Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Ragdoll_Cat    21/10/2015    7 recensioni
È passato poco più di un anno dal crollo dello S.H.I.E.L.D. e Steve ha deciso di ritornare a Washington.
Purtroppo non è riuscito a trovare Bucky, ma una nuova sfida lo attende.
In quest'avventura però non sarà da solo.
E ricordate che certe cose, per fortuna, non cambiano mai!
Attenzione: La mia storia non seguirà la storyline del MCU.
Quindi non ci saranno riferimenti ad AoU o altro.
Dal testo:
[...]-E tu non hai ancora finito di faticare?- gli domandò, voltandosi lentamente verso di lui e guardandolo per la prima volta in faccia.
-No...
Sei tu l'unica cosa buona che mi sia capitata da quando ho deciso di cercare Bucky, perciò non voglio che tu resti coinvolta in tutto questo, ma allo stesso tempo ti chiedo scusa per aver tentato di importi qualcosa contro la tua volontà- continuò lasciandole il polso -io accetterò qualsiasi tua scelta, sia che tu decida di rimanere o di andartene comunque, per via del mio comportamento di poco fa.-
Selene non disse nulla, ma si limitò ad annullare la distanza che li separava, tuffandosi letteralmente fra le braccia di Steven.

Vi auguro una buona lettura!
[CONCLUSA]
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Accidere ex una scintilla incendia passim'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un piccolo gatto trasforma il ritorno in una casa vuota nel ritorno a casa.
(Pam Brown)

 
 
*
 
Selene nel corso degli anni aveva affinato la sua capacità di concentrazione; infatti mentre studiava o comunque era impegnata in qualcosa d'importante tutto attorno a lei spariva completamente. 
La sua mente funzionava a compartimenti stagni e quel giorno non era stato diverso. 
Dopo aver salutato Steve infatti, si era immersa nella lettura degli ultimi appunti che le avrebbero permesso di terminare la relazione per la professoressa Hall.
Una volta conclusa la sua fatica inviò il documento via e-mail, sperando che la docente (famosa in tutto l'ateneo per la sua pignoleria) ne fosse soddisfatta. 
Fatto questo decise che una doccia era d'obbligo prima di cena. 
Fu proprio durante il pasto, un semplice piatto di spaghetti con il pomodoro, che il laptop si illuminò. 
Selene andò a vedere e la risposta che la professoressa le aveva inviato la fece sorridere.
 
Gentile Signorina Lowell il suo è un lavoro eccezionale.
A tal proposito sarò lieta di averLa come ospite alla conferenza che si terrà martedì 7 luglio p.v.
Cordiali Saluti.
T.Hall
 
Bene fino a quella data era libera! 
Nessuna vacanza in posti lontani, però; infatti stava risparmiando per potersi pagare il viaggio a Singapore che avrebbe fatto a Natale per andare da suo fratello Albert.
Quindi per quell'estate si sarebbe limitata a bagni di sole nei parchi di Washington e qualche partita a tennis con Vicky, la sua dirimpettaia e amica.
 
Selene terminò di cenare e dopo aver caricato la lavastoviglie si sedette sul divano ed accese la TV. 
Dopo un rapido zapping non trovando nulla di suo interesse, optò per la lettura iniziando così un libro che giaceva ormai da settimane, quasi dimenticato sul comodino. Accoccolata sul divano con Dastan appoggiato al fianco era in paradiso.
Però... non riusciva a concentrarsi; rileggeva sempre il medesimo paragrafo, senza riuscire ad andare avanti.
I compartimenti stagni evidentemente erano in sciopero. 
La sua mente continuava a ritornare al suo incontro con Steve.
L'impatto emotivo che quell'incontro così inaspettato aveva scatenato era stato davvero forte.
Per fortuna era rimasto l'unico tipo di colpo!
La sensazione di cadere era ancora ben impressa nel suo cervello e il solo pensiero la faceva rabbrividire.
 
No, non era per quello; si sentiva in colpa per non avergli detto delle ultime volontà della nonna, ecco qual era la verità.
 
Iniziò distrattamente a grattare le orecchie vellutate di Dastan mentre si interrogava sul contenuto della busta e sperò che al suo interno ci fosse qualcosa di bello.
Era altresì curiosa di scoprire cosa contenesse quella malconcia scatola di cartone che custodiva ormai da mesi.
Quando la nonna era morta lei aveva chiamato i “veri” parenti per informarli della notizia e loro (in quanto impossibilitati) le avevano affidato l'intero onere della faccenda.
Quindi era stata lei a contattare il legale di Peggy ed organizzare il funerale.
Selene, poi, aveva riordinato l'intera stanza e aveva catalogato oggetti e ricordi e li aveva consegnati in toto alla famiglia; quanto aveva sofferto nello svolgere quel lavoro, le sembrava quasi di violare la privacy della nonna.
Dopo il funerale l'avvocato della donna aveva letto il testamento; Peggy non si era dimenticata di Selene e le aveva lasciato un piccolo legato.
La giovane era rimasta spiazzata dalla scoperta, non voleva privare nessuno di qualcosa, ma il figlio di Peggy le aveva sorriso e l'aveva rassicurata.
 
Una volta tornata a casa aveva aperto il pacchetto che lei stessa aveva confezionato alcuni giorni prima; dentro c'era una piccola scatolina di legno dipinta di bianco e decorata con dei piccoli fiorellini azzurri.
Era il carillon di Peggy, che fino all'ultimo momento era rimasto sul comodino accanto a lei.
L'interno era foderato con della seta rossa e nascondeva una piccola coppia di ballerini che danzava sulle note di una melodia sconosciuta (in seguito aveva scoperto che si trattava del Bolero di Ravel).
I due ballerini non erano l'unica cosa contenuta all'interno del carillon. Infatti vi era pure una busta bianca, indirizzata a Selene. 
Era la cosa più preziosa che la giovane possedesse ed ogni tanto la rileggeva e tutte le volte quelle parole, scritte da quella straordinaria donna, le erano di ispirazione e confronto.
 
La giovane era immersa nei suoi pensieri e quindi sobbalzò quando udì il suono del citofono.
Chi poteva essere?
 
Si alzò e si diresse verso la porta e staccò la cornetta bianca dal supporto di plastica: -Chi è?-
 
-Sono Steve. Steve Rogers.-
 
-Steve?-
 
-Sì. È un brutto momento?-
 
-No, no... sali!- gli rispose Selene mentre premeva il bottone che avrebbe aperto il portone.
 
Un paio di minuti più tardi suonò il campanello e Selene aprì la porta e disse: -Steve, accomodati.-
 
-Grazie! Ti ho disturbato?-
 
-Affatto! Posso offrirti qualcosa?- gli domandò mentre richiudeva l'uscio.
 
-No, grazie.-
 
-Cosa c'è? Sei venuto per la scatola?- indagò la giovane mentre faceva strada verso il salotto.
 
-No, non sono venuto qui per questo… No, volevo chiederti una cosa in realtà...- replicò Steve accomodandosi sul divano.
 
-Dimmi pure.-
 
-Esattamente come hai conosciuto Peggy?-
 
-È una storia lunga Steve...-
 
-Non ho fretta.-
 
-In questo caso… d’accordo.-
 
Selene iniziò a raccontare…
 
-Dunque dopo la laurea mi era stato offerto un posto come ricercatrice alla Georgetown University, lavoro che ho accettato. Questo è stato un bene in quanto nel gennaio del 2011 a seguito di un episodio di TIA, mio nonno Charles è divenuto ospite della casa di riposo, perché era troppo pericoloso per lui continuare a vivere da solo. Ero la sua unica parente in città, perché i miei genitori erano e sono tuttora dei giramondo e mio fratello viveva all’estero già da allora; quindi andavo a trovarlo molto spesso... Ho conosciuto Peggy il 21 marzo del 2011…-
 
-Come fai a ricordarti anche la data, scusa?-
 
-Non sottovalutare le mie capacità mnemoniche, Steve, io mi guadagno da vivere grazie alla mia memoria… e poi stavo giusto per spiegarti il perché…-
 
-Scusa vai avanti.-
 
-Stavo dicendo…-
 
 
*****
 
Selene stava amabilmente chiacchierando con il nonno nella sala comune quando l’arrivo inaspettato di un corriere che doveva consegnare un gran mazzo di narcisi, creò un po’ di trambusto.
 
Gli anziani ospiti erano rimasti piacevolmente sopresi di quella novità, che aveva attirato la loro attenzione e quindi erano molto curiosi.
 
La destinataria del regalo si rivelò essere Edwina Burnett.
 
A quel punto quell’impicciona di Gladys le domandò: -Chi ti manda quei fiori?-
 
Edwina le rispose: -Il mio caro e defunto marito era solito regalarmi nel primo giorno di primavera, un mazzo di narcisi; ora che non c’è più sono i miei figli che continuano la tradizione-.
 
Nonno Charles diede di gomito a Selene, quasi ad invitarla ad agire; Selene gli lanciò uno sguardo d’intesa, aveva capito perfettamente il messaggio. Si alzò dalla sedia e disse alla signora Edwina: 
-Vuole che le porti il mazzo in camera per metterlo in vaso?-
 
-Lo faresti veramente? Cara ragazza! Sei così gentile! Con quelle gambe lunghe farai in un lampo!-
 
-Certo! Qual è il numero della sua camera?-
 
-È la numero 214-.
 
-Vado e torno!-
 
Selene, grazie alle sue gambe lunghe, in pochi minuti aveva raggiunto la porta della camera 214; entrò, posò il mazzo sul letto e dopo aver preso il vaso di vetro che si trovava sul cassettone ed averlo riempito d’acqua vi mise i fiori.
 
Ricollocò il vaso sul comò ed uscì richiudendo la porta dietro di sé.
 
Stava per tornare nella grande sala, quando la porta della camera 215 si aprì all’improvviso e sull’uscio comparve una figura.
 
-Buongiorno!- disse Selene.
 
-Buongiorno!- le rispose l’anziana donna mentre con un po’ di fatica usciva dalla stanza. Camminava con l’ausilio di un bastone e sembrava un po’ malferma sulle gambe.
 
Però era vestita di tutto punto con una gonna grigia ed un cardigan color lampone sopra una camicetta bianco panna; i capelli grigi erano ben ravvivati e il rossetto rosso sulle labbra era stato applicato con cura.
 
Selene provò istintivamente della simpatia per lei e le disse: -Posso darle una mano?-
 
-Un braccio sarebbe preferibile.-
 
-Certamente!- le rispose offrendole il braccio destro, con un sorriso, per aiutarla a camminare.
 
-Come ti chiami?-
 
-Selene Lowell, signora.-
 
-Lowell? Sei nipote di Charles Lowell?-
 
-Sì, è mio nonno.-
 
Nel frattempo erano arrivate in sala comune ed una volta entrate la signora Edwina le domandò:
-Tutto fatto?-
 
-Tutto a posto!-
 
-Grazie mille, cara!-
 
-Si figuri! È stato un piacere!-
  
-Come sei educata e gentile! Fortunato l’uomo che ti sposerà!-
 
-C’è tempo per quello!- rispose Selene con un sorriso.
 
-Quanti anni hai, cara?- era stata Gladys a parlare adesso.
 
-Ventiquattro, quindi non preoccupatevi per me!-
 
-Non aspettare troppo però!-
 
-Dovresti uscire con mio nipote Marcus! È un dottore..-
 
-Il mio Walter è un avvocato, se vuoi la prossima volta che viene a trovarmi te lo presento...-
 
Selene era finita in un bel guaio e purtroppo per lei non sapeva come uscirne; ma per fortuna l'anziana signora, che era ancora appoggiata al suo braccio la cavò da quell'impiccio: -Lasciatela stare! Selene è una ragazza intelligente saprà cavarsela! Ora, vorresti accompagnarmi da tuo nonno, per cortesia?-
 
Selene annuì e la condusse verso il fondo della sala, dove suo nonno si trovava, ridendo dentro di sé per come quella arzilla signora era riuscita a zittire quelle due chiacchierone.
 
-Selene! Dov'eri finita?-
 
-Scusa nonno, ero finita fra gli amorevoli artigli di due nonne desiderose di divenire bisnonne!- gli rispose Selene -Per fortuna qualcuno è venuto in mio soccorso!-
 
-Peggy! Sei incredibile!- disse Charles mentre la nipote aiutava la donna a sedersi.
 
-Suvvia! Non è stato niente di che!-
 
-È stato strepitoso invece! Non so davvero come ringraziarla! In genere scambio due parole con loro quando le vedo, ma quando partono in quarta riguardo ai loro nipoti sono piuttosto pesanti...-
 
-Fanno così con tutte... anche con mia nipote Sharon...-
 
-Allora è proprio un vizio!-
 
A quella affermazione seguì una bella risata da parte di tutti e tre.
 
-Nonno... come mai non mi avevi mai detto che finalmente eri riuscito a trovare un po' di compagnia?-
 
-Tesoro mio... sono vecchio... la mia memoria inizia a fare cilecca...-
 
-Puoi rimediare adesso... avanti! Sono sicura che questa storia mi piacerà!- lo spronò Selene.
 
-D'accordo... in verità Peggy ed io ci eravamo già conosciuti anni fa... o meglio, io mi ricordavo di lei...-
 
-Davvero?-
 
-Qual è la storia che ti raccontavo sempre quand'eri una bambina?-
 
-Me ne hai raccontate tante! La tua preferita comunque era quella riguardo al tuo salvataggio in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, per mano di Captain America...-
 
-Esattamente! Dopo essere stato liberato, assieme ai miei compagni, abbiamo marciato fino al campo degli Alleati ed indovina un po' chi era presente a darci il bentornato?- continuò Charles indicando Peggy con il pollice.
 
-Aspetta... sul serio?- domandò Selene guardando sia il nonno che Peggy.
 
-Peggy Carter, piacere di conoscerti!-
 
-Caspita! Cioè, piacere mio signora Carter!-
 
-Tuo nonno è un gran chiacchierone, un giorno abbiamo iniziato a parlare del più e del meno e così abbiamo fatto amicizia... mi ha parlato dei suoi nipoti e del fatto che tu abbia seguito le sue orme, decidendo di laurearti in storia... mi ha anche detto che sei molto gentile ed altruista...-
 
-Nonno... è per questo motivo che Edwina e Gladys vogliono farmi conoscere i loro nipoti?-
 
-Molto probabilmente sì...-
 
-Ed ecco spiegato perché prima la signora Carter mi aveva definito intelligente...-
 
-Sei arrabbiata?-
 
-Con te nonno? Mai!- replicò Selene abbracciandolo.
 
A quel punto Peggy le disse: -Posso darti un consiglio, Selene?-
 
-Certamente!-
 
-Non accontentarti del nipote di qualcuno! Trova il compagno giusto e non lasciartelo scappare per nessun motivo!- concluse Peggy con la voce un po' incrinata.
 
-D'accordo! Lo terrò a mente!-
 
Da quel giorno quando Selene passava a trovare il nonno si fermava a parlare anche con Peggy.
La mente dell'anziana donna ogni tanto si annebbiava, segno inequivocabile della malattia che l'affliggeva ma il suo spirito rimaneva forte e saldo.
 
Passarono alcuni mesi e nel giorno del suo venticinquesimo compleanno Selene ricevette dal nonno un magnifico regalo: un gattino; e non un meticcio, bensì un gatto di razza.
 
Selene telefonò immediatamente a suo nonno, per ringraziarlo:
-Nonno! È bellissimo! Grazie! Ma non dovevi spendere così tanti soldi!-
 
-Sciocchezze, angelo mio! Tanti auguri!-
 
-Grazie! Ti voglio tanto bene!-
 
-Anch'io! Aspetta... Peggy vuole farti gli auguri... te la passo!-
 
-Buongiorno Selene! Tanti auguri!-
 
-Grazie mille!-
 
-A parte il gatto hai ricevuto altro?-
 
-Sì, i miei genitori e mio fratello mi hanno regalato una collana e un paio di orecchini a forma di cigno. Non appena riesco a liberarmi verrò a trovarvi e così vi farò vedere ogni cosa... A presto!-
 
Peggy, che in quei mesi si era affezionata alla ragazza, nell'udire quelle parole sentì il cuore colmarsi di gioia.
 
*****
 
-... ecco com'è andata la storia...-
 
-Tuo nonno vive ancora lì?-
 
-No... è morto due mesi dopo il mio compleanno; per questo motivo Dastan mi è tanto caro, è l'ultimo regalo che mi ha fatto- gli rispose chinando il capo e lasciando che i capelli le nascondessero il volto.
 
-Però hai continuato a frequentare la casa di riposo.-
 
-Mi ero affezionata a Peggy, era una grande donna, in parte è merito suo se noi donne siamo riuscite ad arrivare ai vertici della società!-
 
-A parte te, c'era qualcuno che andava a trovarla ogni tanto?-
 
-Non che io sappia; un paio di volte ho incrociato un uomo sul finire della quarantina, un po' stempiato ma non mi sembrava un suo parente...-
 
-Ma perché? Aveva una famiglia, no?-
 
-Dopo l'aggravamento dell'Alzheimer non voleva che i suoi parenti la vedessero in quello stato... glielo aveva chiesto lei... però alla sottoscritta non aveva detto nulla e aggiungici il fatto che io sia incredibilmente testarda, quindi ho continuato ad andare da lei.-
 
-Selene... lei ha sofferto?- le domandò Steve una volta di più.
 
-No- gli rispose con voce ferma e sicura -un attimo prima era lì, il momento dopo non c'era più.-
 
-Tu eri lì?-
 
-Le ho tenuto la mano fino alla fine.-
 
-Grazie.-
 
-Volevi sapere altro?-
 
-No... adesso ho tutte le informazioni che mi servivano- le rispose Steve.
 
-Oh... è una cosa positiva?-
 
-Sì... Ho aperto il plico- replicò lui, estraendo la busta dal giubbotto -conteneva delle lettere.-
 
-Lettere?-
 
-Esattamente; vuoi leggerle?-
 
-Io...- Selene era combattuta; nel corso degli anni aveva letto, per fini di studio, parecchie lettere personali. Tuttavia questa volta era diverso; non doveva leggere per documentarsi o cose simili. Le sembrava quasi di essere prossima a varcare una soglia proibita in quando conosceva il mittente e il destinatario era seduto accanto a lei.
Era tentata di rifiutare ma vide qualcosa, una sorta di muta preghiera negli occhi color genziana di Steve, quindi ricacciò in gola il cortese rifiuto che stava per esternare e disse:
-Con piacere.-
 
Anche lei notò le date scritte sulle varie buste e iniziò la lettura.
 
Nella stanza calò il silenzio rotto solamente dal ticchettio dell'orologio appeso sopra il caminetto e dalle fusa di Dastan che aveva scelto le gambe di Steve come nuovo giaciglio.
 
Selene leggeva rapidamente, maneggiando con cura quei fogli preziosi e via via scopriva un lato della nonna a lei sconosciuto.
Un lato fragile e forte allo stesso tempo. Le parole che aveva scritto oltre mezzo secolo prima erano l'esternazione di un sentimento forte e reale.
Da quelle pagine trasparivano emozioni contrastanti quali, dolore, sconforto, perdita, rabbia eppure erano legate a doppio filo ad un unico sentimento.
Un sentimento che poteva essere definito solo come Vero Amore e che Selene stessa sperava di trovare un giorno.
 
Quando ebbe finito di leggere l'ultima lettera, quella datata 2012, Selene aveva gli occhi lucidi.
Si voltò verso Steve e disse: -Grazie per avermi permesso di leggerle.-
 
-Tutto bene?-
 
-È la seconda volta che mi fai questa domanda oggi; dovrei essere io a fartela, quindi tutto bene?-
 
-Non lo so...-
 
-Neanch'io. Vorresti aprire la scatola adesso?-
 
-Non so nemmeno questo...- le disse Steve con un sospiro.
 
Il momento che ormai rischiava di diventare fin troppo malinconico, fu interrotto dal borbottio dello stomaco di Steve.
 
-Steve esattamente da quanto tempo non mangi?-
 
-Da quando ho lasciato Los Angeles stamattina; ho mangiato qualcosa in aereo ma non un gran che.-
 
-Aspetta qui un secondo.-
 
-Dove vuoi che vada?- le rispose indicando il gatto che dopo averlo eletto miglior cuscino del divano stava ronfando beatamente sulle sue ginocchia.
 
-Meglio così- disse prima di sparire in cucina.
 
Rimasto solo Steve, riprese ad osservare il soggiorno di Selene. Non era più ordinato come qualche ora prima, quando era entrato in quella casa per la prima volta.
Adesso vi era quel leggero disordine che caratterizzava una casa abitata.
Il laptop sul tavolino di fronte al divano per esempio; oppure il libro abbandonato sui cuscini di quest'ultimo.
In quell'ambiente si respirava proprio l'aria di casa, di focolare.
Quell'atmosfera era la stessa che c'era a casa sua, almeno fino alla morte di sua madre e poi solo in quella di Bucky.
 
Dopo l'attacco a Pearl Harbor quelle quattro mura erano solo un luogo di passaggio e di riposo, perché il desiderio di arruolarsi aveva cancellato tutto il resto.
Praticamente era dal 1942 che non respirava quella tranquillità.
 
Steve era così immerso nei suoi pensieri che non udì la voce di Selene che lo stava chiamando:
-...eve! Steven! Mi senti?-
 
-Sì, sì... scusa!-
 
-Ti chiamavo ma non rispondevi!-
 
-Stavo pensando...-
 
-L'avevo sospettato... dai vieni in cucina- gli disse Selene mentre sollevava Dastan afferrandolo per la collottola per poi depositarlo nella sua cesta.
Steve si alzò e si diresse in cucina dove poté togliersi i peli che Dastan gli aveva lasciato come ricordo, grazie alla spazzola adesiva che Selene gli aveva dato e dopo essersi lavato le mani si sedette al tavolo della cucina.
Selene, dopo essersi lavata le mani a sua volta, con fare cerimonioso gli mise davanti una scodella di ceramica e gli disse: -Buon appetito!-
 
Steve scrutò l'interno della ciotola e con stupore vide del... gelato!
 
Evidentemente la sua sorpresa gli si leggeva in faccia tant'è vero che Selene gli disse: -Cosa c'è? È tardi ormai, qualsiasi pietanza ti appesantirebbe troppo. Il gelato invece è un alimento bilanciato e perfettamente digeribile. Quindi non fare quella faccia e mangia!- accompagnando il tutto con un sorriso.
 
Detto questo si sedette di fronte a lui con una scodella più piccola ed iniziò a mangiare lei stessa.
 
Steve ridotto al silenzio da quella logica inattaccabile, capitolò ed affondò il cucchiaio nel gelato; non lo mangiava da moltissimi anni e aveva scordato che fosse così buono.
Selene aveva scelto il classico binomio cioccolata-fiordilatte sia per lei che per lui e caspita se funzionava!
 
La giovane gli rivolse un sorriso soddisfatto e quando notò che Steve iniziava a raschiare il fondo gli domandò: -Ne vuoi ancora?-
 
-No grazie, basta così!-
 
-Nessun problema...-
 
-Bé allora... un altro po' mi farebbe piacere...-
 
-Subito!- replicò lei alzandosi -Ero sicura che ti sarebbe piaciuto!- continuò mentre gli riempiva nuovamente la scodella -Ecco qua!-
 
-Grazie!-
 
Dastan uscì proprio in quel momento, dalla sua cesta e si strusciò contro le caviglie di Selene, quasi geloso del fatto che l'attenzione della sua padrona fosse focalizzata su Steve.
 
-Guarda un po'... siamo gelosi, eh?-
 
Dastan sfoderò la sua arma più efficace, il suo charme...
Si distese sul fianco ed iniziò a fare le fusa, per poi mostrare la pancia in tutta la sua bellezza.
 
-Cena più spettacolo di Dastan il Magnifico! Quanto sei fortunato Steven?- gli disse Selene ridendo; poi versò un po' di latte nella ciotola di Dastan che soddisfatto si ritirò per mangiare
-Eccolo sistemato!-
 
-Hai finito?- gli domandò poi indicando la scodella.
 
-Sì, grazie.-
 
Selene sparecchiò velocemente e mise le tazze nel lavandino.
 
-Hai visto che avevo ragione? Il gelato fa miracoli; è sempre una garanzia!-
 
-È la tua regola di vita?-
 
-Più o meno...-
 
-Credevo che fosse “Mai indossare stupide scarpe per recarsi al lavoro”- le disse con una punta di divertimento nella voce.
 
-Attento Steven...- gli rispose socchiudendo gli occhi nel tentativo (pressoché inutile) di sembrare minacciosa -Comunque io sono scivolata a causa tua!-
 
-A causa mia?-
 
-Esattamente!-
 
-Vorresti spiegarmi il perché, di grazia?-
 
-Io ero in cima alla scala, bella tranquilla, quando tu sei arrivato all'improvviso e con la tua premura mi hai fatto compiere un'azione sconsiderata... ecco perché...-
 
A quelle parole Steve iniziò a ridere di gusto e Selene lo seguì immediatamente, non notando che negli occhi di Steve si era accesa una scintilla di genuino divertimento che non brillava ormai da troppo tempo.
 
-Adesso ti senti abbastanza forte per aprire la scatola?- gli chiese Selene non appena riuscì a riprendere fiato.
 
-Sì!-
 
-Bene! Vado a prenderla, così potrai...-
 
Selene non poté terminare la frase poiché Steve la interruppe con un: -Potremo.-
 
-Come?-
 
-Voglio scoprire cosa contiene quella scatola insieme a te- le disse guardandola negli occhi.
 
-Oh... OK- rispose lei, spiazzata -Aspetta qui.-
 
Selene tornò dopo pochi istanti e posò la scatola sul tavolino basso che si trovava di fronte al divano, poi andò alla scrivania e prese un paio di forbici che sarebbero servite a tagliare le cordicelle che erano saldate al cartone con della ceralacca.
 
Steve, che nel frattempo si era tolto la giacca e l'aveva appoggiata su di un bracciolo del divano, sollevò il coperchio e poi insieme a Selene guardò all'interno della scatola.
 
A prima vista, quello scrigno malconcio, sembrava contenere degli oggetti inutili ma...
Steve prese il primo libro che vi era contenuto e con gli occhi che gli pizzicavano un po' iniziò a sfogliarlo.
Selene seduta accanto a lui, in silenzio, lo osservava consapevole che in quel momento stava accadendo qualcosa di straordinario.
 
-Incredibile!-
 
-Cos'è incredibile Steven?-
 
-Questo è tutto il mio passato!- le rispose con voce gioiosa.
 
-Davvero? È incredibile, hai ragione!-
 
-Guarda! I miei libri! Le fotografie...-
 
Steve non riusciva a credere ai suoi occhi; infatti credeva che i suoi effetti personali fossero andati in parte perduti ed in parte esposti al museo. Peggy evidentemente era riuscita a salvare quelli più importanti.
Ora dopo decenni Steve si riavvicinava al suo passato.
 
-Le mie prime dog-tags!-
 
-Prime?-
 
-Sì. Vedi? Come reparto di appartenenza era indicata la RSS. Dopo l'azione di Azzano, era stato fondato l'Howling Commando, quindi nuove piastrine per tutti i nuovi membri.-
 
-Capisco- gli disse Selene -cos'altro c'è?-
 
Sempre più incredulo, Steve, estrasse un malconcio portafoto.
Al suo interno c'erano poche fotografie ma per lui erano le più belle e preziose del mondo.
La prima infatti ritraeva i genitori di Steve nel giorno delle loro nozze.
 
-Sono i tuoi genitori, vero?-
 
-Sì.-
 
-Come si chiamavano?-
 
-Joseph e Sarah- le rispose mentre estraeva una piccola scatolina di velluto da quella di cartone; l'aprì e altrettanto velocemente la richiuse per poi nasconderla con un gesto fluido sotto la sua giacca.
 
Selene tuttavia non notò nessuno di quei gesti, in quanto era ancora impegnata a guardare la fotografia; ne era rimasta conquistata. 
La foto ad occhio e croce doveva avere cento anni eppure era ancora bella e luminosa, con i dettagli perfettamente visibili.
La sposa, seduta su di una sedia, sorrideva con un po' di imbarazzo, mentre il marito in piedi accanto a lei, le appoggiava la mano sulla spalla sinistra con fare protettivo.
Selene rivedeva molto Steve nei suoi genitori; lo sguardo fiero e serio era quello di suo padre ma era stemperato dalla dolcezza di quello materno.
 
-Sei il ritratto di tuo padre! Siete identici!- esclamò -A parte il colore dei capelli, quello lo hai preso da tua madre.-
 
-Dici davvero?-
 
-Certamente ed è un complimento! Guarda! Come volge la testa, il portamento fiero e...- continuò Selene indicando la foto.
 
-Va bene, va bene ho capito...- la interruppe Steve, leggermente in imbarazzo; si schiarì la voce e voltò pagina, rivelando la foto dell'Howling Commando.
 
-Sono loro? I membri del Commando? -
 
-Sì.-
 
-Come si chiamavano?-
 
-Jim Morita, Jacques Dernier, Dum Dum Dugan, Montgomery Falsworth, Bucky Barnes e Gabe Jones.-
 
“Bucky...”
Incapace di continuare Steve guardò nuovamente nella scatola ed estrasse l’ultimo oggetto che esso conteneva: un quaderno con la copertina di cartone.
 
Il suo quaderno degli schizzi. Peggy era riuscita a salvare pure quello.
 
Steve lo sfogliò; mentre era in tournée per far passare il tempo durante le lunghe pause disegnava qualcosa, per tenersi impegnato.
 
-L’avevo quasi dimenticato…- mormorò.
 
-Sai disegnare? Sei bravissimo!-
 
-Smettila!-
 
-È vero! Guarda! Hai mantenuto la prospettiva del treno; la penisola italiana è perfetta! Io se ho una matita in mano è solo perché sto scrivendo un cruciverba. Quindi… lasciati adulare per un secondo, Signor Sono-Troppo-Modesto-Per-Accettare-Un-Complimento!-
 
-Adulare?- le chiese con un sorriso.
 
-Sì… in maniera vergognosa aggiungerei- gli rispose sorridendo di rimando.
 
In quel momento dall’ultima pagina cadde un ritaglio di giornale, piegato in quattro, che Selene raccolse prontamente.
 
La giovane lo passò a Steve che lo aprì.
 
C’era qualcosa di tenero ed innocente allo stesso tempo, nello vedere la testa bionda di Steve e quella castana di Selene talmente vicine da sfiorarsi mentre entrambi leggevano il titolo cubitale dell’articolo vecchio di decenni.
 
“CAPTAIN AMERICA INSIGNITO DELLA MEDAGLIA AL VALORE”
 
Eh sì, era uno degli articoli dedicati a lui dopo l’azione di Azzano. Il giornalista aveva raccolto le varie testimonianze dei diretti interessati con tanto di foto; il Colonnello Phillips, il Tenente Carter, alcuni soldati salvati dall'azione eroica di Steve.
 
In quel momento l’occhio di Steve cadde sull’orologio e fu solo allora che notò l’ora tarda.
 
-È tardissimo! Devo andare!- esclamò -Scusami se mi sono intrattenuto così a lungo!- riprese mentre iniziava a riporre i suoi ricordi nella scatola.
 
-Come pensi di portarla fino a casa? Con la moto? È lo stesso problema di oggi.-
 
-Veramente sono venuto a piedi, quindi prenderò un taxi.-
 
-A quest’ora? No, ti accompagno io e non discutere!-
 
-In bicicletta?-
 
-Sì, ti carico sul portapacchi… ho l’auto parcheggiata in garage, simpaticone... Andiamo! Il tempo di indossare un paio di scarpe e sono pronta.-
 
Cinque minuti dopo erano seduti nella 500 blu di Selene che come lei stessa la definì era “elegante come una berlina e scattante come un go-kart”.
 
-Indirizzo per favore...-
 
-1614 Connecticut Ave NW; vicino Dupont Circle.-  
 
-Bene! Cinture allacciate! Vuoi farti il segno della croce o dire una preghiera prima che io metta in moto?-
 
-Perché?-
 
-Perché non conosci il mio stile di guida, immagina quindi che sia una sorta di assicurazione.-
 
-Tu non hai fatto niente di tutto questo oggi quando sei salita sulla moto.-
 
-Sicuro?- replicò Selene alzando un sopracciglio.
 
A quel punto Steve capitolò e prima di farsi un veloce segno della croce le disse: -D’accordo, hai vinto.-
 
Partirono dunque e quando furono più o meno a metà strada Selene gli domandò: -Hai fatto tutta questa strada a piedi? Caspita!-
 
Dopo circa dieci minuti erano arrivati.
 
-Eccoci! Sani e salvi!-
 
-Grazie!-
 
-Di nulla!-
 
Steve aveva la mano sulla maniglia, pronto per aprire la portiera, quando un pensiero improvviso gli passò per la mente.
 
-Selene…-
 
-Dimmi.-
 
-Vorrei sdebitarmi in qualche modo...-
 
-Sdebitarti? Per cosa? Per il gelato? Non era niente di che...-
 
-Posso invitarti a cena?- continuò lui ignorando le proteste della giovane.
 
-Certamente!- gli rispose Selene anche se era rimasta spiazzata dalla domanda.
 
-Domani sera?-
 
-Va bene, a che ora?-
 
-Alle diciannove?-
 
-Perfetto! Ma niente di troppo ricercato. Il mio limite massimo è di due forchette per pasto!-
 
-Va bene, passerò io a prenderti.-
 
-Allora ti aspetterò… buonanotte Steven.-
 
-Buonanotte Selene.-
 
Detto questo Steve scese e restò ad osservare la sagoma dell'auto che si allontanava nel buio della notte, prima di entrare in casa continuando a stringere fra le braccia la scatola di cartone.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Un capitolo al mese, giusto? Siamo ancora in ottobre, giusto? Perfetto! ^_^
 
Non so se si capisce ma sto cercando di far emergere il concetto di casa o meglio della sua assenza nella vita di Steve.
Infatti secondo la lingua inglese “house” significa casa in senso materiale, mentre “home” in senso affettivo... “We can go home...” capito?
In italiano questa divisione si perde un po'... pazienza!
 
Secondo voi fra Steve e Selene c'è stato lo Zing?
 
Il carillon di Peggy si vede in Agent Carter ed è questo.
 
La foto del Commando è questa.
 
L'indirizzo che Steve dice a Selene non è inserito a caso... cercate su Internet “Zorba's Cafe Washington D.C.” poi usate Street View, fate girare leggermente la foto verso destra e... voilà! ^_^
 
Dopo tutti questi dettagli non richiesti è giunto il momento del grande annuncio!
Verranno pubblicate le lettere di Peggy! Siete contente/i?
 
Ma ditemi cosa vi aspettate dalla cena?
Aspetto i vostri commenti!
Piccola anticipazione, nel prossimo capitolo Selene porterà Steve in un luogo di perdizione.
Sì, avete letto bene e probabilmente avete pensato male.
Sempre nel prossimo capitolo capirete il titolo della storia (almeno lo spero!).
 
Saluto le tre nuove arrivate: Delta_97,Strix e Lady Windermere, grazie per aver scelto di seguire la mia storia!
 
Ringrazio anche Natalia_Smoak, Ella Rogers, LadyRealgar, DalamarF16 (doppio grazie per la consulenza automobilistica), Sandra Prensky e Lady Windermere per le recensioni! 
Grazie ragazze! ❤️
 
Alla prossima!
Ragdoll_Cat
 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Ragdoll_Cat