IV
Pain
Rachel indietreggiò terrorizzata. Non credeva a ciò che vedeva. Non poteva essere vero. Richard era morto davanti ai suoi occhi, insieme a tutti i suoi altri amici. Insieme a Kori, Victor, Wally, Garfield...
La luce blu aveva cancellato ogni cosa. Nel cratere c’era solo lei. Lei e lei soltanto. Non aveva visto nessun’altro in mezzo a quella landa desolata. Tantomeno lui.
Eppure... i suoi occhi non mentivano. Il volto del ragazzo era pallido, molto di più di quello che ricordava. Era scarno, prosciugato, coperto in più punti da macchie nere simili a piaghe. I capelli un tempo neri e lucenti ora erano grigi scuri, come ricoperti da cenere. Sembrava invecchiato di dieci anni, ma i suoi occhi azzurri erano comunque gli stessi. Quello sguardo apparteneva solo a lui. E quello era il suo volto, non c’erano dubbi. La sua voce, l’intonazione, il fatto che lui conoscesse Rachel. Era impossibile da credere, ma era lui.
«Sono Robin adesso» disse Richard all’improvviso, guardandola severo.
La
ragazza trasalì, riscuotendosi
dai suoi pensieri. «C-Cosa?
R-Robin?»
«Richard è morto
nell’esplosione,
insieme a tutti i nostri amici. Ora sono una nuova persona.»
Sollevò una mano,
mettendola in bella mostra davanti a Rachel. Dal suo palmo si
scaturirono
decine e decine di scintille nere, blu e bianche, simili a quelle dei
fuochi d’artificio.
«Sono un Conduit. Proprio come te.» Chiuse la mano
e le scintille svanirono.
Rachel rimase esterrefatta. Ancora
non credeva ai suoi occhi, o forse semplicemente era lei a non volere
ciò, ma
era comunque impossibile negare la verità.
Era vivo. Richard era vivo, di fronte a lei. Era sopravvissuto all’esplosione. Era un Conduit. E quel che era peggio, era un Mietitore. Non le sembrava possibile. Uno come lui, come Richard, un ragazzo che aveva sempre lottato per avere giustizia anche nelle cose più banali, uno con simili e nobili ideali, non poteva appartenere al più schifoso gruppo criminale che il mondo potesse aver mai visto. Era impossibile.
Come se non bastasse, sapeva che lei era una Conduit. E da come aveva reagito quando l’aveva rivista, era perfino probabile che sapesse che lei fosse viva da settimane.
«Ora che hai avuto
ciò che
volevi, devo chiederti di andartene, di nuovo. Contro di te non ho
assolutamente
nulla. Eri mia amica, la mia più cara amica, non voglio
farti del male, Rachel.
Se te ne vai farò finta che qui tu non ci sia mai stata. Te
lo prometto.»
Quelle parole ferirono a morte la
ragazza. Dopo tutto quello che avevano trascorso, vederlo schierato
contro di
lei, udire simili parole, la uccideva. Come poteva comportarsi in quel
modo?
«Perché, Richard?!»
gridò, prossima al
pianto. «Perché lo stai facendo?!
Perché sei un Mietitore, perché dopo
l’esplosione non mi hai cercata?! Avremmo... avremmo
potuto...»
«Non avremmo potuto fare un bel
niente.»
Richard strinse i pugni, mentre il suo volto si oscurò.
«Lei è morta, Rachel.
Davanti ai miei occhi. L’ho persa per sempre,
l’esplosione me l’ha portata via.
Mi ha portato via Koriand’r. Quando mi sono svegliato in
mezzo a quel cratere
ci ho messo un po’ per capire cosa fosse successo. E quando
ci sono riuscito,
quando ho capito di averla persa per sempre e ho scoperto di avere dei
poteri,
ho giurato che il responsabile di tutto quello avrebbe pagato a caro
prezzo ciò
che aveva fatto. Mi è stata offerta
un’opportunità, dai Mietitori, e l’ho
sfruttata. Ora sono uno dei loro migliori uomini. Non condivido per
niente ciò
che fanno, ma se voglio trovare e uccidere colui che ha ucciso la mia
Kori, ho
bisogno del loro aiuto.»
Risollevò lo sguardo. Rachel rimase
paralizzata di fronte al suo sguardo severo. Sembrava quasi lei la
causa di
tutto ciò che era successo al ragazzo.
«Te lo ripeto un’ultima volta,
Rachel.
Non voglio farti del male, ma non esiterò a farlo se mi
costringi. Vattene da
qui. Non hai speranze contro di me.»
«Cosa te lo fa pensare?!»
ribatté
Rachel, sollevando entrambe le mani, ordinando ad esse di illuminarsi
di nero.
Le parole del ragazzo... l’avevano fatta imbestialire. Come
poteva dire tutte
quelle cose a lei? In quel modo? Le aveva detto di essersi unito ai
Mietitori
solo per vendicare Kori. La sua Kori, la ragazza che amava. E non aveva
pensato
a tutti gli altri? A tutte le persone che avrebbero sofferto vedendolo
comportarsi in quel modo?! Non aveva pensato... a lei?
«Abbassa quelle mani, Rachel»
disse
Richard, con tutta calma. «Tu non sai controllare nemmeno un
quinto dei tuoi
poteri.»
«Sì che li so controllare! E
ora te lo
dimostrerò!»
«Sicura che non siano loro a controllare
te?»
Rachel si bloccò
all’improvviso. Sgranò
gli occhi, esterrefatta.
«Tu non hai la minima idea
dell’energia
che si cela dentro di te» proseguì il Mietitore.
«Se pensi solo di poter
volare, o sparare raggi dalle mani, allora ti sbagli di grosso.
Potresti distruggere
l’intera città con uno schiocco di dita. Pensi
davvero di essere in grado di controllare
un simile potere?»
Il ragazzo cominciò ad incamminarsi
verso di lei, inquietante come un vero scheletro.
«Più li userai, più li
risveglierai, più si impossesseranno di te. Immagino che
stia già succedendo. È
solo questione di tempo. Diventeranno sempre più forti, fino
a quando tu non
riuscirai più a tenerli a bada. Tu non hai né la
forza fisica, né quella
psichica, per fermali. Tu non sei come me, come Kori, o come tutti i
nostri
defunti amici. Tu sei molto più debole. I poteri ti
avveleneranno la mente. E a
quel punto finirai con l’autodistruggerti.»
Le mani di Rachel si erano abbassate in
maniera autonoma, mentre ascoltava quelle parole. Spesso era stata
definita
debole. Più e più volte. Lei era sempre stata
l’ultima della classe, in quel
genere di cose. Non era forte fisicamente, non lo era mai stata. Ma
sentirsi
dire certe cose da lui, da Richard, la ferivano. La ferivano nel
profondo. Una
delle poche persone di cui aveva sempre pensato di potersi fidare, non
solo
l’aveva tradita, ma ora la stava umiliando. Letteralmente. E
faceva male.
Faceva molto male.
La ragazza abbassò la testa. Diverse
lacrime fuoriuscirono dagli occhi e solcarono le guancie.
«Ora vattene. Non ho ricevuto ordine di
combattere, ma se non te ne vai sarò davvero costretto a
farlo.»
Rachel non rispose. Non se lo fece
nemmeno ripetere. Cominciò a camminare. Passò
accanto a Richard, o Robin, come
voleva farsi chiamare, e non
lo degnò nemmeno di uno sguardo. Singhiozzò.
Sperò di non averlo fatto troppo
forte, non voleva che quel bastardo la vedesse ridotta in quelle
condizioni.
Solo con delle parole, era stata sconfitta. Richard era più
forte di lei,
l’aveva capito fin dal primo momento, però essersi
arresa in quel modo, senza
nemmeno provare a combattere o a prendere qualche provvista, la faceva
sentire
peggio di quanto già non stesse.
Raggiunse Red X, ancora sdraiato a
terra, dolorante. Si accovacciò su di lui e lo
aiutò a mettersi a sedere. Il
ragazzo drizzò la schiena, ciondolando con la testa. Gemette
di dolore e tossì
un paio di volte. Rachel lo abbracciò, poi si
voltò un’ultima volta verso di
Richard. Il Mietitore la stava fissando, sempre con la stessa
espressione
severa. La ragazza distolse lo sguardo, strizzando le palpebre per
pulire gli
occhi dalle lacrime, poi usò i suoi poteri e si
trasformò di nuovo nel rapace
nero.
Si alzò in volto, portando con
sé Red X,
e si allontanò da quel luogo alla svelta, sperando di
dimenticare al più presto
quella conversazione che invece l’avrebbe probabilmente
segnata a vita.
***
Atterrarono sul tetto di un palazzo.
Rachel ritornò in forma umana e lasciò andare Red
X, facendolo cadere a terra
in maniera non proprio delicata. Il ragazzo emise dei versi di
protesta, ma lei
non lo sentì nemmeno. Si allontanò da lui, con in
testa un solo pensiero, ossia
il voler stare alla larga da tutto e tutti. Si sedette per terra,
appoggiando
la schiena contro la superficie di un comignolo, e sospirò
rumorosamente,
incassando la testa fra le spalle. Aveva così tanti pensieri
diversi per la
testa che era impossibile catalogarli con ordine.
Red X tossì ancora, e si rimise a
sedere, massaggiandosi la schiena. «Quel bastardo... giuro
che se lo ribecco...»
Spostò lo sguardo e vide Rachel. Si interruppe, per poi
domandarle: «Cos’è
successo? E quel tipo dov’è? L’hai
conciato tu per le feste?»
La ragazza non rispose. Pizzicò un
labbro con i denti, ma rimase comunque immobile, a testa bassa.
«Ehi, Rachel» la
chiamò ancora lui,
perplesso. «Che hai? Cosa diamine è
successo?»
Rachel ancora non rispose. Questa volta,
però, pensando alla risposta alla domanda di X, si
lasciò scappare un gemito.
Al che il ragazzo dovette intuire che ci fosse davvero qualcosa di
serio sotto.
Si alzò in piedi, lamentandosi ad ogni minimo movimento, poi
si diresse verso
di lei. «Rachel... cosa... che ti prende? Prima spaccavi culi
a destra e manca,
e adesso...»
«C-Conoscevo quel ragazzo...»
mormorò
infine Rachel, vinta dalla sofferenza. Forse parlandone con qualcuno
sarebbe
riuscita a placare il dolore che cresceva inesorabile dentro di lei. Lo
sperava, almeno. «Era... era mio... era mio
amico...» Le fece uno strano
effetto definirlo con quel termine, dopo tutto quello che tra lei e
Richard era
successo. «E... adesso... è un
Mietitore...»
Uno dei tanti mostri che avevano messo
in ginocchio il Neon District e che causavano guai su guai. Lui,
Richard, uno
con degli ideali, uno che avrebbe voluto fare grandi cose per il mondo
intero,
uno che lottava contro le ingiustizie. Richard. Un Mietitore.
Raccontò la storia. La breve discussione
avuta poco prima. Tralasciò la parte dei poteri, quella di
cui sinceramente
nemmeno Rachel sapeva darsi una spiegazione, ma per il restò
non risparmiò i
dettagli. Forse ne diede fin troppi. A racconto concluso, la ragazza
tirò su
con il naso, e altre lacrime scesero in risposta.
«Oh...» fece X, in bilico tra
l’imbarazzo del non sapere cosa dire e la
perplessità. «Mi spiace...»
«É... è
sopravvissuto all’esplosione...»
continuò Rachel, singhiozzando e abbracciandosi con forza le
gambe. «...
credevo fosse morto... e adesso è un Mietitore...»
ripeté, come una cantilena.
Red X si sedette accanto a lei,
mugugnando ancora di dolore. Allungò le gambe e si
appoggiò sulle braccia, poi
sospirò. «Ascolta... posso capire come ti senti.
È duro vedere qualcuno di cui
ti fidavi... beh... voltarti le spalle. Ma vedrai che...»
«È colpa mia» lo
interruppe Rachel,
all’improvviso. La ragazza sollevò lo sguardo
appannato dalle lacrime,
volgendolo in un punto imprecisato di fronte a lei.
«È stata solo colpa mia...»
«Cosa? Che stai dicendo?»
La corvina singhiozzò ancora, poi si
prese il volto fra le mani. «Non avrei dovuto ascoltarlo...
non avrei dovuto
andarmene... avrei dovuto restare là, parlare con lui,
cercare di... di farlo
rinsavire... forse... forse... avrei potuto...»
«Non dire idiozie» disse Red X,
freddo. «Non
avresti potuto fare niente.»
Rachel drizzò la testa
all’improvviso e
folgorò il ragazzo con lo sguardo. «Ma che stai
dicendo?! Certo che avrei
potuto! Noi eravamo...»
«Ma non capisci?» la
anticipò ancora una
volta lui, per poi sospirare. «Il tuo amico è
andato ormai. Nulla può farlo
tornare come prima.»
La ragazza strinse i pugni, furibonda. Le
parole di X cancellarono la sua tristezza e la rimpiazzarono con la
rabbia. «Sei
tu che non capisci! Solo perché odi così tanto i
Mietitori non significa che...»
«Davvero credi che ci sia un modo per
poter ragionare con loro?!» X si alzò in piedi,
fissandola dall’alto. Altre
tracce di trucco erano sparite, lasciando sempre più spazio
al suo vero volto,
ma nonostante ciò sembrava comunque minaccioso.
«Quelli non sono più esseri
umani, Rachel, dovresti averlo capito da sola!»
«Non puoi fare di tutta l’erba
un
fascio!» gridò la ragazza, alzandosi in piedi a
sua volta e fissandolo con
sempre più rabbia. «Richard era diverso dagli
altri Mietitori, te ne sei
accorto anche tu!»
X la osservò in silenzio per ancora un
attimo, poi dalla sua gola uscì una fredda risata. La
ragazza si irritò ancora
di più. «Che hai da ridere?! Smettila!
Smettila!!»
«Quanto sei ingenua...»
borbottò lui per
tutta risposta, per poi farsi serio all’improvviso. Rachel
sussultò quando lo
sguardo del ragazzo si posò di nuovo su di lei, ma mantenne
i nervi saldi. «Credi
che il tuo amico sia speciale? Che lui non si ritroverà mai
a grugnire e
saltellare come tutti quegli altri porci vestiti di rosso? Ti sbagli.
È solo
questione di tempo. Dagli un mese o due, e poi i liquami fotteranno
anche il
suo cervello.»
«I... liquami?»
domandò Rachel, per un
attimo spaesata.
Red X annuì. «L’hai
visto in faccia,
giusto?»
La ragazza fece cenno di sì.
«Ed era ricoperto di macchie nere, ho
ragione?»
«Beh... sì...»
mormorò Rachel. Non
capiva dove X volesse andare a parare, ma ad un certo punto non fu
nemmeno più
tanto sicura di volerlo sapere per davvero.
«Esatto. Pensi che fosse sporcizia? O
tatuaggi?»
«Ecco...»
«Tutti i Mietitori hanno addosso quello
schifo» sbottò X, indicando la città
che si estendeva per chilometri e
chilometri accanto a loro. «Solo che non te ne sei mai
accorta a causa dei
cappucci. Non ho idea di cosa sia con esattezza. So che però
viene usata dal
capo dei Mietitori, proprio per avvelenare le menti delle persone e
piegarle al
suo cospetto.»
«I Mietitori hanno un capo?!»
domandò la
ragazza, esterrefatta. Credeva che fossero solo un branco di zoticoni
senza
ragione, non che fossero addirittura guidati da qualcuno.
«Sì, hanno un capo. Chi credi
che abbia
dato origine a tutto questo? Non conosco la sua identità, ma
pare che anche lui
sia sopravvissuto all’esplosione come te, diventando un
Conduit di conseguenza.»
Rachel inorridì. Sapere che non era sola
era stata una bella sorpresa all’inizio, ma sapere anche che
c’erano Conduit
come lei che avevano approfittato della situazione per darsi alla
malavita la
faceva sentire in colpa. Sapere soprattutto che una di queste persone
era la
causa del male maggiore del Neon District.«E... come funziona
il liquame?»
«All’inizio i neo-Mietitori
vengono
colpiti da allucinazioni, dolori ed eccetera. Nel momento stesso in cui
questa
fase finisce, per loro non c’è più
niente da fare. Diventano totalmente
dipendenti dal loro capo e negherebbero fino alla morte di essere
infetti,
anzi, si auto convincono di fare la cosa giusta. Poi comincia la fase
due,
quella in cui sentono la voce del loro capo nella testa e che gli
ordina cosa
fare.»
Rachel sgranò gli occhi. Le parole di
Richard rimbombarono nella sua mente: Non
ho ricevuto ordine di combattere. La ragazza
rabbrividì. X stava dicendo il
vero.
«La fase due è quella in cui
ancora
possono parlare e comportarsi da persone civili, ma non dura a lungo.
Dipende
dalla forza del neo-Mietitore in questione. Nel caso del tuo amico,
visto che è
un Conduit, probabilmente la fase due durerà ancora per un
po’, ma non credere
che sarà per sempre, perché presto o tardi arriva
la fase tre. E non serve che
ti dica cosa succede in questa fase, giusto?»
«Q-Quindi... come... "nasce"
un Mietitore?» domandò Rachel, a metà
tra il disgusto e la meraviglia.
«Un gruppo di Mietitori già
formati
rapisce un altro gruppo di persone qualsiasi, le portano alla loro base
supersegreta, dal capo che gli spruzza addosso quei liquami, e qui
comincia il
ciclo.»
«Ma allora... Richard è stato
rapito dai
Mietitori?!» domandò ancora Rachel, questa volta
inorridita.
«Questo non te lo so dire»
rispose X
scuotendo la testa. «Ma se lui ha detto di voler vendicare la
morte della sua
ragazza... potrebbe anche darsi che abbia davvero agitò di
sua volontà quando
si è lasciato infettare.»
«Ma non può averlo
fatto!» insistette
Rachel, tornando rabbiosa. «Lui non avrebbe mai
potuto...»
«Mettiti nei suoi panni, Rachel. Lui ha
perso la ragazza che amava, e si è ritrovato per le mani dei
poteri di cui non
aveva mai saputo l’esistenza. Ha visto che in
città le cose si mettevano male,
che i Mietitori stavano lentamente sorgendo. Ha visto
un’opportunità. Si è
schierato insieme al lato vincente, sperando di avere più
possibilità di trovare
colui che cercava, colui che aveva ucciso la sua ragazza. Una scelta
stupida,
codarda, probabilmente nemmeno sapeva di essere fottuto dal momento
stesso in
cui quei liquami lo avevano toccato, ma comunque una sua scelta. Non
puoi
decidere tu per gli altri. L’unica cosa che si potrebbe fare
per lui, è farlo
fuori.»
«No! Questo no!»
gridò la ragazza. «Non
possiamo ucciderlo! Io non ti credo, è impossibile che non
ci sia un modo per
farlo uscire dall’infezione! Se provassi a parlare ancora con
lui...»
«Maledizione, Rachel!»
sbraitò X,
afferrandola per le braccia e scuotendola. «Te lo vuoi
ficcare in testa o no
che il tuo amico è spacciato? Non c’è
nessun modo per salvarlo, perché non
vuoi...»
«NO!» Rachel si
dimenò dalla presa, poi
allontanò il ragazzo con una goffa spinta. «Deve
esserci un modo! C’è sempre un
modo! Io mi rifiuto di credere che un semplice liquame possa
distruggere la
mente di un ragazzo sveglio come lui! È fuori discussione!
Non potremmo... per
esempio...» La ragazza si illuminò
all’improvviso.«Togliergli il liquame di
dosso!»
«Oh, certo» ribatté
X, sarcastico. «Gli
facciamo un bello shampoo! Vedrai come tornerà sano di mente
dopo!»
«Io almeno ci provo a trovare una
soluzione, non come te che credi che solo uccidere e picchiare lo
siano!» tuonò
Rachel, stringendo i pugni. Aveva cominciato a credere che X fosse un
bravo
ragazzo. Beh, si era sbagliata in pieno. Era un criminale come tutti
gli altri.
Combattere i Mietitori non lo rendeva affatto migliore di loro. Avere
un
cervello e non sapere come usarlo era l’equivalente di non
averne uno.
«Ma di quale soluzione stai
parlando?!»
protestò ancora il ragazzo truccato, pestando un piede a
terra con rabbia. «Ma
ti rendi conto che quel tipo lo conoscevi solo tu?! Cosa diavolo me ne
frega a
me di salvare una persona che nemmeno conosco?! Ogni giorno di persone
ne
muoiono a centinaia, perché uccise da Mietitori come il tuo
caro Richard, perché
dovrei sbattermi per salvare una persona che non conosco, Mietitore per
giunta,
in una causa persa?!»
«Richard non uccide le persone!»
«Perché, tu lo sai? Te
l’ha detto lui?!»
«No, però lui...»
Rachel esitò. Era
vero, non lo sapeva. Richard in quel mese avrebbe potuto uccidere
migliaia di
persone, lei come avrebbe potuto saperlo? Se erano vere le parole di X,
se i
liquami lo obbligavano ad obbedire ad ogni ordine...
«Un momento!»
esclamò ancora, ostinata. «E
tu come fai a sapere tutte queste cose sui Mietitori? Chi mi dice che
in realtà
tu non mi stia mentendo?!»
«E perché dovrei
mentirti?» X storse il
naso, anche lui sembrava ai limiti della sopportazione. «Ti
ho già detto come
funziona qui. Se tieni le orecchie aperte e intercetti le giuste
comunicazioni
radio puoi scoprire l’inimmaginabile. Senti, posso capire che
tu sia sconvolta,
ma non puoi andare avanti così. Mi sembri una mocciosa
capricciosa.»
«Non sono una mocciosa
capricciosa!»
Rachel serrò la mascella, per poi ripensare a tutto
l’accaduto e abbassare la
testa, la rabbia svanita nel nulla. «È...
è solo che... che...» Si strinse
nelle spalle, tirando su con il naso senza nemmeno rendersene conto.
Sentì la
vista appannarsi nuovamente. «Che... che...» Non
riuscì a portare avanti il
litigio. Le faceva male al cuore parlare in quel modo di Richard. Non
era
giusto. Non era giusto che tutto fosse finito in quel modo. Avrebbe
tanto
voluto...
«Lo amavi, vero?»
Quelle parole la fecero saltare,
letteralmente. «Woah, cosa?!» trillò,
con la voce più alta di un’ottava.
Red X incrociò le braccia e
ripeté
pazientemente: «Richard. Non era solo un amico. O
sbaglio?»
La ragazza dischiuse le labbra. «Ma che
stai dicendo?! Certo che era solo un amico!»
«Credi davvero che non l’abbia
capito?»
domandò lui, calmo. «Il modo con cui lo hai
descritto poco fa’, la storia che
hai raccontato, il modo in cui lo hai difeso fino allo stremo. Non
sarò una
cima in certe cose, ma solo un idiota non lo avrebbe capito. E comunque
sei
arrossita.»
Rachel si portò d’istinto
entrambe le
mani sopra la bocca, per celare il rossore delle goti che
aumentò a dismisura.
Quell’affermazione la spiazzò, completamente.
Cercò ancora di parlare, di
negare, ma dallo sguardo di X intuì che non se la sarebbe
mai bevuta. Aveva
capito. Forse era colpa sua, aveva detto troppo, aveva cercato di
difendere
quasi ossessivamente Richard. Fatto stava che ormai era impossibile
nascondersi. Abbassò lentamente le mani, sospirando
rumorosamente. «I-Io...
io...» Si morse un labbro. La vista le si appannò
ancora.
Indietreggiò, con lo sguardo perso nel
vuoto, come in trance, poi si sedette di nuovo pesantemente a terra,
contro il
comignolo. «Richard... è stato l’unico
ragazzo con cui sia mai riuscita ad
andare d’accordo...»
Era da troppo tempo che si teneva tutto
dentro, in tutti quegli anni non aveva mai raccontato a nessuno cosa
provasse e
per chi. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno. Sentiva che sarebbe
esplosa
continuando a tenersi tutto dentro.
Sospirò profondamente. Poi
cominciò a
raccontare.