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Autore: Fastenia_93    19/10/2015    5 recensioni
Edward Cullen e Isabella Swan.
Si sono amati come non mai. Di quell' amore che ti sfinisce. Di quell' amore che ti rende fragile come una piuma ma nello stesso tempo forte come una roccia. Di quell' amore che è capace di farti toccare il cielo con un dito ma che è anche capace di farti sprofondare nella più nera depressione se qualcosa dovesse andare storto.
Si sono lasciati.
Si sono odiati.
Ma se di mezzo c’è il destino due anime come loro si rincontreranno sempre…
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciaoo :)). Eccomi come vi avevo promesso. Questa volta sono stata puntuale con l'appuntamente per il capitolo. Vi ringrazio, innanzitutto, per le bellissime recensioni che ho ricevuto. Davvero siete fantastiche. E vi continua a ringraziarre per la frequenza con cui seguite la storia. Grazie. 
Adesso passiamo al capitolo. Questo è un capitolo, secondo il mio parere, è molto importante dal punto di vista delle cose che succederanno. Non vi voglio anticipare altro quindo vi lascio al capitolo. Buona lettura e spero vi piaccia. Al prossimo capitolo. Ciaoo :)). Fastenia_93.


 
…If Two Souls Are Destinated Always Meet…


Capitolo 6…


…Mia Figlia: Una Creatura Meravigliosa…

 
POV Edward

Ho dovuto faticare parecchio per farmi dire dove abitasse Bella. Ho chiesto ad Alice ma lei faceva finta di non sentirmi, Emmett non mi ha degnato di uno sguardo e allora ho dovuto chiedere ai miei genitori, sapendo quanto loro fossero restii a darmi informazioni su Bella. Loro sono del parere che non devo affrettare le cose con lei, che devo aspettare e rispettare i suoi tempi ma io dovevo assolutamente parlarle perché ho imparato a mie spese che non si deve mai rimandare quello che possiamo fare oggi a domani. Magari domani sarà tutto cambiato e non avremmo perso quell’occasione. Così mi sono precipitato di corsa a casa sua e lì sono rimasto quasi 2 ora a parlare. Soddisfatto e finalmente un po’ più felice sono ritornato a casa con un sorriso ad incresparmi le labbra e la certezza di avere la possibilità di conoscere mia figlia e di poterle dire chi sono. Per riconquistare Bella dovrò penare e anche molto, visto come mi parlava oggi; con una freddezza talmente brutale nella sua voce che sembrava che ad ogni sua parola mi colpisse uno schiaffo. Ma sono molto testardo e se mi metto in testa una cosa, volente o nolente, la porto al termine al mio favore.
Ora sono davanti la porta di casa di Bella e non ho il coraggio di suonare. Sono così spaventato, ho paura che mia figlia possa rifiutarmi o addirittura odiami.
E se non le stessi molto simpatico…
E se mi odiasse perché in questi 4 anni non ci sono mai stato…
E se mi trovasse brutto…
E se non mi volesse bene…
E se le facessi paura…
Un miliardo di “se” e di “ma” popolano la mia mente. E tantissime mie paranoie anche.
Edward fai l’uomo per la miseria. Abbi il coraggio di suonare quel benedetto campanello e finiscila di crogiolarti nelle ipotesi. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. Ora suona quel fottuto campanello!
Ha ragione la mia coscienza. Devo assolutamente fare quello che mi sta suggerendo.
Prendo un profondo e lungo respiro e finalmente pigio sul quel tastino chiamato campanello. Dopo circa mezzo minuto ad aprirmi è proprio Bella.
Bella. Stupenda come sempre anche con un semplice jeans e una felpa, un paio di pantofole ai piedi, i capelli sempre sciolti che le ricadono sulle spalle e senza un filo di trucco.
“Ciao. Reneesme è in salotto che sta guardando i cartoni animati. Prego accomodati” dice facendomi entrare e facendomi segno di seguirla.
Arrivato in salotto vedo la piccola così concentrata nella visione del suo cartone animato che quasi non si rende nemmeno conto che c’è un ospite. Si gira verso di me solo quando mi accomodo accanto a lei sul divano. Sembra meravigliata dalla mia presenza. Ha gli occhi che brillano come se fosse contenta della mia presenza.
“Ciao. Ti ricordi ci siamo visti ieri a casa di nonna Esme. Sono Edward” dico porgendole la mano e ricordando come si era presentata ieri. Se ci ripenso non posso evitare di esserne fiero. È mia figlia e ne sarò sempre fiero.
“Ciao. Ti mi ricoddo chi sei” dice con il sorriso sulle labbra. Però purtroppo il discorso cade lì e non so da che parte cominciare. Non vorrei tubarla o peggio ancora shoccarla. Bella mi farebbe fuori senza pensarci due volte e sono sicuro che mia sorella e mio fratello le daranno una mano più che volentieri. Non posso, di punto in bianco, per spezzare il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare, dirle: ‘Ciao. Senti Reneesme io sono tuo padre.’ Mi prenderebbe per pazzo molto probabilmente.
Alzo gli occhi e cerco con lo sguardo Bella implorandola con lo sguardo di dire qualcosa. Lei sembra capire perché attira l’attenzione della piccola.
“Amore io ed Edward ti dobbiamo parlare di una cosa molto importante” dice Bella attirando così la più completa attenzione. La piccola ci guarda con attesa e anche con curiosità.
“Mami… è una blutta cosa?” chiede la piccola. E bella le accarezza una guancia accostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le copriva parzialmente il viso.
“No amore, assolutamente è una cosa bellissima. Ti ricordi quando mi chiedevi del tuo papà?” la piccola cambia radicalmente espressione: da curiosa e piena di aspettative diventa seria e triste, le si riempiono persino gli occhi di lacrime pronte a sfociare.
“E’ lontano… - dice annuendo – Nessie ha solo la mamma,
“Nessie non ha un papà, è lontano… forse non mi vuole… bene…” dice in un soffio cominciando a piangere piano.
Vedo, sento e percepisco Bella che comincia a cercare di calmarla anche se con scarsi risultati.
Quanti danni ho fatto?! Che schifo di persona che sono…
“Non ho mai detto che il tuo papà non ti vuole bene,” dice Bella asciugandole i lacrimoni, cercando di calmarla “ho detto che era lontano…”
“Pecché è lontano? Pecché non vuole Nessie? Pecché Nessie è cattiva?” chiede ancora la piccola mentre l’agitazione aumenta sia in lei che in me a anche io Bella.
“Non è così… tu non sei cattiva” le dice Bella stringendola a sé.
“E’ c….
“Nessie” – dico io prendendola in braccio e facendola sedere sulle mie ginocchia impedendo a Bella di terminare la frase - “il tuo papà si era perso, era lontano, e non trovava più la strada per tornare da te e dalla mamma” dico accarezzandole la testa, con gesti dolci e cadenzati.
“Era?” chiede la piccola, che è davvero troppo troppo sveglia.
Lancio a Bella uno sguardo, la domanda è muta ma è chiara.
“Nessie la tua mamma ha trovato il tuo papà e il tuo papà ha trovato finalmente la strada per tornare da te” dico, mentre davanti a me, la nostra famiglia prende sempre più forma e colore. Anche se ancora non siamo proprio una famiglia. Io e Bella non stiamo insieme e molto probabilmente lei mi odia.
La piccola che si era accoccolata sul petto di Bella si scosta stupita, piantando le mani sul mio petto e fissandomi, con la bocca deliziosamente aperta.
Io annuisco semplicemente.
“Nessie” - le dico attirando la sua attenzione – “sono io il tuo papà”
Lei è ferma, con la bocca spalancata, mentre le continuo a parlare dolcemente, allentando però la presa.
Leggo solo ora sul suo viso la paura di un rifiuto.
“Mi dispiace di essere stato via per tutto questo tempo, io ho fatto degli sbagli, sono stato cattivo…” dico ancora cercando di smuoverla da quel così tanto innaturale stupore.
“Oh papi… “ dice lei gettandomi le braccia al collo e stringendosi a me.
Mentre Bella tira un sospiro di sollievo.
“Gazie mami…” - dice lei staccandosi da me – “hai trovato il mio papà!!” dice dandole un bacione, e tornando a stringersi al mio collo.
Credo di non essere mai stato più felice in vita mia.
La piccola Reneesme  si stacca dalla madre e viene vicino a me. in un primo momento mi sembra quasi timorosa o spaventata ma poi invece mi sorprende, proprio come un tempo faceva la madre. Adoravo e adoro ancora tutt’ora quel lato del suo carattere: così imprevedibile e fantastico allo stesso tempo. Ogni volta che mi stupiva era come se mi innamorassi un po’ di più di lei. Come se fosse possibile.
“Posso sedemmi vicino a te?”
Mi riprendo dalla mia momentanea assenza e le sorrido rispondendole affermativamente. Cerca di salire sul divano ma vedendo che non ci riesce l’aiuto e invece di farla appoggiare sul morbido divano in pelle bianca, la faccio sedere proprio sulle mie gambe. Dove dovrebbe stare e la abbraccio. Voglio che per lei quello sia il posto più sicuro in cui si senta sempre e costantemente protetta.
Rimaniamo tanto a giocare io e la mia piccolina. Non mi accorgo neanche dello scorrere del tempo. È come se fosse volato. Mi accorgo che è ora di pranzo solo dal brontolio dello stomaco della mia piccolina. Reprimendo una risata mi alzo da divano e per farla distrarre un po’ le accendo anche la televisione, l’ha avverto di non muoversi e mi dirigo in cucina dove so che si trova Bella. Si è rifugiata lì da quando Reneesme si è seduta sulle mie ginocchia e avviamo iniziato a giocare ma anche a conoscerci finalmente sto recuperando il tempo che ho perso con mia figlia anche se tutto quello che ho perso finora non lo riavrò mai più indietro. Ho già perso troppe cose importanti. Come la sua nascita, il suo primo calcetto, il suo primo pianto, la sua prima parola o i suoi primi passi e tante altre cose di cui sono pieni questi 4 anni di vita di mia figlia. Che imbecille sono stato!
Trovo Bella intenta a guardare fuori la grande vetrata che dà sul spettacolare panorama che è la città di New York. Sembra così assorta nei suoi pensieri che mi dispiace quasi di disturbarla ma so che quando si tratta di Reneesme la potrei disturbare in qualunque momento.
Mi schiarisco la voce e lei sussulta, si volta velocemente guardandomi impassibile.
“Scusa non volevo disturbarti ma volevo solo dirti che la piccola ha fame. L’ho lasciata sul divano a guardare un po’ di tv e sono venuto a chiamarti” dico semplicemente intimorito dal suo sguardo.
“Non preoccuparti non mi hai disturbato. Hai fatto bene ad accenderle la televisione così si distrarrà nel frattempo che preparo il pranzo” dice avviandosi verso il piano cottura e iniziando a preparare il pranzo.
Mi dirigo in salotto e mi siedo sul divano aspettando che sia pronto e poi toglierò il disturbo. Ho notato che da quando ho detto chi sono a Reneesme lei ogni volta che le sono vicino si accoccola a me. è molto evidente quanto le sia mancata la figura paterna. Quanto le sia mancato.
Quando Bella viene a chiamare la piccola che è pronto in tavola io mi alzo e inizio ad infilami in giubbotto ma inaspettatamente la piccola mi blocca con le sue parole.
Mi si avvicina e mi fa una richiesta bellissima: se potessi rimane a farle compagnia anche per il resto della giornata fino a che non fosse arrivata l’ora che si fosse addormentata. Dopo aver guardato in faccia Bella, non sapendo cosa rispondere alla bambina, lei mi ha fatto un cenno affermativo con il capo e allora ho visto spuntare un sorriso talmente estasiato sul volto di mia figlia che se potesse illuminerebbe la notte più buia.
A pranzo siamo tutti e tre seduti in tavola. Ma quello che conversiamo siamo solo io e la piccola. È una vero parlantina, è inarrestabile come Alice!
Però noto che durante il pranzo Bella non ha mai conversato con noi si è solo limitata a correggere gli errori nella pronuncia di alcune parole della piccola ma non più di tanto.
Nel pomeriggio Bella si rintana in una camera a me sconosciuta di quell’estrania casa e io rimango di nuovo con la splendida compagnia di mia figlia. Trascorriamo un pomeriggio stupendo. Credo di non essermi mai divertito tanto in vita mia!
Mia figlia ha un carattere davvero molto vivace. Lo avevo già appurato la prima volta che ci siamo visti ma è davvero straordinaria.
Crolla addormenta prima di cena. Ma prima di cadere nel mondo dei sogni mi ha sussurrato… -“finalmette sei arrivato papà”.
In quel momento non saprei descrivere bene come mi sia sentito ma posso dire che erano una miriade di sensazioni contrastanti tra loro.
Sistemo bene la piccola sul divano mettendo del cuscini ai lati prevenendo che se si fosse girata nel sonno almeno non sarebbe caduta con il rischio di farmi male.
O mio Dio! Sto già diventando un padre-protettivo-iperapprensivo. Ma ne sono più che felice.
Vado alla ricerca di Bella e dopo aver vagato un po’ per casa e trovando tutte le porte chiuse in cui non sono voluto entrare per la privacy. L’ho vista nell’unica stanza con la porta aperta. Ho visto una luce provenire e allora mi sono avvicinato. L’ho trovata con la testa china a leggere alcuni fogli sparsi per la scrivania. Forse ha sentito la mia presenza perché ha alzato il volto da quei fogli dedicando la sua attenzione a me piuttosto che a loro.
“Reneesme è crollata sul divano” l’avverto.
“Si ora vado. Grazie Edward per avermi avvertita” dice e tra di noi cala un silenzio imbarazzante. Lei continua a fissarmi e io volgo lo sguardo verso la stanza.
“Com’è fare il padre?” mi chiede ponendo fine a quel silenzio davvero straziante per me. mi guarda come se mi volesse studiare a fondo. Come se volesse quasi sentire i miei pensieri.
“E’ veramente la cosa più bella che potesse capitarmi” dico senza esitazione nella mia voce. Probabilmente devo avere un sorriso da ebete stampato in faccia.
Lei non mi pone altre domande ma continua a scrutarmi in quel modo. Devo dire che mi intimorisce quel suo sguardo è come se mi sentissi nudo davanti a tante persone.
“Ne sono felice che la cosa ti entusiasmi tanto. Ma ricordati quel discorso che ti ho detto”
Annuisco incapace di dire altro.
Quando si alza per dirigersi verso il salotto la seguo. Lei va in cucina e io mi avvicino a mia figlia lasciandole un altro bacio sulla fronte e sussurrandole il bene che le voglio. Se prima credessi che non mi potessi affezionare talmente facilmente ad una persona mi sono dovuto proprio ricredere.
È così che mi trova Bella quando ritorna dalla cucina: accovacciato accanto a mia figlia, sdraiata sul divano intenta a dormire, che le accarezzo in capelli dolcemente e ogni tanto le lascio qualche bacio. Dopo aver lasciato l’ennesimo bacio sui capelli profumati di fragole di mia figlia. Mi alzo e, infilandomi il giubbotto, saluto Bella con la promessa di rivederci il giorno dopo. 
   
 
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