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Autore: CHAOSevangeline    20/10/2015    1 recensioni
{ Au | Steve/Bucky; Tony/Pepper; Clint/Natasha }
"Forse non era esattamente dall'amicizia che sembravano legati: cinque adulti che bevono e si prendono a frecciatine ogni giovedì sera fanno più la figura di un circolo di frustrati anonimi. Peccato che loro non fossero nemmeno anonimi, visto che erano abbastanza chiassosi da aver fatto conoscere la propria identità a tutti i frequentatori del locale.
Però oltre agli scherzi, alle battute e alle incomprensioni, sapevano di poter contare gli uni sugli altri.
Persino su Tony Stark, che trovava sempre un momento per loro nonostante la propria agenda piena di impegni."
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tony

 
Tony alle volte si chiedeva se parlasse arabo, o turco, o una qualsiasi altra lingua incomprensibile alle persone. Poi però realizzava che il parlare arabo o turco rientrava nella poco ampia cerchia di cose che Tony Stark non sapeva fare.
Non perché non ne avesse la capacità, sia chiaro, semplicemente non gli interessava. Avrebbe potuto imparare a parlare fluentemente arabo e turco in due settimane. Anzi, in una, se solo avesse voluto. Però lui non voleva.
Ciò non toglieva che la gente non lo capiva.
Esclusa la possibilità che lo Stark-linguaggio fosse sintonizzato su un canale diverso dall’inglese, rimaneva quindi una sola opzione: il quoziente intellettivo della gente era troppo basso. Perché di certo non poteva essere lui a non essersi spiegato bene, anche solo per una volta.
« Pepper? Pepper, venga qui, per favore. »
Parlò nel piccolo apparecchio sistemato sulla propria scrivania. Un normalissimo interfono, in diretta comunicazione con uno strumento gemello alla postazione della sua segretaria preferita. O meglio, la sua unica segretaria personale, perché non aveva segretarie che gli stessero più vicine di quanto facesse Pepper.
E quando diceva “vicina”, lo intendeva proprio in termini di distanza: Pepper lavorava a meno di venti metri da lui in linea d’aria, appena oltre il muro del proprio ufficio.
Era l’unica presenza umana, a parte lui, che popolava il piano dove si trovava il suo studio.
Per questo motivo da quello che alla fine era un semplicissimo interfono non provenne alcuna voce in risposta: un minuto e Pepper era già lì.
Spesso Tony si dimenticava della scarsa distanza che li divideva, cosa che certamente faceva guadagnare punti alla donna e alla sua efficienza.
« Che velocità », constatò semplicemente Tony.
« Signor Stark, come ogni giorno ad ogni ora fatta eccezione per la pausa pranzo e caffè, ero qui fuori », gli ricordò Pepper. Ogni tanto doveva fare presente al suo capo quei piccoli dettagli per essere certa che effettivamente Tony avesse un contatto con la realtà e non fosse perso nel proprio magico mondo di tecnologia. « Non credo che quell’interfono sia così indispensabile. »
Pepper era sempre molto professionale, perché in fin dei conti Tony era il suo capo. Alle volte però il suo lavoro era più simile a quello di una balia, e con il tempo si era abituata a poter lanciare quei discreti consigli. Non venivano mai seguiti, a meno che non accadesse un miracolo e Tony non finisse con il credere che la brillante idea già suggerita da Pepper fosse tutta farina del suo sacco, però lei tentava lo stesso.
« Lei dice? »
Era ovvio che l’uomo non l’avesse ascoltata.
Sulla scrivania di cristallo di fronte a cui Tony stava in piedi, giaceva una scatola aperta.
« Venga qui », la invitò, osservando il contenuto del pacco quasi come se fosse un obbrobrio.
Pepper raggiunse il suo fianco e fissò il completo che già immaginava fosse la fonte dei problemi mattutini del suo capo. Aveva sviluppato un sesto senso, ormai.
« È il suo completo per la festa che ha dato questa sera. »
« Doveva esserlo. »
« Doveva? »
« Ma non lo sarà. »
« E perché mai? »
Pepper si sentiva già esasperata.
Tony però era fermamente convinto di avere ragione e avrebbe lottato pur di far capire alla donna il proprio punto di vista.
« Perché me ne serve un altro », disse, con semplicità. « O cancellerò la serata. »
« Ma non può cancellare la serata: abbiamo invitato più di cinquecento persone! »
La sensazione di Pepper era che i propri capelli fossero diventati dritti, del tutto sfuggiti alla presa del morbido chignon in cui li aveva acconciati con tanta cura prima di uscire di casa.
« Vorrà dire che cinquecento persone dovranno trovarsi altro da fare, questa sera. »
Il fatto era che Tony voleva la perfezione, oltre che i propri desideri esauditi appieno.
Quell’abito era oggettivamente perfetto; dopotutto il sarto che l’aveva confezionato era lo stesso a cui Tony si rivolgeva da ormai tanti anni, per la fiducia sempre ben riposta nei suoi confronti.
Però c’era sempre quella volta in cui Tony doveva decidere che qualcosa non gli andava bene.
« Qual è il problema? »
Pepper doveva rassegnarsi e cercare di risolvere la situazione per evitare che le segretarie che lavoravano qualche piano più in basso dovessero considerare il proprio lavoro svolto invano. O che dovesse farlo lei, dato che l’organizzazione del ricevimento era per metà frutto dei suoi innumerevoli sforzi.
« Il colore. Non è quello che ho volevo. Ha tenuto lo scampolo di stoffa che avevo scelto? »
« Sì, dovrei averlo nella mia scrivania… »
Tony le lanciò un’occhiata eloquente per invitarla ad andare a recuperare il pezzo di tessuto, tornando poi a concentrarsi sul completo grigio cangiante che non si azzardava nemmeno a toccare.
Pepper tornò con il ritaglio di stoffa che Tony si era premurato di farle conservare appena una settimana prima e lo accostò alla giacca sistemata nella confezione.
Calò il silenzio.
« È uguale », disse Pepper, semplicemente.
« Non lo è. Guardi bene. »
« Signor Stark, è identico. »
« Pepper. Vuole farmi arrabbiare anche lei, questa mattina? »
Pepper sapeva che per relazionarsi con Tony Stark servivano due cose: un’interminabile pazienza e calma nell’esporgli i concetti.
« Signor Stark », cominciò, sfoderando il sorriso più convinto che poteva. « Ero con lei mentre sceglieva il tessuto che le sto facendo vedere e di cui è fatto anche il suo completo. Forse il fatto che sia cangiante glielo fa sembrare diverso. Il punto è… »
« Impossibil-… »
« Il punto è », riprese Pepper, alzando di poco la voce. « Che, Signor Stark, organizza questa serata da un mese, ormai. Ci toccherà pagare ugualmente il catering, annullare tutti gli inviti ed inventare una scusa plausibile per la stampa. È l’unica alternativa che avremmo, perché sicuramente il sarto non riuscirà a farle avere una versione migliorata del suo abito entro questa sera. Fra l’altro sono sicura che quello che ha ricevuto le starà benissimo, anche se forse non è perfetto. »
Tony, che per tutto il tempo era rimasto a fissare il completo probabilmente con il canale uditivo disattivato e già pronto a dire che non gli importava nulla, sembrò tornare attento quando Pepper pronunciò quelle ultime parole.
« Lei dice? »
« E aggiungo anche che addosso a lei quell’abito sarà perfetto. »
Pepper gli sorrise, e Tony smise di torturarsi il pizzetto.
Un ulteriore attimo di attesa durante il quale Pepper incrociò le dita, poi Tony richiuse la scatola come se fosse stata decontaminata.
« Molto bene allora, ma si ricordi che-… »
« Non sarà mai più perfetto di lei, Signor Stark. »
« Esattamente. »
Pepper cominciò ad allontanarsi per uscire dalla stanza.
« Dovremmo discutere un suo aumento, sa? »
La donna gli sorrise, un sorriso che diceva “Non si preoccupi Signor Stark: faccio semplicemente il mio dovere”. Ma Pepper sapeva che si sarebbe meritata almeno un raddoppio del proprio stipendio.

***
 
« E quindi mi sono ritrovato con questo completo per le mani. Un completo che non volevo, ma che avevo già pagato. »
Tony amava raccontare le proprie peripezie. Soprattutto, amava farle passare per delle vere e proprie epopee che lo vedevano come unico martire, in grado però di risollevarsi e di affrontare quelli che, se raccontati da lui, riuscivano a sembrare dei madornali problemi.
Peccato che la concentrazione di tutte le persone sedute intorno al tavolo fosse dedicata a lui solo a momenti alterni. Il che era ironico: Tony Stark voleva delle attenzioni e le otteneva sempre da chiunque, possibile che proprio i suoi amici gli dessero così poca importanza?
« Che disgrazia », commentò sarcasticamente Steve. « E che hai fatto, Stark? Lo hai stracciato urlando? »
« No, quella è la reazione che avrebbe un energumeno represso come te, Rogers. Io volevo annullare la serata », rispose.
Come se fosse stata una scelta più normale.
Steve dovette spegnere la propria furia con un sorso di birra, che riaccompagnò il bruciante sentimento nei meandri più profondi del suo corpo.
« Molto maturo, da parte tua. »
Tony lo ignorò, sollevando il proprio bicchierino contenente il whisky on the rocks che aveva ordinato.
« Ma Pepper mi ha convinto che non sarebbe stata una buona idea e così… »
Tutto il tavolo sembrò tornare attento. Thor smise di specchiarsi occasionalmente nelle forchette, Bruce lasciò da parte gli occhiali che stava pulendo con una minuzia al limite del maniacale, Clint allontanò lo sguardo dalla propria pila di stuzzicadenti e Natasha finì di guardarsi intorno con nonchalance; ora aveva gli occhi che le brillavano.
Steve invece rischiò il soffocamento con il secondo sorso di birra che aveva preso per assicurarsi che “la furia” se ne stesse buona, e dovette mandarne giù un terzo per evitare di tossire troppo rumorosamente.
« Pepper, hai detto? » incalzò Natasha. « E sarebbe? »
« La mia segretaria. Perché? »
« Perché di solito non ti ricordi mai il nome delle donne che hai intorno. »
Questo era Bruce, a cui Tony lanciò una pessima occhiata.
Lui e Bruce erano compagni di laboratorio perché alle volte, anche se Bruce non era laureato in qualche campo tecnologico, era ugualmente abbastanza estroso da riuscire ad aiutarlo con alcuni progetti.
Vederlo appostato oltre la trincea nemica gli spezzò il cuore: un fratello lo aveva appena tradito.
Non che ci fosse ancora del vero fuoco nemico da cui difendersi; semplicemente, Tony riusciva a percepire l’arrivo di qualcosa.
« Di solito tu hai intorno “la modella topa”, o “la gnocca che scrive per quel famosissimo giornale”. »
Decisamente si erano alleati contro di lui, se anche Thor riusciva a dire qualcosa di pertinente con la discussione.
Steve sollevò lo sguardo dal proprio boccale e guardò il ragazzo biondo che aveva appena parlato. Thor mise in bella vista le mani, in segno di resa.
« Il linguaggio, lo so. »
« E il rispetto per il gentil sesso. Lo dico per il tuo bene, Thor: non voglio vederti diventare come quello là. »
« Felice di sedermi a questo tavolo di plebe due sere a settimana e di sentirmi chiamare “quello là”. Proprio da te poi, Stevie! Non me lo sarei mai aspettato. »
Tony scrollò le spalle con fare teatrale, mentre Clint se la rideva sotto i baffi: Steve odiava quel soprannome, e regolarmente Tony ne approfittava.
Proseguì la propria arringa, per evitare che Steve riuscisse a ribattere.
« Comunque, parli di gentil sesso, ma non c’è uomo in questo locale meno gentile di Natasha. E poi tu, Thor… alla fine conosci il mio stesso genere di donne, con il lavoro che fai! »
Thor non disse nulla, perfettamente consapevole di essere nel giusto. Quel ragazzo era talmente di buon cuore che tutte le volte che si era trovato una ragazza non aveva fatto altro che parlarne, rimarcando quanto bene sapesse molte cose sul suo conto, oltre al nome. Faceva tenerezza, perché sembrava – e lui confermava – che ogni sua nuova compagna fosse la donna giusta.
Poi queste ultime gli spezzavano il cuore e lui si devastava di drink.
« Non farmi alzare, Tony. Non è mai un bene quando mi alzo. »
Quando voleva Natasha sapeva essere auto-ironica, ma in altre occasioni si dilettava nel rispondere con un umorismo così tagliente da ferire. In quel momento le interessava abbastanza scoprire qualcosa di più sulla relazione tra Tony e Pepper da trattenersi dal far mettere a piangere l’uomo che l’aveva provocata.
« Robin, tieni a bada Lady Marion. »
Clint roteò gli occhi alle parole di Tony.
Quel copione era così esasperato da essere diventato insopportabile: Natasha diceva qualcosa e poi Tony li punzecchiava, rivolgendosi a Clint con il nome di qualche personaggio che tirava con l’arco.
Però il genio era convinto che tra Clint e Natasha ci fosse del tenero, e Dio solo sapeva quanto avrebbe perseverato pur di farli confessare.
« Tony, quante frecciate vuoi tirare ancora? »
« Io? Ti ricordo che sei tu quello che tira frecce. »
E Tony si salvava all’ultimo minuto ogni volta. Tanto vigeva la tacita regola che finché un membro del gruppetto rideva non si sarebbe condannato a morte il fautore dell’orribile battuta. E Thor e Bruce ridevano sempre. Thor lo faceva idealmente per circostanza, Bruce invece aveva un orribile senso dell’umorismo. O forse degli spasmi muscolari.
Comunque quella regola si sarebbe anche potuta ignorare quando il produttore delle battute era Tony: nel suo caso, Steve sarebbe volentieri venuto meno alla propria morale incorruttibile e giusta solo per potersi vendicare di tutte le angherie subite nel corso del tempo.
« Stavamo parlando di Pepper », ricordò Natasha, che a costo di legare Tony al tavolo per non lasciarlo tornare a casa si sarebbe fatta raccontare per filo e per segno chi era la donna che aveva nominato.
« È la mia segretaria e anche da diverso tempo, ormai. Mi sembra strano che non l’abbiate già sentita nominare, o vista per sbaglio a qualche ricevimento. »
Tony non era poi così malvagio come molti lo dipingevano: quando un ricevimento non era esageratamente formale o importante, invitava anche i suoi compagni. Di persona, per altro!
Tuttavia non si curava di evitare discorsi riguardanti feste di cui non li aveva neanche lontanamente messi al corrente, e questo gli faceva perdere punti.
Ma non era quello il problema. Il problema era lo sguardo di Natasha che lo incalzava con un’insistenza disarmante. Tony vedeva i suoi occhietti mentre cercavano di leggergli dentro per carpire qualsiasi informazione possibile. Peccato che lui non fosse una facile preda di certi giochetti e che nemmeno la sua faccia fosse un libro troppo comprensibile per i conoscitori del linguaggio non verbale.
« Non provarci Natasha, so cosa stai facendo », la riprese, appoggiandosi allo schienale della propria sedia come se volesse allontanarsi un poco di più dalla donna. « Non frequento Pepper, nonostante sia la donna che vedo più spesso e l’unica di cui mi ricordo il nome. Oltre a quello di mia madre e al tuo, ma tu sei un’eccezione. »
Natasha inarcò le sopracciglia in un’espressione che lasciava intendere quanto stesse soffocando il proprio istinto di ribattere con acidità. Stava davvero sacrificando tutta sé stessa per soddisfare la propria bramosia di scoop.
« Lo farete. »
Sembrò quasi che quella sicurezza fosse trapelata per sbaglio dalle parole di Natasha, che invece avrebbe dovuto, e forse voluto, rendere quella frase più che altro una domanda. Però si trattava di un eccesso di convinzione che poteva permettersi, avendo sorvolato sull’ultima parte del discorso di Tony.
« Questo è troppo anche per il tuo sesto senso, temo », intervenne Bruce.
Ora Bruce si rendeva conto di avergli voltato le spalle e cercava di tornare sui propri passi? Tony non si sarebbe lasciato abbindolare: il caro Banner avrebbe dovuto fare di più, per riconquistare la sua fiducia.
« Nat ha un’abilità esagerata nel predire il futuro: potrebbe anche avere ragione. »
« Bravo Clint, difendi la tua fidanzatina. »
Solo una persona aveva capito come sarebbero andate le cose perché solo uno, fra tutti i presenti, si era soffermato a guardare bene l’espressione di Natasha. E quel qualcuno non era Tony, troppo preso a punzecchiare Clint.
Solo Steve aveva fatto caso al sorrisetto della russa, la quale poteva vantare una vastissima gamma di espressioni all’apparenza molto simili, ma che avevano significati dalla differenza abissale. Lui e Clint, che la conoscevano da anni, erano gli unici a possedere l’abilità di decifrare il suo sguardo.
La donna si insinuò nel discorso mentre Tony e Clint ancora si provocavano, con Thor che valutava battuta per battuta chi stesse tenendo in pugno la sfida.
« Non è che non hai una relazione con Pepper perché è lei a non volerla, Tony? »
Se fosse stato possibile per l’aria congelarsi, sarebbe certamente accaduto in quel preciso istante.
Tony fissò Natasha, come fecero tutti, insieme a lui.
Dunque si era preparata il terreno per fargli quella domanda? Dunque stava cercando di offenderlo?
Perché lui prendeva come un’offesa il fatto che si insinuasse che il suo fascino non avesse presa su un qualsiasi essere di genere femminile.
Da bravo viziato qual era, Tony Stark non si era mai sentito dire di no, né da bambino quando chiedeva un nuovo giocattolo ai propri genitori, né da adulto quando aveva cominciato ad avere a che fare con le donne.
In un modo o nell’altro era sempre riuscito a conquistarle e poco gli importava che fosse per il suo conto in banca a nove zeri o per la fama: l’importante era che lui ottenesse ciò che gli interessava, ovvero qualcosa che era il caso di non nominare a quel tavolo, se voleva evitare che il signor Rogers si occupasse della sua igiene dentale con una saponetta.
« Sai, Natasha, non ho davvero mai provato ad avvicinarmi a Pepper in quel senso. Anzi, è da una vita che non ho una relazione », cominciò Tony, con il tono solenne che generalmente denotava le sue arringhe infinitamente prive di significato. « Ma sono certo che se mi interessassi a lei, verrei ricambiato. »
« Ah, sì? »
« Decisamente. »
Ed era mentre nello sguardo suo e di Natasha sfolgoravano lampi e i tuoni degni di una lotta tra titani, che Tony decise che si sarebbe dovuto accertare del fatto che Pepper non lo avrebbe respinto.


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Voglio fare la brava e non dilungarmi tantissimo, per questo mi limiterò a ringraziare le belle personcine che hanno inserito la storia tra le seguite e preferite <3
Spero che vi vada di dirmi cosa ne pensate della storia!
CHAOSevangeline
   
 
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