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Autore: Diletta_86    21/10/2015    2 recensioni
A volte per non soffrire bisogna solo non guardarsi indietro e buttare il cuore in stand by.
Quello che tenta di fare Gaetano Berardi per non rimanere in balia di un incertezza che aleggia su di lui da troppo tempo.
Questa è essenzialmente la sua storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Da quella sera ne passarono molte altre nei successivi mesi. Momenti di profonda tristezza alternati ad una quasi normalità. Gaetano riusciva a sopravvivere, e lo riteneva già moltissimo. Il lavoro procedeva bene e anche l’amicizia con la squadra sembrava essersi instaurata con naturalezza. Gli mancava da morire Torre, ma Roberto se la cavava. Si era perfino sorbito un suo inesauribile sfogo su Camilla senza battere ciglio.  Assieme a lui due nuove colleghe decisamente materne, non aveva ancora imparato i loro nomi ma sapeva che lo avrebbero soccorso se avesse avuto una delle sue crisi.  Non per niente era stata una di loro a spedirlo ad un centro contro gli abusi da alcool prima che si rovinasse. Non avrebbe mai saputo come sdebitarsi.
Ora, a quasi otto mesi di distanza Gaetano aveva ultimato i lavori che la sua casa richiedeva ed era un membro attivo. L’agente veleno era diventato operativo.  Spedito sul campo con la certezza di Ardenzi che potesse reggersi sulle sue gambe da solo. Roberto non rischiava mai i suoi agenti. Non dopo che aveva quasi rischiato di perderne uno che era anche un amico fraterno.
Quella mattina Gaetano era esattamente con lui, intento in un pedinamento di uno dei membri della più grossa banda affiliata alla mafia di Roma.
“Dì un po’… ma com’è che sei finito in stò buco Velè ?!”
L’uomo aveva un nettissimo accento Romano, essendo nato e cresciuto in borgata. Bassino e un po’ fuori peso aveva un faccione tondo dall’aria simpatica e gioviale. Due occhi di uno con i copriballe di metallo ed era l’unico che usava il suo nome di battesimo come nome di battaglia.
“Che vuoi che ti dica Mauro… le donne.”
“E Mo’ vieni a dì a me ?!”
Ed in effetti l’agente Mauro Belli aveva lasciato indietro un bel po’ di donne per essere li dove era.  Quando lui e Roberto si erano rincontrati, dopo anni in cui la sezione aveva lasciato che lo credessero morto, beh... a quel pover’uomo era venuto un esaurimento nervoso.  Ovviamente adesso le cose andavano molto meglio.  Il passato trovava sempre il modo di risolversi.
E avrebbe trovato il modo di risolversi anche per Gaetano. Proprio quella mattina, seduti sui gradoni di piazza di Spagna.  Avvenne tutto in maniera troppo veloce. Qualcosa, una vecchia sensazione alla base del collo, come un formicolio, che lo spinse a voltarsi. G. era assolutamente convinto che stesse per succedere qualcosa, forse un agguato, istintivamente pose mano alla fondina nascosta sotto la giacca, allarmando Mauro che fece lo stesso.  Il tempo di guardarsi intorno ed il cuore aveva già saltato un battito. Seduta contro una delle fontane, visibilmente sconvolta, c’era … lei.
Una singola lacrima scappò giù dalle ciglia di Gaetano. Lo aveva visto? Sarebbe potuto fuggire? Ci stava seriamente riflettendo su quando qualcosa, un particolare nient’affatto minuscolo lo distrasse. Lo salvò da se stesso probabilmente.
Era ormai primavera inoltrata, ed i giacconi avevano lasciato il passo alle giacche leggere e Camilla indossava uno dei suoi innumerevoli spolverini. Era bellissima, aveva lasciato crescere i capelli e…
“Per Mille Diavoli!”
L’imprecazione uscì dalle labbra di Gaetano a voce troppo alta, provocando una risata sommessa di Mauro che ormai aveva capito tutto o quasi e lo stava spingendo verso la donna con aria ridanciana.  Le mani di Gaetano tremavano incredule mentre camminava verso di lei che ormai era più che certa di chi avesse davanti ed istintivamente aveva portato le mani al ventre con aria protettiva o tranquillizzante.
“Camilla…”
“Gaetano…”
“…ma tu sei…”
La vide annuire in silenzio, trattenendo il pianto ed a testa bassa.
“Te lo avrei detto otto mesi fa. Se tu testone non fossi fuggito. “ 
   
 
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