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Autore: edoardo811    21/10/2015    3 recensioni
Se ne avessi la possibilità, cosa faresti? Salveresti il mondo... o lo distruggeresti?
Empire City.
Un brutale attacco terroristico distrugge mezza città e costringe in miseria i cittadini dell'altra metà.
La popolazione è chiusa dentro i confini della metropoli, in quarantena, ed è obbligata a vivere insieme a bande di tagliagole e psicopatici, che dopo l'attacco, rinominato l'esplosione, hanno deciso di scatenare tumulti dopo tumulti.
Rachel sembra una ragazza come tante, ma non è così. Lei ha qualcosa in più, qualcosa che la distingue profondamente da tutte le altre persone.
Mentre il caos per le strade dilaga, si ritroverà più volte ad avere a che fare con la sua natura e le sue diversità. Dovrà imparare a conoscere meglio sé stessa, fare i conti con il suo passato e i suoi sentimenti.
Conoscerà persone, visiterà luoghi e combatterà fino allo stremo.
Ed infine sarà posta di fronte ad un'ardua scelta. E decidere non sarà affatto facile.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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IV

Pain

 

Rachel indietreggiò terrorizzata. Non credeva a ciò che vedeva. Non poteva essere vero. Richard era morto davanti ai suoi occhi, insieme a tutti i suoi altri amici. Insieme a Kori, Victor, Wally, Garfield...

La luce blu aveva cancellato ogni cosa. Nel cratere c’era solo lei. Lei e lei soltanto. Non aveva visto nessun’altro in mezzo a quella landa desolata. Tantomeno lui.

Eppure... i suoi occhi non mentivano. Il volto del ragazzo era pallido, molto di più di quello che ricordava. Era scarno, prosciugato, coperto in più punti da macchie nere simili a piaghe. I capelli un tempo neri e lucenti ora erano grigi scuri, come ricoperti da cenere. Sembrava invecchiato di dieci anni, ma i suoi occhi azzurri erano comunque gli stessi. Quello sguardo apparteneva solo a lui. E quello era il suo volto, non c’erano dubbi. La sua voce, l’intonazione, il fatto che lui conoscesse Rachel. Era impossibile da credere, ma era lui.

«Sono Robin adesso» disse Richard all’improvviso, guardandola severo.

La ragazza trasalì, riscuotendosi dai suoi pensieri. «C-Cosa? R-Robin?»

«Richard è morto nell’esplosione, insieme a tutti i nostri amici. Ora sono una nuova persona.» Sollevò una mano, mettendola in bella mostra davanti a Rachel. Dal suo palmo si scaturirono decine e decine di scintille nere, blu e bianche, simili a quelle dei fuochi d’artificio. «Sono un Conduit. Proprio come te.» Chiuse la mano e le scintille svanirono.

Rachel rimase esterrefatta. Ancora non credeva ai suoi occhi, o forse semplicemente era lei a non volere ciò, ma era comunque impossibile negare la verità.

Era vivo. Richard era vivo, di fronte a lei. Era sopravvissuto all’esplosione. Era un Conduit. E quel che era peggio, era un Mietitore. Non le sembrava possibile. Uno come lui, come Richard, un ragazzo che aveva sempre lottato per avere giustizia anche nelle cose più banali, uno con simili e nobili ideali, non poteva appartenere al più schifoso gruppo criminale che il mondo potesse aver mai visto. Era impossibile.

Come se non bastasse, sapeva che lei era una Conduit. E da come aveva reagito quando l’aveva rivista, era perfino probabile che sapesse che lei fosse viva da settimane. 

«Ora che hai avuto ciò che volevi, devo chiederti di andartene, di nuovo. Contro di te non ho assolutamente nulla. Eri mia amica, la mia più cara amica, non voglio farti del male, Rachel. Se te ne vai farò finta che qui tu non ci sia mai stata. Te lo prometto.»

Quelle parole ferirono a morte la ragazza. Dopo tutto quello che avevano trascorso, vederlo schierato contro di lei, udire simili parole, la uccideva. Come poteva comportarsi in quel modo?

«Perché, Richard?!» gridò, prossima al pianto. «Perché lo stai facendo?! Perché sei un Mietitore, perché dopo l’esplosione non mi hai cercata?! Avremmo... avremmo potuto...»

«Non avremmo potuto fare un bel niente.» Richard strinse i pugni, mentre il suo volto si oscurò. «Lei è morta, Rachel. Davanti ai miei occhi. L’ho persa per sempre, l’esplosione me l’ha portata via. Mi ha portato via Koriand’r. Quando mi sono svegliato in mezzo a quel cratere ci ho messo un po’ per capire cosa fosse successo. E quando ci sono riuscito, quando ho capito di averla persa per sempre e ho scoperto di avere dei poteri, ho giurato che il responsabile di tutto quello avrebbe pagato a caro prezzo ciò che aveva fatto. Mi è stata offerta un’opportunità, dai Mietitori, e l’ho sfruttata. Ora sono uno dei loro migliori uomini. Non condivido per niente ciò che fanno, ma se voglio trovare e uccidere colui che ha ucciso la mia Kori, ho bisogno del loro aiuto.»

Risollevò lo sguardo. Rachel rimase paralizzata di fronte al suo sguardo severo. Sembrava quasi lei la causa di tutto ciò che era successo al ragazzo.

«Te lo ripeto un’ultima volta, Rachel. Non voglio farti del male, ma non esiterò a farlo se mi costringi. Vattene da qui. Non hai speranze contro di me.»

«Cosa te lo fa pensare?!» ribatté Rachel, sollevando entrambe le mani, ordinando ad esse di illuminarsi di nero. Le parole del ragazzo... l’avevano fatta imbestialire. Come poteva dire tutte quelle cose a lei? In quel modo? Le aveva detto di essersi unito ai Mietitori solo per vendicare Kori. La sua Kori, la ragazza che amava. E non aveva pensato a tutti gli altri? A tutte le persone che avrebbero sofferto vedendolo comportarsi in quel modo?! Non aveva pensato... a lei?

«Abbassa quelle mani, Rachel» disse Richard, con tutta calma. «Tu non sai controllare nemmeno un quinto dei tuoi poteri.»

«Sì che li so controllare! E ora te lo dimostrerò!»

«Sicura che non siano loro a controllare te?»

Rachel si bloccò all’improvviso. Sgranò gli occhi, esterrefatta.

«Tu non hai la minima idea dell’energia che si cela dentro di te» proseguì il Mietitore. «Se pensi solo di poter volare, o sparare raggi dalle mani, allora ti sbagli di grosso. Potresti distruggere l’intera città con uno schiocco di dita. Pensi davvero di essere in grado di controllare un simile potere?»

Il ragazzo cominciò ad incamminarsi verso di lei, inquietante come un vero scheletro. «Più li userai, più li risveglierai, più si impossesseranno di te. Immagino che stia già succedendo. È solo questione di tempo. Diventeranno sempre più forti, fino a quando tu non riuscirai più a tenerli a bada. Tu non hai né la forza fisica, né quella psichica, per fermali. Tu non sei come me, come Kori, o come tutti i nostri defunti amici. Tu sei molto più debole. I poteri ti avveleneranno la mente. E a quel punto finirai con l’autodistruggerti.»

Le mani di Rachel si erano abbassate in maniera autonoma, mentre ascoltava quelle parole. Spesso era stata definita debole. Più e più volte. Lei era sempre stata l’ultima della classe, in quel genere di cose. Non era forte fisicamente, non lo era mai stata. Ma sentirsi dire certe cose da lui, da Richard, la ferivano. La ferivano nel profondo. Una delle poche persone di cui aveva sempre pensato di potersi fidare, non solo l’aveva tradita, ma ora la stava umiliando. Letteralmente. E faceva male. Faceva molto male.

La ragazza abbassò la testa. Diverse lacrime fuoriuscirono dagli occhi e solcarono le guancie.

«Ora vattene. Non ho ricevuto ordine di combattere, ma se non te ne vai sarò davvero costretto a farlo.»

Rachel non rispose. Non se lo fece nemmeno ripetere. Cominciò a camminare. Passò accanto a Richard, o Robin, come voleva farsi chiamare, e non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Singhiozzò. Sperò di non averlo fatto troppo forte, non voleva che quel bastardo la vedesse ridotta in quelle condizioni. Solo con delle parole, era stata sconfitta. Richard era più forte di lei, l’aveva capito fin dal primo momento, però essersi arresa in quel modo, senza nemmeno provare a combattere o a prendere qualche provvista, la faceva sentire peggio di quanto già non stesse.

Raggiunse Red X, ancora sdraiato a terra, dolorante. Si accovacciò su di lui e lo aiutò a mettersi a sedere. Il ragazzo drizzò la schiena, ciondolando con la testa. Gemette di dolore e tossì un paio di volte. Rachel lo abbracciò, poi si voltò un’ultima volta verso di Richard. Il Mietitore la stava fissando, sempre con la stessa espressione severa. La ragazza distolse lo sguardo, strizzando le palpebre per pulire gli occhi dalle lacrime, poi usò i suoi poteri e si trasformò di nuovo nel rapace nero.

Si alzò in volto, portando con sé Red X, e si allontanò da quel luogo alla svelta, sperando di dimenticare al più presto quella conversazione che invece l’avrebbe probabilmente segnata a vita.

 

***

 

Atterrarono sul tetto di un palazzo. Rachel ritornò in forma umana e lasciò andare Red X, facendolo cadere a terra in maniera non proprio delicata. Il ragazzo emise dei versi di protesta, ma lei non lo sentì nemmeno. Si allontanò da lui, con in testa un solo pensiero, ossia il voler stare alla larga da tutto e tutti. Si sedette per terra, appoggiando la schiena contro la superficie di un comignolo, e sospirò rumorosamente, incassando la testa fra le spalle. Aveva così tanti pensieri diversi per la testa che era impossibile catalogarli con ordine.

Red X tossì ancora, e si rimise a sedere, massaggiandosi la schiena. «Quel bastardo... giuro che se lo ribecco...» Spostò lo sguardo e vide Rachel. Si interruppe, per poi domandarle: «Cos’è successo? E quel tipo dov’è? L’hai conciato tu per le feste?»

La ragazza non rispose. Pizzicò un labbro con i denti, ma rimase comunque immobile, a testa bassa.

«Ehi, Rachel» la chiamò ancora lui, perplesso. «Che hai? Cosa diamine è successo?»

Rachel ancora non rispose. Questa volta, però, pensando alla risposta alla domanda di X, si lasciò scappare un gemito. Al che il ragazzo dovette intuire che ci fosse davvero qualcosa di serio sotto. Si alzò in piedi, lamentandosi ad ogni minimo movimento, poi si diresse verso di lei. «Rachel... cosa... che ti prende? Prima spaccavi culi a destra e manca, e adesso...»

«C-Conoscevo quel ragazzo...» mormorò infine Rachel, vinta dalla sofferenza. Forse parlandone con qualcuno sarebbe riuscita a placare il dolore che cresceva inesorabile dentro di lei. Lo sperava, almeno. «Era... era mio... era mio amico...» Le fece uno strano effetto definirlo con quel termine, dopo tutto quello che tra lei e Richard era successo. «E... adesso... è un Mietitore...»

Uno dei tanti mostri che avevano messo in ginocchio il Neon District e che causavano guai su guai. Lui, Richard, uno con degli ideali, uno che avrebbe voluto fare grandi cose per il mondo intero, uno che lottava contro le ingiustizie. Richard. Un Mietitore.

Raccontò la storia. La breve discussione avuta poco prima. Tralasciò la parte dei poteri, quella di cui sinceramente nemmeno Rachel sapeva darsi una spiegazione, ma per il restò non risparmiò i dettagli. Forse ne diede fin troppi. A racconto concluso, la ragazza tirò su con il naso, e altre lacrime scesero in risposta.

«Oh...» fece X, in bilico tra l’imbarazzo del non sapere cosa dire e la perplessità. «Mi spiace...»

«É... è sopravvissuto all’esplosione...» continuò Rachel, singhiozzando e abbracciandosi con forza le gambe. «... credevo fosse morto... e adesso è un Mietitore...» ripeté, come una cantilena.

Red X si sedette accanto a lei, mugugnando ancora di dolore. Allungò le gambe e si appoggiò sulle braccia, poi sospirò. «Ascolta... posso capire come ti senti. È duro vedere qualcuno di cui ti fidavi... beh... voltarti le spalle. Ma vedrai che...»

«È colpa mia» lo interruppe Rachel, all’improvviso. La ragazza sollevò lo sguardo appannato dalle lacrime, volgendolo in un punto imprecisato di fronte a lei. «È stata solo colpa mia...»

«Cosa? Che stai dicendo?»

La corvina singhiozzò ancora, poi si prese il volto fra le mani. «Non avrei dovuto ascoltarlo... non avrei dovuto andarmene... avrei dovuto restare là, parlare con lui, cercare di... di farlo rinsavire... forse... forse... avrei potuto...»

«Non dire idiozie» disse Red X, freddo. «Non avresti potuto fare niente.»

Rachel drizzò la testa all’improvviso e folgorò il ragazzo con lo sguardo. «Ma che stai dicendo?! Certo che avrei potuto! Noi eravamo...»

«Ma non capisci?» la anticipò ancora una volta lui, per poi sospirare. «Il tuo amico è andato ormai. Nulla può farlo tornare come prima.»

La ragazza strinse i pugni, furibonda. Le parole di X cancellarono la sua tristezza e la rimpiazzarono con la rabbia. «Sei tu che non capisci! Solo perché odi così tanto i Mietitori non significa che...»

«Davvero credi che ci sia un modo per poter ragionare con loro?!» X si alzò in piedi, fissandola dall’alto. Altre tracce di trucco erano sparite, lasciando sempre più spazio al suo vero volto, ma nonostante ciò sembrava comunque minaccioso. «Quelli non sono più esseri umani, Rachel, dovresti averlo capito da sola!»

«Non puoi fare di tutta l’erba un fascio!» gridò la ragazza, alzandosi in piedi a sua volta e fissandolo con sempre più rabbia. «Richard era diverso dagli altri Mietitori, te ne sei accorto anche tu!»

X la osservò in silenzio per ancora un attimo, poi dalla sua gola uscì una fredda risata. La ragazza si irritò ancora di più. «Che hai da ridere?! Smettila! Smettila!!»

«Quanto sei ingenua...» borbottò lui per tutta risposta, per poi farsi serio all’improvviso. Rachel sussultò quando lo sguardo del ragazzo si posò di nuovo su di lei, ma mantenne i nervi saldi. «Credi che il tuo amico sia speciale? Che lui non si ritroverà mai a grugnire e saltellare come tutti quegli altri porci vestiti di rosso? Ti sbagli. È solo questione di tempo. Dagli un mese o due, e poi i liquami fotteranno anche il suo cervello.»

«I... liquami?» domandò Rachel, per un attimo spaesata.

Red X annuì. «L’hai visto in faccia, giusto?»

La ragazza fece cenno di sì.

«Ed era ricoperto di macchie nere, ho ragione?»

«Beh... sì...» mormorò Rachel. Non capiva dove X volesse andare a parare, ma ad un certo punto non fu nemmeno più tanto sicura di volerlo sapere per davvero.

«Esatto. Pensi che fosse sporcizia? O tatuaggi?»

«Ecco...»

«Tutti i Mietitori hanno addosso quello schifo» sbottò X, indicando la città che si estendeva per chilometri e chilometri accanto a loro. «Solo che non te ne sei mai accorta a causa dei cappucci. Non ho idea di cosa sia con esattezza. So che però viene usata dal capo dei Mietitori, proprio per avvelenare le menti delle persone e piegarle al suo cospetto.»

«I Mietitori hanno un capo?!» domandò la ragazza, esterrefatta. Credeva che fossero solo un branco di zoticoni senza ragione, non che fossero addirittura guidati da qualcuno.

«Sì, hanno un capo. Chi credi che abbia dato origine a tutto questo? Non conosco la sua identità, ma pare che anche lui sia sopravvissuto all’esplosione come te, diventando un Conduit di conseguenza.»

Rachel inorridì. Sapere che non era sola era stata una bella sorpresa all’inizio, ma sapere anche che c’erano Conduit come lei che avevano approfittato della situazione per darsi alla malavita la faceva sentire in colpa. Sapere soprattutto che una di queste persone era la causa del male maggiore del Neon District.«E... come funziona il liquame?»

«All’inizio i neo-Mietitori vengono colpiti da allucinazioni, dolori ed eccetera. Nel momento stesso in cui questa fase finisce, per loro non c’è più niente da fare. Diventano totalmente dipendenti dal loro capo e negherebbero fino alla morte di essere infetti, anzi, si auto convincono di fare la cosa giusta. Poi comincia la fase due, quella in cui sentono la voce del loro capo nella testa e che gli ordina cosa fare.»

Rachel sgranò gli occhi. Le parole di Richard rimbombarono nella sua mente: Non ho ricevuto ordine di combattere. La ragazza rabbrividì. X stava dicendo il vero.

«La fase due è quella in cui ancora possono parlare e comportarsi da persone civili, ma non dura a lungo. Dipende dalla forza del neo-Mietitore in questione. Nel caso del tuo amico, visto che è un Conduit, probabilmente la fase due durerà ancora per un po’, ma non credere che sarà per sempre, perché presto o tardi arriva la fase tre. E non serve che ti dica cosa succede in questa fase, giusto?»

«Q-Quindi... come... "nasce" un Mietitore?» domandò Rachel, a metà tra il disgusto e la meraviglia.

«Un gruppo di Mietitori già formati rapisce un altro gruppo di persone qualsiasi, le portano alla loro base supersegreta, dal capo che gli spruzza addosso quei liquami, e qui comincia il ciclo.»

«Ma allora... Richard è stato rapito dai Mietitori?!» domandò ancora Rachel, questa volta inorridita.

«Questo non te lo so dire» rispose X scuotendo la testa. «Ma se lui ha detto di voler vendicare la morte della sua ragazza... potrebbe anche darsi che abbia davvero agitò di sua volontà quando si è lasciato infettare.»

«Ma non può averlo fatto!» insistette Rachel, tornando rabbiosa. «Lui non avrebbe mai potuto...»

«Mettiti nei suoi panni, Rachel. Lui ha perso la ragazza che amava, e si è ritrovato per le mani dei poteri di cui non aveva mai saputo l’esistenza. Ha visto che in città le cose si mettevano male, che i Mietitori stavano lentamente sorgendo. Ha visto un’opportunità. Si è schierato insieme al lato vincente, sperando di avere più possibilità di trovare colui che cercava, colui che aveva ucciso la sua ragazza. Una scelta stupida, codarda, probabilmente nemmeno sapeva di essere fottuto dal momento stesso in cui quei liquami lo avevano toccato, ma comunque una sua scelta. Non puoi decidere tu per gli altri. L’unica cosa che si potrebbe fare per lui, è farlo fuori.»

«No! Questo no!» gridò la ragazza. «Non possiamo ucciderlo! Io non ti credo, è impossibile che non ci sia un modo per farlo uscire dall’infezione! Se provassi a parlare ancora con lui...»

«Maledizione, Rachel!» sbraitò X, afferrandola per le braccia e scuotendola. «Te lo vuoi ficcare in testa o no che il tuo amico è spacciato? Non c’è nessun modo per salvarlo, perché non vuoi...»

«NO!» Rachel si dimenò dalla presa, poi allontanò il ragazzo con una goffa spinta. «Deve esserci un modo! C’è sempre un modo! Io mi rifiuto di credere che un semplice liquame possa distruggere la mente di un ragazzo sveglio come lui! È fuori discussione! Non potremmo... per esempio...» La ragazza si illuminò all’improvviso.«Togliergli il liquame di dosso!»

«Oh, certo» ribatté X, sarcastico. «Gli facciamo un bello shampoo! Vedrai come tornerà sano di mente dopo!»

«Io almeno ci provo a trovare una soluzione, non come te che credi che solo uccidere e picchiare lo siano!» tuonò Rachel, stringendo i pugni. Aveva cominciato a credere che X fosse un bravo ragazzo. Beh, si era sbagliata in pieno. Era un criminale come tutti gli altri. Combattere i Mietitori non lo rendeva affatto migliore di loro. Avere un cervello e non sapere come usarlo era l’equivalente di non averne uno.

«Ma di quale soluzione stai parlando?!» protestò ancora il ragazzo truccato, pestando un piede a terra con rabbia. «Ma ti rendi conto che quel tipo lo conoscevi solo tu?! Cosa diavolo me ne frega a me di salvare una persona che nemmeno conosco?! Ogni giorno di persone ne muoiono a centinaia, perché uccise da Mietitori come il tuo caro Richard, perché dovrei sbattermi per salvare una persona che non conosco, Mietitore per giunta, in una causa persa?!»

«Richard non uccide le persone!»

«Perché, tu lo sai? Te l’ha detto lui?!»

«No, però lui...» Rachel esitò. Era vero, non lo sapeva. Richard in quel mese avrebbe potuto uccidere migliaia di persone, lei come avrebbe potuto saperlo? Se erano vere le parole di X, se i liquami lo obbligavano ad obbedire ad ogni ordine...

«Un momento!» esclamò ancora, ostinata. «E tu come fai a sapere tutte queste cose sui Mietitori? Chi mi dice che in realtà tu non mi stia mentendo?!»

«E perché dovrei mentirti?» X storse il naso, anche lui sembrava ai limiti della sopportazione. «Ti ho già detto come funziona qui. Se tieni le orecchie aperte e intercetti le giuste comunicazioni radio puoi scoprire l’inimmaginabile. Senti, posso capire che tu sia sconvolta, ma non puoi andare avanti così. Mi sembri una mocciosa capricciosa.»

«Non sono una mocciosa capricciosa!» Rachel serrò la mascella, per poi ripensare a tutto l’accaduto e abbassare la testa, la rabbia svanita nel nulla. «È... è solo che... che...» Si strinse nelle spalle, tirando su con il naso senza nemmeno rendersene conto. Sentì la vista appannarsi nuovamente. «Che... che...» Non riuscì a portare avanti il litigio. Le faceva male al cuore parlare in quel modo di Richard. Non era giusto. Non era giusto che tutto fosse finito in quel modo. Avrebbe tanto voluto...

«Lo amavi, vero?»

Quelle parole la fecero saltare, letteralmente. «Woah, cosa?!» trillò, con la voce più alta di un’ottava.

Red X incrociò le braccia e ripeté pazientemente: «Richard. Non era solo un amico. O sbaglio?»

La ragazza dischiuse le labbra. «Ma che stai dicendo?! Certo che era solo un amico!»

«Credi davvero che non l’abbia capito?» domandò lui, calmo. «Il modo con cui lo hai descritto poco fa’, la storia che hai raccontato, il modo in cui lo hai difeso fino allo stremo. Non sarò una cima in certe cose, ma solo un idiota non lo avrebbe capito. E comunque sei arrossita.»

Rachel si portò d’istinto entrambe le mani sopra la bocca, per celare il rossore delle goti che aumentò a dismisura. Quell’affermazione la spiazzò, completamente. Cercò ancora di parlare, di negare, ma dallo sguardo di X intuì che non se la sarebbe mai bevuta. Aveva capito. Forse era colpa sua, aveva detto troppo, aveva cercato di difendere quasi ossessivamente Richard. Fatto stava che ormai era impossibile nascondersi. Abbassò lentamente le mani, sospirando rumorosamente. «I-Io... io...» Si morse un labbro. La vista le si appannò ancora.

Indietreggiò, con lo sguardo perso nel vuoto, come in trance, poi si sedette di nuovo pesantemente a terra, contro il comignolo. «Richard... è stato l’unico ragazzo con cui sia mai riuscita ad andare d’accordo...»

Era da troppo tempo che si teneva tutto dentro, in tutti quegli anni non aveva mai raccontato a nessuno cosa provasse e per chi. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno. Sentiva che sarebbe esplosa continuando a tenersi tutto dentro.

Sospirò profondamente. Poi cominciò a raccontare.

 

   
 
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