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Autore: Titto91    16/10/2015    1 recensioni
Alexander Tarot è un orfano che per sopravvivere legge i tarocchi come ambulante. Complice il suo bell'aspetto è riuscito a racimolare un bel giro di clientela, soprattutto parecchie ragazze che lo interpellano spesso solo per sentirsi dire di avere qualche possibilità con lui. Un giorno però, proprio quando sta per smontare la tenda ed andarsene, arriva una ragazza diversa dalle altre: fiera, orgogliosa, lo tratta con sufficienza mentre gli chiede di leggere le carte per lei, e non aspetta neanche la fine del consulto. Quando gira l'ultima carta infatti Alexander si rende conto che la ragazza illustrata sulla carta si trovava di fronte a lui poco prima. E da quel giorno la sua vita verrà sconvolta per sempre...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PICCOLA PREMESSA

Purtroppo l'università e altre questioni mi hanno portato via molto tempo, soprattutto alla scrittura. Nonostante questo sono tornato più carico che mai per portare a termire quello che è il mio sogno, narrare la storia che sento dentro di me e condividerla con tutti quelli che vorranno!!! Prometto che non passerà più così tanto tempo tra un capitolo e l'altro!
Buona lettura!!

***********

Il giorno seguente si sentiva ancora turbato dall'incubo di quella notte. Decise perciò di non andare alla tenda ad aspettare la clientela che da lì a poco si sarebbe accalcata fuori per interrogare le carte, ma di recarsi in uno dei pochi posti che riusciva a rilassarlo. Entrò nell'ascensore pieno di gente. Due ragazze all'altro angolo non smettevano di fissarlo e scambiarsi risatine tra di loro. Abbassò lo sguardo. Sebbene recitasse la parte del ragazzo sicuro di se quando leggeva le carte, in realtà era molto introverso e poco avvezzo alle attenzioni e ai complimenti delle ragazze. Mentre saliva nell'ascensore trasparente e osservava la solita folla di turisti sotto di lui, cominciò a ripensare a quell'ombra. Tutto quel predire il futuro lo portava spesso ad avere i sogni più disparati, mescolando tutto quello che aveva detto nell'arco della giornata, ma nella maggior parte dei casi erano confusi, senza senso. Invece quell'incubo era così nitido...

Si riscosse dai suoi pensieri quando le porte dell'ascensore si aprirono, e si ritrovò in cima alla Mole Antonelliana. Si avvicinò al parapetto e rimase lì, ad occhi chiusi, lasciando che la dolce brezza gli accarezzasse il volto, portando via con sé ogni pensiero e frustrazione. Rimase lì per un po', la mente finalmente svuotata, libera...

Poi, la dolce brezza si tramutò in un vento gelido, che gli sferzava le guance. Dovette aggrapparsi fermamente alla ringhiera protettiva per non perdere l'equilibrio. Quando infine il vento si placò, riuscì ad aprire gli occhi e voltarsi. E dinanzi a lui, appoggiata tranquillamente con la schiena ad una colonna, c'era la ragazza del giorno prima. Teneva le braccia incrociate all'altezza del petto, e i lunghi capelli corvini ondeggiavano ancora per il vento di poco prima. Sul volto aveva la stessa espressione di quando l'aveva vista per la prima volta, fiera, quasi arrogante, ma teneva gli occhi chiusi. Non sapeva chi fosse, sapeva soltanto che dopo averla incontrata aveva fatto quello strano sogno, e in qualche modo era sicuro che quella strana ragazza c'entrasse qualcosa.

“Chi sei? Perché ieri sei venuta da me?”

Solo allora la ragazza aprì gli occhi, puntando i profondi occhi marroni su di lui.

“Mi conosci molto bene. Potrei dire che mi vedi quasi tutti i giorni.” rispose con tono sprezzante. Rimase spiazzato da quella risposta. Com'era possibile? Ma se era la prima volta che la vedeva? Eppure, non aveva forse avuto l'impressione di averla già vista?

Si riscosse da quei pensieri quando la ragazza si voltò per andarsene. “Fermati! Voglio sapere cosa vuoi da me!”. Si bloccò e rispose senza neanche voltarsi. “Volevo vedere quanto sei bravo. Mi avevano detto che eri straordinario, ma ora capisco che le ragazzine del quartiere erano semplicemente ammaliate da quel bel faccino che ti ritrovi”.

Arrossì sentendo pronunciare quelle parole. “Non importa quello che pensi, io sono un cartomante e...”

“Cartomante? Non sei degno di quel titolo. Sei un ciarlatano che inganna la gente, e anche uno di quelli mediocri. Ma ti renderai conto di cosa significa essere un VERO cartomante!”. Si passò una mano tra i lunghi capelli con fare altezzoso, e senza aspettare una replica, se ne andò. Rimase basito a guardarla mentre si allontanava, le guance avvampate per quello che gli aveva detto. Riformulò nella sua mente una frase adeguata per risponderle per le rime, ma quando pensò di aver trovato quella giusta, la ragazza si era già dileguata.


 

* * *


 

I giorni successivi trascorse tranquilli, almeno in apparenza. Riprese la solita routine di consulti, ma faceva molta più attenzione alle carte che estraeva, ed ogni volta che usciva La Giustizia, non poteva fare a meno di fissare l'illustrazione per qualche secondo. E ogni volta la ragazza sembrava schernirlo con la sua aria strafottente. Ormai stava diventando una fissazione.

Quando era solo estraeva una carta a caso. Mescolava il mazzo, lo tagliava, e puntualmente, pescava sempre la stessa carta, sempre lei. L'aveva guardata così intensamente e così a lungo da averne studiato ogni dettaglio, e ormai aveva fugato ogni dubbio. Era certo che quella ritratta sulla carta fosse proprio la ragazza misteriosa che aveva incontrato, sebbene indossasse un abito rinascimentale nero e un paio di splendide ali bianche.

Popolava perfino il suo sonno, un tempo tranquillo. Gli si parava davanti, con la gonna a scacchi, o con l'abito lungo, a volte addirittura in tutte e 2 le versioni, e continuava ad urlargli contro quella frase... “Non sei degno!”. Si svegliava di soprassalto, madido di sudore. Selene spesso era lì a fissarlo, preoccupata. Insisteva che doveva dimenticarla, cominciava persino ad essere gelosa. Ma come cartomante aveva imparato che il caso non esiste, e per qualche motivo la ragazza era legata a lui, e doveva ritrovarla.

   
 
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