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Autore: marl_vt    21/10/2015    7 recensioni
-Il Torneo Tremaghi è il torneo che vede sfidarsi le tre principali scuole della Gran Bretagna: Inghilterra, Irlanda e Scozia. Dopo duecento anni, Hogwarts avrà l'onore di ospitare questo grande evento. Harry Potter, insieme ai suoi grandi amici Ron Weasley e Draco Malfoy, sono studenti irlandesi. Hermione Granger è una studentessa di Hogwarts. Due caratteri incompatibili entreranno involontariamente in contatto, nello scenario di un Torneo decisamente pericoloso.- Una storia a cui sto dedicando tempo (da tempo) e inventiva, ho deciso di pubblicarla nonostante la stia ancora revisionando e completando, perchè ho capito che senza le vostre recensioni e (perchè no) consigli non so se il lavoro che sto facendo è buono o meno. Spero vivamente possa piacervi! Attendo impaziente commenti e note..:) Enjoy! marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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11. CASA GRANGER.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il treno sfrecciava velocemente in mezzo alla fitta foschia della campagna inglese, lasciando sempre più lontano Hogwarts alle loro spalle. Harry si guardava in giro, irrequieto: aveva tanto sentito parlare dell'Espresso per Hogwarts, e gli sembrava assurdo esserci sopra. Ma il motivo della sua poca tranquillità era tutt'altro, ovviamente. Hermione alzò lo sguardo dal suo libro, vedendo Harry entrare per l'ennesima volta nel loro scompartimento.

 

“Ti vuoi sedere, per l'amore del cielo? Mi stai facendo venire il mal di stomaco.” Gli sorrise e allungò la mano, lasciando che lui gliela prendesse. Si sedette accanto a lei, avvicinandola a se.

 

“Stavo solo facendo un giro..” Disse distrattamente Harry.

 

“E' da quando siamo partiti che fai giri. Credo che ora tu conosca questo treno meglio di me.” Si girò verso di lui scompigliandogli ancora di più i capelli. “Comunque tra poco saremo a Londra. I miei genitori ci verranno a prendere alla stazione di King's Cross.. Ci sei mai stato?” Harry scosse la testa. Era stato a Londra soltanto una volta con la famiglia Weasley: erano andati in Inghilterra per la finale della Coppa del Mondo di Quidditch, tre anni prima, e ne avevano approfittato per visitare la capitale.

 

“La conosco poco Londra, te l'ho detto..” Guardò fuori dal finestrino, agitandosi ancora di più. Aveva fatto la scelta giusta ad andare a casa di Hermione per Natale? Non era sicuro di saper reggere una situazione simile. Anzi, sicuramente non sarebbe stato in grado. Sapeva che i suoi genitori erano due dentisti rinomati nel mondo Babbano, tipicamente inglesi fino al midollo e decisamente sofisticati. Tutto il contrario di Harry, insomma. Hermione continuò a leggere distrattamente, accarezzando il braccio di Harry con dolcezza: si era così abituata al suo essere poco loquace che aveva imparato ad amare anche i loro lunghi silenzi, colmi di mille altre cose. Intrecciò le loro dita, passandosi il dorso della sua mano sulla guancia. Non appena sentì il treno rallentare sorrise guardando fuori.

 

“Ecco, ci stiamo fermando.” Si alzarono entrambi mettendosi i cappotti e prendendo le valige. Harry prese anche quella di Hermione e si avvicinarono alla porta d'uscita. Non appena il treno fu completamente fermo, scesero sulla banchina del famoso binario 9 e tre quarti. Harry seguì Hermione, consapevole che si stava dirigendo verso il passaggio nel muro che li avrebbe portati alla stazione di King's Cross visibile anche ai Babbani: i suoi genitori sarebbero stati la. “Pronto? Andiamo!” Hermione passò per prima attraverso il muro. Harry prese un bel respiro e si lanciò contro quella parete, che riuscì ad oltrepassare come se fosse un soffio di vento. Si rigirò verso il muro sorridendo, osservando in alto i numeri scritti grandi dei binari 9 e 10. L'ingresso per l'Espresso per Hogwarts era leggenda anche in Irlanda.

 

“Mamma, papà! Sono qui!” Hermione accelerò il passo verso coloro che, chiaramente, erano i suoi genitori. Si buttò tra le loro braccia, sinceramente felice di vederli dopo tre mesi e mezzo di distanza. Harry si avvicinò cautamente, trascinando la sua valigia e quella di Hermione e mettendosi una mano in tasca.

 

“Hai i capelli così lunghi, tesoro. Ma sei dimagrita? Sei sempre bellissima..” La signora Granger prese a controllare dalla testa ai piedi sua figlia, muovendole i capelli e spostandole il cappotto per guardarla meglio. “Devi presentarci qualcuno, credo.” Spostò lo guardo su Harry, sorridendo cordialmente: il signor Granger fece lo stesso. Hermione si avvicinò ad Harry raggiante, prendendolo sotto braccio.

 

“Mamma, papà: lui è Harry.” Era così felice che le sembrava quasi le tremasse la voce.

 

“Molto piacere, signori Granger.” Harry sorrise allungando la mano e stringendola ad entrambi.

 

“Piacere nostro, Harry. Io sono Jean.” Rispose la madre guardandolo attentamente.

 

“E io Jason.” Il padre aveva una stretta decisa, che Harry non esitò a ricambiare in modo sicuro. Forse fu la mossa giusta, perchè gli sorrise più apertamente. Jean aveva indubbiamente la bellezza e l'eleganza di Hermione, con i capelli elegantemente raccolti in uno chignon e il trucco leggero a mettere in mostra i suoi bei lineamenti gentili del viso. Erano alte uguali, sarebbero state identiche se non fosse stato per il naso e gli occhi: quelli Hermione li aveva rubati a suo padre.

 

“Molto bene, allora. Andiamo di corsa a casa o moriremo congelati!” Jason Granger prese la figlia sotto braccio, aiutando Harry con le valige, e tutti e quattro si diressero alla loro macchina. Durante tutto il viaggio i signori Granger tempestarono Hermione di domande: infondo avevano davvero pochi modi di comunicare con lei durante l'anno scolastico, non era proprio comune vedere volare gufi nel loro quartiere centrale di Londra. Harry non potè fare altro che ascoltare, lasciando il giusto spazio alla famiglia.

 

“Abbiamo letto molto del Torneo Tremaghi sulla Gazzetta del Profeta. Hermione ha fatto in modo che ci arrivasse tutti i giorni, sai.. Così possiamo anche noi essere informati sul mondo dei maghi.” Jean si voltò, rivolgendosi a Harry. “E' li che ti abbiamo visto la prima volta. Sei il campione dell'Irlanda.. Ma è molto pericoloso?”

 

“Oh, no.. Non così tanto.” Harry tagliò corto, sperando che i signori Granger avessero perso il numero della Gazzetta dove veniva raccontato nel dettaglio il momento in cui fu ferito gravemente durante la Prova Inaspettata. Hermione lo guardò torva, frenando l'impulso di tirargli un calcio bello forte. Lui spalancò gli occhi come per dirle di reggere il gioco: non voleva dover subito rispondere a domande scomode. Lei alzò gli occhi al cielo tornando a parlare con i suoi. Non appena entrarono nel vialetto di casa Granger, Harry si rese subito conto che Hermione era davvero cresciuta quasi nello sfarzo.

 

Aprirono un grande cancello con un telecomando e lo attraversarono: passarono sopra a un vialetto costeggiato da entrambe le parti da un giardino alquanto grande e ben curato. Parcheggiarono la macchina infondo alla stradina, in mezzo ad altre due.

 

“Eccoci a casa.” Jason sorrise e scese dall'auto, imitato poi da tutti quanti. Mentre prendevano le valige da bagagliaio Harry non poté fare a meno di ammirare la villa dove stava per entrare: era davvero immensa e così tenuta bene che sembrava che l'avessero finita di costruire il giorno prima. I colori che primeggiavano erano il bianco e il mattone; per arrivare all'ingresso si saliva su una scalinata marmorea che dava su un ampio davanzale, completo di veranda su un lato dove sicuramente i signori Granger prendevano il the in primavera e in estate. Una volta entrati dal portone, la situazione diventava se possibile ancora migliore. L'intera casa era distribuita su tre piani: al piano terreno si trovava la zona giorno, le due cucine, una sala da biliardo e una grandissima sala da pranzo, al secondo e al terzo piano vi erano le varie stanze da letto, bagni e studi. Harry si sforzò per non sembrare impressionato, ma probabilmente non ci riuscì benissimo. Una villa del genere l'aveva vista soltanto in qualche film di cui non ricordava neanche il titolo, nelle rare volte che aveva potuto usufruire della tv dai suoi zii.

 

“Ti abbiamo fatto preparare tutte e tre le stanze per gli ospiti, Harry. Puoi scegliere quella che più ti piace.” Jean gli mise una mano sul braccio sorridendo gentilmente. Era così dannatamente inglese anche nel sorriso.

 

“Oh, grazie.. Credo che una qualsiasi andrà benissimo, non dovevate disturbarvi tanto.” Si passò una mano tra i capelli, nascondendo il nervosismo. La sua infanzia l'aveva passata altalenando tra il sottoscala di casa dei suoi zii e il collegio dove veniva mandato per tutte le estati, mentre Hermione l'aveva passata in quella casa circondata dal meglio del meglio. Scrollò la testa, cercando di evitare di pensare a quanto fosse piccolo lui li dentro.

 

“Oh, nessun disturbo caro. Loro sono Marcus e Thelma, saranno sempre disponibili per qualsiasi tua esigenza.” Proprio in quel momento erano entrati due signori vestiti da perfetti inservienti da dimora, e avevano fatto un breve inchino a Harry per presentarsi.

 

“Come sta, signorina Hermione?” Chiese Marcus, e lei si avvicinò abbracciandoli felice di vederli. Harry voleva dire qualcosa, ma non gli uscì niente di sensato. Doveva ringraziare? Doveva dire che così era davvero troppo? Fortunatamente, Hermione intervenne per salvarlo.

 

“Ok, mamma. Mostro io la casa a Harry, e ci vediamo per cena con calma.. Va bene?”

 

“Va bene tesoro. Tra un'ora si mangia.” La baciò sulla fronte e li lasciarono salire le scale. Harry guardò Hermione salire le scale, mentre teneva entrambe le valige in mano. Si guardò intorno, vedendo molte foto di lei da piccola, sia da sola sia con i genitori, e anche di lei più grande. La seguì senza dire niente, lasciando che lei gli spiegasse tutte le varie stanze a cui passavano avanti.

 

“Questa tre sono le stanze che hanno preparato per te. Sono praticamente identiche, quindi la scelgo io per te.” Harry la ringraziò silenziosamente, almeno gli aveva tolto un piccolo imbarazzo. Hermione aprì la porta ed entrambi entrarono in quella che Harry considerò forse la stanza da letto più bella che avesse mai visto. Un grande letto matrimoniale spadroneggiava centrale, lasciando però spazio a un armadio e a una scrivania in perfetto stile inglese. Harry appoggiò le valige e chiuse la porte alle sue spalle. Hermione gli stava mostrando il bagno, che ovviamente si trovava dentro la stanza, ma Harry la interruppe.

 

“Che significa tutto questo? Perchè non me l'hai detto?” La guardò strabiliato. Lei si girò aggrottando la fronte.

 

“Dirti cosa?”

 

Harry spalancò gli occhi. Allargò le braccia e si girò su se stesso, indicando tutto ciò che aveva attorno. “Tutto questo, Herm. Tutto quanto! Perchè non mi hai detto di avere una casa gigantesca, ad esempio, o di avere due maggiordomi, o di avere un giardino così grande da poterci cavalcare tranquillamente.. Devo continuare o credi di aver capito?”

 

“Ma scusa.. Che cosa avrei dovuto dirti?! Ehi ciao, sono Hermione Jean Granger e vivo in una famiglia ricca?!” Hermione si mise le mani sui fianchi, chiaro segno che si stava arrabbiando.

 

“Bè, ma certo! Mi hai sempre parlato della tua famiglia, ma credo tu abbia omesso qualche piccolissimo particolare.” Harry sollevò un posacenere d'oro dal tavolino li affianco.

 

“Io.. Credevo che per te non fosse importante.” Adesso le braccia di Hermione erano incrociate sul petto.

 

“Infatti non lo è!” Harry rimise l'oggetto sul tavolo e si avvicinò a lei. “Ma avrei voluto saperlo prima di fare la figura del perfetto coglione davanti ai tuoi..” Indicò la porta, come a voler rivolgersi direttamente ai signori Granger.

 

“Non hai fatto assolutamente nessuna figura! Harry..” Hermione gli avvolse le braccia intorno ai fianchi e piegò la testa all'insù per poterlo guardare. “La mia famiglia è ricca da generazioni, ma per me questo non è mai stato un vanto. Infatti tu neanche lo sapevi, proprio perchè per me non è importante.. Sono sempre io, non cambia proprio niente.” Appoggiò la testa sul suo petto, lasciandosi stringere dalle braccia di Harry. “Ti ho portato qui perchè voglio che entri a far parte completamente della mia vita, e questo comporta anche mostrarti la mia..” Harry appoggiò il mento sulla sua testa, annuendo piano. Si tranquillizzò, ma non aveva smesso di sentirsi fuori luogo.

 

“Vieni, voglio farti vedere la mia stanza.” Hermione gli prese la mano felice e lo trascinò per quei corridoi che sembravano tutti uguali. Si sarebbe perso, ne era certo. Aprì la porta della sua camera e fece entrare Harry, che la guardò sbalordito: era grande quanto la casa che aveva condiviso con altre 4 persone nell'estate in cui combatté.

 

“Allora? Ti piace?” Chiese Hermione, impaziente. Harry annuì e si mise a camminare in lungo e in largo per vederla bene. Il letto era grande, così come la libreria era stracolma si libri (sorrise sfiorandone alcuni); nelle pareti c'erano tantissime fotografie, soprattutto magiche, che la ritraevano con i suoi amici di Hogwarts. Riconobbe Luna in parecchie foto, una l'avevano scattata proprio nel giardino di casa Granger. Anche Luna, quindi, era stata in quella casa: perchè nessuno si era degnato di avvisarlo?! I suoi pensieri furono interrotti da Hermione che lo tirò forte da dietro trascinandolo nel letto.

 

“Ma piano, mi fai male!” Harry rise mentre Hermione gli saliva sopra sorridendo.

 

“Stai pensando troppo, lo vedo.. E io ho un'idea per farti smettere.” Lo baciò appassionatamente, e proprio mentre Harry la stava avvolgendo lei si staccò alzandosi.

 

“Ho una voglia matta di fare una doccia.” Si tolse il maglione e la maglietta in modo molto malizioso e glieli lanciò. “Però vorrei provarla nel tuo bagno..” Uscì velocemente dalla stanza e si mise a correre dalla stanza da dove erano venuti, quella che ormai aveva scelto per Harry. Lui sorridendo si alzò e le corse dietro, afferrandola prima che entrasse dalla porta e facendola ridere forte. “Shhh.. Fai piano che se no tuo padre viene qui e mi uccide!!” Le tappò la bocca facendola entrare nella stanza e chiudendo la porta a chiave.

 

“Non dirmi che hai paura.” Gli sussurrò nell'orecchio, facendogli correre un brivido di eccitazione su tutto il corpo. Si slacciò il reggiseno e lo fece cadere a terra, senza smettere di guardarlo. Poi si voltò e si diresse verso il bagno, lasciandosi però la porta aperta alle spalle. Harry non si fece aspettare nemmeno per un secondo.

 

 

 

“E quindi, Harry, i tuoi genitori sono entrambi maghi anche loro?” Jason prese la parola, continuando a tagliare il suo arrosto. Era a capotavola, così come Harry dall'altro lato.

 

“Erano entrambi maghi, esatto. Ma non ho molti ricordi di loro, sono morti che ero molto piccolo.” Non gli pesava dire quella frase, infondo l'aveva pronunciata un miliardo di volte nella sua vita.

 

“Oh, mi spiace.. Io..” Il signor Granger guardò la figlia, cercando aiuto.

 

“Non fa niente, le pare. Sono passati tanti anni.” Harry gli sorrise, riuscendo così a tranquillizzarlo. Tornò con lo sguardo nel suo piatto, sperando non arrivasse mai la domanda successiva.

 

“E quindi dove sei cresciuto, se posso chiederlo?” Jean Granger esaudì al contrario il suo desiderio, ovviamente. Hermione socchiuse gli occhi, sperando che quel momento passasse velocemente.

 

“Sono cresciuto con i miei zii e mio cugino che ha la mia stessa età, tutti Babbani. Sono cresciuto nella periferia di Dublino.” Harry mise in bocca un pezzo di carne, soddisfatto della sua risposta.

 

“Oh, ma è fantastico! Anche tu cresciuto da non mago, quindi. Non sarà difficile per te passare questi giorni allora..” Jean gli appoggiò una mano sul polso prima di alzarsi per andare in cucina a prendere qualcosa. Tornò dopo pochi secondi con una cheese cake in mano. “Spero ti piaccia tutto, Harry.”

 

“Oh si si! E' tutto squisito, grazie.” Annuì, sinceramente riconoscente. Si mangiava davvero da re, su questo non c'erano dubbi. Mentre la signora Granger cominciò a tagliare la torta, Thelma sparecchiò la tavola. Jason, però, voleva saperne si più sul suo conto.

 

“E che lavoro fanno i tuoi zii, se posso?” Bevve un sorso di brandy.

 

“Papà..” Hermione si girò a guardarlo, ammonendolo. Lui allargò le braccia con fare innocente, infondo era suo diritto conoscere il fidanzato che la figlia gli aveva portato a casa per Natale.

 

“Si, certo che può. Ehm..” Harry cercò una risposta migliore della verità, ma non gli venne in mente niente. “Lavora per una ditta di trapani.” Non sapeva se ancora ci lavorava, in realtà. Ma quello se lo tenne per se.

 

“Ah, un operaio insomma.” Harry lesse del sarcasmo in quelle parole, ma fece finta di niente. “Un lavoro onesto, gli fa onore.” Si apprestò ad aggiungere, sotto lo sguardo arrabbiato della figlia. Harry scrollò le spalle, senza sapere bene che altro dire. Non gliene fregava un fico secco del lavoro dello zio, perchè se n'era andato da quell'inferno di casa un anno e mezzo prima ed era rimasto senza una fissa dimora, senza contare l'ospitalità dei Weasley ovviamente. Ma anche questo evitò di dirlo ad alta voce.

 

“Adesso basta domande. Chi vuole il dolce?” Il sorriso della signora Granger gli ricordava tanto quello di Hermione: risolveva le situazioni in due secondi. Guardò di nuovo Jason, che si era fatto mettere nel piatto una bella fetta di torta. Sapeva benissimo cosa gli ronzava nella testa: aveva appena scoperto che la figlia stava con un irlandese orfano e senza uno straccio di soldo. Harry si sentì ulteriormente piccolo e fuori luogo. Sentì la mano di Hermione accarezzargli la gamba da sotto il tavolo, la guardò: gli sorrise, e lui ricambiò.

 

Finita la cena, la signora Granger si alzò serena. “Ho dato a Thelma e a Marcus la serata libera. Ti va di lavare i piatti insieme, Hermione? Come facciamo sempre quando ci va di parlare un po'..” Hermione annuì contenta, sua madre aveva chiaramente capito che aveva bisogno di parlarle. Si girò verso Harry, come per dirgli di aspettarla nella sua stanza, ma Jason parlò per primo.

 

“Vieni con me, Harry. Voglio mostrarti una cosa.” Senza attendere risposta, si alzò dalla sedia con il suo bicchiere di brandy e si allontanò dalla sala da pranzo. Harry lo seguì senza voltarsi indietro. Hermione fece per chiamarlo, ma sua madre le prese il braccio.

 

“Lasciali, tesoro. Prima tuo padre lo conosce bene, prima andranno d'accordo.”

 

 

Il signor Granger si infilò nella sua personale sala da biliardo, attese l'ingresso di Harry e socchiuse la porta. “Posso offrirti qualcosa da bere?”

 

“No, la ringrazio. Sto bene così.” Harry mise una mano in tasca, aspettando semplicemente. Jason annuì, appoggiando il suo bicchiere all'angolo del tavolo da biliardo.

 

“Sai giocare?” Indiciò le due stecche sul tavolo, prendendone una e lisciandola nella mano.

 

“Si, certo.” Harry raccolse la sfida, prendendo l'altra stecca.

 

“Bene, allora. Giochiamo.” Jason sorrise tarando fuori tutte le palle da biliardo.

 

 

 

“Harry ha avuto un passato difficile, mamma..” Hermione passò un piatto gocciolante a sua madre, lasciando che lo asciugasse.

 

“Credo di averlo capito, tesoro. Ma in che senso?” Jean la guardò con la coda dell'occhio. Non voleva insistere con lei, ma non poteva nascondere la sua preoccupazione.

 

“I suoi genitori sono morti che era piccolissimo, è andato a vivere con questi zii Babbani che però lo trattavano malissimo. So che ha passato alcuni periodi in un riformatorio dove.. Dove lo picchiavano.” Hermione disse le ultime tre parole in un sussurro. Jean si bloccò per un attimo, ma poi continuò ad asciugare le stoviglie che sua figlia le passava senza smettere di ascoltare.

 

“Non so altro, in realtà. Solo che un anno e mezzo fa è scappato di casa ed è stato alcuni mesi in un pessimo posto, a sud dell'Irlanda, dove guadagnava soldi facendo a botte. Facendosi massacrare, in realtà.” Hermione lasciò cadere un piatto nel lavandino, non rompendolo per un pelo. Si appoggiò allo stipite chiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro: si sentiva quasi mancare. Sua madre le mise le mani sulla schiena, assicurandosi che stesse bene.

 

“Harry è.. E' una persona meravigliosa, è un uomo davvero fantastico. Nasconde molte ombre, a volte ritornano fuori prepotenti, ma a me fa solo vedere la sua immensa luce. Io lo amo, mamma. Lo amo davvero..” Hermione la guardò, con tutta la sincerità che quelle parole contenevano.

 

“E a me basta questo. Lo vedo da come ti guarda che per te prova un rispetto che forse non aveva mai provato. Mi fido del tuo giudizio..” Jean le sorrise e insieme continuarono a lavare i piatti. “E poi, se posso permettermi, è davvero molto bello.” Hermione rise, abbassando lo sguardo imbarazzata.

 

“Si, è molto bello.” Sussurrò arrossendo.

 

 

 

Harry guardò rotolare una palla appartenente all'avversario proprio nella buca dove stava lui. Alzò lo sguardo e vide Jason Granger sorridere sotto i baffi, orgoglioso del punto che aveva appena segnato.

 

“Mia figlia merita il meglio, confido che questo tu lo sappia..” Il signor Granger finalmente intraprese il discorso centrale di quell'assurda partita. Harry annuì semplicemente, mettendosi in posizione: toccava a lui giocare.

 

“Vedi, Hermione è la nostra unica figlia, e vogliamo per lei un futuro meraviglioso: speriamo che possa scegliere di intraprendere studi da (come dite voi) Babbana in medicina, nell'università migliore di tutta la Gran Bretagna.” Jason si dovette fermare per storcere il naso rivolto a una buca appena fatta da Harry. Questi continuò a giocare, prestando ben attenzione a ciò che quell'uomo diceva. “Tu che intendi fare dopo Hogwarts?”

 

“Non lo so ancora, signore.” Per prima cosa trovare un posto dove vivere, avrebbe voluto aggiungere Harry. Jason mugugnò e si accucciò posizionando la stecca per tirare.

 

“Capisco..” Sussurrò, un attimo prima di colpire la palla bianca con la stecca. “Hermione è sempre stata abituata al meglio, come avrai sicuramente notato. E' questo il suo vero mondo, appartiene a uno stile di vita medio-alto insomma. Ciò che voglio dire è..”

 

“Che io sono un poveraccio e non potrei mai reggere il confronto con Hermione. Avanti, non c'è bisogno di girarci molto intorno.” Harry lisciò la sua stecca e fece un rapido calcolo contando le palle ancora in gioco: stava perdendo. Jason alzò le soppracciglia.

 

“Sei poco loquace, ma vedo che quando c'è bisogno di esprimersi le parole non ti mancano.”

 

“Capita raramente, comunque.” Harry colpì la palla ma sbagliò di pochissimo, si rimise dritto mordendosi il labbro inferiore.

 

“Ovviamente non avrei usato le parole che hai usato tu, ma forse..” Jason si riabbassò per tirare.

 

“Ascolti, signor Granger. Io mi sono innamorato di sua figlia, non so dirle perchè e non so dirle perchè proprio lei. Però è successo. Non mi importa la nostra differenza di nazionalità e neanche la nostra differenza di passato e presente. Mi importa che io amo sua figlia, e questo riesce a unirci nel profondo, più di qualsiasi altra cosa.” Harry parlò senza praticamente prendere fiato, facendo semplicemente uscire tutta la verità che sentiva dentro.

 

“E' molto lodevole ciò che dici, ragazzo. E io ti credo.” Tirò in modo secco mandando in buca la sua ultima palla: gli restava soltanto la numero 8 nera.

 

“Ma purtroppo parli con l'inesperienza della tua gioventù. Purtroppo, prima o poi, dovrai imbatterti in queste immense differenze che vi caratterizzano. Prima o poi ti renderai conto che il solo amore non basta. Non basta mai.” Un altro colpo deciso e la 8 finì rimbalzando elegantemente su tre sponde, adagiandosi con calma in buca d'angolo. Jason aveva vinto la partita. Si sollevò, senza scomporsi, e appoggiò la sua stecca sul tavolo da biliardo. Harry rimase fermo, con entrambe le mani sulla stecca che lo reggeva, guardando dritto davanti a se.

 

“Buonanotte, Harry.” Jason uscì da quella sala, lasciandosi la porta aperta alle spalle e dirigendosi nella sua stanza da letto.

 

 

 

“Direi che abbiamo fatto.” Hermione sorrise e si girò verso la porta della sala da pranzo, sperando di veder tornare Harry. “Magari è già andato su.. Vado a cercarlo. Buonanotte mamma, è bellissimo essere a casa.” Abbracciò la madre che la baciò dolcemente sulla fronte e uscì dalla cucina. Salì le scale velocemente, provò sia nella sua stanza che in quella degli ospiti dove c'era anche tutta la roba di Harry buttata li. Sentì la voce di suo padre al telefono dalla stanza da letto, e capì che Harry doveva essere rimasto ancora di sotto. Sapeva benissimo dove trovarlo. Scese le scale altrettanto velocemente e andò diretta alla sala da biliardo del padre.

 

Harry era li, di spalle e tremendamente silenzioso mentre giocava a biliardo in solitario. “Ei.. Sei qui.” Hermione si avvicinò e lo abbracciò da dietro, dandogli piccoli baci tra le scapole.

 

“Ei..” Sussurrò Harry, senza girarsi. Si abbassò per tirare, staccando automaticamente Hermione dall'abbraccio. Lei aggrottò le sopracciglia, non capendo la motivazione di quel comportamento.

 

“Che c'è che non va?” Si mise appoggiata al lato del tavolo, guardandolo con la testa inclinata. “Mio padre ti ha fatto il lavaggio del cervello, vero?” Sorrise accarezzandogli la mano.

 

“No, abbiamo solo giocato. Non ho niente.” Harry tirò di nuovo, non convincendo per niente Hermione. Lo conosceva bene, ormai: sapeva che se avesse insistito avrebbe solo fatto peggio. Avrebbe parlato lui, una volta pronto.

 

“Va bene..” Andò a chiudere la porta a chiave e sgattaiolò tra le braccia di Harry, coprendogli la visuale del tavolo. “Non ho mai giocato a biliardo, non credo di essere capace.” Si sedette sul bordo del tavolo, appendendosi al bavero della maglia di Harry. Allargò le gambe, avvicinando il suo bacino pericolosamente al suo. Lui mollò la stecca sul tavolo, mettendo le mani sulle gambe di Hermione e guardandola intensamente negli occhi.

 

“Non è semplice, bisogna avere una buona.. Stecca.” Harry cominciò a baciarle il collo, facendole buttare la testa all'indietro e spingendo il suo bacino contro il suo.

 

“Allora sono fortunata, puoi insegnarmi bene. Credo che tu ce l'abbia..” Hermione cominciò a slacciarle i jeans mordendogli l'orecchio.

 

 

 

“Amore.. Che hai? Ei..” Erano stati un'ora in quella sala da biliardo, riuscendo ad amarsi in ogni superficie disponibile: poi erano salite nella stanza di Hermione, ridendo come bambini, e avevano ripreso a fare l'amore. Ma piano, dolcemente, immergendosi completamente l'uno nell'altra. Harry aveva cominciato a tremare forte.

 

“Io.. Non lo so. Io..” Provava a trovare una risposta plausibile, mentre Hermione cercava di contenerlo nelle sue braccia. Ad ogni spinta era un'emozione e una sensazione così forte che Harry non riuscì a trattenersi, stava esplodendo di un qualcosa che non aveva mai provato. “Non so come fare..” Sorrise sospirando forte e nascondendo il suo viso nel collo di lei.

 

“Continua, ti prego. Non voglio che ti trattieni..” Hermione strizzò gli occhi, facendo uscire una lacrima dai suoi occhi. Trattenne un singhiozzo, immergendo le mani nei capelli di Harry.

 

“Ti amo, te lo giuro. E questo ci basterà per sempre.” Harry tornò a guardarla. Hermione gli prese il volto tra le mani sorridendo e annuendo.

 

“Per sempre. Ti amo.”

 

 

 

Erano scesi a far colazione non tanto presto, ma la signora Granger aveva lasciato tutto il necessario affinché mangiassero lo stesso. Non appena finirono, andarono a mettersi in veranda; Hermione si mise un maglione di Harry per ripararsi dal freddo. Lui si sedette sul divanetto e lei si accomodò sopra di lui leggendo un libro.

 

“Questo è il mio libro preferito, lo leggo sempre quando vengo a casa.” Hermione intrecciò le dita con quelle di Harry. Lui scorse il titolo dalla copertina, Il Piccolo Principe. Ne aveva sentito parlare, ma non l'aveva mai letto.

 

“Un giorno te lo farò leggere, sono sicura che ti piacerà.” Lui sorrise baciandole più volte la testa.

 

“Oh, eccovi siete qui.” I signori Granger spuntarono dalla porta d'ingresso con in mano diverse buste per la spesa. “Stasera verranno tutti i parenti qui a casa, vedi Harry per noi è tradizione festeggiare la vigilia della vigilia.” Jean si avvicinò a loro sorridendo. Harry sorrise impacciato, non sapendo bene cosa rispondere.

 

“Oddio, mamma. Anche stavolta? Ti prego..” Hermione si alzò in piedi, il maglione le stava a dir poco enorme e lei ci si strinse dentro.

 

“Tesoro, lo facciamo ogni anno.” Jason aprì il giornale per vedere le ultime notizie del giorno e sparì dentro casa, seguito subito da Jean.

 

“Perchè non ti va?” Harry si alzò avvicinandosi ad Hermione.

 

“Perchè non hai mai visto una serata del genere, credimi. Poi tu che odi il Natale..” Hermione si nascose tra le braccia di Harry.

 

“Che c'entra. Sono comunque i tuoi parenti..”

 

“Ah, l'abbigliamento dev'essere elegante casual, se possibile.” Jason era riapparso sulla soglia della porta, interrompendoli, per poi sparire di nuovo all'interno.

 

“Almeno non dev'essere elegante elegante.” Hermione sorrise alla faccia stranita di Harry e gli accarezzò una guancia. “Tranquillo, ora vediamo come fare.”

 

Passarono il pomeriggio intero nel centro di Londra: Hermione gliela mostrò così bene e con così tanta passione che lo fece innamorare pure della città dove lei era cresciuta. Conosceva ogni angolo, ogni storia, ogni quartiere.

 

“In realtà tutto questo tour l'abbiamo fatto solo per arrivare fin qui.” Hermione gli tirò la mano verso un negozio da uomo. Probabilmente era il più costoso di tutta Londra, a vedere dalla gente che entrava e dalla vetrina in esposizione.

 

“Whoa whoa.. Piano!” Harry la frenò prima che entrasse. Non aveva neanche lontanamente il denaro necessario per comprare anche solo un bottone li dentro.

 

“Non ti ho ancora fatto il regalo di Natale, voglio fartelo con te presente! Almeno ti prendo una cosa che so che ti piacerà.” Hermione era così entusiasta che era davvero difficile fermarla.

 

“Herm, no. Non ti posso far spendere tutti sti soldi solo per il mio regalo. Cioè, sono solo io.” Harry provò ad essere irremovibile.

 

“Solo te?! Piantala, non accetto un no!” Riprese a trascinarlo, non riuscendo però a spostarlo di un millimetro. “Daiiii! Ti prego, mi fai felice.”

 

“Mmmm. Non ti sopporto, ce le hai sempre tutte vinte.” Harry fu obbligato a cedere e si lasciò trascinare dentro. Non appena entrarono, si avvicinò a loro una signora con un sorriso a trentadue denti.

 

“Signorina Granger! Che piacere..” Le strinse la mano.

 

“Salve Olga, piacere mio rivederla. Lui è Harry, il mio fidanzato.” Hermione strinse il braccio di Harry e la signora chiamata Olga si presentò a lui.

 

“Quindi deduco che siete venuti qui per il suo fidanzato, signorina. Molto bene, come posso aiutarvi?” Olga ascoltò tutte le indicazioni di Hermione, poi sparì subito dicendo che aveva esattamente ciò che cercavano.

 

“E' la proprietaria. Mio padre compra qui spesso, per cui..” Hermione si guardò in giro, Harry era più imbarazzato che mai. Che avrebbe pensato quella donna non appena fosse andata Hermione a pagare il conto? Non avrebbe dovuto entrare, non avrebbe dovuto affatto. Olga tornò dopo pochi minuti, con in mano diverse paia di pantaloni, camice e giacche. Harry tolse lo sguardo, non volendo neanche immaginare i prezzi.

 

“Vieni, devi provare tutto.” Hermione lo prese per mano e lo portò ai camerini, accoppiando gli indumenti che preferiva. Lo fece sfilare, divertendosi a vedere lo sguardo di Harry sempre più furente ed annoiato ad ogni uscita.

 

“Perfetto! Sei bellissimo.. Stai da Dio! Vieni a guardarti.” Fu alla quinta uscita che Hermione si decise. Harry si mise davanti ad uno specchio alto e grande e si guardò, mettendosi una mano in tasca. Pantalone nero elegante, camicia bianca infilata dentro e una giacca grigio scuro da lasciare aperta sopra. Si passò una mano tra i capelli, mentre Hermione gli infilava una bella cintura per completare l'opera.

 

“Ti metti poi le scarpe nere belle che hai.. E sei perfetto amore!”

 

“Si, la roba è bella ma.. Herm, è troppo. Io non posso..” Harry si tolse la giacca, e nel frattempo arrivò Olga.

 

“Avete deciso?” Chiese con il solito sorriso.

 

“Si, Olga, grazie. Tutta la roba che ha addosso adesso. Te la portiamo di la alla cassa immediatamente.” Hermione la congedò e Olga andò via quasi saltellando.

 

“Ti sto dicendo che mi fai felice se accetti.. Mi piaci tantissimo vestito così, e poi sono cose che ti rimangono! Puoi metterle ovunque e quando vuoi..” Hermione entrò nel camerino con lui mentre si spogliava e cominciò a piegare i vestiti nuovi che lui le passava.

 

“I vestiti posso comprarmeli anche da solo, Herm.” Harry fu forse troppo scontroso con quella frase, perchè lei lo guardò quasi offesa.

 

“Harry, non lo sto facendo per.. Voglio solo farti un regalo di Natale.”

 

“Si, si.. Lo so. Scusa, mi sono espresso male. Grazie allora, io aspetto fuori se non ti dispiace.” Harry si infilò la sua giacca e uscì fuori dal negozio, salutando con la mano la signora Olga che aspettava impaziente il pagamento di Hermione. Si mise a camminare avanti e indietro li davanti, con la testa bassa e piena di pensieri. Immaginava già la reazione di suo padre: avrebbe sicuramente fatto qualche battuta sul fatto che Harry da quel momento in poi si sarebbe fatto comprare pure i vestiti da Hermione. Tirò un calcio piano a una pietra li vicino, facendola rimbalzare nel muro. Sorrise ironicamente pensando al regalo stupido e insulso che aveva preparato lui per lei, annesso di bigliettino da perfetto idiota.

 

“Dobbiamo rientrare a casa, se no non facciamo in tempo a prepararci.” Hermione gli era affianco, con un grande sacchetto in mano. Harry annuì e glielo prese, dandole un bacio sulla bocca. La fece attaccare al suo braccio e s'incamminarono verso un luogo appartato dove potersi Smaterializzare. Una volta arrivati nel vialetto di casa Granger, Hermione si battè una mano sulla fronte.

 

“Oddio, quasi dimenticavo! I miei parenti non sanno che sono una strega, pensano che studio in una scuola fuori Londra che mi permette di approfondire già gli studi per medicina, così da avere la strada spianata per l'università. Papà ha detto loro che tu studi li con me, così è più facile reggere la copertura no?”

 

O così è meno imbarazzante avere un irlandese povero in casa, se è un futuro medico, pensò inevitabilmente Harry. “Certo, nessun problema.”

 

 

“Avanti.” Avevano bussato alla porta di Harry, lui era già pronto da un po' e aspettava Hermione per scendere. Credendo fosse lei, si avvicinò alla porta. Invece si trovò davanti la signora Granger, bellissima nel suo abito lungo color miele.

 

“Harry, caro, gli ospiti sono tutti arrivati. Vai tu a chiamare Hermione?” Si avvicinò sistemandogli il colletto della camicia sotto la giacca. “Stai davvero benissimo.”

 

“Grazie, signora. Anche lei è molto bella.” Harry la fece arrossire. Forse il suo marito tutto d'un pezzo non le faceva spesso complimenti. Uscirono insieme dalla stanza, ma presero due strade diverse; Harry si diresse verso la camera di Hermione, mentre Jean scese al piano di sotto raggiungendo tutti.

 

“Ei, sono io. Posso entrare?” Harry si avvicinò alla porta bussando. Rimase con la mano a mezz'aria, perchè Hermione l'aprì ridendo.

 

“Scemo, ti pare che mi devi chiedere il permesso tu?!”

 

Era bellissima. Ormai Harry non aveva più aggettivi per descriverla, o per farle capire cosa provava guardandola tutte le volte. Era meravigliosamente avvolta in un vestito semplice nero, che le arrivava sopra le ginocchia. Grazie ai tacchi alti era diventata quasi quanto Harry, infatti gli fece quasi strano baciarla senza dover abbassare la testa.

 

“Sei.. Una favola.” Harry le baciò anche la mano. Lei, che non poteva farne a meno, si mise a sistemarlo come più piaceva a lei, compresi i suoi capelli ribelli. “Dobbiamo scendere, tua madre è venuta a chiamarmi.”

 

La prese sotto braccio e si diressero verso le scale: non appena cominciarono a scendere, tutti gli occhi presenti in sala puntarono su di loro. Harry avrebbe voluto volentieri sotterrarsi. Hermione fu travolta dagli zii e nonni vari non appena scesero l'ultimo scalino.

 

“Oh cielo, come sei diventata grande!”

 

“Diventi ogni giorno più bella, non c'è che dire.”

 

“Sei una vera meraviglia, Hermione.”

 

“Sei bella quanto dolce, si sa.”

 

Hermione arrossì visibilmente, trovandosi in palese imbarazzo, sotto lo sguardo divertito di Harry. Divertimento che durò poco, perchè tutte le signore si buttarono subito su di lui in men che non si dica.

 

“Tu devi essere il fidanzato, che piacere!! Io sono sua zia Margaret, sorella si Jason.”

 

“Piacere, io sono..”

 

“Harry, certo! Ci hanno parlato di te.. Io sono Elisabeth, moglie del fratello di Jason.”

 

Se ne presentarono altre quattro, ma Harry aveva già dimenticato tutti i nomi e aveva già esaurito i sorrisi falsi in serbo per occasioni del genere.

 

“Herm, Herm!! Oddio, ma guardati..!” Quella era però la voce di un ragazzo, Harry ne fu certo. Si girò verso quella voce e lo vide: era più alto di lui, con i capelli biondo cenere e degli occhi azzurri come il cielo, un viso pulito e gentile, fisico asciutto e magro, carnagione molte chiaro. Probabilmente era la personificazione del principe azzurro in perfetto stile inglese. Prese Hermione letteralmente in braccio, stringendola a se. Harry alzò le sopracciglia serrando la mascella.

 

“Greg! Oh mio Dio, quanto tempo.. Sei diventato così alto! Non ci posso credere che sei qui..” Hermione gli strinse le braccia al collo, sinceramente felice di vederlo.

 

“Ho pensato di invitare anche il mio collega e grande amico Stuart e mi sono permesso di dirgli di portare anche suo figlio Gregory. Infondo siete cresciuti insieme ed era parecchio tempo che non vi vedevate..” Jason Granger era spuntato da li vicino e aveva messo una mano sulla spalla di Greg, entusiasta della reazione di Hermione.

 

“Hai fatto benissimo, papà. Oddio, come sono contenta di vederti!” Hermione gli accarezzò un braccio, salutando poi i suoi genitori con altrettanto calore. Harry girò la testa dall'altra parte fingendo di ascoltare una vecchia prozia di Hermione che lo stava elogiando per la sua bella presenza. In realtà, le sue orecchie erano altrove.

 

“Ho così tante cose da raccontarti Herm.. Cavolo, sei diventata ancora più bella se possibile.” Greg si scostò il ciuffo biondo sorridendole con quella dentatura perfetta.

 

“Anche io ho tante cose da dirti! Per prima voglio dirti la più importante.. Vieni, ti presento una persona.” Hermione scostò le sue zie da intorno a Harry. “Scusate, me lo riprendo solo per un secondo.” Lo fece uscire da quel mucchio e lo mise di fronte a Greg. Si guardarono entrambi, senza mostrare la minima voglia di conoscersi.

 

“Greg, lui è Harry, il mio fidanzato. Harry, lui è Greg, il mio più caro e vecchio amico.” Hermione sorrise in mezzo a loro due, attendendo che si stringessero la mano a vicenda. Rimasero qualche secondo a fissarsi, come per studiarsi.

 

“Piacere.” Fu Greg a tendere la mano per primo. Harry non voleva assolutamente stringerla, ma si sentì lo sguardo di Hermione addosso e lo fece accennando un sorriso. Forse non aveva ancora esaurito la sua scorta.

 

Quella fu una delle serate più brutte della vita di Harry, non aveva alcun dubbio. Avrebbe preferito largamente essere dentro alla gabbia da combattimento piuttosto che sorbirsi mille discorsi sul suo futuro da medico e altre stronzate varie dai parenti di Hermione. Lei, per altro, era volutamente tenuta lontana dal suo raggio di osservazione dal signor Granger, che faceva di tutto per spingerla a stare con Greg visto che “Non vi vedete da tanto tempo, Harry se la sta cavando benissimo da solo.”, come aveva ripetuto più volte ad Hermione stessa.

 

Ogni tanto si buttava sul buffet preparato ottimamente da Thelma e Marcus quel pomeriggio, buttando giù in un solo sorso bicchieri di champagne. Evitava di cercare Hermione con lo sguardo, perchè avrebbe solo peggiorato la situazione e avrebbe creato del caos: sapeva che stava ridendo allegramente con lui parlando di chissà quale ricordo d'infanzia o di chissà quale futuro da medici rinomati e ricchi. Buttò giù un altro bicchiere di champagne.

 

“Credevo non bevessi..” Jean si era avvicinata ad Harry prendendo una tartina dal tavolo.

 

“Bè, sono irlandese. Credo non esista un irlandese che non beve.” Harry accennò un sorriso educato. Lei rise annuendo, poi gli accarezzò un braccio.

 

“Abbi pazienza, Harry. Solo con questa riuscirai ad accettare la sua vita.” Jean si allontanò prendendo un bicchiere per se, lasciandolo li da solo di nuovo.

 

“Certo che Hermione e Gregory sono davvero perfetti. Avrebbero un futuro roseo e felice insieme.” Quella frase gli arrivò alle orecchie come una pugnalata secca al cuore, l'aveva pronunciata una vecchia nonna. Come poteva anche solo minimamente sperare di essere accettato da quella famiglia? Lui non c'entrava proprio niente li.

 

Ormai la serata era agli sgoccioli, e Stuart Baxter, padre di Greg, aveva insistito per invitare chiunque volesse alla festa che si sarebbe tenuta in casa loro la sera successiva, per il veglione di Natale. Inutile dire quale fu la risposta del signor Granger.

 

“Assolutamente si! Contaci, noi ci saremo.”

 

Erano tutti troppo indaffarati a salutarsi per rendersi conto che Harry era già andato via. Cominciarono tutti a guardarsi intorno per cercarlo, ma non era più tra loro.

 

“Dov'è andato Henry, Herm?” Chiese Greg, mettendosi il cappotto.

 

“Harry, si chiama Harry. Ehm.. mi ha detto che non si sentiva molto bene ed è andato a letto, non voleva disturbare la serata. Mi ha detto di salutarvi tutti e ci vedremo sicuramente in questi giorni.” Hermione sorrise per nascondere la tensione. Sapeva benissimo perchè Harry mancava, e pregò in silenzio di trovarlo su in camera sua davvero.

 

Salutò tutti più veloce che poté, compresi i suoi genitori, si tolse i tacchi e corse al piano di sopra, con il cuore in gola. Arrivò davanti alla stanza di Harry e la trovò chiusa, l'aprì senza bussare. Lo vide la, seduto vicino alla finestra con una birra che sicuramente aveva trovato in frigo in mano. Sospirò si sollievo chiudendo gli occhi ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando cadere a terra i tacchi. Lui non si girò, sapeva benissimo che era lei.

 

“Lo so che sei arrabbiato.” Hermione si avvicinò piano.

 

“Ti sbagli, non sono arrabbiato.” Harry prese un sorso di birra. Stava nevicando copiosamente fuori.

 

“Harry, erano i miei parenti. Non li vedo mai e..” Hermione provò a giustificarsi.

 

“Herm, ti ho detto che non sono arrabbiato!” Harry si alzò appoggiando la birra sul tavolo. Si tolse la giacca e cominciò a slacciarsi la camicia.

 

“Greg è un mio carissimo amico, da quando eravamo piccoli. Non lo vedevo da più di due anni perchè si è trasferito a Liverpool per studio. I nostri genitori sono colleghi e mio padre ci tiene a..”

 

“A farvi sposare e a creare un impero?” Harry non riuscì a trattenere il sarcasmo. Si tolse la camicia e la mise su una gruccia, appendendola vicino all'armadio.

 

“Non essere geloso.. E' solo un mio amico.” Hermione si avvicinò per abbracciarlo, ma lui si scostò.

 

“Sono davvero stanco, scusa.” Le diede le spalle e si slacciò i pantaloni.

 

“Che vuol dire? Non vieni a dormire con me?”

 

“No.” Si tolse scarpe e pantaloni, infilandosi una maglietta per dormire. Non aggiunse altro, non aveva alcuna voglia di parlare. Di niente.

 

“Harry, mi dispiace se la serata..” Hermione non sapeva davvero come fare, ma peggiorò solo la situazione.

 

“Hermione, ho detto che sono solo stanco! Quindi, se per favore..” Harry indicò la porta senza guardarla, cercando di contenere il suo nervoso dentro il suo corpo. Aveva tutti i muscoli contratti, sarebbe esploso da un momento all'altro. Hermione sapeva bene ce continuare era inutile, quindi serrò gli occhi. Si girò su se stessa, raccolse le sue scarpe e lasciò quella stanza chiudendosi la porta alle spalle.

 

Harry prese tre respiri profondi, cercando di calmarsi: poi il suo sguardo cadde nel pacchetto regalo per Hermione, arrivato caldo e pronto quella mattina. Desiderò di distruggerlo all'istante, invece sferrò un pugno molto forte contro il muro che gli stava affianco. Rimase con il pugno incollato al muro, appoggiandoci anche la testa sopra.

 

“Che ci faccio io qui? Che cazzo ci faccio io qui?” Si disse più volte. Inutile dire che quella notte dormì malissimo, disturbato nei sogni dal matrimonio di Gregory ed Hermione Baxter.

 

 

 

“Papà, io ed Harry stasera non verremo a casa dei Baxter.” Hermione stava facendo colazione con i suoi genitori, Harry non era ancora sceso.

 

“Come hai detto prego?!” Jason quasi non si strozzò con il suo caffè.

 

“Hai sentito bene.” Si alzò per prendere del latte dal frigo.

 

“Hermione, non essere ridicola. Sai bene quant'è importante l'amicizia di Stuart per me, così come lo è quella di Greg per te. E' stato Harry a obbligarti a questa decisione, vero?” Jason chiuse il giornale e Jean gli lanciò un'occhiata omicida. Hermione sbatté la tazza sul lavandino, irritata.

 

“No, papà! La decisione è la mia. Non mi importa niente se a te Harry non piace, è a me che deve piacere. Voglio stare con lui stasera, perchè è il primo Natale che passiamo insieme. Ed è il primo per lui in generale.. E si merita un Natale come si deve, tranquillo.” Sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro.

 

“Mi dispiace tesoro, ma su questa sera non si discute. Verrete entrambi e poi potrete andare via quando e come vorrete. Chiusa la discussione.” il signor Granger si alzò con la sua tazza di caffè e si allontanò.

 

 

Harry aveva gli occhi spalancati da un bel po', ma non trovava il coraggio di uscire dal letto e affrontare tutto ciò che gli riservava quella giornata. Qualcuno bussò alla porta, dovette rispondere per forza. Sapeva benissimo che era lei.

 

“Avanti.”

 

Hermione entrò con un vassoio in mano, pieno di roba da mangiare: aveva preparato ciò che più piaceva ad Harry.

 

“Buongiorno. Ti ho portato la colazione..” Entrò titubante.

 

“Grazie, non dovevi. Vieni qui..” La fece sedere nel letto accanto a se e la baciò, abbracciandola. “Scusami per ieri sera. Non volevo.. Mi scuserò anche con i tuoi per essere sparito senza salutare.” Hermione lo strinse forte chiudendo gli occhi e inspirando il suo odore. Adorava il suo profumo la mattina.

 

“Non devi scusarti proprio di niente, se mai sono io che mi scuso. Mi devo scusare anche perchè stasera dobbiamo andare per forza a casa di Greg.. Ma ti prometto che stiamo solo mezzora e poi ce ne andiamo dove preferisci tu.”

 

Harry prese un sorso di caffè e un morso di pane con la marmellata: mangiare era necessario in situazioni del genere. “Mmm.. Va bene.” S'impegnò a dire. “Solo mezzora?”

 

“Solo mezzora, amore. Te lo prometto. Però non deve mai più succedere che dormo senza di te, è chiaro?”

 

 

 

Harry tentò tutto il pomeriggio di non imbattersi in Jason Granger, riuscendoci perfettamente. Si auto convinse che se fosse stato lontano dai guai, quelli non lo avrebbero trovato. Invece con la signora Granger ci parlava molto tranquillamente, sentiva di.. Piacerle. Anzi, ne era proprio convinto. E questa circostanza lo aiutò a superare discretamente la giornata in villa Granger.

 

“Il veglione di Natale dei Baxter è molto spartano, vedrai. Niente di quello che hai visto ieri sera, comunque..” Hermione spinse Harry vedendolo alzare le sopracciglia in segno di disapprovazione. Si erano appena fatti la doccia insieme e si stavano preparando per la serata.

 

“Saranno tutti con maglioni tipici natalizi e saranno tutti pronti a fare a gara per chi ha fatto il regalo più bello e costoso all'altro. Ma a noi questo non interessa, perchè in mezzora non avremo il tempo di vedere niente per fortuna.” Hermione lo baciò e si asciugò i capelli con un semplice colpo di bacchetta. Si mise quei jeans che Harry adorava e un bel maglione bianco a collo alto. “Che dici, i capelli li lascio sciolti?” Le cadevano elegantemente sulle spalle, lunghissimi e a boccoli.

 

“Impazzisco per i tuoi capelli, lo sai. Quindi assolutamente si.” Harry si vestì e aspettò che lei finisse di truccarsi leggermente.

 

“Mi piace quando ti metti questo maglione. Ti fa molto, mmm, macho!” Gli scompigliò di più i capelli facendolo ridere.

 

Il viaggio in macchina fu parecchio silenzioso, per lo meno da parte di Jason e Harry. Jean aveva insistito perche Harry stesse davanti, e il risultato era stato assoluto silenzio nella parte anteriore della macchina e chiacchiericci animati nella parte posteriore. Fortunatamente quell'imbarazzo non durò molto, la casa dei Baxter a quanto pare non era così lontana da quella dei Granger.

 

Harry scese dalla macchina e guardò quella villa, ripetendosi nella mente che sarebbe rimasto li solo mezzora. Solo una dannatissima mezzora. Aprì cordialmente lo sportello alla signora Granger e le prese la mano per scendere, lei gli sorrise facendogli l'occhiolino. “Vedrai che andrà tutto bene.” Gli sussurrò. Lui le fu molto grato silenziosamente.

 

Entrarono in casa non appena il maggiordomo, vestito di tutto punto, aprì loro la porta. Si sentiva un gran vociare dalla sala centrale: non appena vi entrarono, furono salutati calorosamente da tutti. Quella volta non si trattava di parenti, ma peggio: erano quasi tutti colleghi del signor Granger o semplicemente amici loro di una vita. Harry strinse la mano ad Hermione, che gli appoggiò una mano sul braccio e non lo lasciò. Si presentarono una miriade di persone, di cui Harry non riuscì a ricordare nemmeno il volto. Forse perchè non gli fregava niente o forse perchè aveva la mente impegnata a fare il conto alla rovescia dei minuti: ne mancavano solo dodici e avrebbero potuto andare via. Il suo primo Natale vero e proprio lo avrebbe passato con lei, non gli importava di nient'altro.

 

“Herm, devi venire! C'è una sorpresa per te..” Greg arrivò prepotentemente e non si degnò neanche di salutare Harry.

 

“Greg, io veramente stavo per..” Hermione guardò Harry.

 

“C'è Milly, Herm! E' di la.. Non ci crede che ci sei anche tu, è su di giri che neanche immagini.” Greg sorrise felice, anche se le aveva rovinato la sorpresa. Ad Hermione le si illuminarono gli occhi.

 

“Milly? Milly Norson è di la?! Oddio.. E' una mia amica, saranno tre anni che non la vedo e..” Hermione si girò di nuovo verso Harry, come per cercare un appoggio. Harry le lasciò la mano.

 

“Vai, che aspetti.” Le sorrise.

 

“E' nella mia stanza, corri che ti raggiungo!” Greg la mandò avanti ed Hermione non se lo fece ripetere due volte.

 

“E' sempre così contenta quando ritorna a casa. Posso offrirti qualcosa da bere?” Greg guardò Harry con sufficienza.

 

“No, sto bene così grazie.” Provò ad allontanarsi. Doveva evitare i guai.

 

“Si vede lontano un miglio che sei un pesce fuor d'acqua, sai. Ho saputo che sei pure irlandese.. Scommetto che non è vero che studi con Hermione per diventare medico.” Greg lo stava stuzzicando non poco. Harry lo guardò in cagnesco.

 

“Hai qualche problema, per caso?” Disse, gelido.

 

“Oh no, io nessun problema. Insomma, guarda dove vivo. Guarda cosa posso offrirle.. Tu invece? Sei davvero così sempliciotto come sembri? Passi il Natale qui a scrocco perchè se no dovresti stare in una baracca al gelo?” Greg rise da solo prendendo un sorso d'acqua. Harry si avvicinò pericolosamente, stringendo i pugni.

 

“Tu non sai con chi stai parlando, ti consiglio di levarti dalle palle al volo.”

 

“Sei in casa mia, dovresti mostrare almeno un po' di rispetto. Ma magari da dove vieni tu non lo insegnano neanche. Vattene tu, te lo do come consiglio. Non vorrei che ci rimanessi troppo male quando Hermione si renderà conto di quanto io posso valere più di te.” Greg gli rise praticamente in faccia, ed Harry fece un altro passo verso di lui alzando un braccio.

 

“Harry, mi accompagni a prendere da bere?” Jean era apparsa quasi dal nulla e aveva afferrato il braccio di Harry trascinandolo con se. Era così teso che non riuscì a tenera la mano stretta a lui. Forse si era sbagliata, ma lo aveva quasi sentito tremare. “Che succede? E' tutto a posto vero?” Gli chiese, una volta lontani da Greg.

 

“Si, si.” Harry si passò una mano sul viso. Gli prudevano in modo molto preoccupante.

 

“Non ti far provocare, ricorda ciò che ti ho detto. Resta lontano dai guai, d'accordo?” Jean gli passò un bicchiere di champagne e si allontanò nuovamente.

 

Harry guardò l'orologio: la sua amata mezzora era passata da almeno mezzora. Scosse la testa e cercò di restare in disparte più che poteva. Poco dopo, vide Greg dirigersi esattamente dov'era andata Hermione poco prima.

 

 

“Cavolo, speravo di vederti realmente però. E non virtualmente..” Hermione parlava con il computer, dove l'immagine della sua amica Milly le sorrideva felice di poterle parlare.

 

“Lo so, Herm. Però sono in Spagna a studiare e non potevo proprio andarmene neanche per Natale. Meno male che abbiamo Skype, però! E' stato un piacere rivederti.. Dai un bacio a Greg da parte mia e digli che lo chiamo presto!” La voce metallica di Milly salutò Hermione, che ricambiò sinceramente contenta di averla vista. Proprio quando la comunicazione si interruppe, Greg entrò nella sua stanza lasciando la porta aperta.

 

“Ti è piaciuta la sorpresa? Lo so, avrei dovuto portartela qui ma..” Si sedette affianco a lei.

 

“Scherzi? Mi hai fatto un piacere immenso.. Grazie davvero, Greg.” Hermione gli mise una mano sul ginocchio sorridendogli. “Ti manda un bacio, a proposito.”

 

“E tu, Herm? Non me lo dai un bacio?” Greg appoggiò la sua mano su quella di Hermione.

 

“Io.. Ehm..” si sentì in imbarazzo. Sapeva bene che Greg aveva sempre avuto un debole per lei, ma sapeva anche quanto rispetto le portasse. Sicuramente parlava in amicizia. “Ma certo!” Si avvicinò alla sua guancia per dargli un bacio, ma proprio mentre stava per appoggiare le labbra, lui voltò la testa e la baciò sulla bocca tenendole il viso fermo tra le mani. Lei spalancò gli occhi spingendolo per spostarlo, ma lui la teneva stretta. Spinse con forza la lingua dentro la sua bocca, ma lei gliela morse riuscendo a liberarsi.

 

“Aia! Cazzo.. Ma sei impazzita?!” Greg si alzò mettendosi una mano sulla bocca.

 

“Ma come diavolo ti permetti?!” Hermione si mise in piedi impettita, facendo cadere la sedia dietro di lei e pulendosi la bocca. “Non osare mai più!!”

 

“Oddio, Herm ti prego scusami.. che idiota.” Greg si mise il volto tra le mani, mortificato. “Scusami, davvero. Giuro che non succederà più..” Hermione si ammorbidì subito, provando a capire lo stato d'animo del suo amico. Infondo avevano passato una vita insieme, li avevano fatti crescere nella convinzione che si sarebbe messi insieme prima o poi, e lei si era presentato con un altro a casa per Natale.

 

“Non ti preoccupare, tranquillo. Mi dispiace anche a me Greg, credimi..” Si avvicinò e gli tolse le mani dal viso. “Però per me sei semplicemente un amico. Riesci a capirmi?”

 

“Ti capisco, e giuro che imparerò ad accettarlo..” La prese tra le braccia, baciandola più volte sulla guancia.

 

Hermione in un primo momento non riuscì a capire come mai Greg si fosse staccato così di botto da lei. Ma le ci vollero pochi attimi di secondo per realizzare che Harry era entrato in quella stanza nel momento sbagliato. Aveva afferrato Greg da dietro e lo aveva scaraventato contro il muro.

 

“Harry!! No, ti prego.. No!! Smettila!!” Hermione urlò e lo tirò da dietro più che poteva. Aveva già vissuto troppe volte quella scena. Greg aveva assunto un'espressione di puro terrore, lo sguardo di Harry era così cattivo che avrebbe impaurito chiunque.

 

“Che cosa le hai fatto figlio di puttana?? Che cosa le hai fatto??” Gli andò contro, facendo cadere per terra anche Hermione. Si distrasse abbastanza per girarsi a vedere se le aveva fatto male, dando il tempo a Greg di alzarsi e scendere di sotto. Hermione si rialzò, tremante e in preda alle lacrime.

 

“Ti prego, Harry no. Ti prego.. Non mi ha fatto niente. Ti prego, non rovinare tutto di nuovo.” Ma Harry era già uscito dalla stanza, carico di tutta la frustrazione e la rabbia che erano lievitate in lui in quei giorni. Scese le scale velocemente, caricando ancora di più l'odio: aveva lo sguardo perso, non ragionava più. Quello sguardo Hermione lo aveva visto già troppe volte. Lo seguì, osando l'ultimo disperato tentativo di fermarlo. Greg stava cercando suo padre, per proteggersi: ma Harry arrivò troppo presto.

 

“Ripeti quello che mi hai detto prima ad alta voce, coniglio. Ripeti!!” Harry aveva alzato parecchio la voce, così la metà degli invitati si girò verso di loro inorriditi. Hermione non riusciva più a controllare le lacrime. Jean arrivò di corsa, ma non bastò.

 

“Io non ho proprio detto niente. Lasciami stare!” Greg sbagliò mossa: lo spinse all'indietro, dando solo l'opportunità ad Harry di caricare il colpo. Con il sinistro lo colpì secco nella pancia, facendolo piegare in avanti, e subito con il destro lo colpì dritto al viso buttandolo a terra a schizzare sangue dal naso. Probabilmente gli aveva rovinato quel bel faccino. Passarono solo pochi secondi e Harry si sentì prendere per le braccia da due persone: lo portarono fuori sbattendolo a terra e tirandogli addosso la sua giacca.

 

“Sparisci, all'istante!” Riconobbe la voce del signor Granger. Si alzò immediatamente fronteggiando sia lui che il padre di Greg, che non si spostarono di una virgola. Nel frattempo erano usciti quasi tutti dalla villa, spinti dalla curiosità.

 

“Che cosa vuoi fare, ragazzino? Vuoi colpire anche a me? Avanti, fallo! Solo così tu puoi stare meglio!” Jason lo spintonò, ma in quel momento arrivò Hermione che li divise.

 

“Papà, ti prego.. ti prego..” La sua voce era un sussurro e spinse indietro il padre, dando le spalle ad Harry.

 

“Hermione..” Harry le prese un braccio per avvicinarla a se, ma lei lo strattonò con forza.

 

“No! Non provare a toccarmi.” Stava piangendo così tanto che Harry non riuscì a vedere più il bel colore dei suoi occhi.

 

“Hermione vieni via. Lascia stare questo qui, è matto. Stacci lontana.” Jason prese la figlia per farla allontanare da Harry, nel frattempo la signora Baxter stava facendo rientrare tutti nella villa.

 

“Fatti dire che cosa mi ha detto prima, mentre tu eri in camera sua. Fattelo dire Herm!” Harry si avvicinò ulteriormente, parlandole disperatamente.

 

“Se fai un altro passo giuro che chiamo la polizia!!” Jason urlava.

 

“Non mi volevano, Hermione. Sin dal primo giorno hanno fatto di tutto per farmi sfigurare, per farmi sentire fuori luogo. Tuo padre mi reputa un irlandese povero e senza un futuro, solo tua madre ha provato a..” Harry spalancò le braccia, non sapendo neanche cosa stava dicendo. “Io.. Io volevo solo provare a far parte della tua vita.”

 

“E' questa la mia vita Harry!” Hermione si staccò da suo padre, fronteggiandolo. “Eccola qui! La vedi??” Indicò la villa. “Io sono nata qui, sono cresciuta qui. Sapevi benissimo che a me non importava da dove venivi tu. Ma a quanto pare a te importa troppo da dove vengo io.”

 

“Hanno ragione loro, Hermione! Io non ho niente da offrirti. Guarda qua.” Si svuotò le tasche, tirando fuori qualche spicciolo. “Non ho niente, niente. Non ho neanche una casa dove portarti, non ho una famiglia da farti conoscere, non diventerò mai un medico.”

 

“Non ti ho mai chiesto niente del genere, e tu lo sai. Ti avevo chiesto soltanto di stare con me, di essere felici insieme e di far parte della mia vita.” Soffocò un singhiozzo. “Ero convinta che saresti potuto cambiare per me. Che stupida.. Le persone non cambiano mai.” Si voltò per andarsene, ma Harry si avvicinò di nuovo. Proprio in quel momento arrivò una volante della polizia. Uscì di corsa il signor Baxter.

 

“Qui, qui! E' lui, ha aggredito mio figlio, gli ha rotto il naso! Voglio sporgere denuncia immediatamente a questo delinquente.” Harry non ascoltò neanche le parole del padre di Gregory.

 

“Solo tu mi conosci, solo tu sai chi sono io. Lo sai che non lo avrei mai fatto senza motivo, tu lo sai.. Herm, guardami ti prego. Guardami!” Si divincolò dai poliziotti che cercavano di fermarlo.

 

“Non potrà essere abbastanza.. Tu non farai mai parte della mia vita, e io non potrò mai far parte della tua.” Hermione si voltò di nuovo, questa volta definitivamente.

 

“Hermione! E lasciatemi, bastardi. Hermione!!” Harry la vide sparire dentro quella villa, tra le braccia protettive del padre. Riuscì a sfuggire alla polizia e si mise a correre, in mezzo alla neve nel boschetto li affianco; non aveva neanche preso la sua giacca. Quando le voci dei poliziotti furono sufficientemente lontane, si smaterializzò.

 

   
 
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