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Autore: gangamoon    16/10/2015    3 recensioni
Quando Severus si risveglia dal coma in cui è rimasto per mesi, trova al suo capezzale una persona che non si sarebbe mai aspettato di rivedere per prima. Eppure è a lei che deve la vita, non solo quella che stava per perdere a causa del serpente, ma anche quella che di lì a poco ricomincerà a vivere pienamente, sospinto dai venti di un nuovo amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ciao a tutti :) trovandomi in una fase di relativo relax, ho deciso di aggiornare anche oggi, perché prevedo che a fine mese potrebbe non essermi possibile… Scusate per queste irregolarità, ma spero che almeno la storia ne valga la pena :)
Quindi non mi dilungo e vi lascio alla lettura … aspetto un vostro parere :) :) :)
 



 
Meno di una settimana dopo si trovavano entrambi nell’ufficio del Serpeverde per correggere i compiti del quinto anno. Il lavoro procedeva in silenzio da un paio di ore ed era quasi ora di cena. Irina lo guardava e lo vedeva pensieroso. Doveva essere  assorto in pensieri profondi, a giudicare dalla discreta pila di pergamene corrette, molto inferiore alla sua. Non disse nulla. Aveva notato un certo cambiamento dalla sera di Halloween e aveva dedotto che fosse per Lily.
Fu l’uomo ad interrompere il silenzio all’improvviso, senza staccare lo sguardo dalla pergamena che stava correggendo.
– Credi che sia possibile… mettere da parte un sentimento… e ricominciare daccapo?
Irina interruppe il suo lavoro, alzando lo sguardo verso di lui. Era chiaro che si stesse riferendo a Lily.
– Metterlo da parte non vuol dire cancellarlo, se è questo a cui stai pensando…
– Mi sembra di tradire la sua memoria…
– No, non la stai tradendo! Non potresti fare nulla di più… Lily resterà sempre nel tuo cuore, è parte di te…
Irina aveva gli occhi lucidi. Severus lo notò, incrociando il suo sguardo.
– Come hai fatto a innamorarti di me?
La donna spalancò gli occhi. Era evidente dunque?
– Lo so da un po’. Nessuna persona sana di mente mi avrebbe portato all’ospedale e sarebbe rimasta al mio capezzale fino al mio risveglio…
– Anche gli altri se avessero saputo…
– Perché tiri sempre in ballo gli altri? Non mi interessa cosa pensano gli altri. Mi interessa quello che pensi tu. E non riesco davvero a capire cosa tu possa trovare in uno come me.
Irina sorrise timidamente. Una lacrima che le rigava il viso, colorato da un leggero rossore.
– L’amore non ha bisogno di spiegazioni, succede e basta. E spesso te ne rendi conto solo quando stai per perderlo… e allora tutti i dettagli più insignificanti assumono importanza e ti basta quel solo pensiero per essere felice. Probabilmente non te lo avrei mai detto. Immaginavo che mi avresti rifiutata…
– Non è facile avvicinarmi… – sorrise, ironico, Severus – se anch’io non l’avessi voluto… probabilmente sarei ancora qui a correggere compiti da solo…
Risero all’unisono. Severus lentamente avvicinò una mano a sfiorarle la guancia e col pollice asciugò quella lacrima che era scesa. Si perse nel blu dei suoi occhi, che brillavano come pietre preziose*.
– Ti ho mai detto che adoro il tuo sorriso?
Lei fece di no con la testa, regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli.
I loro volti si fecero sempre più vicini, fin quando le loro labbra non si incontrarono in un dolce bacio.
Poi, dopo un lunghissimo minuto, Severus tornò a guardarla negli occhi.
– Come mai il tuo patronus è un cigno?
Lei rimase sorpresa a quella domanda.
– Il lago dei cigni di Tchaikovsky, da piccola lo adoravo… Tu come lo sai?
L’uomo sorrise e prese la sua bacchetta.
Expecto patronum – sussurrò.
Dalla punta scaturì un nastro di luce argentata che prese la forma di uno splendido cigno, il quale cominciò a volare per la stanza intorno a loro.
Irina si commosse. Non sapeva come, ma il suo sogno si stava avverando: era riuscita a entrare nel cuore dell’uomo che amava.
 
Si stavano baciando, quando uno schiocco improvviso li fece voltare di scatto.
– Il professor Piton desidera la cena? – chiese timidamente un elfo domestico.
I due si resero conto che il tempo era volato senza che se ne fossero avveduti. Si alzarono e l’uomo congedò, bruscamente come al solito, l’elfo. Rimanevano ancora poche pergamene da correggere.
– Continueremo più tardi – fece Irina.
Quindi si avviarono verso la Sala Grande.
A cena entrambi mangiarono poco. Si sentivano ancora le farfalle nello stomaco per quello che era successo. Finirono velocemente e, senza dare troppo nell’occhio, uno dopo l’altro tornarono nei sotterranei. Si concentrarono sul lavoro. Entrambi avevano fretta di tornare al discorso precedentemente interrotto. Quindi si spostarono sul divano. Parlarono per molte ore, dei loro sentimenti, dei loro desideri, delle paure, delle speranze… Nessuno dei due voleva rinunciare alla compagnia dell’altro. I rintocchi dell’orologio, che batteva ormai le undici passate, sembravano non impensierirli. A un certo orario, però, la fame cominciò a farsi sentire.
– Hai fame? – chiese Severus.
Lei annuì, un po’ rossa in viso.
– Devo avere ancora una confezione dei biscotti di Minerva…
Si alzò per andarli a prendere, approfittandone per sgranchirsi le gambe, e, tornando, portò anche delle coperte.
Così, accoccolati sul divano, fra un biscotto e una carezza, si addormentarono.
L’indomani mattina l’uomo fu svegliato da un familiare schiocco.
– Il professor Piton non desidera fare colazione?
Severus lo guardò tra l’esasperato e il desiderio di ucciderlo. Ma dopotutto era stato lui a incaricare l’elfo di avvertirlo per l’ora dei pasti. Doveva  ricordarsi di sollevarlo da tale incarico da quel momento fino... a data da destinarsi. Lo congedò, raccomandandogli di non spifferare in giro quello che aveva visto, e delicatamente cercò di svegliare la donna che ancora dormiva beatamente, con la testa appoggiata sul suo petto e i morbidi capelli che ricadevano tutt’intorno.
– Che ore sono? – chiese Irina, ancora assonnata.
– Le otto meno dieci…
– Oh Merlino! Sono rimasta qui tutta la notte… – disse ridendo.
Severus la guardava rapito. Era bella anche con i capelli spettinati. Avrebbe voluto svegliarsi ogni giorno con lei al suo fianco.
– È meglio che vada ora. È già tardi, non credo di fare in tempo per la colazione…
– Ti terrò da parte tre biscotti al cioccolato – disse lui, conoscendo ormai bene i suoi gusti e avendo osservato le sue abitudini.
Si salutarono con un bacio veloce, poi lei sparì nel buio corridoio. 
Severus si lavò e si vestì ripensando alla serata trascorsa. E guardandosi allo specchio quasi non si riconobbe: il riflesso che aveva di fronte era quello di un uomo felice.
 
 
 
*avete presente Gli Aristogatti? Gli occhi come “due zaffiri lucenti”? :3
 
Bene non so che dirvi… fatemi sapere se Sev vi sembra verosimile… come ho scritto all’inizio, in questi frangenti non sappiamo quale sarebbe stato il suo comportamento (e ancora che avete visto… :p )
Alla prossima!
   
 
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