I
Non
appena il nuovo professore di Letteratura Giapponese entrò
in aula
mi sentii avvampare: non solo perchè era bello come dicevano
–
anche perchè bello, detto a un uomo come lui, sembrava quasi
un
offesa – ma anche per quanto sembrasse dannatamente giovane.
Avrei
scommesso un rene sul fatto che avesse meno di trentanni, se
quell'organo non mi fosse servito.
Ma ciò che mi diede la
sensazione di soffocare, era il fatto che era assolutamente
certo di averlo già visto prima.
Non sapevo dire quando, ma ne
ero certo. I suoi occhi neri, erano così intensi e magnetici
che era
impossibile dimenticarli.
Probabilmente avevo un espressione tanto
– concentrata? Sbavante? - che Sakura dovette scrollarmi un
paio di
volte per farmi riprendrere il controllo di ogni mio muscolo.
«E'
un figo da paura!» Mi aveva sussurrato così forte
che credo che i
ragazzi seduti davanti a noi avessero perfettamente sentito.
«Sì,
è decisamente un figo da paura»
«Adoro
avere un amico gay!» Sussurrò –
è la parola giusta? - esaltata
battendo le mani e prendendo una penna, «Giuro che questa
materia la
studio!».
«A
che pro?» Avevo ghignato «Molto meglio rimanere in
dietro e
chiedere delle lezioni private»
«Ti ho già detto che
adoro avere un amico gay?»
«Sì, credo proprio di sì»
E poi, all'improvviso..
«Oddio!»
Gemetti abbasando la testa. Incollai lo sguardo al foglio e cercai
una penna, mi morsi il labbro e iniziai a scarabbocchiare –
tutto
ciò in poco più di un secondo.
«Cosa
c'è?» Chiese Sakura avvicinandomisi e fissandomi
di traverso.
«Ti
ricordi il tipo da sballo della festa di San Valentino? Al
Phoenix?»
Sakura sbattè leggermente un palmo sul banco illuminata,
poi, la
sua espressione sorridente mutò «No. Non
è possibile».
«Ti
dico di sì. E' lui!»
Non sapevo dire come mi sentivo – confuso, imbarazzato ed
anche
arrabbiato.
Confuso perchè, con tutti i ragazzi carini con cui
potevo finire a letto in una sera di sfrenato presentimento, ci ero
andato proprio con quello che avevo appena scoperto essere il mio
professore.
Imbarazzato, perchè prima o poi mi avrebbe
riconosciuto, avrei avuto il suo sguardo addosso, magari si sarebbe
sentito infastidito, magari avrebbe pensato “Cazzo,
che sfiga, la troietta bionda che mi sono sbattuto”
o cose da gangstar supermacho.
E
poi, arrabbiato. Perchè quella notte, era stata forse la
notte più
bella della mia vita. Lui mi aveva detto che ci saremmo dovuto
risentire: mi aveva chiesto il numero, coccolandomi come si fa con un
amante di una vita, glielo avevo dato, mi aveva accompagnato alla
metrò e... puf! Finita la magia! Come un gioco di magia
effettuato
da un grande mago, il bellissimo ragazzo era sparito senza farsi
più
ritrovare.
Così, dopo quell'episodio, mi ero ritrovato a pensare
di essere un povero illuso.
«Qullo
stronzo!» Ringhiò Sakura, prima di farmi una
domanda che mi
spiazzò. «Aspetta. Tu ci sei andato a letto.
Quindi tecnicamente,
hai fatto sesso con il professore!» Disse l'ultima parte con
tanta
enfasi che, il leggero brusolio che c'era nell'aula cessò.
«Ops.»
Fu l'unica cosa che riuscì a dire, mentre mi lasciavo
scivolare
dalla sedia.
«Hai
fatto sesso con il professore?!» Disse eccitata Barbara, la
ragazza
italiana arrivata in Giappone da qualche anno – ma non poteva
rimanersene a casa sua? Pensai infastidito.
«No!
Certo che no!» Ribattei.
«Oh,
Naruto, non è nemmeno iniziato il primo semestre e
già ti sei dato
da fare!» Rise Fuji divertito, mentre Ichigo, la ragazza
affianco
lui, disse «Almeno Naruto si da da fare, da quanto tempo non
vedi
una persona nuda, Fujiko?»
Le amiche di Ichigo scoppiarono a
ridere, anche Sakura si aggregò a loro.
«Mi sono perso un
discorso divertente?» La voce calma e profonda di Sas- Del
professore, arrivò fino al nostro banco, situato alla
diciottesima
gradinata. «In tal caso, mi piacerebbe davvero aggregarmi a
voi.»
Abbassai
la testa, davanti al mio banco c'erano in piedi Momoka e Rei, quindi
era possibile che non mi avesse ancora riconosciuto.
Kijo,
divertito, esclamò «Se proprio ci tiene,
professore! Discutavamo
dell'inesistenza dei rapporti sessuali della signorina
Fujiko» (Fuji
in Giapponese è un nome maschile, Fujiko femminile. Da
questo deriva
in gioco di parole ^^! ndA)
«Discorso
molto interessante – ma non per la mia lezione. Rimettetevi
al
posto.»
Fui quasi tentato di aggrapparmi a Rei e di supplicarlo
di rimanere lì, immobile, davanti al mio banco fino alla
fine
dell'anno. Sakura mi prese la mano e mi sorrise.
Io sospirai: in
fondo, non era colpa mia se avevo aperto le gambe ad uno sconosciuto.
Il destino, aveva semplicemente pensato di punirmi, ecco
perchè
quello sconosciuto ora era lì, in piedi davanti alla
cattedra – e
credetemi, dalla diciottesima gradinata, posizione centrale, si ha
una vista niente male – bellissimo come non mai, mentre
sfogliava
le pagine del registro.
«Immagino
dovremmo conoscerci.» Disse per niente esaltato, come se
quello di
presentarsi fosse una cosa terribile. «Il mio nome
è Sasuke Uchiha,
e da oggi sarò il vostro insegnante di Letteratura
Giapponese.» E
se in me, c'era la speranza di essermi sbagliato, il sentir
pronunciare quel nome dissipò ogni dubbio «Se vi
siete iscritti a
questo corso, significa che trovate interessante l'arte letteraria
del nostro paese. Per ciò, spero prendiate molto seriamente
questa
materia. In caso contrario, potete sempre ritirare la vostra
iscrizione.» Spostò la sedia di pelle lateralmente
– a quanto
pare non aveva intenzione di stare seduto – e
continuò a parlare.
«Faremo un test al mese, un interrogazione ogni due mesi, ci
saranno
due tipi di lezione: pratica e teoria. Nella teoria, leggeremo poesie
e impareremo le tecniche degli autori, nella pratica, cercheremo di
comporre qualcosa. Non c'è modo migliore per imparare una
cosa se
non viverla.»
Ok, Sasuke sotto le lenzuola era molto meno noioso
di quanto non lo fosse dietro a una cattedra. Tirai una gomitata
leggera a Sakura «Insegna molto peggio di come
scopa.» Sakura
ridacchiò, e poi improvvisamente si ammutolì.
Avevo
gli occhi di ghiaccio di Sasuke su di me. Rabbrividii.
«Odio
essere interrotto, Signor...»
Abbassai la voce «Dice
a me?»
Sakura mi guardò
male «No,
cretino, al
fantasma dietro di noi» «Oh, meno male!
Sennò
sai che figura...!»
Sbottai sarcastico.
«Allora?»
Insistette il moro.
«Uzumaki.»
Cercai di assumere un aspetto scocciato.
«E
di cognome?»
«Uzumaki»
Dissi sbigottito, alzando il capo. Il professore guardava sul
registro.
«Bè,
ci dev'essere un errore, signor Uzumaki Uzumaki, perchè non
è
segnato sul registro.»
Mi
sta prendendo per il culo!
Pensai furioso.
«Veda
lei! Si tratta del mio cognome, razza di citrullo, mi chiamo Naruto,
Naruto Uzumaki.» Sbottai. Sakura mi guardò
scioccata, qualcuno
ridacchiò.
«Ignorerò
le offese, per questa volta. Le consiglio comunque di fare un corso
per controllare la sua rabbia, signor Naruto Naruto Uzumaki
Uzumaki.»
Rimasi con la bocca aperta per qualche secondo prima di
alzarmi «Vado a fumare!» Ringhiai a Sakura.
«Ma
tu non fumi!»
«Ho
trovato un motivo valido per iniziare!»
E, quando uscii dall'aula, mi
sembrò di vedere sul volto del professore un ghigno.
L'inferno
aveva inizio.