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Autore: Lady Aileana    18/10/2015    0 recensioni
"Cosa vuoi che ti dica?"
" Dimmi solo che mi ami"
Lei lo guardò pensierosa.
"Tu mi ami?" rispose lei invece.
"Io non ti amo." disse lui e a quelle parole Hermione si sentì morire dentro.
"Non ci sono parole per quello che provo e una stupida frase come 'ti amo' non mi basta. Io voglio dimostrarlo con i fatti." aggiunse lui.
La ragazza trasse un sospiro di sollievo e accecata dalla gioia gli lanciò le braccia al collo.
"Oh, ma Draco tu lo hai già dimostrato." lo corresse lei. "Ti amo Draco Malfoy"
Lui la prese dalla vita, la trascinò vicino a sè e si abbandonarono a un bacio spassionato, proibito.
E tra un bacio e l'altro mormorò più volte all'orecchio di lei:
"Ti amo Hermione Granger. Sei la mia luce. La mia ancora di salvezza. Sei come la gravità, solo tu mi tieni ancorato a terra. Sei la mia unica ragione di vita."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mi svegliai di soprassalto, sconquassata dalla ferocia del gigante e mi resi conto di essere nel bel mezzo di una lotta fra giganti. Strattonata con una delicatezza pari a quella delle montagne russe, ma non altrettanto entusiasmante, venivo brutalmente contesa tra i due.
 
Il mio sequestratore stava avendo la meglio sull’avversario, nonostante si trovasse in svantaggio. Sferrava un colpo dopo l’altro con una violenza tale da poter uccidere il suo omonimo, ma l’altro era tenace e parava ogni attacco con una goffaggine che mi fece intenerire.
 
“Intenerire…?” ripetei, sorpresa dai miei stessi pensieri.
 
Studiai i suoi modi di fare e mi ritrovai piacevolmente confusa nel riconoscere qualcosa di alquanto familiare nel suo portamento che fece scattare in me un leggero senso di speranza e disperazione.
 
Così cercai di aguzzare lo sguardo, per quanto mi fosse possibile in quel lugubre buio, perché…
 
“…ma non è possibile…” ma quel viso mi era fin troppo conosciuto… non volevo sbagliarmi, eppure…
 
Poi notai la sua piccola statura, che avrei potuto associare a un gigante ancora nella fase dello sviluppo, ma il mostro sembrava perfettamente cresciuto, con le tipiche forme caratteristiche della sua specie che lo distinguevano da uno con pochi anni di vita.
 
Solo quando mi giunse un suo lamento, in un inglese sdentato, tutti i tasselli del puzzle ritornarono al loro posto; ma il quadro generale della situazione che si formò non mi fece impazzire dalla gioia. Mi si gonfiò il cuore di orgoglio, ma lo stomaco si strinse in una morsa dolorosa di preoccupazione.
 
-Lascia andare…Tu…lascia…H-herr…mioone! –
 
“Grop.” capii subito. “Era venuto a salvarmi…” un violento strattone mi strappò dalle mani del gigante lasciandomi stordita per un attimo.
 
Passai fra le rassicuranti mani del mio fidato amico, ma quel breve stallo di serenità venne brutalmente interrotto da un colpo brutale sferratogli alla nuca, talmente feroce da farlo sanguinare copiosamente.
 
Uno strillo rotto da un singhiozzo mi scappò assordante dalla gola. Ero inorridita, ma non tanto per quella cascata di sangue putrido che mi si riversò addosso; questa volta tutte le mie premure erano unicamente rivolte al fratellastro di Hagrid.
 
“Che sciocco! Si farà ammazzare così!” pensai disperatamente con le lacrime agli occhi. “Perché ha dovuto intromettersi? Non ho mai desiderato che qualcuno morisse per me.”
 
Doveva pur esserci un modo per uscire indenni da quella situazione, ma mi si sentivo completamente inutile tra le sue braccia. Ero una spettatrice passiva di quell’orribile teatro di sangue e mi odiavo per questo.
 
La situazione stava andando a peggiorare: il mostro aveva ripreso possesso della sua clava, aveva fatto lo sgambetto a Grop e aveva approfittato del suo intronamento per sbatterlo ferocemente contro un albero.
 
Rotolammo insieme per terra, ma prima che la visuale mi fosse oscurata da un braccio di Grop, vidi il mostro alzare pericolosamente la sua mazza con uno sguardo assassino che animava i suoi occhi neri e insensibili.
 
Strinsi gli occhi e venni avvolta completamente da quelle tenebre a cui mi sarei dovuta abituare.
 
“Ormai è finita… Grop morirà e io finirò tra le grinfie di quel mostro.” mi rassegnai sconsolata con lacrime di dolore che mi rigavano il viso. “Nessuno verrà a salvarci questa volta.”
 
Sentii il gigante gridare. Un gemito pietoso che mi fece accapponare la pelle dal raccapriccio. Quella scena di tortura non era concepibile e mi raggomitolai spaurita su me stessa, come per soffocare quei rumori strazianti che si disegnavano nella mia mente in immagini abbastanza realistiche da farmi rabbrividire violentemente.
 
Scossa dai singhiozzi mi resi conto di aver sempre voluto bene a quel goffo gigante, così piccolo e insicuro, troppo simile al fratellastro per poterlo declassare a qualcosa che non sia simile a un amico.
 
Avvertii il suo peso su di me e la sua energia vitale afflosciarsi fino a quasi lasciarlo andare e piansi sempre più forte, consapevole dell’arrivo della sua morte.
 
Anche se la mia aspettativa di vita stava andando ad assottigliarsi sempre di più, promisi a me stessa di non dimenticare mai la sua lealtà; era qualcosa di troppo forte da poter dimenticare e sorvolare con leggerezza. Lo avrei sempre portato nel cuore, insieme a tutte le altre vittime che andavano sempre ad aumentare a causa di questa maledetta guerra e che avevano il diritto di essere ugualmente vendicate, senza alcuna distinzione di sangue.
 
Ecco, avevo deciso: il mio obiettivo, se mai sarei sopravvissuta miracolosamente a quella battaglia, sarebbe stato portare giustizia nel Ministero della Magia. Avrei lottato fino allo stremo per portare alla votazione di una legge di diritti che garantisse il rispetto vitale di qualunque creatura magica, ognuna delle quali era dotata di un cuore capace di donare un amore sincero, forse anche più vero di quello degli stessi maghi. Fino a prova contraria erano l’odio e l’egoismo la causa delle morti di quegli innocenti, sentimenti che prevalevano nell’umanità, fin troppo radicati negli animi altrui per riuscire a estirparli veramente del tutto.
 
Poi qualcosa di inaspettato accadde e quel miracolo tanto atteso si presentò nelle sembianze di un angelo vendicatore.
 
Avvertii il peso del gigante affievolirsi fino quasi a scomparire, concentrandosi solo sulla pressione che esercitavano le sue mani per tenermi con sé, finchè non venni depositata delicatamente a terra, in una piccola radura spoglia.
 
Avvertii una presenza premere sul mio corpo e il mio cuore sobbalzò una volta e poi una seconda quando il fiato di qualcuno mi solleticò la pelle all’altezza del collo e poi una terza quando sentii premere violentemente una mano sul mio cuore che cominciò a pulsare all’impazzata dando a chiunque fosse quell’essere la prova della mia vitalità stupidamente.
Sentendomi minacciati mi costrinsi a socchiudere gli occhi e con una fatica immane li aprii quel tanto che bastava per scogliere nella notte l’unica fonte di luce, che rifletteva i propri raggi nella notte illuminando con un bagliore etereo e quasi ultraterreno la figura di un ragazzo che si stagliava imperiosamente sopra di me.
 
“Ero morta.” conclusi semplicemente.
 
Quella visione celestiale era solo frutto della mia immaginazione, non poteva essere altro, non era possibile…
 
Il suo volto si aprì in un sorriso di sollievo, abbagliandomi. Un sorriso tirato da una preoccupazione che andava ad affievolirsi, concedendogli di rilassare quei muscoli tesi dal nervosismo.
 
…eppure se avessi dovuto soffermarmi su tutte le cose che avevo sempre ritenuto impossibili, e che invece si erano rivelate fattibili, sarei impazzita, Ma come era possibile? Stava veramente accadendo quello che i miei occhi vedevano oppure era tutto frutto della mia immaginazione?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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