Fortunatamente la prima puntata aveva registrato il boom di ascolti e nei giorni seguenti il programma iniziò ad essere così seguito che la produzione decise di raddoppiare l’appuntamento con la striscia quotidiana.  Questo, inevitabilmente, aveva moltiplicato la mole di lavoro ed io ero così indaffarata che, anche quando non dovevo, mi ritrovavo a correre da una parte all’altra degli studi, così senza motivo, quasi per abitudine. In quelle condizioni, per mia fortuna, non avevo certo il tempo e l’energia necessari per preoccuparmi anche di Andre. Vedere inoltre l’intera giuria godersi le lunghe pause caffé nei camerini durante una registrazione e l’altra mentre fuori regnava il caos mi aveva resa così insofferente nei loro confronti che, improvvisamente, essere infastidita da Andre tornò ad essere la cosa più sensata.  

In studio di tanto in tanto era anche venuta a trovarlo la sua fidanzata, una gnocca di un metro e ottanta che pareva fosse nata per indossare tacchi vertiginosi e abiti striminziti. Di tanto in tanto sistemava i suoi capelli come se l’unico scopo di quell’atteggiarsi fosse attirare l’attenzione su di se. Tutte le volte seguiva un copione: raddrizzava la schiena, portava il sedere indietro e stringeva le labbra come se volesse suggerire qualcosa di sconcio a chi la fissava (perché c’era sempre qualcuno che la fissava). Lei e Andre erano un cliché vivente e, in un certo senso, lo ero anch’io, la ragazzetta goffa che arrossisce davanti al belloccio tatuato … dove l’avevo già sentita? 

Si tratta di capire cosa si vuole e chi si vuole veramente. Ed io, da questo punto di vista, ho sempre avuto le idee chiare, dovevo solo risistemarle.  

Finalmente ero tornata in me!

Ma si sa, la mente umana è così imprevedibile che a perdere la testa ci vuole un attimo!