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Autore: JiuJiu91    19/02/2009    5 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Ciao ragazze! Aggiornamento mattutino perchè sono a casa con la febbre e ho finalmente un po' di tempo libero per leggere le mie fanfictions preferite e per aggiornare Una Strega Troppo Babbana.

Il titolo potrà sembrarvi strano, ma capirete leggendo. Buon fine settimana (si può considerare fine settimana il giovedì? Uhm...) a tutte!


PRESENT PERFECT


L’anno era cominciato male.

I miei sudditi si ribellavano e cominciavano ad additarmi come una doppiogiochista infame. Non era cominciata così con Maria Antonietta?

Sarei stata ghigliottinata?

Improvvisamente cominciai a notare quante disgrazie e disonore avevo portato alla mia Casa. Le valanghe di punti che le erano stati tolti a causa mia e le mie bravate sul giornalino.

Nell’ampio ingresso del castello i rubini della clessidra di Grifondoro erano settanta punti sotto lo zero.

Naturalmente sapevo che finchè Potter fosse stato ad Hogwarts avremmo certamente vinto, ma partire da un numero negativo era piuttosto sconveniente. Mi chiesi se non fosse per il mio Cassetto Segreto.

Settanta punti erano una punizione piuttosto dura, forse Silente aveva pensato di riammettermi a scuola ma di penalizzarmi.

Ma no, Maggie…Silente non penalizzerebbe mai i Grifondoro!

- Quello è merito mio – annunciò Draco orgoglioso

- Cosa? – domandai perplessa

- Quello – Draco indicò la clessidra – Grifondoro a meno settanta –

- Ah, bene – sospirai – Per un attimo ho pensato di essere stata io –

- Potter ascoltava quello che dicevamo nel nostro scompartimento, ieri pomeriggio – spiegò Draco frugandosi nelle tasche del mantello alla ricerca di chissà che cosa – Era sotto quello stupido Mantello dell’Invisibilità, ma io me ne sono accorto, gli ho tirato un pugno e l’ho pietrificato. Così credo sia rimasto sul treno per un’eternità ed è arrivato a scuola in ritardo –

- Non ci credo, tu hai fatto una cosa del genere? – sgranai gli occhi

- Lo so che Potter è uno dei tuoi stupidi protetti, ma quest’anno sei al sesto, Maggie, devi smettere di pensare ai Bimbi Sperduti e cominciare a goderti l’isola che non c’è. Tutta quella gente – disse accennando alla Sala Grande – Ti idolatra –

- Veramente credono che sia una Mangiamorte – mormorai

- Il fascino del cattivo contribuirà a renderti ancora più famosa – sorrise Draco

- Comunque Potter non è più uno dei miei stupidi protetti – sbottai – E, credimi, sono immensamente fiera di te – gli strinsi la mano con un sorriso – Credo di poter sopravvivere alle lezioni di Magia Nera con te –

Draco trasalì.

- Oddio, non sapevo che ci fossi tu – ed era più disgusto che paura, ovvio.

La sera seguente ci fronteggiavamo con le bacchette puntate, nel salotto di Casa Riddle. Naturalmente non avevo la minima idea di cosa fare.

- Al tre usate l’incantesimo che usereste per mettere fuori combattimento l’avversario senza, e sottolineo senza, ucciderlo – annunciò Tom

L’unica cosa positiva è che gli incantesimi che sapevo usare, o dei quali perlomeno conoscevo la formula, erano due o tre. Mi toccava solo scegliere il più adatto.

- Expelliarmus – fece Draco

- Reparo – replicai io

Tom fermò con un colpo di bacchetta i due incantesimi che si dissolsero in uno spruzzo di scintille al centro della sala e si voltò verso di me.

- Reparo? – ripetè perplesso

- No? – la mia sicurezza cominciò ad abbandonarmi

- Perché proprio “reparo”? – continuò Tom

- Perché – trova una risposta arguta e intelligente, Maggie – Perché… - in fretta! – è l’unico incantesimo che conosco. Circa –

- Malfoy, puoi andare. Torna domani sera alla stessa ora, credo potrai duellare con Bellatrix – ordinò Tom – Tu, bacchetta in mano e sguardo fisso su di me. Proviamo con un semplice incantesimo di disarmo –

Due ore dopo stavo cercando di far sollevare una piuma con un banale incantesimo di levitazione.

Avevo fallito nell’Expelliarmus, non ero stata capace di affrontare un Molliccio e non ero riuscita ad attirare un foglio con un incantesimo di appello. Ritornare ai rudimenti della magia sembrava a quel punto l’unica soluzione plausibile.

- Wingardium Leviosa! – riprovai e la piuma rotolò a sinistra

- Devi metterci più concentrazione – protestò Tom – Devi volerlo davvero! –

Mia sorella sapeva far muovere gli oggetti con la forza del pensiero fin dall’età di nove anni. E io, a ben sedici, riuscivo a malapena a farli rotolare.

- Pensare a tua sorella non è il modo migliore per riuscire in quello stupido ed elementare incantesimo – soggiunse una voce conosciuta dalla porta

Sollevai lo sguardo dalla piuma. Piton mi fissava sprezzante. Da quando aveva ottenuto, finalmente, la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure fissava sprezzante quasi tutti. Il potere gli aveva dato alla testa.

- Signore, permetta che ci provi io – suggerì Piton

Lo guardai interrogativa. Mi aspettavo che volesse provare a far levitare la piuma.

- Ho alle spalle anni di insegnamento - soggiunse

- Credi che io non sia abbastanza qualificato per insegnare un incantesimo a Maggie? – lo apostrofò Tom con un sorrisetto sarcastico

- Non mi permetterei mai di dire una cosa simile, ma…mi lasci provare – continuò Piton

Tom mi guardò storcendo le labbra. Io annuii. A quel punto si alzò in piedi e si infilò la bacchetta nella tasca del mantello nero.

- Spero che tu ottenga qualche risultato – sibilò, ma io, pur non sapendo leggere nel pensiero, capii subito che si augurava il contrario

Piton si sedette di fronte a me e mi tolse la piuma.

- Lo vedi questo? – prese un grosso soprammobile dal caminetto – Sto per lanciartelo addosso -

Feci per spostarmi.

- Hai un solo modo per evitarlo. Ed è farlo volare lontano da te – così dicendo mi lanciò il soprammobile

La prima volta sbagliai la mira e l’incantesimo colpì un quadro che cadde dalla parete e si frantumò sul pavimento. La seconda volta l’incantesimo mancò il soprammobile di un’inerzia e quello si infilzò sul tavolo creando un buco di dimensioni piuttosto notevoli ( - Meglio il tavolo che la mia testa – commentai perplessa). La terza volta riuscii a trattenere il soprammobile in volo per qualche secondo, poi cadde sul pavimento.

- Sono riuscita! – esclamai battendomi le mani da sola

- Incantesimi da primo anno – minimizzò Piton – La maggior parte dei bambini di undici anni riesce già a farli quando arriva ad Hogwarts. Mi meraviglio di come tu abbia potuto prendere sei GUFO –

Piton riuscì in un istante a compromettere la mia labile felicità. A distruggerla del tutto ci pensò JJ, che mi liquidò in due parole al telefono dicendo che doveva assolutamente stilare una prima lista degli invitati al Ballo d’Autunno al Castello di Windsor assieme ad alcune zie e cugine.

- Mi sento irrimediabilmente tradita – mormorai, ancora con il telefono in mano – JJ mi ha irrimediabilmente tradita -

- JJ è un’esperta in fatto di tradimento – commentò amaramente mia sorella – Perché non dovrebbe tradirti e sfruttare questa sua arte, visto che le viene così bene –

- Tradire un’amica è diverso che tradire un ragazzo – specificai – Quando tradisci un ragazzo puoi sempre dire di non averlo fatto intenzionalmente, di essere stata ubriaca, di esserti comportata da stupida o chissà quale altra scusa stupida, ma quando tradisci un’amica, beh, è intenzionale. È premeditato –

- Ma c’è un’alleviante – mi interruppe Therese – JJ non sa cosa vuol dire premeditare, quindi non l’ha fatto apposta –

- JJ è molto meno stupida di quanto pensassimo – le ricordai – E questo mi pare un grande, grandissimo tradimento –

- Stavo quasi dimenticando che tu prediligi gli amici stupidi – sospirò Therese

- Mi ero abituata all’idea che JJ fosse stupida! – protestai – Ok, forse non del tutto stupida. Più che altro, un po’ tarda. Un po’ “dietro i vestiti niente”, non so se mi spiego –

- Un po’ “sotto i vestiti niente”, anche, se vogliamo essere sincere – soggiunse Therese

- Anche quella era tutta una montatura. Probabilmente JJ, la vera JJ, l’originale, non è una troia – specificai

- E adesso cosa mi dirai? Che la terra è piatta e le stelle sono attaccate al cielo con lo scotch? – sbuffò Therese

- Che JJ è come un cubo, o come un dado – replicai – Ha una faccia diversa per ogni persona che la guardi da un lato diverso e nell’insieme è perfetta, perché le sei facce sembrano una sola – ci avevo pensato per notti intere, tutta l’estate, e finalmente riuscivo a dirlo – Ma quando ti accorgi che c’è un’altra faccia oltre a quella che conosci tu, quando ti accorgi che ce ne sono altre due, o tre, o quattro…il cubo si smonta e la perfezione svanisce. E io mi sono accorta che JJ mi ha presa in giro per cinque anni mostrandomi solo una faccia e che anche adesso cerca di nascondermi ciò che per anni ha nascosto dietro tutte queste facce –

- Le persone non sono mai quello che sembrano, Maggie – sospirò Therese smettendo finalmente di sputare sentenze su di me e su JJ – Sarà meglio che tu te ne faccio una ragione adesso, Maggie, prima di fare la fine di zia Tracie –

Naturalmente colsi l’allusione a Tom e alla sua storia con Glenda che, a parte il piccolo dettaglio che entrambi avevano un amante, andava davvero a gonfie vele.

- Probabilmente è vero che chi ama meno ama meglio – osservò Tom sollevando le spalle con un sorriso

- Ma tu non la ami più – gli feci notare – Almeno, spero –

- Puoi dirlo forte – confermò lui orgogliosamente – Niente più Rosweth nella mia vita. E queste – indicò le foto che aveva sul mobile del salotto – non sono che soprammobili, per me –

- Dovresti lasciarla – commentai – e dedicarti solo ed esclusivamente alla zia –

- In realtà avrei voluto farlo, ma Tracie me l’ha impedito – ribattè lui

- Come sarebbe a dire che te l’ha impedito? – sgranai gli occhi incredula

- Io le ho detto che avevo intenzione di lasciare Glenda e lei mi ha suggerito di non farlo, di aspettare il momento giusto, di ricordarmi il male che mi ha fatto e di farla soffrire come lei ha fatto soffrire me – spiegò Tom

- Zia Tracie ti ha consigliato di non lasciare Glenda e di mettere a punto un crudele piano per farla soffrire? – quella mi sembrava in assoluto la cosa più assurda che avessi mai sentito in tutta la mia vita – Zia Tracie non è quel tipo di persona –

- Che intendi dire con questo? – volle sapere Tom

- Non è il tipo “occhio per occhio, dente per dente” è più il tipo “porgi l’altra guancia” – cercai di spiegare

- Forse si è semplicemente stufata di essere schiaffeggiata su entrambe le guance, non credi? – fece Tom

L’argomento era comunque dei più spinosi ed ero convinta che, se Tom non era stato capace di darmi una risposta soddisfacente, sicuramente l’avrebbe fatto zia Tracie.

Zia Tracie che, il pomeriggio di Martedì 6 settembre, stava cucinando una torta.

L’ultima volta che avevo visto zia Tracie armeggiare in cucina, un tacchino era esploso nel microonde imbrattando tutte le pareti. La volta ancora prima, era stato a New York ma stava girando un video hard dal titolo “mani in pasta” e indossava solo un grembiulino di pizzo rosso intorno alla vita.

Questa volta, invece, sembrava davvero concentratissima.

Mestolo in mano a mo’ di ascia, armata di ricetta e con una sigaretta spenta gelosamente custodita tra le labbra, la zia si aggirava per la cucina senza la solita aria spaesata, seguendo le istruzioni di un più che mai pronto Davy Peterson.

- Ora qui dice che devi rompere due uova nella terrina – lesse attentamente zia Tracie, pulendo gli occhiali da uno strato di farina – Perciò, devo romperle dentro o posso romperle sul bordo e poi metterle dentro? -

- Tracie, siamo solo dei principianti! Per variare le ricette c’è tempo, dice di romperle nella terrina? Rompile nella terrina – la incitò Peterson, giocherellando nervosamente con un anello che riconoscevo come un, forse l’unico, regalo di Lupin

Mi appoggiai alla porta della cucina e mi rassegnai ad osservare la preparazione della fantomatica torta.

- Sto preparando una torta per Tom – mi avvertì la zia, cercando di staccarsi un pezzettino del guscio di un uovo che le si era infilato tra i capelli

- Stiamo, tesoro, stiamo – la rimbeccò Peterson

- Oh, sì, scusa – la zia si diede una pacca sulla fronte come a punirsi della dimenticanza – Io e Davy stiamo preparando una torta per Tom –

- Quel Tom è così affascinante – commentò Peterson – Così maledettamente sexy –

- Davy, Tom è occupato – gli ricordò zia Tracie – Con ben due donne –

- Ecco, sì, è proprio di questo che volevo parlarti – colsi l’occasione per portare la discussione sull’argomento Glenda – è vero che hai detto a Tom di non lasciare Glenda? –

Davy Peterson trasalì e fissò la zia sconcertato.

- Sì – rispose lei tranquillamente, rompendo il secondo uovo direttamente nella terrina e tirando fuori i pezzi di guscio dall’impasto uno alla volta

- E perché? – volli sapere

- Mio Dio, Tracie, lo zio Davy non ti ha insegnato niente? Noi dobbiamo usare gli uomini, fare le vittime e farci viziare, non alimentare i loro vizi – sbottò Peterson

- Davy, credo sia per questo che tu sei single – sospirò zia Tracie

- Ricordati che sono il tuo capo! – protestò lui

- E tu ricordati che io sono la tua padrona di casa – replicò la zia

- D’accordo, d’accordo…forse esagerare a farsi viziare e a vittimizzarsi è controproducente ma istigare il proprio ragazzo al tradimento senza scrupoli è la cosa più orribile che una donna possa fare. E anche un uomo, ovviamente – specificò

- Io non istigo Tom a tradirmi – puntualizzò zia Tracie – Lui non tradisce me. Non sono io quella “ufficiale” –

- Quella ufficiale? – ripetei – Zia, devi smetterla di considerarti di serie B. tu hai uguale dignità della Rosweth quindi, per favore, insieme a quella, ehm, torta prepara a Tom anche un ultimatum: o tu, o lei –

- Esatto! – Peterson applaudì convinto

- Quanti uomini hai avuto? – mi chiese zia Tracie

- Tre – risposi a bruciapelo, pensando a Rob, Draco e Mark

- E tu? – la zia si rivolse a Peterson

- Due – rispose lui – E una donna – soggiunse

- Io cinquantasei – la zia si passò una mano tra i capelli incurante dell’impasto – E li ho amati tutti e forse tutti, almeno per un momento, hanno amato me. Ma nessuno di loro mi è mai stato accanto per una notte intera. C’era chi amava la ballerina del Crowded, chi amava la spumeggiante cameriera del McDonald’s, chi amava la mia voglia di vivere e chi amava la mia capacità di vedere positivo anche nelle disgrazie. Ma quando venivo a prendere te in questura, quando Therese scappava di casa minacciando di dare fuoco all’ingresso, quando Bernie voleva fare a pezzi tutte le pellicce di Bloomingdale’s, loro non c’erano più. Puff. Spariti. Tom, invece, mi è stato accanto nei momenti più bui senza volere niente in cambio. E non posso chiedergli qualcosa io, dopo che lui mi ha dato tutto –

- Allora dovrebbe dare anche tutto sé stesso. Dovrebbe smettere di tenere da parte una piccola parte di sé per quella troia, anche se solo “ufficialmente” – sbottò Peterson

- Non può lasciarla adesso – sbuffò zia Tracie – Non così facilmente, non dopo che lei ha fatto il bello e il cattivo tempo per quattro anni. Ora deve restituirle ogni attimo di solitudine, ogni secondo di disperazione, ogni lacrima che ha versato per lei –

- E cosa credi che dovrebbe fare? – volli sapere sospirando

- Ancora non lo so, ma sicuramente si tratta di aspettare il momento giusto – e il lampo di crudeltà che intravidi negli occhi della zia prima che si voltasse verso il frigo, mi ricordò inquietantemente Therese – E avere pazienza –

Avere pazienza non era sicuramente uno dei miei tratti distintivi. Tutt’al più, fingevo di averne quando la McGranitt tardava a restituire un compito in classe di Trasfigurazione. In quelle occasioni, devo ammetterlo, avrei potuto aspettare anni senza che la mia pazienza venisse meno.

Riguardo il piano che Draco doveva fare per Tom, invece, avevo perso la pazienza già mesi prima, ma quella sera decisi che avrei dato un piccolo aiutino alla sorte.

Avevo visto decine di volte Tom nascondere le lettere di Glenda in un banalissimo cassetto, senza premurarsi di proteggerlo con complicatissimi incantesimi di Magia Nera, probabilmente per depistare eventuali curiosi.

Conoscevo quella tecnica. Io la usavo non per astuzia ma per inerzia quando non ero capace di proteggere le mie cose con dei veri incantesimi.

Nel cassetto c’era una pila di lettere di Glenda, alcune molto vecchie che cominciavano ad ingiallirsi sui bordi, altre più recenti che portavano ancora il suo profumo sulla carta. In un angolo, ordinatamente legate con un nastro rosa, le mie lettere scritte tutte durante il quarto anno e in un altro angolo, un diario sgualcito con un gran numero di foto tra le pagine bianche. E infine, la cosa che più mi sembrava interessante, una boccetta che conteneva una specie di sostanza fumosa, come se qualcuno ci avesse fumato dentro.

La aprii con l’intenzione di annusare, ma appena avvicinai il naso all’apertura, fui risucchiata in una specie di vortice e mi ritrovai a camminare accanto a Tom e mia zia, in un caldo tramonto estivo.

Il Tom accanto a me non sembrava essersi accorto della mia presenza e i suoi occhi erano fissi in una direzione. Seguii lo sguardo di Tom fino ad arrivare a delle dita sottili e abbronzate, che portavano una sigaretta alle inconfondibili labbra laccate di amaranto di zia Tracie.

Mia zia si girò, i capelli disordinati sul volto, a nasconderle gli occhi azzurri fissi su Tom.

- Non abbiamo mai parlato di noi – commentò la zia, buttando la sigaretta nell’erba e calpestandola con il tacco delle infradito

- Non abbiamo fatto altro che parlare di noi – replicò Tom incredulo

- Ma non volevamo realmente parlare di noi – zia Tracie si incamminò lungo il pendio che portava al cimitero di Little Hangleton, sul quale il sole lanciava i suoi ultimi raggi, e Tom la seguì silenziosamente – Non di noi due, intendo. Volevamo sfogarci, volevamo parlare a qualcuno, non con qualcuno, volevamo raccontare le nostre disgrazie a qualcuno che potesse capirle, ma non volevamo realmente che le capisse, volevamo soltanto qualcuno che stesse in silenzio a tenerci la mano mentre cercavamo di uscire dai nostri incubi –

Tom rimase in silenzio per qualche secondo.

- E tu vorresti parlare con me? – chiese infine, con la voce leggermente tremante

- Solo se sono io a fare le domande – zia Tracie raccolse un filo d’erba da terra e se lo infilò in bocca. Riusciva ad essere sexy nei gesti più semplici, mia zia – Prima volta? –

- Cosa vuoi sapere? – domandò Tom arrossendo lievemente

- Solo l’età. Non voglio che ci crogioliamo nell’autocommiserazione come al solito, voglio conoscerti meglio – rispose la zia

- È imbarazzante – Tom distolse lo sguardo e finse di essere molto occupato con l’orlo della camicia – Diciassette. E tu? –

- Ancora più imbarazzante – zia Tracie sorrise amaramente – Dodici e due mesi – prese un respiro profondo – Me ne sono pentita ogni giorno per tutti i giorni successivi –

- Lo amavi? – volle sapere Tom

- Sì – rispose semplicemente lei – E tu, hai amato quella ragazza? –

- Sì, credo – borbottò lui – Non credo nel sesso senza amore –

Zia Tracie scoppiò a ridere e si buttò nell’erba alta.

- Io sono stata costretta a crederci. Ho fatto la prostituta per anni senza amare i clienti con cui andavo a letto – disse tranquillamente – Ma, in effetti, non ho mai baciato nessuno senza essere prima del tutto certa di amarlo. O, per meglio dire, di essere innamorata di lui -

- Non hai mai baciato i tuoi clienti? – chiese Tom stupito

- Non prima di essermene innamorata – zia Tracie sollevò le spalle e si rialzò, riprendendo a camminare verso Casa Riddle – Non puoi baciare davvero qualcuno se quel qualcuno non vale nulla per te. puoi farci sesso o quello che vuoi, ma non puoi baciarlo. Non con un bacio vero –

- A volte mi fai paura – mormorò Tom

- A volte mi faccio paura da sola – ammise zia Tracie e prese Tom per mano, trascinandolo su per le scale di Casa Riddle fino nella sua camera che la luce del tramonto rendeva quasi più spettrale del solito – Facciamo un gioco –

- Stiamo già facendo un gioco – le fece notare Tom

- Chiudi gli occhi – gli ordinò zia Tracie, ignorando le sue proteste – E promettimi di non guardare – scartò lentamente un cioccolatino e glielo mise in bocca – Cos’è? –

- Cioccolata – sussurrò Tom

- Descrivimela – puntualizzò zia Tracie

- È cioccolata, sa di cioccolata. Come faccio a descriverla? – fece lui, a metà tra il divertito e lo spazientito

- So che è cioccolata. Voglio sapere cosa ti ricorda: la prima volta che l’hai mangiata, l’ultima, cosa provi mentre la mangi… - spiegò zia Tracie

- La prima volta che ho mangiato la cioccolata avevo sei anni – raccontò Tom – la rubai nella cucina dell’orfanotrofio e per questo mi beccai dieci settimane di pulizia vetri. Odiavo pulire i vetri. Non ho più mangiato cioccolata da quella volta, quando la mangio sento ancora l’odore di quel maledetto sapone –

- Ora tocca a te – zia Tracie si sedette sulla poltrona privata di Tom e chiuse gli occhi, in attesa

Tom versò dello champagne in un bicchiere di cristallo.

- Troppo facile, ti ho sentito – ridacchiò zia Tracie – Non ho bevuto spesso champagne, non di alta qualità, perlomeno ma so che… -

Tom avvicinò le labbra a quelle di mia zia e la baciò. Un bacio leggero, appena accennato.

- Descrivimelo – sussurrò Tom poi, dato che zia Tracie rimaneva in silenzio, continuò – è morbido, sa di cioccolata e di champagne e di tramonto. E naturalmente sa di te, un sapore agrodolce. È… -

- Tom, è sbagliato – la zia cercò di allontanarlo, spingendolo via con le mani

- Qualcuno mi ha detto che l’amore non è mai sbagliato – replicò lui, ammiccando

- Qualcuno mi ha detto che l’amore è una debolezza – ribattè zia Tracie con un sorriso perfido

- L’ha detto prima di innamorarsi di te – e Tom la baciò ancora

L’ultima cosa che vidi fu la t-shirt viola di mia zia scivolare a terra, prima che il ricordo svanisse lasciandomi frastornata e sconvolta.

- Che cosa stai…? Chi ti ha dato il permesso…? Come diavolo…? – Tom mi fissava basito

- Oh, ciao – mormorai

- Oh, ciao – fece lui con voce dura

- Io non volevo farmi i fatti tuoi – mi giustificai

- Sì, infatti, immagino che stessi casualmente passando dal cassetto del mio comodino! – protestò lui

- In realtà stavo cercando un’altra cosa ma… - riposi la boccetta nel cassetto – tu sai sempre tutto di me e puoi leggermi nel pensiero quando ti pare, fossi in te non mi stupirei che io voglia avere dei chiarimenti su questa faccenda confusa –

- Avresti potuto chiedermelo – tagliò corto lui

- Chiedere non funziona mai – sibilai – Se davvero vuoi sapere qualcosa, devi rassegnarti a scoprirla –

E fu così che il giorno dopo scoprii che mia sorella si stava dando da fare a scaldare le sue vecchie minestre.

- Secondo te il passato è davvero passato anche se ha ripercussioni sul presente? – mi chiese Therese, la sera del 5 settembre, seduta sul davanzale della finestra

- Non ho capito la domanda a sfondo sintattico-grammaticale – ammisi

- Noi lo chiamiamo presente-passato*. Ma allora, è presente o è passato? – sospirò Therese

- Sarò sincera con te perché sei mia sorella: non ho mai avuto molta dimestichezza con i tempi verbali – mi sedetti accanto a lei

- Se una cosa è passata, e sai che è passata perché il presente non è più come allora, ma il presente è condizionato da quella cosa, è davvero passata o è semplicemente lì, in attesa di tornare nel presente? – cercò di spiegare Therese

- Dipende da te – tagliai corto – Se continui a pensare al passato come se fosse il presente, evidentemente non è del tutto passato –

- Quindi credi che se io, ehm, incontrassi Simon, o Oliver, o entrambi, e accettassi di vederli di nuovo, starebbe a significare che il passato non è del tutto passato? – Therese cercò conferme mangiucchiandosi un ricciolo

- No, significherebbe che sei una troia, ma tu ovviamente non faresti mai una cosa del genere, giusto? – ridacchiai nervosamente

Therese affondò una mano nella tasca del mantello e tirò fuori un pacchetto di Lucky Strike. Tirò fuori una sigaretta, l’accese con la magia e se la infilò in bocca con aria disinvolta.

- Non farei mai nemmeno questo, giusto? – mi espirò il fumo in faccia

- Tu fumi? – sussurrai

- Da quest’estate, per l’esattezza – precisò lei

- Fumi, duelli con Tom usando complicatissimi incantesimi di Magia Nera e progetti di vedere entrambi i tuoi ex – dissi tra me e me – io non ti riconosco più –

- In realtà, credo che tu non mi abbia mai davvero conosciuta. Hai semplicemente visto la mia immagine di facciata – sorrise Therese orgogliosa – E ora, piano piano, ti stai accorgendo che anche io sono come una specie di prisma o che diavolo era quella cosa di JJ –

- Un cubo – precisai

- Un cubo – approvò lei – Beh, anche io sono un po’ come un cubo, ma ora stai conoscendo la vera Therese che sta dietro alle pareti – mi strizzò l’occhio e mi allungò la sigaretta – Vuoi? –

- No, grazie. Invecchia la pelle – rifiutai

Therese mi lanciò uno sguardo perplesso e continuò a fumare in silenzio. Quando finì la prima, ne accese un’altra.

- Se io avessi tutti quei soldi da spendere in sigarette, credo che mi vestirei ogni giorno Dior e Cavalli - mormorai

- Non puoi essere sempre così superficiale – sbottò Therese – Pensi solo ai vestiti di marca, alle case di lusso e ad essere bella e ricca. Una volta non eri così –

- Forse anche tu conoscevi solo la mia immagine di facciata – provai a giustificarmi

- Non sono stupida: so riconoscere un vero cambiamento da un abbattimento di facciata. E tu, due anni fa, non sapevi nemmeno chi fosse Dior – Therese scosse la testa malinconica – Compravi i vestiti in Portobello Road, ti mettevi scarpe che avevano quasi la tua età, andavi in pub e discoteche dove una bottiglia di vodka costava 5£ e odiavi altamente il lusso e quelli che lo ostentavano –

Ci pensai su per qualche secondo. In effetti, non ero mai stata un’amante del lusso sfrenato.

- Poi, dalla fine del quarto anno, hai cominciato a pensare alla tua immagine. Da quando ti sei venduta alla Skeeter scopandoti uno che nemmeno ti piaceva, non hai fatto altro che cercare di apparire quella che non sei, che cercare di imitare JJ e le sue amiche della London Academy. Ma tu non sei come loro, smettila di fingere – sbuffò Therese – Ti metteresti addosso anche un sacco della spazzatura se ti dicessero che l’hanno disegnato Dolce e Gabbana -

- Se lo facesse JJ, il giorno dopo tutta Londra indosserebbe sacchi della spazzatura – mormorai tra i denti

- JJ è diversa, fattene una ragione – mi ricordò Therese – Lei è una principessa Windsor e tu no –

Ok, forse non ero esattamente una principessa Windsor, ma ad Hogwarts ero adorata quasi come una regina. Quella mattina un nugolo di Tassorosso del primo anno mi aveva raggiunto a colazione.

- Puoi farci un autografo? – chiese una di loro a mia sorella

Therese sollevò distrattamente lo sguardo dal tema di Divinazione che stava finendo e arricciò le labbra.

- Io non sono Maggie – rispose stancamente – io sono la Spencer intelligente -

Magnolia Lawrence ridacchiò rischiando di mandarsi di traverso il succo di arancia finchè non le lanciai un’occhiata sprezzante che la fece ammutolire.

Dall’inizio dell’anno scolastico, la nostra posizione al tavolo dei Grifondoro era cambiata.

Therese non sedeva più accanto a Hermione e io non sedevo più accanto a Ron. Ci eravamo spostate, assieme, tra un gruppo di studenti del settimo anno con i quali Magnolia aveva familiarizzato l’anno prima.

Un paio di loro erano davvero simpatici e, cosa non ignorabile, non mi accusavano di essere una Mangiamorte.

- Puoi farci un autografo? – questa volta la ragazzina si rivolse a me con aria adorante – Sono Ludmilla Nietchenko. Ho letto tutti i tuoi articoli su Gossipschool. Mia sorella mi mandava la sua copia ogni mese –

- Uhm, stupendo – commentai scarabocchiando una firma sul suo libro di Trasfigurazione

- Guardate! Ho una firma di Maggie sul mio libro! – esclamò mostrandolo alle amiche

Si fecero avanti una ad una e dovetti firmare ben cinque libri. Poi, mi comparve davanti l’ultima, spaurita Tassorosso.

- Io non ho portato niente da firmare – sussurrò, arrossendo – Mi dispiace -

- Se vuoi posso firmarti un tovagliolo – proposi, e ne presi uno dal centro del tavolo – Come ti chiami? –

- Halley – rispose lei

- Halley! Come la cometa! – osservai – è un nome stupendo! –

- Sei la prima persona che me lo dice – Halley si prese il tovagliolo, lo piegò attentamente e lo infilò in tasca, senza sventolarlo orgogliosamente come stavano facendo le sue compagne – Vorrei tanto essere come te –

E, detto questo, sparì nella massa di persone che abbandonavano la Sala Grande per andare alle rispettive lezioni.

Avrei voluto chiederle perché volesse essere come me, ma fui interrotta dall’arrivo di Pansy, seguita a sua volta da una scia di esagitati primini di Serpeverde che sventolavano vecchie copie di Gossipschool.

- Ci sarà ancora il Ballo di Halloween organizzato da voi, vero? – urlava una ragazzina bionda sbracciandosi

- Posso avere un autografo sulla copertina di Gossipschool di Giugno? Era il mio compleanno! – strillava un altro, un maschietto che aveva l’aria di menarsela fin troppo per la sua condizione di studente del primo anno

- Ehi, Pansy! Lo sai che mio fratello ha ballato con te al Ballo del Ceppo? – una terza ragazzina saltellava davanti ai primi due, cercando in tutti i modi di attirare l’attenzione della mia amica

- Parkinson – sussurrò uno dei miei compagni di colazione, e un mormorio di apprezzamento si sentì in tutto il gruppo, presto interrotto da uno scoppio di risa di Magnolia Lawrence che, con la scusa di sistemargli i capelli, si avvinghiò ad uno di loro scoccandogli un bacio non esattamente invisibile sul collo

- Vieni un secondo con me – Pansy mi trascinò fuori dalla Sala Grande, nel giardino semideserto sotto le prime piogge di settembre

- Oddio, ho l’angoscia che ci stiano pedinando – mi girai preoccupata di trovarmi di fronte una folla di bambinetti urlanti

- Nel caso non te ne sia accorta, Maggie – anche Pansy rivolse uno sguardo al portone d’ingresso – Siamo due dee –

- Ah, sì? Quindi adesso ci spetta un posto sull’Olimpo e nettare a colazione – ironizzai cercando di riscaldarmi con l’inutile sciarpetta di Grifondoro

- Non sto scherzando – sibilò Pansy – Quelli ci venerano –

- Me ne sono accorta – sbottai – Sono tre giorni che non riesco a fare colazione in pace. Oggi un gruppo di assatanate Tassorosso, ieri un ragazzino di Corvonero mi ha chiesto di sposarlo e tre giorni fa sono stata aggredita da due gemelle di Grifondoro che volevano che sottoscrivessi un contratto nel quale si dichiara che loro due saranno le prossime gemelle Spencer –

- Non è magnifico? – ridacchiò Pansy

- No, è leggermente inquietante – ammisi

- Dobbiamo sfruttare la condizione a nostro vantaggio. Gossipschool venderà come non ha mai venduto se non ci lasciamo sfuggire quest’occasione – sorrise, ma il suo sorriso era più simile ad un ghigno

- Come? – volli sapere

- Chi è la persona che quei bambini conoscono bene, la persona che vorrebbero vedere sulla copertina del nostro giornale, la persona di cui vorrebbero leggere un’intervista? – mi chiese Pansy

- Te? – proposi dubbiosa

- A parte me – brontolò lei

- Me? – riprovai

- A parte noi due, Maggie – sbuffò Pansy

- La Lawrence? – tentai – Nuda –

- Oh, insomma, Maggie. perché è famosa Hogwarts? Chi è il vero eroe della scuola? – disse spazientita

- Ah, Potter – feci io

- Ma no…Piton! – mi corresse lei

- Piton? – ripetei confusa

- Piton – convenne lei – O meglio, Piton nudo a letto con la Rosweth –

Nonostante Tom avesse dichiarato che di Glenda non gliene importava più nulla, immaginai che non gli sarebbe piaciuto scoprire come e con chi veniva tradito dal giornale di cui io ero a capo.

- Non credo si possa – buttai lì – Insomma, le foto nude di due professori, non so quanto possa essere accettabile per le regole di Hogwarts e… -

- Le regole di Hogwarts? E quando mai ci è importato delle regole di Hogwarts? – ridacchiò Pansy credendo di rassicurarmi

Merda…strategia sbagliata.

- Dobbiamo fare qualcosa che li colpisca – specificò Pansy – Qualcosa che gli faccia capire che Gossipschool è un’istituzione ai cui temibili strumenti nessuno può sottrarsi, professori compresi. Fa scena, capisci? -

- Lo leggerebbero comunque – le feci notare – Come hai detto giustamente tu, ci venerano –

- Ma sono solo primini. Dobbiamo dare loro modo di convincersi che ci venerano perché noi siamo effettivamente da venerare. Se facciamo colpo su di loro, avremo in mano la prossima generazione di lettori di Gossipschool! – replicò Pansy

La fissai sbalordita. Se non l’avessi conosciuta avrei detto che fosse una pazza fanatica. Aveva gli occhi che saettavano da me alle vetrate della scuola e immaginai che stesse calcolando mentalmente quanto avrebbe fruttato un simile scoop sulle pagine del nostro giornalino.

Probabilmente Pansy interpretò il mio silenzio confuso come un tacito assenso perché sorrise vittoriosa e si diresse a grandi passi verso il castello, lasciandomi in balia di una nuova ondata di fan, questa volta un gruppo di folli ragazzine del quarto anno che volevano essere inserite nella lista degli invitati al Ballo di Halloween.

Quando arrivai alla lezione di Pozioni, quindi, erano già quasi tutti in classe, e Pansy era seduta di fianco a Daphne Greengrass.

- Credevo che non saresti venuta – si giustificò facendomi cenno di sedermi di fianco a Draco, alle sue spalle

Io, però, virai sulla destra e mi accaparrai un banco doppio ancora vuoto, con l’intenzione di tenere il posto a mia sorella.

Era strano e non l’avevo mai fatto, ma dall’inizio dell’anno Hermione si sedeva a turno con Harry o con Ron e Therese non era decisamente più nel loro giro.

- Sposta quella borsa, Spencer – mi ordinò Potter, sbattendo i suoi libri sul banco che stavo riservando a Therese

- Quello è occupato – tagliai corto, continuando a dedicarmi con minuziosa attenzione ad un’unghia che sembrava sul punto di sfaldarsi

- Occupato? E per chi? – volle sapere lui, senza mostrare di volersene andare

- Per mia sorella – risposi pacatamente

- Therese? – sgranò gli occhi

- Ho altre sorelle? – sbuffai

- Avete passato cinque anni ad ignorarvi – brontolò Potter

- E ora dobbiamo recuperare il tempo perduto – disse una voce risoluta alle nostre spalle

Therese appoggiò sul banco un pacchetto di sigarette aperto, un romanzo rosa e una limetta per unghie e fissò Harry con astio.

- Se al tre non sarai sparito, Potter, provvederò a farlo io. E sarà irreversibile – lo minacciò Therese, tirando fuori la bacchetta dalla tasca del mantello

- Che paura – borbottò Harry sarcastico, ma si dileguò in fretta, accontentandosi di un posto accanto a Paciock

- Noi due dobbiamo parlare – decretò Therese

- Facciamo ancora in tempo ad uscire – annunciai, alzandomi

In quel momento, Lumacorno fece il suo grasso ingresso all’interno dell’aula. Avevo sempre l’impressione che quando entrasse in una stanza metà dell’aria dovesse uscirne per fargli posto e anche quella volta mi sentii mancare il respiro.

- Non più – mi risedetti

- Non importa – tagliò corto mia sorella – Quel coglione non si accorgerà che non stiamo seguendo la sua lezione –

Decisi di fidarmi di lei. in fondo, Therese aveva avuto Eccezionale nel GUFO di Pozioni.

- Ho visto Baston e sentito Simon – annunciò Therese, copiando velocemente gli ingredienti della pozione scritta alla lavagna

- Come, scusa? – la fissai incredula

- Ho visto Baston e sentito Simon – ripetè lei, convinta che non avessi sentito bene

- Ho capito – sbottai – Cioè no, non ho capito niente! Tutti e due, e Draco? –

- E Draco – Therese guardò di sottecchi il suo cosiddetto ragazzo che armeggiava con varie boccette di vetro senza sapere realmente cosa stesse facendo – Com’è quel detto? Occhio non vede, cuore non duole –

- Avanti, Therese, sii ragionevole – bofonchiai, cercando di mostrarmi interessata alla preparazione della pozione – Hai tradito Dan con Draco usando più o meno lo stesso ragionamento e ora vorresti… -

- Non ho intenzione di farmi Baston! – protestò mia sorella

- Ah, per fortuna – sospirai sollevata

- Lo stesso non vale per Simon, ovviamente – soggiunse con un sorriso

- Therese! – nella foga feci cadere una provetta di uno strano liquido viola

- Oh, Maggie – Lumacorno si avvicinò trascinandosi a fatica dietro la sua possente mole e si fermò davanti al nostro tavolo, fissandomi con un’aria che, se non avessi appena disperso per la stanza bile di salamandra, mi sarebbe sembrata ammirata

- Mi scusi, pulisco subito – tirai fuori la bacchetta

Mia sorella mi precedette e la boccetta tornò sul tavolo, intatta, con il liquido viola all’interno.

- Non si preoccupi, capita – tagliò corto Lumacorno – Sono rimasto molto colpito dalla sua personalità, signorina –

Sorrisi educatamente.

Perquanto Lumacorno si sforzasse di apparire paterno e rassicurante, continuava a darmi l’idea di un camionista pedofilo.

- Mi piacerebbe invitarla ad una cenetta tra amici, il prossimo martedì - continuò

Rabbrividii.

Una cenetta tra amici?

- Ho invitato anche alcuni suoi compagni di corso. Potter, per esempio, e la brillante Erica Thompson di Corvonero, non so se la conosce – soggiunse

L’immagine sbiadita di una di quelle ragazze sbiadite che nessuno potrebbe dire se frequentino o meno questa o quella classe mi si parò nella mente. Erica Thompson, l’unica cosa che ricordavo di lei era il buffo modo di camminare quando la McGranitt l’aveva chiamata per la prova pratica ai GUFO.

Thompson si collocava nell’alfabeto tre nomi dopo di me, e le avevo lasciato la sedia alla fine dell’esaminazione.

Una di quelle persone destinate ad essere travolte da ricordi più recenti e più lucidi.

- Credo di poter venire – dissi infine

- Ti aspetto – e, strizzando l’occhio, Lumacorno passò al banco davanti al nostro dove Calì Patil aveva appena trovato una mosca nella bile di salamandra e stava urlando istericamente parole incomprensibili

- Mi stuprerà – mormorai seguendo con lo sguardo le grosse chiappe di Lumacorno

- Si sentirà obbligato a farlo se continui a guardargli il culo in quel modo così desideroso – sbottò Therese

- Non è desideroso – la corressi – è disgustato –

Therese sollevò un sopraccigglio e versò il liquido viola nella pozione.

- L’ultimo tocco ed è pronta – dichiarò

- Cos’hai intenzione di fare con…? – indicai Draco con lo sguardo

- Sabato pomeriggio vedrò Simon – dichiarò

- Oddio – sospirai

- Sta facendo uno stage di cinque settimane alla Gringott – specificò – mi ha telefonato per dirmelo, è stato così carino a farlo, e io ho risposto che certo, ci possiamo vedere. Perché non vedo cosa ci sia di male –

- Oggettivamente non c’è nulla di male ma – cominciai

- Tu sei abituata a farti un sacco di problemi e vedere tutto negativo – Therese sogghignò e consegnò la provetta con la pozione finita nelle mani di Lumacorno subito prima che lo facesse un esagitato Potter – Non ti fidi della tua sorellina? –

- No – osservai con aria critica il trucco pesante e i capelli stirati – Per niente –

Quella sera Mark e Dan avevano organizzato una grigliata a casa di quest’ultimo per guardare tutti assieme la partita Francia-Italia.

Naturalmente a metà del primo tempo io e JJ ci eravamo già ritirate in cucina, con smalti, patatine e un Vanity Fair.

- Mi passi una di quelle? – indicai una ciotola di patatine al formaggio – Non posso prenderle o rischio di contaminarle con lo smalto -

- O peggio, rischi di contaminare lo smalto con quelle – mi corresse JJ imboccandomi pazientemente

- Sinceramente lo preferivo viola. Questo verde è troppo brillante, ho l’impressione che si noti a cento miglia di distanza – sbottai

- Mi hai salvato la vita – mormorò JJ

- Dicendoti che il verde è troppo brillante? – sgranai gli occhi

JJ mi fissava con aria terribilmente seria e aveva smesso di ritoccare le sue unghie già perfette.

- Il giorno che ci siamo conosciute. Quando tu sei arrivata da me, ti ricordi? – mi chiese

- Certo che mi ricordo, come potrei non… - iniziai

- Stavo per tagliarmi le vene – tagliò corto lei

Ammutolii. Dal salotto arrivarono le grida smorzate di Mark e Dan, infervorati da qualche azione in campo.

- Il passato non mi dava tregua e mi sentivo soffocare così ho preso il compasso e semplicemente ho pensato di… - le misi una mano davanti alla bocca

- Ho capito cos’hai pensato – la interruppi – Ti prego non dirlo, non dirlo nemmeno – la strinsi in un abbraccio incurante dello smalto verde

- Maggie, non ti ho mai parlato del mio passato perché credevo che fosse un segno – continuò lei, e improvvisamente avevo paura che da un momento all’altro prendesse un coltello e si uccidesse

C’erano così tanti modi per morire in quella cucina.

L’acetone. Devo toglierlo subito di qui!

- Quando mi hanno chiamata, un pezzo di compasso era già entrato nella pelle, ma tu mi hai salvata. Mi hai portato un futuro senza quel passato opprimente – JJ scosse la testa, come per cacciare fuori il suo passato opprimente

- JJ, io – cercai di dire qualcosa ma la mia mente era occupata dall’immagine della JJ dodicenne, quella svampita e allegra ragazzina che tentava il suicidio. Quando io, e la maggior parte dei dodicenni, neanche sapeva cosa volesse dire la parola “suicidio” – In quanti lo sanno? –

- Ora siamo in due – JJ sbattè le ciglia su quegli occhi color nocciola, così freddi e duri, che riuscivano a non riempirsi di lacrime mentre lei parlava di come avrebbero potuto spegnersi, di come avrebbe voluto che si spegnessero – Non dirlo a nessuno, ti prego –

Le strinsi la mano e mi asciugai una lacrima dalla guancia.

- Ho paura per te - ammisi

- Non devi averne – fece lei, con un sorriso – Non ne ho neanche io! Guarda, ti sei rovinata tutto lo smalto! Ora devo ricominciare daccapo –

E più lei sorrideva, più io sentivo un’irrefrenabile voglia di piangere, e urlare che doveva reagire. Ma riuscii solo a sorridere, e a rabbrividire guardando le vene blu trasparire dalla pelle chiara della mia amica.

Sono troppo visibili. Sono troppo pericolose.


*: piccola delucidazione. Chi di voi studia l'inglese sa che esiste il 'present perfect' che di fatto si riferisce al passato ma viene considerato un presente perchè ha ripercussioni sul presente. Tradotto in italiano ovviamente non ha senso, perchè noi non abbiamo un 'presente passato' (il più simile è il passato prossimo, ma si chiama comunque passato) però ho pensato di metterlo comunque, perchè la storia si svolge in Inghilterra e loro possono permettersi di pensare in inglese.


Ashleys: no, non è stato Potter a ravanare nel cassetto di Maggie, e nemmeno Therese. È stata Glenda. Harry non ha letto le lettere di Tom, ma siccome nello stesso giorno in cui Maggie si trovava da Silente per la strigliata moralista sulla corrispondenza con Tom, anche Harry era lì per via della profezia, ho immaginato che Silente glielo dicesse. Non tanto delle lettere (di cui in effetti non parla) ma del cassetto segreto e di cosa contenesse vagamente.


DarkViolet92: anche per te vale un po' la risposta di sopra. Maggie non lo sa (e probabilmente non se lo chiede, dà per scontato che la notizia abbia fatto il giro della scuola, così come lei sa sempre tutto immagina che anche gli altri sappiano) ma ho pensato che Silente glielo dicesse. Sai, Silente dice sempre tutto a Harry e quella del cassetto segreto è una chicca che non poteva proprio perdersi.


la_tata: mio dio, la tua recensione è più lunga del capitolo. Ora come ora non mi viene in mente nessuna bella parola da dirti perchè...beh, sono davvero impressionata dalla tua capacità di analisi. Quanto a Therese mangiamorte, io non correrei così tanto. In fondo la cara Therese comincia solo ora a dubitare del brightside...diamo tempo al tempo


Beneduc: nessuno ascolta Maggie sul frangente JJ perchè è un po' come quella storia che ti raccontano da bambini, quella del pastore che per scherzare grida 'al lupo al lupo' e quando il lupo c'è per davvero nessuno arriva a salvarlo. Maggie è così, lei si fa paranoie per ogni cosa, anche se non ce n'è motivo, e per una volta che si preoccupa per qualcosa di serio, gli altri non ci fanno più caso!


Lilyna_93: certo che ci saranno le lezioni di magia con Draco! Le lezioni di magia, la magia in generale (e anche la speranza di vincere in un duello con Potter) saranno il leitmotiv del sesto anno di Maggie. Harry è lo stronzo che lancia un incantesimo sconosciuto su Malfoy alla fine del sesto libro. Il punto di vista di Maggie è di parte, e quindi lo descrive come un mostro...


schumi95: durerà? Vedremo. Per ora di sicuro zia Tracie è convinta di aver trovato finalmente quello giusto, ma non dobbiamo dimenticarci che si convince di aver trovato quello giusto più o meno ogni due settimane. Maggie a volte sembra venire da un altro pianeta, come con la storia del diario, ma ti assicuro che entro la fine dell'anno cambierà un sacco.


Mony_Riddle: bentornata! Sei assolutamente perdonata per la lunga assenza (figurati, i commentatori sono sempre ben accetti e le recensioni ambite e attese) e comunque capisco il tuo ragionamento, non pensare sia stupido, probabilmente l'avrei fatto anch'io. Il punto è, state solo leggendo la stessa storia e recensendo ognuna per i fatti suoi, non vi incontrerete telematicamente. Semplicemente, ignoratevi.


Nerida R Black: ucciderli non posso, mi prenderei delle licenze che non sono le mie rivoluzionando il finale della storia della Rowling, ma a cruciarli ci penserò assolutamente su, specialmente ora che Maggie prende lezioni di magia potrà sicuramente fare qualcos'altro con la bacchetta che non sia togliere le ragnatele dall'armadio. Narratore popolare di Verga? Ehm, perdona l'ignoranza, ma sarebbe a dire?


Baci a tutte e alla prossima!

Grazie alle 125 persone che mi hanno inserita tra i preferiti! Vi adoro!

  
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