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Autore: steffirah    21/10/2015    0 recensioni
Dal momento in cui ho visto
l'uomo che mi è più caro mentre riposavo,
ho cominciato a credere a quelle cose
che gli uomini chiamano “sogni”
Una giovane fanciulla, disperata, sola, colpevole. In una notte di luna piena le appare in sogno un nobile affascinante. I loro incontri si faranno sempre più intimi e segreti, ma riusciranno mai ad incontrarsi?
Genere: Poesia, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Angolo autrice: Rieccomi! Scusate il ritardo ç.ç Non mi ero neppure resa conto fosse trascorso così tanto tempo dalla pubblicazione del primo capitolo… Pensate un po’ come sto!
C’è da ammettere che questo capitolo è alquanto malinconico e ombroso. Non disperate, la situazione comincerà a migliorare già a partire dal terzo ^_^
Le poesie che troverete qui le ho inventate io -///-  Non ne vado fiera, avrei potuto fare di meglio, ma sembravano rispecchiare almeno un minimo i canoni dell’epoca.
Mi dispiace rompere così tanto, potete anche non leggere queste piccole note. Era giusto per chiedervi scusa del ritardo T.T
Buona lettura!

 

 
CAPITOLO 2
 
 
Era un giorno di pioggia e io fissavo con malinconia gli alberi del mio giardino. Quel giardino tanto amato da mia madre, curato da lei sin nel minimo dettaglio. Dalla sua morte nulla era cambiato, avevo fatto in modo che fosse immutabile, affinché l'anima della mia cara madre divenisse immortale. Non era giusto legarla alla Terra, e consapevole di ciò ogni sera pregavo affinché fosse in pace,  al di là del mare. Tuttavia di lei non mi rimaneva altro che il nostro impeccabile giardino e una ninna nanna che da quando avevo memoria avevo sempre cantato a Hanabi. Ma ormai anche quei tempi erano andati. Era persino raro che cantassi. In fondo, ero un usignolo a cui era stata strappata persino la voce. Gli uomini si innamoravano di essa, e io dovevo evitare di attirare l'attenzione. Quando venivano a trovarmi non dovevo parlare con essi, così ben presto persero ogni speranza. I loro bollenti spiriti si raffreddarono, eppure continuavano a trovarmi "un'abitante del cielo", paragonandomi alla divina Kaguya.
A volte mi chiedevo chi fosse stato il primo a mettere simili voci in giro. Io non mi ritenevo possedere alcuna bellezza o grazia particolare, tutt'altro: mi sentivo una fanciulla come tante altre, che coltivava sogni i cui frutti non avrebbero mai potuto germogliare. La gabbia che mi rinchiudeva diveniva ogni giorno più stretta e mi sembrava di soffocare sempre di più, non potevo negarlo. Fingere sarebbe stato vano. Ma non potevo ribellarmi perché sapevo di meritarlo: io ero stata la causa della morte di mia madre, io dovevo pagare per quel peccato.
«Hinata-sama, è arrivata una lettera dalla principessa Hanabi.»
Mi voltai verso Sakura, la quale si era appena inginocchiata al mio fianco, allungandomi un pezzo di carta ripiegata.
«Quante volte devo ripeterti di chiamarmi soltanto “Hinata”?», le ricordai gentilmente, prendendo con delicatezza la lettera dalle sue mani.
«Tante. E ogni volta le ripeto che non cesserò mai di chiamarla “Hinata-sama”.»
Non riuscii a trattenere un sorriso in risposta alla sua pervicacia.
Sfiorando con le dita il sottile foglio color pesca sbiadita lo dispiegai e ne lessi il contenuto. In breve Hanabi mi diceva che l'indomani sarebbe venuta a trovarmi e a ciò allegò un poesia:
 

Seppur sia stata separata
 per tanto tempo dal nido,
 la rondine, prima o poi,
 ritorna alla sua casa
 
Vi trovai un'allusione al fatto che presto sarebbe giunta la primavera, e pensai non dovesse essere una coincidenza. Cosa stava cercando di comunicarmi?
«Vuole rispondere con una poesia?»
Guardai Sakura, ridandole il foglio, e mormorai:
 

L'alba è lontana,
e il mio cuore
 continua a dormire,
 cullato dal ghiaccio dell'inverno

 
Lei scosse la testa, posando la lettera tra le pieghe del suo kimono, e ribatté:

 
Presto il ghiaccio si scioglierà
 e il giovane ciliegio
 potrà liberarsi
 della sua prigione

 
 
Compresi che la sua era soltanto un'ipotesi, ma apprezzai il suo tentativo di consolarmi. Voleva dirmi di non abbattermi e non perdere tutte le speranze.

 
Per quanto il ciliegio possa incantare
 presto o tardi svanirà,
 e al suo tramonto
 a me non rimarrà nient'altro che contemplare
 la luce della luna

 
«Hinata-sama, così mi rattristate.»
«Perdonami Sakura, ultimamente faccio dei sogni strani e sono molto confusa. Ordina alle altre dame di preparare tutto per domani.», conclusi, rivolgendo lo sguardo al cupo cielo piangente, rispecchiandomi in esso.
«A patto che voi ci allietate col vostro koto.»
Mi voltai e notai le mie servitrici al suo fianco, avvolte da grezzi kimono così insignificanti. Sapevo che erano felici di essere al mio servizio, mi erano tutte fedeli, eppure mi dispiaceva legarle con delle catene a me, costringendole a vivere una condizione simile alla mia, seppur completamente diversa. Per questo motivo cercavo di fare quanto era in mio potere per compiacerle e rallegrarne gli spiriti, affinché le vedessi sempre sorridenti e liete di trovarsi in questo posto buio.
«Se voi accettate di cantare per me.»
Loro annuirono e quasi saltarono dalla gioia, tornando alle loro mansioni.
Rientrai in camera e, seduta sul futon, presi il koto tra le mani come se fosse l'oggetto più fragile al mondo e strimpellai qualche nota, prima di dare vita ad una vera melodia. Suonai rasserenandomi, rilassandomi al suono delle loro voci. Mi abbandonai completamente alla loro libertà di cinguettare, tanto che non mi accorsi di essere caduta in un sonno profondo.
  
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