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Autore: Zenya Shiroyume    21/10/2015    2 recensioni
[Song-fic: Magical Mirror, Mirror's Magic]
La vita è fatta di opposti e anche la fortuna si muove secondo questa legge...
Rin aveva una vita perfetta, fino a quando una malattia non l'ha costretta sulla sedia a rotelle; da allora tutto è andato peggiorando.
Len era il figlio di un facoltoso imprenditore che la sfortuna aveva portato alla rovina, fino a quando le cose non hanno iniziato a migliorare.
La ruota del destino spesso è crudele, ma se qualcuno decidesse di andare contro e spezzare il suo equilibrio? Cosa succederà?
.
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Tratto dal testo
“Come, non lo sai? Con il nostro accordo, la ruota della fortuna ha ripreso a girare in tuo favore... Ma non può andare bene per tutti! E lei non fa eccezione.”
“S-Stai insinuando che il suo dolore sia... C-Colpa mia?” chiese titubante.
“Lo specchio rappresenta le due facce di una medaglia, luce e oscurità, bene e male... Fortuna e sfortuna. Cosa hai intenzione di fare? Lasciare che le cose procedano così, oppure vuoi metterti contro lo stesso scorrere del destino per salvarla? La scelta è solo tua!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Magical Mirror pt.3 html

Chapter III

Il cuore di Rin parve fermarsi per un istante, i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quella figura maschile che aveva sostituito il suo riflesso, mentre questo continuava a sorridere con un sorriso identico a quello della ragazza.
Non capiva cosa significasse, si chiese di nuovo perché le assomigliasse così tanto e cosa ci facesse all'interno del suo specchio; puntò lo sguardo verso la mano destra e con la sinistra si pizzicò un lembo di pelle, con la speranza di risvegliarsi da quell'assurdo sogno.

Non stai sognando!” incalzò il giovane, distraendola dai suoi pensieri. Rin non lo aveva notato, ma mentre lei cercava di fare ordine tra i suoi pensieri, lui si era seduto con le gambe incrociate e le mani poggiate sulle ginocchia. Il suo sguardo era di nuovo puntato sulla sua figura, ma questa volta il giovane evitò le sue gambe avendo notato la reazione di Rin.
C-Chi sei?” chiese in un sussurro appena percettibile.
Te l'ho già detto, sono un mago venuto apposta per te! Esaudirò tutti i tuoi desideri, basta solo che tu dica una parola!”
Come f-faccio a crederti?” La mano di Rin si avvicinò inconsciamente verso la lastra di vetro, verso la gamba destra del misterioso mago, il cui sorriso le ricordò il suo di quando la sua vita andava a gonfie vele. Provò uno strano senso di nostalgia nel vedere quel viso, le tornò alla mente il periodo precedente alla sua malattia e sentì gli occhi inumidirsi: sentì crescere forte la nostalgia e i ricordi ripresero a riaffiorare, soprattutto quelli legati alla separazione dei suoi genitori, i cui litigi parevano aver aperto una voragine nel suo cuore.
Così!” rispose il ragazzo, che con un movimento leggero della mano indicò un punto alle sue spalle, dove sedevano le sue amate bamboline di pezza.
La ragazza si voltò in quella direzione e vide la figurina di Miku muovere le piccole braccia di stoffa per mettersi in piedi e andare verso Kaito. Gli occhi della ragazza si spalancarono, seguendo il suo piccolo alter ego muoversi goffamente e aiutare il suo
amichetto ad alzarsi. Queste si mossero poi verso le altre due e le presero per mano, invitandole ad alzarsi e a unirsi al loro gioioso girotondo.
Tutte e quattro parevano divertirsi un mondo, ridere e scherzare, cosa che Rin invidiò moltissimo. Si voltò quindi verso il suo misterioso ospite, le cui mani si muovevano come quelle di un direttore di orchestra, e si morse il labbro inferiore, incerta su cosa dire o fare.
Avrebbe urlato e chiesto aiuto? E se fosse accorso qualcuno, cosa avrebbe detto? Che c'era un ragazzo dietro lo specchio che ha animato le sue bambole con la magia? Se avesse mai raccontato quelle cose a qualcuno, sarebbe stata probabilmente presa per pazza. Se non riusciva nemmeno lei a crederci, come avrebbero potuto gli altri?

Allora, non dici niente?” chiese il riflesso, pacato.
Sei davvero un mago...”
Rin mormorò quelle quattro parole più a se stessa come se cercasse di auto-convincersi, più che rispondere al giovane di cui non sapeva nemmeno il nome. Glielo avrebbe chiesto? Per un attimo pensò che non sarebbe stato importante, si disse che presto o tardi si sarebbe risvegliata da quel sogno e che presto lo avrebbe dimenticato, oppure che tra un paio di minuti quella sua allucinazione sarebbe finita e la sua vita sarebbe tornata al suo corso naturale, ma ci provò lo stesso perché quella situazione aveva un non so che di piacevole e stimolante.

C-Come ti chiami?”
Le bambole iniziarono ad avvicinarsi alla ragazza, tutte e quattro si tenevano per mano, mentre i loro volti cuciti si contraevano in un dolce e amichevole sorriso, tutto per la loro amata padroncina. La figurina di Luka fu la prima ad avvicinarsi e le poggiò la manina di stoffa sulla caviglia, accarezzandola piano. Per la prima volta dopo anni, Rin rise di gusto e non si sentì a disagio, non ebbe nemmeno paura di quello strano contatto perché quello era ciò che aveva sempre desiderato dal più profondo del suo cuore. Quel giovane, in quell'unico istante, era riuscito a renderla più felice di qualunque regalo le abbiano mai fatto i suoi genitori da quando si era ammalata.

Sono felice di averti fatto sorridere... Io mi chiamo Len!”
Le labbra di Rin si contrassero nuovamente, mentre un tenue rossore le colorava le guance pallide come porcellana. Mentre le bamboline le giravano intorno, guardando Len, sentì il cuore iniziare a batterle più velocemente e un brivido percorrerle la spina dorsale. Per quanto il balletto dei suoi unici amici fosse coinvolgente e spensierato, non riusciva a distogliere gli occhi dal volto di quel ragazzo, che sussultò sentendosi osservato.
Il giovane piegò la testa di lato, sbirciando la ragazza che aveva rivolto nuovamente i suoi occhi al piccolo quartetto di stoffa. Len bussò sulla lastra di vetro e cercò di attirare la sua attenzione.

S-Sì?” chiese colta alla sprovvista.
Non mi hai ancora detto il tuo nome!”
S-Scusami! I-Io sono Rin...”
Piacere di conoscerti, Rin! Allora, cosa desideri?”
Ancora quella domanda a cui la ragazza non sapeva dare una risposta. Aveva passato notti intere a pensare a cosa desiderasse davvero, spesso passava le ore a fissare le stelle, quelle poche che riusciva a vedere oltre la coltre di nuvole, esprimendo desideri che ora, di fronte a Len, non ricordava più. Scosse quindi la testa, con gli occhi di nuovo sul punto di riempirsi di lacrime a causa della confusione, ma decise di farsi forza e si riempì i polmoni della solita aria di tutti i giorni.

H-Ho sempre vissuto d-da sola... Diventeresti... Mio amico?”
Len annuì, sul viso il suo sorriso continuava a splendere come fosse un sole, poi la sua mano si poggiò sulla lastra di vetro, in attesa che Rin facesse qualcosa. La ragazza avvicinò le dita verso quella mano e la sfiorò titubante, aspettandosi di avvertire il freddo dello specchio, ma incredibilmente sentì un calore mai provato prima.
Il cuore accelerò di nuovo e, per un istante, lei ebbe l'impressione che lo specchio si dissolvesse e che Len le afferrasse la mano, ma ciò non accadde. Fu allora che avvertì una specie di brivido, simile ad un buon presentimento secondo il quale la sua vita sarebbe esponenzialmente migliorata.

Guarda! Guarda come splendono le stelle!” fece poi il ragazzo, quando notò Rin fissare intensamente la sua mano, come fosse rimasta incantata da qualcosa che non aveva nulla di magico. La ragazza alzò di scatto la testa e il cielo che vide la lasciò senza parole. Non si era nemmeno resa conto che la notte era calata da un pezzo, che dietro alla coltre di nuvole si fosse alzata una splendida luna piena, che per la prima volta illuminava la sua stanza di quella tenue luce argentea.
Bella, vero?”
Questo è opera tua?” chiese sorpresa e felice, come avesse appena ricevuto un bellissimo dono.
Len annuì e ancora, con le mani, trovò un modo per sorprendere e stupire la giovane donna che aveva davanti. Per lei pareva che il mago si divertisse un mondo nel mostrarle questa volta dei fiori, che sbucarono e sbocciarono dalla parete accanto allo specchio su cui era disegnata la sagoma stilizzata della pianta. Tutto pareva un sogno, le cose più assurde si stavano avverando sotto ai suoi occhi e un pensiero sfrecciò tra gli altri rivolti alle meraviglie di quel giovane.
Egli aveva lanciato una magia di cui non le importava la provenienza, né tanto meno le motivazioni che lo avevano spinto a compiere un gesto simile, ma sentì che qualcosa aveva iniziato a muoversi, non solo dentro di lei, ma tutto intorno, come se la sua stessa vita si fosse preparata ad un grande cambiamento.

Puoi d-davvero esaudire tutti i miei desideri?”
Certo! E immagino di sapere cosa vorresti!”

*****

Len si guardava attorno nella stanza vuota, illuminata appena dalla luce di una luna seminascosta dalle nuvole. Il ragazzo sedeva a terra in quella dimensione a cui ora apparteneva, in bilico tra il suo mondo e quello di Rin, dove la legge degli opposti sembrava non vigere. Se ne era infatti accorto, la ragazza sorrideva di fronte a lui, mentre lui faceva la stessa cosa. Ne fu piacevolmente sorpreso, ma allo stesso tempo lo confuse. Era davvero sicuro di averle fatto del bene? Oppure quello che aveva visto era causato semplicemente dalla sua presenza?
Alla fine, non importa poi così tanto!” fece al buio che lo avvolgeva. Rin dormiva profondamente e lui aveva l'occasione di fare quello che voleva. Len provò a chiudere gli occhi, con la speranza di riuscire a dormire e recuperare le forze, ma sentì che la cosa non gli era possibile.
O non mi è concesso?”
Probabilmente non era ancora abbastanza stanco, perciò estrasse dalla tasca dei pantaloni, nascosti dal caldo mantello nero, il misterioso orologio da taschino. Fece scattare per l'ennesima volta il meccanismo e osservò le lancette che continuavano a procedere nel loro eterno giro. Il giovane chiuse allora gli occhi, ripensando alla fatidica notte in cui aveva acquisito quei poteri in grado di rendere felice Rin.

Lo strano giocatore del destino si era inchinato, consegnando a Len un mantello apparso magicamente tra le sue mani da scheletro, illuminate anch'esse dalla luce della luna. Aveva detto che quel pezzo di stoffa possedeva un grandissimo potere, utilizzabile solo in quella dimensione in bilico che aveva chiamato Limbo. Il ragazzo aveva poi chiesto come doverlo usare e lui non aveva detto niente, perché secondo lui il giovane avrebbe subito capito come fare.
La magia non ha bisogno di spiegazioni! Saprai farcela, ma vuoi davvero rinunciare alla tua vita?”
Quella domanda aveva spaventato Len nel più profondo del suo cuore e si ritrovò un groppo in gola, che non gli permise di rispondere immediatamente. L'ospite ghignò e annunciò trionfante che il giovane imprenditore avrebbe perso la sua libertà fino allo scadere del tempo, che avrebbe dovuto lasciare la madre e sparire nel nulla. Infatti, nel suo mondo, il tempo avrebbe continuato a scorrere e lui sarebbe sparito, causando problemi a tutti, come se la fortuna avesse abbandonato la sua vita di tutti i giorni.

Allora, ci stai ripensando?”
Di nuovo Len venne colto alla sprovvista dal misterioso uomo dello specchio e questa volta non poté fare a meno di aggredirlo: per quanto volesse salvare Rin dalla dannazione in cui l'aveva gettata a causa del suo egoismo, continuava a provare un profondo odio per quella persona. Il giovane era scattato in piedi come un fulmine e si era avvicinato all'uomo, che però svanì prima che le sue dita lo raggiungessero.

Di qua, amico mio!”
Non sono tuo amico!” rispose il ragazzo girandosi.
Non mi aspettavo fossi tanto arrabbiato... Vuoi rinunciare e riprendere le redini della tua vita? Sei liberissimo di farlo, se lo desideri...”
Len si morse il labbro, insicuro sul da farsi, poiché l'unica conseguenza alla sua rinuncia sarebbe stata la dannazione della giovane oltre lo specchio. L'aveva vista ed era stato testimone della sua vita, anche se solo per poche ore: solitudine, rancore, paura. Queste cose avevano smosso il cuore del giovane, la crudeltà del destino di Rin aveva fatto vacillare la sua anima e sentì che non sarebbe stato in grado di vivere con un tale peso sulle spalle, nonostante quelli che aveva dovuto sopportare da solo nel suo mondo. Per un paio di secondi, lasciò i suoi pensieri rinchiusi nella sua testa e rimase in silenzio, ponderando ogni prossima mossa.
Intanto l'uomo faceva pressione al giovane imprenditore affinché rispondesse, lo incitava e invitava a prendere una decisione con un tono decisamente provocatorio, che però il ragazzo cercò di sopportare come meglio poteva, degnando il suo sfidante di qualche occhiata diffidente.
Dalla sua, invece, il giocatore del destino pareva divertito e soddisfatto, l'adrenalina per una sfida come quella sembrava schizzare alle stelle e le sue mani tremavano in preda all'eccitazione. Sul viso nascosto dal cappuccio, spiccava il suo solito ghigno da iena.

Ti ha già chiesto di guarirla dal suo male?” chiese indicando la ragazza che dormiva profondamente nel grosso letto matrimoniale.
Len scosse la testa: “Ancora non mi crede, vuole prima essere certa che io esista, perché teme di aver semplicemente sognato...”

Decisione saggia, per una ragazza così giovane! Ma avrà pensato al momento in cui tu te ne dovrai andare?”
Len ebbe un sussulto e non capì a cosa si riferisse l'uomo. Insomma, aveva dato per scontato che presto o tardi se ne sarebbe tornato nel suo mondo, non appena tutti i desideri di Rin si sarebbero realizzati e lui avesse fatto ammenda, ma non aveva di certo pensato a lei. Cosa avrebbe fatto? Len non la conosceva ancora abbastanza bene per poter azzardare delle ipotesi, ma temette un suo crollo psicologico: da quanto aveva capito, Rin non aveva amici e i genitori erano assenti, perciò temette che la sua partenza potesse rigettarla nella depressione, riportandola esattamente a come era prima che lui intervenisse.
Il giovane non ci volle pensare, sarebbe stato costretto a rimanere ancora e forse a restare per sempre, diventando causa di enormi problemi nella vita delle persone a lui care.

Tu sapevi che sarebbe andata a finire così? Sapevi che questa situazione si sarebbe risolta in un loop infinito?!”
Ci sei arrivato tardi, ma perché non continui a giocare con me? -chiese in tono di sfida, mostrando due file di denti bianche e quasi affilati- Non sia mai che tu riesca a rompere questo equilibrio... Ma ricordati che il tempo non è dalla tua parte, perché quando esso scadrà, sarai intrappolato qui per sempre!”
Il giovane fece per dire qualcosa, ma la figura che aveva davanti venne avvolta dall'oscurità che caratterizzava il Limbo e sparì, lasciando dietro di sé null'altro che una nuvoletta grigia.
Il pugni di Len si strinsero con forza e le unghia si conficcarono nei palmi. Rimase in silenzio, facendo scorrere lo sguardo sul luogo in cui si trovava e portarlo poi all'esterno, nella camera della ragazza che dormiva profondamente. Lei era avvolta da calde coperte giallo pastello, la testa era poggiata su un cuscino rivestito di raso dello stesso colore, mentre tra le braccia stringeva Miku e Luka, che per effetto della magia del ragazzo erano vive e dormivano come fossero bambini. Infatti i loro piccoli petti si alzavano e abbassavano piano e regolari, cercando di muoversi il meno possibile per non svegliare Rin.

Sono davvero così egoista da andarmene prima del tempo?”
Sei sempre stato egoista, fece la sua coscienza e il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro, ricordando il primo incontro con quell'uomo, che lo aveva convinto a riprendersi la sua fortuna rubata da quella bellissima ragazza che allora aveva tutto ciò che desiderava.

Cosa devo fare? Sono davvero in grado di sopportare tutto ciò?”

*****

Rin fissava il sole brillare alto in un cielo azzurrissimo, simile ai suoi occhi, beandosi del calore che questo emanava. La finestra era spalancata, le tende danzavano tra i raggi con leggerezza e grazia come i movimenti che la ragazza immaginava per Miku.
Ella sorrideva, si sentiva fin troppo bene per credere che quello che stava provando fosse vero, eppure eccola là a fissare il sole.

Ti piace?” chiese Len, seduto a terra mentre il quartetto di bambole danzava secondo i suoi ordini. Rin annuì e inspirò profondamente l'aria fresca di primavera.
Le esili mani della ragazza scorrevano sul tessuto morbido della sua gonna, poi si poggiarono sui cerchi di ferro che usava per spostare la sedia a rotelle.

Sai che posso permetterti di tornare a camminare, vero?”
Rin si fermò e abbassò lo sguardo, come se non volesse rispondere al ragazzo che tanto le somigliava, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dargli una risposta. Lo aveva conosciuto solo la sera prima e lui le aveva offerto cose che nessuno era mai stato in grado di darle, eppure non sapeva se potersi veramente fidare o, almeno, credere nella sua esistenza.
Lui, con poche e semplici parole, aveva smosso il suo cuore, l'aveva fatto battere in un modo che lei non credeva possibile e le aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco. Vedere un'altra persona, soprattutto della sua età, l'aveva spaventata, si era sentita a disagio, ma questo se ne era andato quando lui aveva accettato di diventare suo amico.

L-Len?”
Il ragazzo distolse lo sguardo dalle bambole e si voltò per guardare Rin, che di nuovo avvertì diversi formicolii in tutto il corpo. Per un istante, vide il ragazzo sorridere sotto ai baffi.

Desideri qualcosa? Sappi che sono qui per realizzare ogni tuo sogno!”
Papà dice che non posso uscire, perché per colpa della guerra fuori è diventato pericoloso... E v-vorrei che lui tornasse a casa... E anche la mamma...”
Il tono di voce utilizzato dalla ragazza pareva quello di un cane bastonato, difficilmente qualcuno non avrebbe provato pena nei suoi confronti, ma lui no. Infatti il giovane si mise in piedi e annuì, agitando le mani con grazia per lanciare l'incantesimo. Rin lo osservò attentamente, mentre dentro di sé si chiedeva come avrebbe reagito al ritorno dei suoi genitori. Ne sarebbe stata felice? E ancora, le avrebbero permesso di vedere il mondo esterno? Molto probabilmente no, ciò le sarebbe stato permesso solo se lei fosse stata in grado di camminare nuovamente.

Posso raccontare di te a qualcuno?”
A chi, per esempio?” chiese il giovane infilando le mani dentro le tasche dei pantaloni.
A m-mamma e p-papà...”
Rin abbassò lo sguardo, puntando gli occhi azzurri sulle gambe inermi, causa di tutte le sofferenze della sua vita. Non volle mostrare a Len le lacrime che stavano lentamente iniziando a salire, se ne sarebbe vergognata a morte anche se non era conscia del fatto che il ragazzo la conoscesse più di quanto lei credeva. La mascella era serrata e intanto si mordeva l'interno della guancia sinistra, rimproverandosi per la stupida domanda appena fatta. Era ovvio che sarebbe stato un errore, i suoi genitori l'avrebbero portata da uno strizzacervelli, altro che il suo medico!

Mi dispiace, ma vorrei che la mia esistenza rimanesse tra noi due... Non è per cattiveria, ma se tu dicessi qualcosa, per entrambi saranno guai grossi! Consideriamolo un nostro piccolo segreto!”
La ragazza sussultò e arrossì all'occhiolino che seguì quell'affermazione, si sentì bene nel poter condividere qualcosa con qualcuno e rispose con un sorriso, identico a quello del giovane mago. In quel preciso istante, sentì che non avrebbe voluto rinunciare alle sensazioni che quel ragazzo era capace di farle provare, perché con lui stava bene. Si chiese poi se quella sensazione di benessere fosse semplicemente provocata dal suo carattere e dalla sua gentilezza, oppure se fosse causata dal semplice fatto che non aveva mai avuto contatti con altri al di fuori di lui? Scosse la testa per non pensarci, poi un pensiero le sfrecciò nella mente, oscurando tutti gli altri: e se gli avesse chiesto di diventare parte integrante della sua vita?
Ma sarà giusto?, si chiese poi fissandolo riprendere il controllo del quartetto di bambole, che parevano divertirsi un mondo con il loro magico padrone. La ragazza rimase in silenzio ad osservare prima i suoi giocattoli, poi i suoi occhi si posarono lentamente sulla sua figura, che la notte prima non ebbe modo di analizzare.
Quel viso le piaceva, lui era indubbiamente il più bel ragazzo che avesse mai visto, forse l'unico, e le piaceva il suo atteggiamento: per quanto da una parte si somigliassero, lui era l'opposto della stessa Rin. Il suo atteggiamento nei suoi confronti e riguardo la vita la faceva sentire bene e sentiva di non volerci rinunciare.

Sarà davvero giusto far così tanto affidamento su di lui?
Rin lasciò quella domanda in sospeso e si avvicinò allo specchio, scivolando quindi ai piedi di Len. La ragazza si sistemò come meglio poteva e poggiò la schiena sul riquadro di legno che incorniciava la 'dimora' del giovane mago.
A lei bastava un suo sguardo per stare bene, i due avevano già una profonda intesa che lei nemmeno poteva sognare e non le serviva altro: finché non avesse capito cosa il suo cuore desiderasse per davvero, allora le sarebbero bastate le sue parole gentili e il suo sorriso, che ora non rappresentava più un vago ricordo del suo passato, all'insegna delle passeggiate con mamma e papà e delle nottate a dormire con loro nel lettone, ma una luce di speranza nell'oblio che aveva inghiottito la sua vita.
A lei bastava questo ed era un tipo di magia che Len non avrebbe mai dovuto lanciare, perché assolutamente naturale.


Angolo di Zenya ^^

Aaaallora! Pubblico sempre come e quando capita, ma in mia difesa sono puntuale, rispetto alla mia prima fic sui Vocaloid u.u Vabbé, volevo fosse una double o triple shot, ma così non è stato quindi la consideriamo una mini long che sta giungndo al termine! Ebbene sì, questo sarà il penultimo capitolo *cof cof* non ne sono sicura *cof cof* di questa storia che ho voluto scrivere un po' a istinto! Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima :D

Oggi niente spam perché non c'ho voglia :P Ma se volete, vi invito a dare un'occhiata alla storia "E se non ci fosse un Eroe?" ;)


   
 
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