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Autore: Lady Windermere    17/10/2015    1 recensioni
-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-
Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-
Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete mio caro Mr Horace…-
Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.
Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza.-
balbettò.
-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.
Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.
Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.
Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Nove

 

 

 

 

-Maledizione!- inveì Rosalba cercando di rianimare il giovane redivivo, che tuttavia non dava segni di volerlo fare.

La ragazza si guardò attorno: il sole lambiva la linea dell’orizzonte, ancora poche ore e l’oscurità sarebbe calata sulla Foresta di Greenwood.

Rosalba tirò uno schiaffo al vampiro esanime, e vi assicuro che ricavò molta soddisfazione nel farlo, purtroppo però nemmeno questo metodo ebbe successo.

-Maledizione! Maledizione! E adesso come faccio?- si chiese la giovane, sempre più turbata.

Rosalba cominciò a camminare su e giù per la radura, mordicchiandosi convulsamente il pollice della mano destra. Si fermò davanti a una quercia, strinse i pugni e sferrò un poderoso calcio al tronco dell’albero.

Infine si accasciò a terra, abbandonandosi a lamenti e singhiozzi di frustrazione.

Tra un sospiro e l’altro però, fortunatamente per noi, le tornarono alla mente le parole del principe riguardo a una locanda nelle vicinanze.

La ragazza si asciugò gli occhi con il dorso della mano, si alzò e si diresse verso il corpo svenuto del vampiro.

Prese un braccio di Alexander e se lo passò intorno al collo, caricando su di sé tutto il peso del giovane.

-Uff…Quanto pesa…Sono io la delicata fanciulla, dovrei essere io quella svenuta…- si lamentò.

Ma, a quanto pare, la delicata fanciulla era molto più energica di quanto non volesse far credere, poiché, contrariamente a quanto voi potreste immaginare, non crollò sotto il peso del giovane redivivo, bensì, con quel pesante fardello sulle spalle, iniziò a camminare faticosamente nella direzione indicatale dal principe di Moonshine.

Era ormai notte quando vide in lontananza le luci della locanda e, presa dal desiderio di poter finalmente riposare in un letto caldo e di poter fare una lauta cena, accelerò il passo e arrivò ben presto davanti al portone della taverna.

Era un piccolo edificio a due piani, vecchio, ma non sul punto di crollare a pezzi, con le pareti ricoperte di rose rampicanti e i battenti delle finestre color verde bottiglia. Dall’interno proveniva il suono rassicurante di posate, risate allegre e l’odore invitante di quello che la nostra affamata eroina classificò come stufato.

Rosalba ispirò, si sistemò i capelli con la mano libera, cercò di far stare in posizione eretta il vampiro e aprì con decisione la porta della locanda.

All’interno piombò il silenzio.

Era quasi mezzanotte quando Scarlett si svegliò di soprassalto.

Accaldata, si passò una mano sulla fronte. Rumore, agitazione, scompiglio e caos avevano preso il posto della placidità tipica della notte.

Si infilò velocemente la veste da camera e aprì rapidamente la porta. Un giovane le sfrecciò davanti roteando la spada e per poco non le fece perdere l’equilibrio. Resosi improvvisamente conto di essersi quasi macchiato del reato di lesa maestà, fece dietrofront  e si avvicinò alla Principessa.

-Vostra Altezza!- la apostrofò il Reggente di Blackpool –Cosa ci fate ancora qui?-

Davanti allo sguardo costernato della ragazza il giovane le gettò un’occhiata di commiserazione –Non ditemi che stavate ancora dormendo…-

-Ma insomma, si può sapere cosa sta succedendo?- domandò di rimando Scarlett, scocciata.

Prima che il giovane riuscisse ad aprir bocca un rumore di spari e delle grida echeggiarono dal fondo del corridoio.

Subito dopo il Reggente di Inverness sopraggiunse, trafelato –Ci hanno sparato addosso, Terence! Stratford è ferito…-

Il Reggente di Blackpool imprecò –Principessa- disse rivolgendosi a un’ ancora allibita Scarlett –Dobbiamo lasciare il Castello, immediatamente…- continuò, afferrandola per un braccio e trascinandola a forza dietro di sé.

La ragazza si divincolò dalla presa del giovane –Blackpool! Non mi sembra di avervi autorizzato a rivolgervi a me in questo modo…-

Lord Terence strinse i pugni, cercando palesemente di dominare la rabbia –Principessa! Non credo che l’etichetta vi sarà così utile da morta… perché è questa la fine a cui andrete incontro se rimarrete qui…se non peggio.-

Scarlett sgranò gli occhi –Che sta succedendo?- mormorò fievolmente.

-Ci hanno attaccati di sorpresa nel bel mezzo della notte. Sono entrati nelle nostre stanze con l’intenzione di ucciderci, Principessa. Non abbiamo idea di chi sia sopravvissuto e chi no… noi siamo salvi per miracolo…- spiegò il Reggente di Inverness, mentre i tre si dirigevano frettolosamente verso l’altra ala del Castello.

-Ma chi…chi può aver organizzato tutto questo?- chiese la Principessa, costernata.

-è esattamente quello che vorremmo sapere anche noi…- rispose tra i denti Blackpool.

Altri spari interruppero le sue parole. Da lontano risuonò un rumore di passi affrettati.

Il Reggente di Moonscape comparve sullo scalone nord –Blackpool! Inverness!- urlò.

-Siete vivi!- disse, precipitandosi giù dalle scale – Hanno irrotto nella mia stanza e in quella di Redstone, sono riuscito a ucciderli, ma lui aveva una brutta ferita…n-non ce l’ha fatta…- biascicò, prendendo fiato.

-Sapete chi c’è dietro a questi omicidi?- chiese accoratamente Blackpool.

Moonscape annuì –Ho visto le insegne dei soldati nemici…-

In quel momento Lord Hamilton fece capolino dalle scale.

-Hamilton! Venite a farci compagnia…- lo invitò Inverness.

Il consigliere delegato del Regno di Moodiness sorrise, tirò fuori di tasca una pistola e la puntò contro i quattro stupefatti presenti.

-Allora- iniziò –chi sarà il prossimo? L’odioso Lord Blackpool, il leale Inverness, il timido Reggente di Moonscape o l’adorabile Principessa?- disse, leccandosi le labbra.

-Hamilton! Ma vi siete bevuto il cervello? Siamo noi!- gridò Lord Terence.

Per tutta risposta l’altro fece scattare il grilletto. Uno scoppio fragoroso rimbombò nella stanza. Moonscape si gettò tra Blackpool e il proiettile, risparmiandolo da morte certa. Poi cadde.

Un fiotto di sangue gli macchiò la camicia sul basso ventre.

-HAMILTON!- ruggì il Reggente di Blackpool, tenendo Moonscape tra le braccia, -Questa me la paghi, Hamilton. Ti ucciderò, bastardo! Ti ucciderò, hai capito? Fosse l’ultima cosa che faccio!-

Ma l’altro era già scomparso.

-Terence…- lo chiamò Moonscape –Terence, ascoltami… i-io so chi ha tramato tutto questo…-

Il giovane si portò la mano alla ferita -…G-Goldwin…è stato Goldwin…- sussurrò prima di cadere a terra, morto.

 

Nello stesso momento, un noto personaggio non aveva la benché minima idea di cosa stesse succedendo a qualche centinaia di miglia da lui.

Lord Julien, comodamente abbandonato sui cuscini che rivestivano la sua lussuosa carrozza da viaggio, era in realtà profondamente annoiato.

Si era disgraziatamente scoperto alquanto ignorante in merito di picchetto, e, in aggiunta a questa deprecabile mancanza, del tutto incapace di afferrare i principi basilari del poker, con l’immensa gioia del suo impareggiabile postiglione, le cui tasche ora tintinnavano di monete sonanti.

Esclusi i due principali svaghi che allietavano la permanenza in carrozza di così tanti gentiluomini del tempo, al nostro povero, adorabile Reggente non rimaneva che indirizzarsi verso altre occupazioni.

Cercò di dormire, dopotutto era notte fonda, ma i continui sussulti del mezzo di trasporto, che non sembravano recare disturbo a nessun altro passeggero, minavano il suo sonno delicato. Tentò di affinare la sua mente con l’alta letteratura, e devo dire che ci provò seriamente, ma arrivato alla quindicesima pagina di “Cento gradazioni di marrone: tutti i segreti per la perfetta coltivazione delle patate” dell’inestimabile reverendo Wickless, prestatogli da Mr Horace, abbandonò ogni sforzo intellettuale.

Al tediato lord quindi non restava che dedicarsi a ciò che gli riusciva meglio: ossia disturbare in ogni modo possibile il suo prossimo. In fin dei conti che altre possibilità aveva?

Il prossimo in questione, guarda caso, era proprio Faust.

-Faust!- lo chiamò Julien.

Un mugolio di protesta gli fece capire che il suo vicino era ritornato dal paese dei sogni.

-Faust…- continuò –Mi sto annoiando…-

-Ne sono contento…- bofonchiò l’altro, mezzo addormentato.

Il Reggente di Melancholy si fece cadere un lacrima sulla guancia –Ecco, mai che nessuno mi presti attenzione…-

Per tutta risposta Faust voltò il viso dalla parte opposta.

-Sono il tuo futuro cognato, dopotutto…Dovresti portarmi rispetto!-

-Julien, il rispetto è l’ultima cosa a cui potresti mai aspirare….- mugolò una voce assonnata.

Il Reggente incrociò le braccia e mise il broncio –Questo non mi sembra giusto…né tantomeno bello da dire da parte tua, Soren…Credo che mi metterò a piangere…-

-Su su Julien, Drenlincourt forse non ti porta rispetto?- lo rassicurò pigramente Florence.

Julien corrucciò le labbra –Io non voglio il rispetto di Drenlincourt! Ci sono solo due categorie di persone che odio: gli ipocriti e  bugiardi…e lui appartiene a entrambe.-

-Ma senti da che pulpito viene la predica…- borbottò Faust, sbadigliando.

Lord Prince si rimirò gli stivali lucidi –Ho deciso di uccidermi…-

Nessuno si preoccupò di fornirgli una risposta, anche se molte, e non proprio raffinate, passavano nelle teste dei suoi interlocutori.

-Anzi no, non voglio privare l’umanità della mia preziosa esistenza…-

-Se c’è una cosa che non ti manca, mio caro, quella è l’autostima…- commentò Soren.

-Mi sembra ovvio… Com’è possibile non amarmi? Sono semplicemente adorabile!- esclamò piacevolmente Julien.

Florence aprì un occhio –Sai, mi ricordi tantissimo una certa persona…- disse con una sfumatura di tristezza nella voce.

Nella carrozza tornò finalmente il silenzio. Ma non per molto.

-Ultimamente ho una folle idea a cui ripenso praticamente di continuo…- iniziò l’adorabile lord.

-Non avevo dubbi…- mugugnò Faust.

-Mi chiedevo…- continuò l’altro imperterrito –Mi chiedevo se, dopo il matrimonio di mia sorella, non potremmo vivere tutti insieme per sempre…-

Faust fu colto da un attacco isterico, Florence sobbalzò sui cuscini e Soren mimò il gesto di tagliarsi le vene.

Il Reggente assunse un’aria indignata –Bastava semplicemente un no…-

La sua posa solennemente sdegnata però non durò a lungo, in quanto il cocchiere fu costretto a sterzare improvvisamente e il giovane Reggente per poco non fu sbalzato fuori dalla carrozza, cadendo in modo molto poco maestoso dal sedile.

-Che peccato, quasi speravo di essermi liberato della tua presenza…- disse Soren, dopo essersi accorto che il fortunato lord non era incappato in una morte accidentale.

-Ecco! Visto? Non vedete l’ora di liberarvi di me! Non mi volete nemmeno uno straccio di bene….non fate che prendermi in giro e ridere alle mie spalle! Ma sapete che vi dico? Non me ne frega più niente! Né di voi né di quello che dite...per quel che mi concerne potete anche morire… D’ora in poi vi renderò la vita impossibile!-

-Perché, fino adesso cosa hai fatto?- chiese Soren.

Julien lo ignorò –Avete qualcosa da dire in vostra discolpa?-

-Sì! Siamo arrivati!- esclamò Florence.

-Sia lode al Signore!- concluse Faust precipitandosi fuori dalla carrozza appena questa si fermò, travolgendo così il povero palafreniere che si accingeva a compiere decorosamente il proprio dovere aprendo lo sportello, e che si ripromise di cercare un lavoro in cui non dovesse avere per forza a che fare con gentiluomini imbizzarriti e carrozze cigolanti.

 

 

La prima a essere turbata dalla vista di Rosalba, sudicia e infreddolita, che reggeva a fatica un giovane poco più grande di lei, fu Mrs Johnsonn, la locandiera.

Questa caritatevole donna dall’aspetto alquanto matronale si fece subito un punto d’onore nel cercare di aiutare quella incantevole fanciulla e il suo altrettanto incantevole…marito? Fratello?

La fronte di Mrs Johnsonn si aggrottò. Certo la ragazza non aveva affatto l’aria da poco di buono, ma ormai di quei tempi… Il suo rigido rigore morale non le avrebbe mai permesso di aiutare una di quelle donnaccie. E bisognava pur ammettere che la situazione era molto compromettente.

Per questo motivo, la nostra benevola matrona squadrò Rosalba in un modo che alla nostra protagonista non piacque affatto.

La ragazza, non potendo sapere quali contrastanti pensieri si aggiravano nella mente della locandiera, si sentì profondamente offesa e le ricambiò il favore, squadrandola a sua volta dall’alto in basso.

Mrs Johnsonn avvampò sotto lo sguardo sprezzante di Rosalba. L’insolenza della ragazza confermava tutti i suoi dubbi. Quale fanciulla di buona famiglia infatti avrebbe potuto dar prova di così tanta maleducazione?

Di conseguenza, la locandiera represse lo sdegno –Ebbene, avete bisogno di qualcosa?- disse bruscamente.

Rosalba cercò di avvicinarsi al bancone –Sì. Desidererei una stanza….- gettò un’occhiata al vampiro svenuto sulla sua spalla e aggiunse –Anzi, facciamo due…-

Mrs Johnsonn la gelò con lo sguardo –Signorina…la prego di cercare un’altra sistemazione per la notte. Questa è una locanda rispettabile…-

Rosalba notò il rapido cambio di persona e sentì la rabbia montarle dentro –E con questo cosa vorrebbe insinuare?-

La donna fece spallucce –Io dico solo ciò che vedo…-

La ragazza fece uno sforzo sovraumano nel trattenersi dallo sputare in faccia ed andarsene, ma, dopo tutta la fatica che aveva fatto per arrivare fin lì, non aveva intenzione di gettare la spugna.

Afferrò con ira repressa la borsetta appesa al suo logoro abito e la rovesciò sul tavolo.

Rotonde monete d’oro sonante si riversarono sul bancone sotto lo sguardo allibito della nostra matronale locandiera.

-Queste sono cinquanta corone d’oro zecchino –annunciò la ragazza- e mi sembra che sia il giusto prezzo per affittare due camere: una per me e una per mio…fratello…-

Mrs Johnsonn la guardò stralunata e si affrettò a raccogliere tutte le monete –Ma non abbiamo due camere libere…-

-Allora mi accontenterò di una, ma badi, mi aspetto il massimo dei servizi che può offrirmi questa bett…locanda…-

La coscienza della donna aveva ormai ingaggiato un duello all’ultimo sangue con la sua altrettanto immensa avidità. E fu così che l’integrità morale perse una sua strenua sostenitrice.

A malincuore, ma con le tasche piene di denaro, Mrs Johnsonn porse alla ragazza la chiave di una stanza.

Rosalba potè quindi avviarsi su per le scale, tra gli sguardi ammirati dei presenti che si chiedevano chi potesse essere quella giovane la quale aveva fatto dimenticare a Mrs Johnsonn, seppur per un momento, i suoi inappellabili scrupoli morali.

 

Terence Blackpool chiuse gli occhi di Moonscape con un leggero movimento della mano.

Ignorando i singhiozzi isterici della Principessa, Inverness si protese verso il reggente

-Perché mai Goldwin avrebbe dovuto organizzare tutto questo?-

-Perché mai un uomo assetato di potere avrebbe dovuto organizzare una congiura di stato?- gli rispose l’altro bruscamente.

Scarlett si asciugò gli occhi con le mani –Ma come poteva sapere chi doveva uccidere, dato che non era presente al Consiglio Speciale?-

-Lady Scarlett ha ragione…come poteva sapere con esattezza chi avrebbe preso le sue parti e chi no?- ribadì Inverness.

Blackpool alzò lo sguardo dal corpo dell’amico –Qualcuno ci ha traditi…-

-Questo era evidente…- replicò la Principessa –Hamilton ha appena cercato di ucciderci…-

-Hamilton non c’entra! Non sarebbe stato capace di tradirci…è solamente un codardo. No, deve esserci qualcun altro sotto…qualcuno che poteva garantire protezione e sostegno a tutti coloro che avessero voluto passare al nemico. Qualcuno che ha appena consegnato a Goldwin l’intero Regno su un piatto d’argento…- spiegò Blackpool.

-E chi potrebbe essere questo qualcuno?- sussurrò la Principessa.

Blackpool rinfoderò la spada –Bella domanda, Principessa, ma al momento mi sembra abbastanza difficile potervi dare una risposta… anzi, se il vostro desiderio non è essere infilzata dai soldati di Goldwin, vi consiglio di affrettare il passo…Dobbiamo uscire dal Castello.-

Si stavano giusto avviando verso il corridoio che portava ai sotterranei, quando Scarlett si bloccò all’improvviso.

Vedendola impallidire i due giovani le si avvicinarono preoccupati –Vostra Altezza?- la chiamò Inverness.

-M-mia madre…- mormorò fievolmente la ragazza.

-Dannazione! –esclamò Blackpool colpendo il muro con la mano –Non possiamo più fare nulla…Gli alloggi Reali si trovano dall’altra parte del Palazzo!-

-Io non lascerò mai mia madre nelle mani di quegli assassini!- esplose Scarlett.

Il reggente di Blackpool l’afferrò per un braccio –Non possiamo mettere a repentaglio la vostra vita per salvare la Regina! Ormai voi siete l’unica speranza per Enchantment!-

Lady Scarlett si liberò bruscamente dalla sua stretta –Non mi importa nulla di Enchantment! Non abbandonerò mia madre proprio quando ha più bisogno di me! Io salverò la Regina, Blackpool, e non sarete certo voi a fermarmi!-

Detto questo cominciò a correre a ritroso per il Palazzo, incurante delle ammonizioni di Inverness e delle imprecazioni di Blackpool.

Corse a perdifiato fino agli alloggi Reali, evitando per poco di essere scoperta da una gruppetto di giovani soldati nemici.

Quando arrivò davanti alla stanza di sua madre prese un bel respiro e vi entrò di soppiatto, cercando di fare il minor rumore possibile.

Si avvicinò ansimando al letto della Regina, brancolando nel buio della camera.

-Madre…- bisbigliò –Madre, ci hanno attaccati di sorpresa…dobbiamo andarcene da qui…-

Non ottenendo risposta Scarlett scostò le lenzuola e…trovò il letto vuoto.

-Principessa…sapevo che sareste venuta…- disse una voce da dietro le cortine del letto.

Presa dal panico, indietreggiò di scatto, andando a sbattere contro la parete.

-C-chi siete?-

Il proprietario della voce si fece avanti, mostrandosi alla debole luce di una candela accesa sulla scrivania della Regina, e sorrise.

 

Faust era in preda all’ansia. Le sue dita tremavano mentre cercava di abbottonarsi il frac appena comprato. Quando poi ci riuscì si dedicò all’arduo compito di sistemarsi la cravatta.

-Dannazione!- imprecò quando sgualcì la quinta cravatta sotto lo sguardo commiserevole del cameriere personale di Lord Julien.

Proprio mentre stava per completare il nodo della sesta, il bussare alla porta lo fece sussultare, rovinando così la sua opera d’arte.

Faust si lasciò sfuggire una serie di violente quanto esecrabili invettive, e si voltò scocciato verso la porta, dove faceva capolino Lady Lucrezia.

Gli occhi divertiti di lei gli fecero capire che aveva sentito il suo sproloquio.

-Lady Lucrezia…Non credevo…non sapevo…- si difese imbarazzato.

Lei gli si avvicinò col sorriso sulle labbra –Non preoccupatevi…sono la sorella di Julien dopotutto…-

Il pensiero che il giovane reggente avesse profanato le orecchie della sua bella non fece certo salire la stima che aveva per Julien. Anzi si ripromise di far due chiacchiere con lui, anche se non era proprio parlare la sua intenzione, al riguardo.

La giovane prese una cravatta nuova dal mucchio e gliela fece passare sopra il colletto della camicia. Il suo viso era così vicino che Faust si sentì avvampare.

-Siete agitato per stasera?- chiese mentre ultimava sapientemente il nodo a farfalla.

-Beh…è la nostra festa di fidanzamento…certo che sono agitato. Anche se mi ripeto che tutto andrà esattamente secondo i miei piani, continuo a temere che qualcosa rovinerà tutto, voi non vorrete più vedermi e…-

Lady Lucrezia gli appoggiò un dito sulle labbra, zittendolo.

-Shhh…Sarà la più bella festa di fidanzamento di tutta la Stagione. In ogni modo, non credo di essere così volubile da rompere qualsiasi legame con voi per un motivo così futile…-

Faust si morse le labbra –Non intendevo questo…non credo che siate volubile, anzi, siete la donna più paziente e sensibile che io abbia mai conosciuto e probabilmente morirei dal dolore se mi lasciaste…Lucrezia io vi amo e non posso vivere senza di voi!- concluse con uno slancio passionale di cui si pentì immediatamente.

La giovane tuttavia fece un mezzo sorriso, gli allacciò le mani dietro la nuca e posò le labbra sulle sue.

Faust spalancò gli occhi, sbigottito da un gesto così audace, ma le cinse la vita con le braccia e ricambiò con passione il bacio. Mentre la baciava gli sembrò di essere invincibile, di poter ottenere tutto ciò che voleva e tutti i suoi dubbi furono fugati.

Nel momento in cui lei si staccò delicatamente da lui e gli sorrise, si sentì la testa girare vorticosamente e chiuse gli occhi.

Quando li riaprì lei era già scomparsa.

 

Rosalba si tolse il vestito logoro e rimase in sottoveste e corsetto.

-Devo lavarglielo, miss?- chiese gentilmente la cameriera.

-Se potessi averne uno nuovo sarebbe meglio. Mi accontento anche di qualcosa di sobrio…qualsiasi cosa è meglio di quello straccio. Ah, naturalmente pagherò per il disturbo.-

La cameriera annuì –Cercherò tra gli abiti smessi della signora, miss.- lanciò uno sguardo alla figura esile della ragazza –Temo però che dovrò modificarlo…ve lo porterò domani mattina, miss…se la cosa non vi arreca disturbo…-

Speriamo che Mr Black non riprenda conoscenza prima di domani, altrimenti…

-Sì, credo che possa andar bene. Grazie di cuore.-

La cameriera fece una riverenza e se ne andò. Avrebbe avuto molte cose da raccontare quella sera alle sue amiche. Si sarebbe divertite ad immaginare, anche se non era difficile, il motivo che aveva spinto una ragazza a passare la notte seminuda nella stessa stanza di un bellissimo giovane. Di certo non doveva avere delicati scrupoli.

Rosalba, ignara che la cameriera stesse riflettendo sulla sua coscienza morale, si guardò attorno. A malincuore dovette ammettere che Garrett aveva avuto ragione almeno su una cosa: la pulizia. L’intera locanda era lucida come uno specchio. La sua stanza non presentava nemmeno il più piccolo granello di polvere e il letto sembrava comodo e accogliente.

Peccato che ce ne fosse uno solo.

E attualmente vi era riverso un vampiro di sua conoscenza.

La ragazza si morse le labbra. Possibile che tra tutte le stanze che potevano capitarle le avessero assegnato proprio quella matrimoniale?

Rosalba cercò di spostare il giovane dalla posizione scomposta in cui si trovava.

Dovrò metterlo anche a letto adesso…e, perché no?, rimboccargli le coperte…

La ragazza sbuffò e iniziò a svestirlo.

Ti prego fa che non riprenda conoscenza proprio in questo momento… supplicò nella sua testa, mentre gli sbottonava la camicia. Le sue mani passarono delicate sul suo petto d’alabastro.

Rosalba si meravigliò della sua mancanza di calore.

-Che dici, ti piaccio?-

La voce di Alexander, per quanto fievole, la fece sobbalzare.

-I-io…vistavosolotogliendoivestiti…- disse tutto d’un fiato.

Il vampiro la guardò dall’alto al basso –Sì, questo l’avevo capito…-

Rosalba, suo malgrado, si sentì avvampare –Non mettetevi strane idee in testa. Vi stavo semplicemente mettendo a letto. Volevo solamente essere gentile, ma visto che vengo fraintesa, non ci proverò mai più…-

Gli occhi color mattone del ragazzo la fissarono divertiti –Ah…e non vorresti venire anche tu a letto?-

Rosalba contrasse la mascella –Io dormirò su una sedia…-

-Ma il letto è così grande e fa così freddo…se saremo in due ci…riscalderemo a vicenda…-

Il tono provocatorio di Alexander le fece desiderare di prenderlo a schiaffi, nonostante le sue condizioni precarie.

Mentre stava appunto pensando a come fargli molto male senza dover assistere alla sua dipartita, il vampiro si lamentò dal dolore.

-Mr Black!- gridò lei, avvicinandosi al letto.

Alexander tentò di ridere, ma il suo volto si contrasse per gli spasimi –Ancora questo Mr Black…di certo non allevia la mia sofferenza.-

-Cosa posso fare per guarirvi?-

Il vampiro sorrise –Diciamo che la tua nuova mise mi ha ridato le forze…Ti dona moltissimo…-

Rosalba si portò le mani al corsetto –Invece di manifestare la vostra stupidità in maniera così infantile, vorreste gentilmente dirmi come posso migliorare le vostre condizioni fisiche?-

Alexander fece per rispondere, ma fu attanagliato da una fitta così forte che le sue mani strinsero dolorosamente le lenzuola.

Rosalba impallidì –Mr Black…Alexander…-

-A quanto pare dovevo essere in punto di morte affinchè tu ti degnassi di chiamarmi per nome. Se l’avessi saputo prima non avrei aspettato così tanto…-

La ragazza si morse la lingua per esserselo lasciata sfuggire.

-In punto di morte?- chiese, preoccupata.

Il vampiro annuì debolmente –Se il mio fisico non riceve del sangue, entro le prossime ore non avrò più neppure la forza di respirare e, a quel punto, sarò cibo per i vermi…-

Rosalba si sedette sulla sponda del letto e gli prese la mano per sentirgli il battito.

-Amore, i vampiri non hanno battito…- sussurrò Alexander, divertito.

La ragazza lasciò andare la mano di scatto, ma il vampiro gliela prese dolcemente e la poggiò sopra la sua.

-Se devo proprio andarmene, voglio che tu sappia una cosa…-

Rosalba si alzò in piedi e strinse i pugni –Voi non andrete da nessuna parte.-

Alexander la guardò stralunato –Apprezzo lo sforzo, dolcezza, ma senza sangue non ho molto tempo da vivere…e non credo che tu abbia del sangue nelle tasche del vestito o nella scollatura del corsetto. Ma potrei comunque controllare, se è questo che vuoi…- concluse malizioso.

-Vedo che non avete perso la vostra lingua sciolta…-

-Se ti avvicini vedrai che la mia lingua è molto più che sciolta…-

Rosalba gli voltò le spalle. Non so se funzionerà, ma devo provare…non posso lasciarlo morire così, dopo tutto quello che ha fatto per me…

-Ho preso una decisione- disse, voltandosi –Berrete il mio sangue.-

 

Angolo dell'autrice: Ciao a tutti!! Spero che il capitolo vi piaccia! 

Ringrazio sempre tutti quelli che recensiscono o comunque leggono o apprezzano questa storia, è molto importante per me!

Bacioni 

Lady Windermere <3

 

 

  
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