.

“Tesoro, solo perché ti ho detto che mi hanno scambiato per una quarantenne non significa che tu debba tirarmi su il morale ogni volta” le ricordò, accarezzandole il viso e notando che indossava del mascara e un rossetto chiaro.

“Ma sono sincera! Sono felice di essermi chiarita con te, è il regalo più bello. Però... Non mi sembri del tutto felice e so il motivo” aggiunse, guardandola seriamente.

Paonazza, Amy scosse il capo. “Cosa? Ma io sono fel...”.

“Ho visto come guardi papà. Forse non lo sai, ma spesso ti incanti a fissarlo e sorridi. Sono felice, lui ti ama, devi solo dirglielo!” esclamò Marie, entusiasta, come se stesse parlando di una semplice equazione che si poteva risolvere in tre secondi. “Certo, c’è la questione di Penny, ma...”.

“Guarda, c’è la nonna” la distrasse Amy, facendo finta di nulla.

Indicò con il capo l’entrata e la fece voltare, riuscendo nel suo intento.

Mary Cooper fece il suo ingresso e abbracciò la nipote con calore, tanto da originare una morsa ferrea.

“Amore mio, come sei alta, sempre di più! Il Signore ha ascoltato le mie preghiere!” esclamò, raggiante.

“Nonna, non per contraddirti, ma tuo figlio, ovvero mio padre, sfiora il metro e novanta ed avendo una madre nella media è logico che la mia statura sia maggiore del dovuto. E’ tutta scienza” la rimbeccò subito Marie, con la sua solita aria da “Scusami ma non sono io che lo decido” tipica di quando Dio entrava in discorsi scientifici.

“Infatti è il Signore che ha deciso di affidarti a loro! Certo, magari avrebbe potuto farlo un po’ più in là, ma ormai non fa nulla!”.

“Mary, giuro che volevo postecipare la cosa ma quando il Signore chiama non c’è nulla che si possa fare!” s’intromise sarcastica Amy, non riuscendo a resistere e abbracciando rapidamente la quasi ex suocera.

“Certo cara, la stessa cosa accade con gli ormoni impazziti di una quindicenne, ma cosa vogliamo farci!”.

“Veramente, nonna, penso tu volessi dire “ferormoni”, il discorso è diverso, sai, perché...”.

“Tesoro, ho capito, i tuoi genitori pagano fior di quattrini per farti andare in quel posto in cui ti insegnano tante cose belle e incomprensibili, ti credo, ma magari è gli altri che devi convincere” le ricordò sua nonna, sorridendo con accondiscendenza.

“Nonna, ma queste cose mica le so grazie ad Harvard! Le so dalle elementari...”.

L’arrivo di Sheldon e Penny pose fine al dibattito perché vedendoli Mary si pietrificò e si portò una mano sul cuore.

Penny, con un semplice abito nero, guardò la donna con un misto di ansia e paura ma si fece coraggio e prese un bel respiro, stringendo di più la mano di Sheldon, il quale, invece, non le badò affatto.

Se ne stava fermo e guardava Amy come se fosse una cosa preziosa mai vista prima, tanto che deglutì e sentì le mani sudate oltre che il battito accelerare.

Riconobbe la collana e la maledì per averla indossata, visto che ricordare la sera in cui gliela aveva regalata non lo aiutava a concentrarsi sul presente, quello in cui erano divisi e lui si vedeva con un’altra.

Amy ricambiò il suo sguardo e non si trattenne dal sorridere a sua volta, pensando che ogni volta che lo vedeva in un completo perdeva la cognizione del tempo e dello spazio.

Fu tutto confuso e frettoloso, Penny lasciò la mano di Sheldon e, visto che lui non diceva nulla, si auto presentò a Mary.

Sheldon fece qualche cenno, abbracciò la madre, poi di nuovo sua figlia e, infine, si ritrovò faccia a faccia con Amy.

“Ciao” disse, posandole un delicato bacio sulla guancia, sforzandosi di non pensare a quando, una ventina di giorni prima, si era ritrovato quasi a stretto contatto con lei contro la porta di casa sua.

Si soffermò qualche istante più del dovuto e, senza trattenersi, le poggiò una mano sul fianco prima di ritirarla e guardare altrove.

“Ragazzi, zio Howie è qui!”.

L’arrivo di Howard e Bernadette riuscì a smuovere un po’ le cose perché tutti finsero di animarsi e fare finta di nulla, così Marie si lasciò scappare una risata allegra e andò verso i suoi zii acquisiti preferiti.

Li abbracciò, poi, impaziente, chiese: “E questo fantomatico regalo?”.

“Eccolo!”.

Howard si spostò e mostrò un ragazzo alle sue spalle che sembrava decisamente intimidito, con dei capelli biondo cenere e gli occhiali con una montatura scura.

“Lui è Joseph! Tramite un sito di incontri ho creato un profilo per te e pare che Joseph sia compatibile, pensa che andrà al terzo anno ad Harvard!” spiegò l’uomo, mentre Joseph sorrideva imbarazzato.

“Giuro che credevo di star parlando con te, lui mi ha ingannato!” esclamò, alzando le mani.

“Cosa? Tu hai messo le foto di mia figlia su un sito e gli hai trovato un probabile partner? Ma stiamo scherzando?” urlò Sheldon, sconcertato, marciando verso l’amico. “Lei è una bambina, ha solo diciannove anni! Regalare un ragazzo come regalo è l’equivalente della schiavitù diffusa in America fino al diciannovesimo secolo!”.

“Ma se Amy ne aveva tre in meno quando ha partorito...”.

“E’ diverso, lei...”.

“Scusate, io sono qui solo per conoscere lei! Signor Cooper, lei è il mio mito, studio fisica teorica e ho sostenuto un intero esame sulle sue teorie!” lo interruppe Joseph, porgendo la mano a Sheldon con entusiasmo.

Marie lo guardò, scioccata e offesa.

“Cosa? Hai accettato per conoscere mio padre?!” esclamò, incrociando le braccia.

Joseph la guardò e scrollò le spalle. “Tu non sei affatto male, non fraintendermi, ma tuo padre è Sheldon Cooper!”.

“Ah, sei gay”.

“No! Voglio dire, se avessi l’opportunità di conoscerlo, cosa faresti?”.

“Marie, questo ragazzo mi piace, puoi uscirci” disse lusingato Sheldon, stringendo la mano di Joseph. “Sono a tua disposizione per qualsiasi domanda, ma, se vuoi andare d’accordo con me, sappi che hai già sbagliato una cosa” lo ammonì, guardingo.

“Cosa?” chiese impaurito Joseph, pensando che Sheldon potesse leggere nel pensiero e che sapesse in anteprima gli errori che aveva fatto nei suoi ultimi esercizi.

“Mia figlia è magnifica, non “Non affatto male”, intesi?” ribadì, puntandogli l’indice contro con fare minaccioso ma che risultò buffo.

Joseph indietreggiò e annuì, spaventato. “Fico, ho conosciuto lei e posso conoscere una ragazza vera! Questa è la mia serata fortunata!” esclamò, voltandosi verso Marie.

“Sei uno scemo” sentenziò quest’ultima, guardandolo male.

“Non lascerai che tua figlia esca sul serio con uno sconosciuto!” s’intromise Mary, guardando il ragazzo con aria scandalizzata.

“Ma, signora Cooper” le fece notare Howard, “Si chiamano Joseph e Marie e se non sbaglio lei è già grande fan di una coppia con questi nomi. Insieme potrebbero fare... Miracoli, no?”.

Scioccata, Mary rimase a bocca aperta mentre tutti ridevano come i matti, tranne il povero Joseph che non capiva il perché.

 

Circa un’ora e mezza dopo, la festa era entrata nel vivo visto che tutti ballavano e Marie e alcuni dei suoi coetanei – qualche ex compagno di liceo del club di chimica e Joseph – si dilettavano nei giochi escogitati da Penny, che si stava divertendo come una matta con l’aiuto di Leonard, ed era felice di essere un bell’esempio per quei giovani appassionati di scienza.

Howard e Bernadette ballavano, insieme ad altri colleghi dei genitori, mentre Mary ne approfittava per bere di nascosto un po’ di vino.

Amy guardò l’orologio e con un sorriso notò che indicava le nove e quaranta.

“Esattamente diciannove anni fa sentimmo per la prima volta il pianto di Marie” disse Sheldon, guardando a sua volta l’orologio e avvicinandosi.

Fu strano vedere che dopotutto lei indossava lo stesso orologio di sempre, sincronizzato con il suo.

“Sincronizziamo gli orologi” era uno dei loro modi per dirsi “ti amo”, “siamo sulla stessa lunghezza d’onda”, “sto vivendo gli stessi attimi tuoi e vivremo tutti gli altri insieme”, tuttavia senza risultare smielati.

“Esatto. Ogni anno è la stessa storia, alle nove e quaranta del dieci luglio mi sento scossa da un brivido, anche se non sto guardando l’orologio. Il solo pensarci mi fa... Commuovere” ammise, affrettandosi ad asciugarsi gli occhi umidi per l’emozione.

Sheldon sorrise e le porse un fazzoletto, che lei prese e avvicinò alla base dell’occhio.

“Guardala, guarda quanto è bella, vitale, intelligente...” sussurrò, commossa.

“Per non sapere quello che stavamo facendo, siamo stati bravi. Mi hai regalato la gioia di essere padre e non te ne sarò mai grato abbastanza” ammise Sheldon, distogliendo lo sguardo dalla figlia e soffermandolo su di lei, la quale abbozzò un sorriso e scrollò le spalle.

“Penny è giovane, magari tra qualche anno potrà farti riprovare questa gioia” disse, evasiva.

“Perché dici questo?”.

“Mi sembra una cosa seria, no? Altrimenti, quella sera, non ti saresti limitato a dirmi quelle cose nell’orecchio e mi avresti anche solo baciato” ragionò Amy, sostenendo il suo sguardo con tutta la forza che aveva.

Vedendo che lui non rispondeva, sospirò e aggiunse: “Però l’ho sognato. Quella sera e anche stanotte...”.

“Cosa?”.

“Che sceglievi me e... Facevamo l’amore. Sembrava così vero! Almeno nei sogni nessuno può dirmi nulla, vero?”.

Amy vide lo sguardo di Sheldon accendersi e si sentì afferrare per mano rapidamente.

Erano vicini all’uscita, così bastò poco per allontanarsi dal caos della festa e ritrovarsi vicino le scale, scendere i gradini rapidamente e ritrovarsi in un angolo abbastanza nascosto del quinto piano.

“Sheldon...”.

“Non devi dirmi queste cose, Amy, non devi” borbottò lui, respirando affannosamente.

“E perché? Che te ne frega, stai con lei, no? Non posso nemmeno sognare di averti per me? Ho sbagliato e mi merito di pagarne le conseguenze, ma non comando il mio cervello, anche se vorrei!” esclamò lei, seppur sussurrando in modo concitato. “Giorno e notte penso a te, a quello che eravamo, a ciò che ho distrutto e mi sento una cretina perché non ho capito che ti amerò per sempre!”.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Sheldon deglutì, la guardò,provò a dire qualcosa, ma riuscì solo ad avvicinarsi a lei e poggiarle delicatamente una mano sul viso.

“Ora sai come mi hai fatto sentire” sentenziò, chiudendo gli occhi e appoggiando la fronte alla sua.

“Nessuno dovrebbe sentirsi così, specialmente chi amo” replicò lei, colpevole, chiudendo gli occhi a sua volta e poggiando le braccia sulle sue spalle.

Bastò un istante per guardarsi negli occhi e far ritrovare le loro labbra unite, stanche di cercarsi mediante sguardi rubati e desiderosi, in un bacio che sapeva di disperazione, solitudine, ma soprattuto amore represso per troppo tempo.

Prima timidamente, poi con più audacia, si ritrovarono persi l’uno contro l’altra, con i respiri che si fondevano e le bocche che cercavano disperatamente l’altro, baciandosi con passione e una foga che non eguagliavano da anni.

Sembrava tutto come la prima volta, emozionante, eccitante, tanto che Amy strinse il bordo della giacca di Sheldon per sopprimere un gemito quando lui si ritrovò a lasciarle piccoli ma intensi baci sul collo.

“Andiamo giù...” borbottò lui, prendendola per mano, sentendo di aver ormai toccato il punto di non ritorno.

Non riusciva a pensare ad altro che a lei, al suo profumo, alla gioia di averla baciata di nuovo, come se non se ne fosse mai andata.

Pochi passi più in là la festa continuava, ignara, tra risate e musica spensierata, mentre qualcuno, allibito, aveva assistito alla scena dall’alto della rampa di scale.

 

 

*°*°*°*

Ma saaaalve! Oggi mi tocca anticiparmi perché domani sono fuori tutta la giornata, spero vi faccia piacere :D

Alloooora... I “Momenti familiari” continuano, sì, ma ci sono anche momenti singoli tra Sheldon e quella che dovrebbe essere la sua quasi ex moglie.

Lei gli ha fatto capire che i suoi sentimenti sono lì e lui, sentendosi preso in giro, frustrato, arrabbiato per i tre anni persi a darsi colpe, decide di continuare la sua storia con Penny.

Tre settimane dopo, alla festa di Marie, però cede. Cosa succederà? Andranno fino in fondo? Sheldon tradirà Penny o si fermerà? Chi ha assistito alla scena?

Inoltre, conosciamo Joseph! Era lui la new entry di cui vi parlavo :D

Ho fatto in modo che Marie lo conoscesse nello stesso modo in cui Sheldon ed Amy si sono conosciuti nella realtà, grazie ad Howard (senza Raj purtroppo) e ad un sito di incontri.

Menzione d’onore a Mary che adoro e spero vi abbia strappato qualche sorriso :D

Che dire, siamo alle battute finali, penso che la storia avrà 11 massimo 12 capitoli, ora sto finendo il nove J

Come sempre vi lascio qualche spoiler:

 

“Non ho sonno. I colpevoli non possono dormire perché hanno la coscienza sporca, sai?” disse, sospirando pesantemente.

 

 

Avvertì alcuni movimenti, seguiti subito da un: “Buongiorno  un corno, coglione che non sei altro!”.

 

 

A mercoledì prossimo :D

Milly.

  
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