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Autore: N_faith    18/10/2015    2 recensioni
I. Si era procurato due sottili taglietti a causa dei bordi affilati della carta. Rivoletti di sangue sembrano tracciare dei sentieri rossi lungo le dita, gocciolando sul pavimento.
E ciò significava che al mondo non esisteva alcuna parvenza di fede.

II. Due, tre notti trascorse in quel modo. Un amplesso vissuto a volte con languida abolizione dei sensi, a volte con un ardore che traspariva dai loro movimenti bruschi, quasi stizzosi.
III. « La smetta di donare ciò che resta della sua vita a quel naturale evento atmosferico che tutti noi conosciamo come pioggia. La pioggia non perdona, e soprattutto non le restituirà mai ciò che lei ha perso anni addietro… Qualsiasi cosa sia. »
[...]
VI. Tuttavia l'idea di averla immaginata come un semplice bersaglio semovente col solo scopo di attirare allo scoperto il misterioso maniaco omicida, ora conosciuto come Hidan, aveva provocato in lui un minuscolo moto di preoccupazione.
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[ItaKonan] | Narutoverse
[Raccolta di flashfics/OS]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Konan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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#5 Dawn of the fall

Il conciliabolo non era durato più di una ventina di minuti.
Lei gli aveva illustrato il prossimo obiettivo, fornendogli delle vaghe informazioni riguardante un piccolo villaggio di civili e il recupero di un certo rotolo contenente una tecnica che poteva fare al caso loro. Rigorosa, precisa, di poche parole. Non una volta aveva esternato la più piccola crepa di emozione sul volto, limitandosi a guardarlo negli occhi per assicurarsi, con severa rigidità, che l’Uchiha avesse capito tutto. Un breve cenno di assenso da parte del giovane le era bastato.
Sull’atto di voltargli le spalle e ritornare nella sua stanza, Itachi la ferma, appellandosi a lei con l’abituale onorifico quale Tenshi-sama.
« Tenshi-sama… Che cos’è, per lei, il sangue? »
« Il sangue è costituito da un tessuto cellulare in un liquido chiamato plasma. » risponde meccanicamente lei, la voce atona, gli occhi inespressivi.
Lui lascia passare un minuto di distaccata contemplazione, gli occhi ormai in procinto di perdere la luce ma conservando ancora quella gelida traccia d’impenetrabilità insita in quelle pozze nere destinate a una lenta caduta nelle tenebre. « Sa benissimo a cosa mi sto riferendo. » ribatte, la voce fattasi più bassa, quasi come per rimproverarla. 
La donna si limita a osservarlo, indifferente al suo giochetto, al sicuro dietro il colletto del mantello, al contrario dell’Uchiha che presentava il braccio sinistro appoggiato sull’apertura dello stesso, all’altezza del petto. Il volto altero e affascinante del diciottenne è alla distratta mercé dello sguardo spento dell’Angelo Messaggero. 
« D’accordo, allora… »
Una specie di fremito, un palpitare rossastro si agita in quegli occhi pericolosi. 
Poi la realtà muta forma, plasma quell’ambiente semibuio e di poche pretese nel giro di qualche secondo, divenendo poi un mondo pervaso dall’oscurità totale.
Lei solleva gli occhi per indagare sull’unica fonte di luce, e scopre che, proprio sopra la sua testa, una luna rossa campeggiava in cielo. Da essa colavano delle lacrime di sangue, le quali cadevano sul pavimento qua e là bagnato da alcune pozzanghere rosse. Lacrime rosse che lentamente la raggiungono: una manica del mantello viene insozzato dall’ematico liquido.
Senza mostrare alcun segno di turbamento o ansia, Konan si sposta più avanti. Fa per unire le mani nel sigillo che avrebbe portato allo scioglimento del genjutsu, quando la voce di Itachi la raggiunge, vicina, quasi fosse appostato alle sue spalle.
« Non lo faccia. »
Per sicurezza lei si guarda alle spalle, non trovando traccia alcuna della presenza del suo sottoposto. « Non ho tempo da perdere con i tuoi indovinelli, Uchiha… Mostrami la risposta, qualunque essa sia. » mormora, annoiata. Torna a guardare in avanti, in attesa.
« Lei sostiene che la pioggia eterna di Amegakure altro non sia che il sangue versato dalle vittime di un mondo crudele... Il pegno per riscattare la vita in cambio della pace inesistente. » La voce di Itachi le risuona all’orecchio, vicinissimo e quasi tangibile, dalla presenza pressoché certa. 
« È così. » afferma la kunoichi, sicura di sé.
« Ma non per voi, Konan… non per voi due… » Il suono si affievolisce, come perduto tra i dispettosi soffi di un vento estraneo a quel mondo.
Voi due…? Per caso egli si stava riferendo a Nagato?
Un silenzio martellante scende in quella specie di limbo.
« Da quel fatidico giorno Amegakure ha dovuto sottostare a un patto, uno scambio equo. » Improvvisamente l’Uchiha torna a parlarle all’orecchio, le mani che si posano, no… le afferrano con fermezza le braccia, da dietro. Quelle labbra sensuali, quasi mefistofeliche per via di alcune frasi proferite in certe circostanze, le sfiorano il contorno dell’orecchio, leggere come il saltellare di un incauto uccellino che cadrà preda di un furbo gatto. 
« Sangue di potenziali carnefici della società, di persone corrotte dalla violenza e quindi protette da un’omertà di uniforme ipocrisia e luciferina brama di conquista, di schiacciante potere sui più deboli… in cambio di una pioggia che, presto o tardi, vi restituirà quanto perduto. »
Lei inclina appena la testa sulla spalla, incerta se credergli. Capta il suono di quel ghigno beffardo palesarsi e infine disperdersi nell’aria immota di quel sogno. 
Lui la fa voltare di scatto verso di sé. « Arrendersi in una simile maniera alla violenza – di qualsiasi genere o etica morale – è giusto, secondo te? Pensi di riuscire a farti perdonare per migliaia e migliaia di sangue versato durante il breve regime sanguinario che il tuo amico ha finito con l’innescare tempo fa? Pensi che, affidandoti a un simile armistizio, la tua anima sia salva? »
La donna fa per aprire la bocca e difendersi con secche e concise parole, addirittura fa per scomporsi in tanti foglietti di carta, stufa della sua… arroganza, propensione nello scavare in una torbida palude, ma, così come si era manifestato, quel buio universo infelicemente beneficiato da una rossa luna piangente, sparisce.
Sia lei che Itachi si ritrovano l’uno di fronte all’altra, come se nulla fosse successo. Le iridi velate dallo Sharingan hanno un guizzo d’indecifrabile significato, poi lui, dopo un attimo di silenzio, la oltrepassa.
Konan sente qualcosa sgocciolare sul pavimento. Abbassa gli occhi: la manica del mantello presentava ancora la vivida traccia dell’esperienza di poc’anzi.
Capisce che, per il momento, l’illusione di vedere l’estinguersi del deprecabile debito era ben lungi dall’essersi tramutato in realtà.





Credo sia meglio cambiare il genere di fanfiction... altro che flashfic, questa è una One Shot quasi .-. Quindi, da questo momento, la raccolta comprenderà flasfic e one-shot a seconda del momento (e dell'ispirazione!)
Beh, allora... è semplice, Itachi ha giocato un po' con Konan, facendole capire, attraverso delle provocazioni disinteressate che quella specie di giustizia mascherata da equo giudizio dalle radici affondate in una terra di sangue non è altro che un misero tentativo di rivendicare tutto il dolore e le privazioni patite in passato. Ovviamente è un consiglio quanto mai spassionato, poiché sembra non smuoverla molto. Credete sia giusto ricorrere alla violenza, spesso basata sul terrore e sulla sofferenza, per trarne una momentanea pace dei sensi e sentirsi così ripagati da quanto perduto? Che il sangue sia un'onnipotente arma del giudizio per lavare l'onta dell'odio?
Al solito, concludo ringraziando i miei lettori, Lory-Chan, GiuliaNieri97 e GreenJade09 <3 Grazie mille!
   
 
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