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Autore: MartsValdez    18/10/2015    0 recensioni
Reyna pensava che nessuno sarebbe mai riuscito a scoprire la debole ragazza che si celava dietro la calma e lo sguardo severo. Leo si diceva capace di aggiustare tutto, persino i cuori infranti, ma aveva bisogno che qualcuno aggiustasse il suo.
Leyna con accenni Jasper, Frazel e Percabeth.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Octavian, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Stando a ciò che avevano detto Percy e Chirone, la caccia alla bandiera sarebbe iniziata alle sette di sera. Reyna si sistemò la pesante armatura. Il solito mantello viola fu sostituito da uno rosso, per indicare la squadra di appartenenza.
Poco prima dell’inizio del gioco, la squadra rossa si riunì per elaborare un piano.
Dopo un po’ di discussioni, si delineò il piano: inizialmente i ragazzi di Ecate e Atena sarebbero andati in “esplorazione” per cercare  la bandiera blu. I figli di Ecate contavano su trucchetti con la foschia che li rendessero invisibili, mentre quelli di Atena  facevano da scorta. Nel frattempo i ragazzi di Ares sarebbero rimasti di guardia aspettando un segnale per attaccare e quelli di Efesto avrebbero  posizionato le trappole. Infine la casa di Ermes si sarebbe divisa tra i figli di Atena e quelli di Ares.
Nascosero la bandiera nei pressi di uno strapiombo che terminava con un fiume.
Reyna rimase a guardia della bandiera, fino a quando non vide Octavian: stava cercando di far cadere Leo giù dal dirupo. Se Reyna non l’avesse fermato, sarebbero stati guai seri.
-Octavian, smettila immediatamente!- la ragazza si mise tra l’augure e il ragazzo messicano, rivolgendo uno sguardo omicida al primo. Poi si girò verso Leo e gli chiese se fosse tutto intero. Octavian approfittò della momentanea distrazione di Reyna e la colpì con tutta la sua forza sulla schiena, con il gladius. Il pretore cercò di mantenere l’equilibrio, ma cadde su Leo, che esssendo sul ciglio dello strapiombo, cadde giù trascinando anche lei.
Aveva appena realizzato ciò che era successo quando cadde nel fiume.
Reyna sapeva nuotare, ma c’era un piccolissimo problema:  l’armatura pesava tantissimo e la trascinava a fondo. Lei cercò di sganciarla più rapidamente che poteva, ma non era un lavoro facile, i secondi sembravano durare secoli e aveva bisogno di ossigeno.
Dopo circa un minuto riuscì a levarsi l’armatura, ma ormai non riusciva più a muoversi. Si costrinse a pensare a qualcosa di bello, se doveva morire, voleva che il suo ultimo pensiero fosse piacevole.
Si ricordò un pomeriggio d’estate all’isola di Circe. Il profumo di gelsomino e il sorriso di Hylla. Ma il pensiero fu interrotto da qualcosa -o meglio- qualcuno, che la tirava verso l’alto: Leo la stava trascinando verso la riva.
Quando raggiunsero la sponda del fiume, Reyna si lascio cadere sull’erba fresca, tossicchiando acqua e respirando affannosamente. Quando si riprese, Leo era accanto a lei, i vestiti bagnati e la camicia appiccicata al torace magro.
-Grazie Valdez- mormorò Reyna, tentando di alzarsi. Ma non appena inarcò la schiena, si ricordò del taglio procuratole da Octavian. Si passò una mano con cautela sulla ferita, che aveva iniziato a sanguinare copiosamente.
- Di niente, dulzura. Salvo ogni giorno le belle ragazze dall’annegamento.-
Lei ignorò i comlpimenti e tentò a fatica di mettersi a sedere. Quando ci riuscì, decise che doveva creare in qualche modo una fascia per fermare il sangue. Mi tolse la maglietta, restando in reggiseno sportivo. Quando Leo la vide, i capelli gli andarono un po’ a fuoco.
-Finiscila Valdez, piuttosto vedi di asciugarmi la maglietta con quelle fiamme, e muoviti prima che muoia dissanguata.-
-Ai suoi ordini pretore. Sarebbe un peccato che una bella ragazza, con un corpo niente male per altro, moris..-  Leo fu interrotto dalla maglietta di Reyna che gli arrivava in faccia.
-Muoviti, ho detto-
-Okay okay-  Il ragazzo dosò il calore in modo da asciugare la maglietta velocemente ma senza bruciarla, e la restituì a Reyna, che la strappò in modo da creare una fascia di fortuna.
I due ragazzi si sedettero ai piedi di un albero. Per passare il tempo, si raccontarono piccoli aneddoti della loro vita, scoprendo a poco a poco di non essere poi così diversi.  Alla fine però si addormentarono, confidando nel fatto che con l’arrivo del giorno, sarebbe stato più facile ritornare al campo.
 
   
 
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