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Autore: SheHadTroubleWithHerself    18/10/2015    1 recensioni
‘Qualcosa che non va Tomlinson?’-domando sfoderando il mio sorriso strafottente migliore.
‘Non rompermi il cazzo, ragazzina.’ Mi chiedevo quanti anni avesse più di me per chiamarmi così. Eppure non dimostrava di avere tanti più anni di me…
‘Oh, capisco. Se le cose vanno male al “grande uomo” bisogna lasciarlo nella sua quiete, afferrato.’-continuo fregandomene del suo malumore.
‘Avanti, sfogati!’-incito-‘In fondo non hai paura di picchiare una ragazzina come me, giusto?’
***
"Non avevo mai notato il suo viso da così vicino. Gli occhi marroni scuri, I capelli raccolti neri, il sorriso stronzo che compare sempre dopo ogni sua battuta e le labbra carnose così rosse tanto da volerle toccare."
***
"Forse l’avevo sottovalutato.
Forse è pericoloso davvero, e io non dovrei stuzzicarlo più di tanto."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO ALTERNATIVO: Let me explain (second chance)

 

-Tomlinson, è arrivato il momento- mi avverte la guardia

Anniusco leggermente, piego in tre il foglio su cui stavo scrivendo e lo inserisco nella busta leccando poi i bordi per chiuderla.

-Potresti farla recapitare?- chiedo con voce sottile, quasi impaurito di una risposta negativa

-Certo- sorride l'omaccione

Sporgo i polsi per l'nserimente delle manette, ma dopo aver negato con lo sguarda, mi lascia semplicemente camminare davanti a lui. La strada non si presenta come pensavo. Ad un certo punto la guardia, che ho scoperto si chiamasse Bruce, mi fa fermare e attendere davanti a una porta di legno scura.

Ho il cuore a mille, sento che qualcosa non va, che qualcosa sta per cambiare. Noto solo adesso la sudorazione delle mie mani e le mie gambe pronte a cedere. E' la fine.

-Entra pure Louis.- dice una voce dietro la porta

Un po' spaventanto, abbasso la maniglia con estrema lentezza entrando dentro alla stanza che scopro essere una sorta di ufficio.

-Come ti senti, ragazzo?- chiede l'uomo in giacca e cravatta, Bruce in piedi affianco a lui

Sembrano quasi allegri.

-Come si sentirebbe se le stessero per iniettare del potassio per ucciderla?- chiedo un po' scontroso, cosa diavolo dovrei rispondere? -mi scusi- però dico subito dopo

-No, hai ragione. E' una domanda stupida- si riprende lui, smettendo di sorridere

-Allora, per cosa verrai condannato?-

Deglutisco rumorosamente, non sono fiero di ciò che ho fatto e raccontarlo non è facile come tutti pensano. Prendo un lungo respiro e cerco di limitare il tremolio alle mani. -Ho ucciso due persone, signore. Un mio coetaneo e un poliziotto.-

-Nel rapporto c'è anche scritto che hai ferito un uomo, è vivo per miracolo.- continua lui-Sarà allora felice di sapere che scomparirò per sempre dalla faccia della terra- rido sarcastico -Mi scusi, perché sono qui? Pensavo che la mia codanna sarebbe stata alle cinque in punto e vedo che sono ormai le cinque e un quarto.- chiedo curioso

-Vede, signor Tomlinson, ho sempre creduto che la pena di morte fosse ormai superata, anche se quando vedro stupratori e serial killer condannati un peso mi si leva dal cuore. Ho raccolto alcune testimonianze, mi piace conoscere le persone prima di condannarle,- . -Mi perdoni se la interrompo ma appare un po' sadica la cosa- ridacchio

-Beh in effetti sì. Ma queste testimonianze l'hanno salvata; Ho chiesto al personale, alla sua famiglia e ad alcuni detenuti. Molti di loro mi hanno raccontato che i suoi crimini non sono stati dettati dal desiderio di uccidere, l'uomo che è stato salvato era seriamente motivato a vederla morto ma non penso che questo accadrà.-

COSA? -penso rimanendo a bocca aperta, e mi rendo conto di non aver minimamente fiatato

-Io le sto proponendo un'offerta che dubito lei possa rifiutare. Se la uccidessi, io avrei fallito. Io mi reputo un educatore e di certo non si può educare un essere vivente ucidendolo. La sue rieducazione consisterebbe in un anno di lavoro non retribuito a Baltimora.-

Non penso di essere un bello spettacolo in quel momento. Gli occhi sgranati e la bocca semichiusa.

-I-io... sta parlando sul serio?-

-Io non scherzo mai. Accetta?-

-E' una candid, vero? Ma è almeno una cosa legale?-

-Signor Tomlinson, nella durata di quell'anno a Baltimora non sarà certo lasciato libero. Avrà sempre almeno due guardie costantemente attaccate alla sua schiena.-

Il familiare groppo alla gola mi accompagna, insieme al bruciore delle lacrime calde che stanno già per uscire.

-I-io... sono senza parole-

-Lo immaginavo- sorride l'uomo incravattato -Il volo è alle sette, desidererà sicuramente vedere i suoi familiari prima, giusto?-

-No.- dico subito -Preferirei evitare di vederli e dovermi separare di nuovo, potrei semplicemente partire?- chiedo parlando lentamente

-C-certo, se lo desidera sarà accontentato. Ora puoi andare, Louis.- conclude con un sorriso

-Un'ultima cosa. C'è una detenuta qui, Beth Miller. Lei non deve assolutamente sapere che la mia condanna è stata annulata finché non sarò partito, per favore. E non le dia alcun recapito-

-Nessun problema- sorride sincero, poi si alza e facendo il giro della scrivania circonda con un braccio le mie spalle bisbigliando giocoso -non me ne far pentire, Tomlinson-

-Assolutamente no, signore. La ringrazio per l'opportunità- e quando una lacrima fa capolino sul mio occhio sinistro, non cerco assolutamente di nasconderla.

Le ore successive furono seriamente confuse. Mi muovevo in base a ordini, perché non ero assolutamente in grado di capire cosa fare. Sono partito con il cambio con cui ero entrato assieme ai miei oggetti personali.

La scelta di non incontrare nessuno era stata dettata dall'istinto, non lo nego. Ma io voglio ricominciare tutto da capo, essere di nuovo il Louis di una volta e tornare, una volta scontato l'anno, mostrandomi come realmente sono.

Del periodo passato in carcere ho parecchio da tenere. Ovvio l'incontro con Beth, ma anche le amicizie con Niall e Lucy. Ma soprattutto ho imparato che ogni scelta è di fondamentale importanza, che ogni comportamento o gesto avrà una reazione più o meno adeguata.

Con questo pensiero in testa, sento il malinconico vuoto allo stomaco, segno che l'aereo è decollato.

 

-Un anno e cinque giorni dopo-

Beth's POV

-Johanna, puoi venire un secondo?- chiedo con urgenza

-Beth, ti ho detto tante volte che devi chiamarmi Jay!- risponde lei scherzosa

Da quando Ashton è nato, la famiglia di Louis mi è sempre stata vicina supportandomi.

Louis, già. E' scampato alla condanna ed è sparito dal nulla. Jay non me ne parla mai.

-Che succede?- chiede affannata

-Scusami ma Ashton non vuole proprio stare fermo, non riesco a farlo mangiare- spiego cercando di tenere ferma quella furia.

-Dallo a me cara, così puoi imboccarlo meglio- sorride sempre radiosa, è ormai come se fosse mia madre, dato che la mia non si è più fatta sentire

-Ti ringrazio- rispondo annuendo

Ma la pace, si sa, non dura mai abbastanza. Aggiunto ad Ashton che si rifiutava di mangiare, arriva anche il campanello che suona impaziente.

-Dev'essere quell'irritante postito- ringhio infastidita, Jay ridacchia

Mi alzo con ancora in mano la scodella e il cucchiaio, per poi dirigermi alla porta.

-Arrivo, arrivo!- urlo

Ciò che mi si para davanti mi toglie il fiato.

Il ragazzo somiglia davvero tanto a Louis, fin troppo per non essere lui.

-Beth...- sussurra con un sorriso

Sento le dita aprirsi e la scodella fare un rumore strano all'impatto con il pavimento, seguita dal cucchiaio.

-Che cosa ci fai tu qui?- la bocca aperta secca e gli occhi sbarrati

-H-ho scontato la pena... e sono tornato-

In sottofondo, le urla di Ashton e le canzoni mormorate di Johanna.

-Chi è, tesoro?- chiede incuriosita la donna -Louis- dice poi, già in preda alle lacrime

Prendo Ashton in braccio, sgambetta come se avesse capito chi ha davanti. Guardo Louis come guarderei un alieno.

-Dio, come stai? Ti hanno trattato bene?- chiede la madre al figlio, stringendolo in una morsa affettuosa

-Sto, sto bene. Un po' stanco, ma sono felice- sorride, la copia esatta di su madre

Louis mi chiede di entrare, mi scosto dalla porta. E' così irreale, tutto così confuso, teso. Lasciando Ashton sul girello, mi dirigo in cucina per prendere dei bicchieri d'acqua. La minestrina riposa ancora sul pavimento dell'ingresso, ma ci penserò più tardi.

-Ho portato l'acqua.- sussurro -E' fresca.- aggiungo senza motivo

-Beth, se non ti dispiace porto Ashton a fare una passeggiata, magari preferisce mangiare fuori- propone Jay

Le rispondo che non c'è alcun problema con il persistente groppo alla gola. Mezz'ora dopo io e Louis rimaniamo soli.

-Beth, fammi spiegare. Ti prego- comincia lui,-ho così tante cose da dirti-

-Già, immagino. Un anno è un lungo lasso di tempo, succedono tante cose.-rispondo ferma

Louis nota la mia maglietta con lo stampo dell'università.

-Sei stata ammessa?- gli brillano gli occhi, quei suoi occhi meravigliosi

-Che cosa devi dirmi?- taglio corto

-E' stato inaspettato. Quando quell'uomo mi ha offerto una soluzione alla morte non ci volevo credere. Pensavo mi prendesse in giro, non poteva essere vero.- Inizia torturandosi le dita -Ho realizzato davvero solo quando ho preso quell'aereo. Baltimora è stata la mia boccata d'aria, mi ha aiutato a ridiventare chi ero davvero, mi ha salvato. E' per questo che non ho voluto vedere nessuno, era già troppo dover affrontare un addio, anche un sono “arrivederci” sarebbe stato troppo.-

 

Louis' POV

-Ti ho pensato così tanto...- bisbiglia guardando il pavimento

-Beth mi dispiace così t-

-Volevo essere io la tua boccata d'aria- esclama con le lacrime agli occhi -Volevo salvarti io, volevo essere la tua àncora!- urla poi alzandosi in piedi -che stupida sono stata-

-No!- la raggiungo -Avevi così tante cose a cui badare e pensare a me a kilomentri di distanza non avrebbe fatto bene ad Ashton- sorrido nel pensare che l'abbia chiamato così, seguendo le mie volontà

-Ma avremmo potuto sentirci! Sono stata male lo stesso, che cosa credi?- continua Beth allontanandosi -Ripensavo a noi in continuazione, ai tuoi baci a tutte le parole! Ero terroriz- la blocco guardandola per pochi secondi, appoggio le mi labbra sulle sue per fermare quel delirio. Chiudo gli occhi, non ho dimenticato la sensazione dopo tutto quel tempo. Lei pone resistenza, irrigidisce i muscoli e affonda le unghie nei miei bicipiti ma rafforzo il contatto leccandole il labbro inferiore.

-Sei un tale stronzo- mormora staccandosi per poi afferrarmi la nuca

Il bacio ricomincia freneticamente, le labbra si aprono all'inverosimile e sento la sua lingua appropriarsi della mia. Sorrido e approfitta del gesto per mordermi le labbra come fosse una punizione. Afferro le sue cosce e le allaccio al mio bacino sedendomi sul divano.

Beth sembra rinata. Sorride come un tempo e mi tocca il viso con dolcezza mentre inizia a strusciare i nostri bacini con lentezza. Le mie mani sui suoi fianchi.

-Mi sei mancata così tanto...- ansimo ad occhi chiusi

-Troppo facile dirlo adesso- sussurra al mio orecchio ridacchiando

Sorrido con le guance dolenti quando la faccio stendere sotto di me, le sfilo la maglietta notando l'assenza di reggiseno e mentre mi disfo dei leggins grigi bacio con dolcezza e dedizione i suoi seni ancora ingrossati per via della gravidanza.

Elimino con impazienza la maglietta e mentre sono intento a sbottonare e abbassare i jeans Beth scompiglia i miei capelli baciando ogni zona del viso a cui riesce ad accedere. Una volta tolti e buttati a terra assieme ai boxer, ricomincia la nostra lotta di possessione; Beth accarezza i miei glutei fino a quando mi abbasso per avere il viso davanti ai suoi slip.

-Louis, non ce la faccio più- geme senza voce inarcando leggermente la schiena

Bacio il sottile strato di cotone prima di afferrarlo dai denti per poterlo rimuovere e unirmi definitavemente con lei. Lei che adesso ha i capelli più lunghi, lasciati crescere dopo un lungo anno, sono sparpagliati e annodati, le guance rosse e le labbra gonfie e schiuse pronte per reclamare altro.

Si rialza e mettendosi a cavalcioni su di me afferra la mia erezione dolorante. Ansimo in cerca di aria che pare arrivare solo quando sento la lingua d Beth in bocca ad accarezzare il mio palato.

Scende sotto la mascella e inizia a mordere e succhiare la zona, posso già vedere il segno rosso. Tenendo ancora la mia erezione bel salda e facendo piccoli movimenti sulla punta rossa scende più giù, un altro segno. Quando attacca la terza zona la sento posizionarsi e scendere lentamente riempiendosi di me.

Lascia un lungo e leggero gemito interrompendo così la tortura avviata sul mio collo.

Beth sale e scende con un ritmo sostenuto, gemiamo insieme negli stessi istanti e una mia mano la tiene stretta per i fianchi, l'altra a fare compagnia ai suoi seni.

L'amplesso non dura a lungo, forse siamo stati troppo distanti e la voglia di appartenersi è talmente tanta da, forse, banalizzare il rapporto. Ma va bene così.

Perché lei sorride, mi bacia, mi accarezza e mi fa arrivare all'apice del mio piacere con un movimento del bacino che mi lascia interdetto mentre anche lei si abbandona totalmente volgendo il capo all'indietro.

Ci sdraiamo nuovamente, ma prima che potessi fermarla Beth si alza in piedi.

-Vado solo a prendere una coperta, arrivo- si giustifica forse notando la mia preoccupazione

Così mi bacia e mi mostra in seguito le sue nude curve.

Passano due minuti, prima che lei ritorni.

 

Beth's POV

Non può essere successo davvero. Com'è possibile?

Un'ora prima lottavo con una pappetta per far sì che Ashton la mangiasse e neanche cinque minuti dopo Louis era nel mio soggiorno.

Ed è così bello con quella poca barbetta. Nei suoi occhi vedo una luce diversa, più serena e felice.

Torno in soggiorno con la coperta in mano e mentre lui si infila i boxer io mi rivesto della maglietta e degli slip.

-Beth, mi dispiace...-comincia di nuovo

-Basta Louis, va bene così.- lo interrompo sorridendo imbarazzata

-Baltimora è stata la mia boccata d'aria, ma tu da adesso in avanti sarai il mio ossigeno costante- continua lo stesso

Quella frase mi lascia senza parole, forse con una lacrima che spinge per uscire, in ogni caso Louis glielo impedisce.

-Ti amo- sussurro poi flebilmente e dopo di me lui lo ripete

Sembrano passare secoli da quando apro gli occhi. Sono totalmente racchiusa nella coperta e sbarro gli occhi quando noto che Louis non mi sta più tenendo stretta a sé. Mi alzo di scatto, inciampo sulla coperta mentre cerco di indossare mutande e leggins insieme. Sento un piccolo rumore nella stanza accanto e quello che poi vedo quando mi ci reco è da togliere il fiato.

Louis sta ballando con Ashton con lo stereo acceso, il mio bambino ride a squarciagola e Louis è raggiante, rimarrà paralizzato se non smette di ridere.

Mi appoggio allo stipite della porta e quando in radio passa una di quelle canzoni lente e strappalacrime, Louis avvicina Ashton al petto mentre quello arpiona con le sue piccole braccia il collo del ragazzo.

Louis poi mi nota, sorride. Mi avvicino a lui e stiamo a lungo abbracciati ad Ashton riempiendolo di carezze e baci.

La sera Louis non sta fermo un attimo. Prepara la cena per Ashton, prepara per noi, apparecchia e tutto accompagnato dai suoi fianchi che ballano a ritmo di qualche strana canzone mai sentita. Mi impedisce di fare qualsiasi cosa se non tenere il bambino in braccio.

Quando avverto Louis che sto preparando Ashton per farlo dormire, lui insiste per farlo stare nel nostro letto perchè “ti prego, voglio vedere come dorme” e a quell'affermazione rido per la sua tenerezza.

 

Passano le ore, i giorni, i mesi e Louis è sempre qui, con me. Non vuole perdere più nulla né della piccola vita di Ashton né della mia.

Dopo cinque anni mi sono laureata e lavoro in una scuola elementare. Louis fa da allenatore a una piccola squadra di bambini e aspetta solo il momento in cui Ashton farà i fatidici sette anni per poterlo iscrivere e farlo diventare “il più grande calciatore di tutti i tempi”, testuali parole.

Mi ha chiesto di sposarmi una mattina mentre faceva la doccia. Stava insaponando i capelli e mentre io terminavo il trucco mattutino si è girato dicendomi “Sposiamoci”. Devo proprio dettagliare la mia risposta? Diciamo che il trucco si è sciolto, il tailleur bagnato e sono finita a fare l'amore con l'uomo che presto avrei sposato, ma la scuola sa che io ho avuto la febbre alta tutta la notte.

Abbiamo organizzato una cerimonia semplice,ovviamente c'erano anche Niall e Lucy che ci hanno poi informato dei due gemelli africani che sono pronti ad adottare. C'erano anche i miei genitori ma ad accompagnarmi all'altare è stato il compagno di Johannah mentre loro mi guardavano con un misto di vergogna e rassegnazione, ma ho visto mia madre sorridere dopo il bacio che ha suggellato le nostre promesse.

Ashotn non è poi così interessato al calcio, ma Louis è talmente elettrizzato che cerca in tutti i modi per farlo appassionare a quella disciplina, c'è riuscita una piccola Mandy Jackson, attaccante della squadra avversaria.




Io non ci credo.
Dopo un soggiorrno a Nizza che mi ha completamente distrutto e una bella litigata per movimentare la domenica, eccomi qui.
Sono sollevata, mi sono finalmente tolta la soddisfazione di aver completato questa long.
Ora, io so che questo epilogo per la parte giuridica e molto molto molto inverosimile, ma vi prego, dovevo farli stare insieme! quindi perdonatemi.
In realtà non c'è molto da dire, sono contenta che abbia avuto dei piccoli successi e basta, soddisfatta di averla portata avanti nonostante tutto.
GRAZIE MILLE A CHI SI E' FERMATO A LEGGERE TUTTO QUESTO, APPREZZO DAVVERO!

-Beth, problematica e ritardataria come sempre.

 

 

 



 
   
 
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