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Autore: my shining world 7    23/10/2015    1 recensioni
Quanto può segnarti un avvenimento? Quanto puoi cambiare per qualcosa che neanche ricordi? Quante scelte difficili sarai costretto ad affrontare? Riuscirai a sconfiggere la tua paura?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In un mondo dove tutto andava storto  qualcosa iniziava ad andare per il verso giusto.
Il vuoto nella mente di Karel si colmò di giorno in giorno.
Il segreto era lasciar la mente libera.
Passarono ore, giorni, mesi. Tutto scorreva perfettamente, o quasi tutto.

“Diens!” esclamò Karel correndogli incontro appena lo vide davanti casa sua “Ti trasferisci a casa?” chiese con una luce di pura gioia negli occhi e la speranza di una bambina nel cuore “Sì mia cara” disse lui sorridendole  “Abbiamo risolto molte cose finalmente e ora è tutto a posto” disse sereno e Karel gli si butto addosso “Torni per restare, vero?” chiese guardandolo negli occhi con estrema serietà “Torno per restare, te lo prometto” disse baciandole la fronte. “Hey voi due, entrate in casa su!” strillò la voce di Margaret dalla porta di casa “Sbrigatevi!” i due ragazzi non se lo fecero ripetere due volte ed entrarono fulminei. Una volta entrati Margaret iniziò ad elencare tutte le cose che aveva sistemato, dove le aveva sistemate e come le aveva sistemate, ma ovviamente i due fratelli non l’ascoltarono “Non sono sicura di quanto Daniel sia propenso a condividere la sua camera... ma penso che gli farà piacere avere un fratello maggiore con cui allearsi contro il nemico” disse ridendo “Poverino, chissà quanto l’hai fatto penare in questi anni!” la sfottè Denis “Ha-ha molto divertente Diens” sibilò lei lanciandogli uno sguardo omicida che durò poco visto che dovevano riportare la loro attenzione sulla Madre che aveva quasi concluso la sua lista “...e niente guerre in casa! Capito Denis?” disse perentoria e i ragazzi annuirono facendo sorridere Margaret di soddisfazione “Bene, ora siete liberi!” disse battendo le mani due volte e Karel se ne andò in giardino accompagnata da suo fratello Denis.
“Allora, fratellone, raccontami che hai fatto in questi anni, dove sei stato e con chi” esclamò Karel accomodandosi con Denis sul divano-altalena, Diens la scrutò “Sono stato con papà nella Base, mi trattava peggio di tutti gli altri soldati” disse facendo un sorriso amaro “ma infondo me lo son meritato” aggiunse guardando il cielo sereno.
Karel si sentì quasi in colpa. Se l’erano tutti presa con Denis.
Ma quell’incidente sarebbe potuto avvenire con chiunque! Non avrebbero dovuto trattarlo così. Non per tutti quegli anni.
“Diens... facciamo così. Il passato ce lo lasciamo alle spalle. E pensiamo al presente” disse regalandogli un enorme sorriso “Troppo dolce e generosa tu!” le disse baciandole la fronte, si abbracciarono.

Qualche settimana dopo che Denis era tornato a vivere con la famiglia, Karel organizzò una festa di bentornato. Si fece in quattro per organizzare tutto con perfezione maniacale.
Andò con Meg  a comprare gli ingredienti per la torta e varie cose da mangiare. Il fidanzato di Meg, Adrian, disse loro che avrebbe portato alla festa una marea di dolci di SweatDream. La zia May insisté sull’organizzare la festa alla casa al  lago. Margaret contattò Alexandr che le disse che avrebbe fatto una sorpresa andando alla festa.
Nell’aria si poteva udire un coro angelico di Halleluja.
Karel ci impiegò tre giorni buoni per finire di preparare.

“Dici che gli piaceranno?” chiese per la quarantesima volta alla sua migliore amica che la guardò esasperata “Sì, Karel!” disse sbuffando “e non dirmi che non ne sei convinta se non vuoi essere legata ad una sedia” aggiunse minacciosa “Ok, ok... basta così” si strofinò le mani osservando le decorazioni “A che ora arrivano gli altri?” chiese Meg  guardando il panorama mozzafiato che si vedeva dalla finestra nel salone “alle otto” disse Karel guardando l’orologio.
Il suo cellulare iniziò a vibrare, lo sfilò dalla tasca e vedendo chi  fosse rispose “Lu! Ciao” disse uscendo sulla veranda “Si, tutto a posto, ho appena finito, beh, com’è andato il colloquio?” scrutò il vialetto che scompariva dentro il bosco di betulle “oh ma è fantastico! Quando torni?” parlava quasi canticchiando “Coosa? Il mese prossimo? Ma perché?” Meg scrutò Karel cercando di non farsi vedere “umh, capito. Mi manchi e mi mancherai tanto amore...” chiuse la chiamata e fissò il vuoto. Maledetto karma che bilanciava le buone e le cattive notizie. Si destò e tornò in casa, andando in cucina. Meg la seguì “Tutto ok?” chiese premurosa e Karel annuì rivolgendole un sorriso “Sono solo un po’ tesa...” disse cercando di sembrare vaga e Meg alzò un sopracciglio “ho i miei dubbi che tu sia tesa per la festa, cosa ti turba?” chiese con fare da psicanalista “Niente Meg”  disse cercando di chiudere il discorso, ma quando la sua migliore amica stava per ribattere entrò in cucina zia May “Oh ciao ragazze” le salutò sorridente  “Ho portato Marco per darvi una mano... ma vedo che è già tutto pronto” disse allegra mentre Marco sbucava dalla porta della cucina rimanendo un po’ spaesato nel vedere Karel. Meg spostò lo sguardo dal ragazzo alla sua migliore amica e viceversa, non che non lo sapesse, ma percepiva della forte tensione nell’aria.
Zia May posò parte delle buste della spesa sul tavolo e invitò Marco a fare altrettanto con le altre. Meg lo osservò e capì che c’era qualcosa di diverso nel modo in cui guardava Karel e la cosa la preoccupava.
Karel si mosse veloce nel prendere le cose dalle buste e sistemarla al posto giusto, evitò palesemente di guardare Marco, temeva di trovare qualcosa di doloroso nei suoi occhi, aveva sofferto già abbastanza negli ultimi tempi e non si sarebbe fatta rovinare la giornata da lui.
Ammucchiò le buste vuote e le mise in un bidone, strofinò le mani fra loro e le posò sui fianchi osservando l’opera completa. Sorrise soddisfatta di se stessa e ringraziò Meg per l’aiuto “mi sarebbe tanto piaciuto che Luca fosse qui...” borbottò a bassa voce e la sua migliore amica le mise una mano sulla spalla come a dirle che comunque non era sola e Karel lo capì, ma irritata se ne andò in giardino, reprimendo la sua rabbia, rabbia che ormai cresceva verso tutti, una rabbia che nasceva da ogni delusione che le davano le persone a cui era più affezionata.

-Capirai che un legame è indissolubile nel momento in cui ti renderai conto che sarà importante anche il gesto più banale-

L’orario della festa sembrava non arrivare mai. E questo lasciava fin troppa libertà ai pensieri di Karel. Ma per fortuna o per puro caso questi pensieri furono bloccati prima della strada di non ritorno. Il rumore del motore dell’auto di Adrian, che preannunciava l’arrivo di Denis, riscosse Karel che tornò subito in casa controllò con una rapida occhiata se fosse tutto a posto e poi spense le luci.
“BENTORNATO!” gridarono all’unisono gli ospiti entusiasti e Denis non poté far a meno di cercare con lo sguardo l’autrice del misfatto e la trovò subito che gli sorrideva con le guance rosee e gli occhi lucidi, la raggiunse in pochi passi e l’abbracciò in un modo unico, un abbraccio contenente tanti grazie, tanti scusa e tanti ti amo sorellina mia. Zia May non riuscì a fermare le lacrime e pianse per una buona mezzora, Meg dovette impiegare tutte le sue forze per non piangere e applaudì con enfasi come tutti gli altri ospiti.
Denis allentò un po’ l’abbraccio e la guardò negli occhi e si sorprese di quello che vi trovò. Un puro contrasto fra gioia immensa e malinconia sconfinata. Lei se ne accorse e si lasciò stringere in un altro abbraccio, nel quale avrebbe dovuto sfogarsi ma, come era prevedibile, non accadde nulla di rilevante.

La festa era perfetta in tutto e per tutto. E lei stava riuscendo anche a divertirsi. Meg le raccontò gli alti e i bassi della relazione con Adrian, zia May riesumava ricordi seppelliti nella mente di Karel che imbarazzavano Denis, tutti avevano qualcosa di cui parlare, qualche ricordo lontano e nostalgico, c’era chi proponeva giochi, balli etc.
C’era un bel clima festoso in cui i brutti pensieri non erano ammessi.

-uno sguardo dice più di mille parole-

Dopo qualche ora Karel decise di sistemare un po’, raccolse delle cose e andò a buttarle in cucina. Sovrappensiero, si lavò le mani nel lavello sotto la finestra. Il suo sguardo era perso nel cielo sgombro, illuminato dalle pallide stelle. Si ridestò, chiuse il rubinetto e si voltò a prendere l’asciugamano dal bancone della cucina e sussultò nel ritrovarsi davanti un ragazzo alto, dal fisico slanciato e dai capelli ricci che la guardava con altrettanta sorpresa. Karel distolse subito lo sguardo da quegli occhi che custodivano troppe cose, quegli occhi che la costrinsero a non andarsene anche se il contatto visivo era stato interrotto.
Erano entrambi silenziosi fino allo sfinimento. Karel rivolta verso la porta che collegava la cucina alla sala, Marco poggiato al frigo, con le braccia incrociate al petto, che guardava la sua schiena in attesa. Sapeva che avrebbe parlato. E avrebbe aspettato anche tutta la notte se necessario.
“Non ti devo alcuna spiegazione” disse atona, ma Marco non disse nulla. Ancora silenzio.
“Smettila di guardarmi in quel modo, non ti devo nulla.” Disse con un accenno di incertezza. Si voltò verso di lui e con uno scatto felino gli fu davanti a pochi centimetri di distanza e l’osservò nella semi oscurità della cucina, lo guardò negli occhi e fece una smorfia quasi disgustata “Lo so che muori dalla voglia di farmi mille domande, te lo si legge negl...” distolse subito lo sguardo dagli occhi, quel contatto diretto la destabilizzava “e quali sarebbero queste domande?” chiese lui apparentemente tranquillo “ti stai chiedendo perché, ci sono tanti perché nella tua testa” disse guardando la finestra, Marco annuì incitandola ad a continuare “e sai che fra non molto ti risponderò” disse facendo un gesto arrendevole.
Marco non le toglieva lo sguardo di dosso e continuava a sperare in un contatto visivo.
“Mi fa bene starti lontano. Ho tutto un mondo di felicità che non include il tuo nome. E...” si passò una mano fra i capelli “vorrei non essere qui a parlarne...” gli occhi iniziavano a bruciarle “non sto illudendo solo lui..., ma... Luca... è così... è come anestetizzante... mi fa  passare ogni qualsiasi forma di dolore e questo mi piace... mi piacciono molte cose di lui... ma forse non abbastanza da ingannare anche me stessa” pensò storcendo la bocca. Si inumidì le labbra prima di parlare  “Ora che con Denis è tornato quasi tutto alla normalità... sto iniziando a rendermi conto di alcune cose, sto realizzando quanto io voglia continuare a tener su quel muro...” non seppe perché alzò lo sguardo verso quello di Marco, era come se avesse seguito un bisogno istintivo “Kar..” lo zittì con lo sguardo “vorrei che almeno qualcosa nella mia vita fosse semplice, vorrei riuscire a decidere senza se e senza ma, vorrei pensare al presente in modo positivo, vorr”
Non voleva ascoltare altro, la strinse a sé, senza violare spazi e regole non scritte.

-I can hear your heartbeath, i can hear your breath-

Una piccolissima lacrima scese dal suo viso. Non era una lacrima di disperazione. Non di tristezza. Non di nostalgia o scuse. Era rabbia. Innocente rabbia per cose non altrettanto innocenti.
Le stelle si rifletterono in quella lacrima. Le stelle sapevano molto. Sapevano cosa c’era in quella lacrima. Le stelle erano presenti in ogni piccolo attimo della loro strana relazione. Non era amicizia, si sapeva. Non era amore fraterno. Non era amore. Era qualcosa di più intimo e confuso. L’avevano capito che ciò che li legava andava ben oltre la loro concezione. Era forse attrazione astrale? Non era dato saperlo. C’era un’attrazione più forte di ogni cosa e loro lo sapevano.
Le chiese scusa.
In un sussurro.
In un soffio sulle labbra.
E le stelle sapevano che nulla sarebbe cambiato.
Dal giardino si intravidero i fari di un’auto e chi li notò si chiese chi fosse arrivato.
Karel andò con Denis verso l’auto e rimasero entrambi sorpresi nel vedere i loro genitori, che li abbracciarono. Il padre notò qualcosa negli occhi dei due. Si, negli occhi di entrambi perché, gli occhi dell’uno erano lo specchio dell’altro. Con uno sguardo Alexandr comprese molto. Non chiese nulla. Sapeva che col tempo avrebbe saputo tutto.
“KAREL” strillò il fratellino sbucando da dietro la madre “PAPA’ NON ANDRA’ PIU’ VIA” saltellava estasiato e Karel guardò la madre in cerca di conferme, la madre le sorrise e, nonostante le occhiaie Karel capì che quel sorriso era il primo sorriso sincero dopo davvero troppo tempo.

"Tutto si sta sistemando" penso Karel.

Marco, attirato dai schiamazzi di Dan, uscì a salutare i genitori di Karel e sorrise loro felice per la notizia “Giovanotto!” lo salutò Alexandr  distogliendo Karel dai suoi pensieri.

"Non proprio tutto" pensò mentre sforzava una smorfia che non era neanche lontanamente un sorriso.
E fu quella smorfia che fece comprendere a sua madre cos’è che non andava, voleva parlarle, ma le lanciò solo un'occhiata.
Karel ignorò il suo sguardo, ignorò gli sguardi di tutti loro, perché ormai i suoi occhi erano diventati un libro aperto e questo le dava fastidio e, senza dire una parola, si voltò verso il lago e scomparve nella penombra.
Denis la guardò allontanarsi e sentì un moto di rabbia verso se stesso: era anche colpa sua se quei due si erano allontanati, doveva cercare di fare qualcosa.
Guardò Marco e gli fece cenno con la testa di seguirla “Emh, signori dovrei fare una cosa... urgente, scusatemi” disse Marco prima di andarsene di passo spedito.

Mentre camminava lungo la riva del lago pensava a quante cose erano successe e cercava di schiarirsi le idee.


“Io... non so che dire” soffiò stanca ‘Da quant’è che va avanti sta storia?’ chiese una voce dal telefono, lei rimase in silenzio ‘Immagino molto tempo... Non ti chiedo nemmeno perché, so già che ci sono molti perché’ continuò la voce, dopo altro silenzio riuscì a parlare “Non chiedo nemmeno scusa perché sarebbe inutile. Non ti chiedo scusa perché infondo ho davvero creduto di provare molto. Hai visto pure tu, ho amato stare insieme a te, ho amato le tue attenzioni e ho amato darti attenzioni...” ‘Il problema è che con tutta la volontà del mondo non siamo destinati l’uno all’altra’ finì lui e la sentì sospirare stancamente ‘Non l’hai detto nemmeno a Meg?’ chiese lui, sapendo che la domanda era retorica “Già, non lo sa nemmeno lei... e per adesso non lo deve sapere nessuno... non voglio che... s’intromettano... devo ancora capire cosa c’è nella mia testa” ‘Karel?’ “Cosa?” ‘Non è solo questione di testa... E non sbuffare!’ disse ridacchiando “Quel brutto giovincello è troppo stupido per essere considerato” disse cercando di essere seria ma lasciandosi sfuggire una risatina ‘Non importa se sia stupido o meno, fidati che ti saprà consigliare bene, fai trovare un accordo fra i due e vedi che andrà tutto per il meglio!’ “Ma... non son capace di riappacificare!” si lagnò lei ‘Fidati, ne sei capace eccome! Basta volerlo’ Karel fece una smorfia e tirò un altro sospiro. Alzò gli occhi verso l’orizzonte dove cielo e lago si fondevano, illuminati dal pallore della luna piena. Cosa dovesse fare non lo sapeva proprio. Sospirò. ‘Hei questo è il terzo sospiro nel giro di qualche minuto!’ si ridestò “Eh Lu, lo so... ma sono un po’ stanca” ‘La stanchezza fa sbadigliare, non sospirare’ Karel stava per replicare ma lui la bloccò ‘No. Non dire che tu sei diversa altrimenti vengo lì e ti faccio la ramanzina!’ “Tanto non puoi! Sei troppo lontano gne gne” disse facendo la bambina ‘Ma sentila!’ risero assieme ‘Beh, io devo andare tes... non più fidanzata’ “Eh e pure io, ciao non più fidanzato. Ti voglio tanto bene. Non stare via troppo tempo, non costringermi a raggiungerti” ‘Cos’è, una minaccia?’ “peggio” ghignò lei ‘Oook, ritornerò presto, buonanotte!’ “Notte!”.
Chiuse la chiamata e fissò il telefono con sguardo assente.
Marco si schiarì la voce facendola sobbalzare lievemente “D-da quanto eri qui?” chiese stranita “Non molto...” disse lui scostandosi un ciuffetto di capelli dagli occhi “Volevi qualcosa?” chiese lei stranamente tranquilla “volevo chiederti scusa” disse lui di gettò, sorprendendosi nel vedere che lei non era affatto sorpresa “Accetto le tue scuse... solo se mi prepari un thè” disse altezzosamente cogliendolo alla sprovvista “K-Kery?” lei si morse un labbro e si decise a guardarlo negli occhi “Marco...” “Non... Da quanto è che non state più insieme?”  chiese lui tutto d’un fiato non resistendo più e, per la seconda volta, sorprendendosi nel non vederla sorpresa, la vide sorridere in un misto di compassione e amarezza “abbastanza... e tu? Da quanto è che hai capito quello che provi per me? Da quant’è che me lo tieni nascosto?” chiese a bruciapelo e lui sentì come un pugno nello stomaco “t-te ne sei accorta?!” farfugliò fra se e se rimuginando “non importa da quanto... non potevo perderti” disse con voce roca “Marco... sei il mio uomo da quanto ero una teppistella di 5 anni, come... non ti avrei mai abbandonato per i tuoi sentimenti.... lo avrei fatto con uno qualsiasi, ma con te no. E lo sapevi bene. So che con me niente e sicuro... però...” “Senti io amo vederti felice e rivelarti un pensiero del genere... sarebbe stato fin troppo.” Disse senza guardarla “Fin troppo... Fra noi dovevano esserci solo verità... guarda a cosa siamo arrivati...” disse amareggiata guardando l’erba “Sai... io ci ho pensato... ci ho pensato molto alla nostra situazione... noi non siamo semplici amici, non siamo fatti per stare insiemei... ma c’è quel qualcosa... che ci impedisce di non parlarci, di non guardarci, di non pensarci. Queste azioni sono come esigenze per noi” disse riuscendo finalmente ad esternare i suoi pensieri.
“Vorresti sperimentare?” le chiese incerto scrutandola in ogni minimo dettaglio. Lei rimase in silenzio a lungo. Annuì incerta “Sperimentare... mi sembra così... crudele... e se...” le posò un dito sulle labbra zittendola “se vuoi ‘sperimentare’ a me va benissimo. Non posso prometterti di non rimanerci eventualmente male se non dovesse andar bene, ma posso prometterti di non smettere di provare quel che provo.” Lei sorrise “sei il solito” bisbigliò prima di abbracciarlo.

-io ci metterò tutta l’anima che ho, quanta vita sei da vivere adesso-

PORCOPANE!
CI SON RIUSCITA!
NON SO CHE SCHIFEZZA IMMANE NE SIA USCITA, MA NON M’IMPORTA (E NON DEVE IMPORTARE NEMMENO A VOI).
Questo è stato un dei capitoli più ardui. Sinceramente nonostante i miei sforzi, continua a sembrarmi banale. Volevo un effetto sorpresa, ma non son riuscita ad ottenerlo perché... beh perché le cose son molto complicate e...
Karel:* borbotta  fastidiosamente*
Jade: che c’è?
K: perché?
J: perché cosa?
Marco: eddai... sei stata cattiva...
J: ma... di che state parlando?
Luca: lasciali perdere...
J: ...
zia May & Meg: non è andata proprio nel migliore dei modi
J:Spie-ga-te-vi!
Adrian: ma io la preferivo tro... emh... libera
K & Ma: ADRIAN!
K: dai Jade! Spiegami il perché!
J: IL PERCHE’ DI COSA?
Ma: era scontato... ma scontato per scontato... potevi aggiungerci qualcosa, no?!
J: ...
K:MARCO!
L: *FACEPALM *
Zia May: Che caspiterina... cioè... ok che tu sei acida e forever single... ma Karel... che ti ha fatto di male?
J: ma... state delirando?
Meg: sarà l’ora tarda... Ma quand’è che pubblichi?
J: ouuu mi state mettendo ansia...

 
 
-io vorrei che fosse già pelle il contatto che c’è-

“Kery...” “si?” mugugnò lei alzando la testa per guardarlo in faccia “volevo... sapere una cosa...” disse incerto e Karel stranamente intuì, annuì lievemente invitandolo a continuare “l-la notte di capodanno...” “c-cosa?” chiese lei allarmata “te la ricordi?” “emh si... l’ho passata con Luca Meg e Adrian” disse sudando freddo “Karel” la rimproverò “intendi...” lui annuì con uno sguardo indecifrabile “io...”
 
Tutti: dai che lo dice!
Ad: nah... secondo me non ce la fa...
Tutti (tranne Adrian): TACI. *Con grande impazienza, fissano speranzosi i due *
K & Ma: JADE! FALLI SMETTERE....
K:PERCHE’ C’E’ TUTTA STA GENTEEEE?!
 

(Je sais pas- Celine Dion in sottofondo)

“Che vuoi sapere precisamente?” chiese cercando invano di distogliere lo sguardo “è stato il nostro primo bacio no? Volevo sapere che hai sentito... cioè... p-pensavi a L...” “NO.” Lo interruppe “Non pensavo a Luca... non so precisamente cosa stessi pensando in quel momento, so che avevo quasi collegato il momento a casa mia... quando mi avevi chiesto se... potevi baciarmi a quell’azione, ma, insomma, come dire, ero... emh... presa” disse sentendo un pizzicore alle guance, ma non fece in tempo a ringrazire la penombra, che “Sei arrossita?” la prese alla sprovvista con un tono di voce strano “da cosa eri presa?” chiese impaziente.
Karel rischiò quasi di farsi sanguinare il labbro a forza di morderselo “io... a-avrei voluto... si insomma... ti volevo, punto” disse sbrigativa “sei un bel ragazzo... e sai il fatto tuo sui baci e... su... come... t-tocc” le diede un bacio sul collo “so il fatto mio eh?” disse percorrendo le sue curve col dorso della mano in un tocco delicato, si avvicinò alle sue labbra “Se solo pot..” “KAREL!” gridò una voce acuta che all’inizio parve lontana, ma al terzo urlo fin troppo vicina “COSA STAI...” Meg era sconvolta “Tu sei fidan...” balbettò l’amica sotto shock. Karel spalancò gli occhi, guardò Meg poi Marco, di nuovo Meg e di nuovo Marco per circa una decina di volte e, per una decina di volte, aprì e chiuse la bocca non sapendo che dire.
Dare delle spiegazioni a Meg era un’impresa quasi impossibile. Era impossibile dirle di averle mentito.
In che guaio s’era cacciata?
Si allontanò di poco da Marco “Meg... io... ti ho mentito...” Meg scosse la testa e batté un piede contrariata “TU! STUPIDA DI UNA KAREL! Finisci quel che stavi...” guardò Marco con un’espressione di disgusto “facendo con costui...” Interruppe Karel e continuò “NO! Le spiegazioni... me le dai un’altra volta... vi... lascio... soli...” disse facendo grandi passi all’indietro e lasciando perplessi e un po’ sconvolti .
Karel e Marco si guardarono al quanto confusi “IO, ho DECISAMENTE bisogno di un posto TRANQUILLO” sillabò Karel “Posso... venire con te?” chiese timidamente Marco speranzoso, Karel lo guardò per qualche secondo e poi ghignò “OH! Mi farebbe molto PIACERE”.


FINE.

Jade(Autrice): RECENSITE PERDINCI!
Ma: ...
K: ...
Tutti( tranne Adrian e Meg): OCCIELO!
Ad & Meg: SARETE SEMPRE NEI NOSTRI CUORI... ANCHE ORA CHE NON CI SIETE PIU’
J: ma che diamine...
K: TI PREGO! Basta con questi dialoghi di mezzanotte passata... VAI A DORMIRE E FALLI SMETTERE!
Tutti (proprio tutti): * sbadigliano, borbottano, salutano alla rinfusa*
J: * manda segnali di fumo per farsi aiutare *  
* non c’è nemmeno un’anima *
J:  * si accascia a terra, si rannicchia, si chiude a riccio e fa scendere una lacrima*
*L a stanza si oscura e l’immagine si dissolve nel nero *
   
 
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