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Autore: RebelHeart258    23/10/2015    3 recensioni
"Tesoro sei stata solo un passatempo [..]
Dopo la rottura con il suo fidanzato, la vita di Isabella Swan subisce un cambio di rotta: aveva sperato con tutta se stessa di poter mettere in pratica i vari progetti fatti con il suo Jacob per un futuro insieme, almeno finchè il lavoro non si mise di mezzo. dopo due anni, però, tutto sembra stia per cambiare.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Leah/Sam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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I.                                  

Quegli occhi verdi che Edward  si ritrovava, sembrava stessero scavando nella mia anima e quasi quasi ne avevo paura. Custodisco segreti di cui non ho mai parlato con anima viva se non con Alice, sua cugina e mia compagna di vita. Molti di loro mi hanno ferito sin nel profondo e non parliamo di delusioni d’amore o capricci che i miei genitori non hanno potuto soddisfare. Magari fossero questi. La mia insicurezza mi ha spesso portato a sottomettermi a persone con un carattere più “forte” del mio e ogni volta che accadeva il risultato era credere di essere una nullità, me ne vergognavo ed erigevo un muro tra me e gli altri per non parlarne. Nel corso della vita, però, ho avuto la fortuna di conoscere persone che, oltre alla mia famiglia, mi hanno sempre spronato a dare il massimo così da ridimensionare la mia insicurezza, che non mi portava da nessuna parte, e dare libero sfogo alle mie capacità. Ovviamente, converrete con me, che non eliminai il “problema” dall’oggi al domani, ma Alice con la sua indole sbarazzina aveva sicurezza per entrambe e molto spesso è stato grazie ai suoi abbracci che ho avuto la forza di togliere fuori gli artigli e il coraggio. Quando conobbi Jake, tuttavia, tutto si fermò, forse in quel periodo avevo persino paura di cambiare o meglio pensavo che tutto si fosse risolto, mi ritrovavo quindi ferma mentre tutto dipendeva da lui: la mia felicità, la mia tristezza, qualsiasi tipo di sentimento ruotava intorno alla figura del mio ex, ai suoi desideri più che altro. Durante le discussioni, infatti,  nei primi momenti difendevo le mie opinioni a spada tratta poi però lui alzava un po’ la voce e colpiva proprio i miei punti deboli “sei solo una bambina, Isabella. Se volevo giocare con un bambino andavo da mio nipote non da te” oppure “questo giochino della vittima mia cara con me non funziona, quindi smettila”. Ahimè, dopo queste accuse mi chiedevo se davvero la colpa fosse mia e mi ritrovavo ogni volta a dire “si, hai ragione perdonami” oppure “scusa la colpa è mia”. A seguito della nostra rottura e con il trascorrere dei mesi, capì di aver sbagliato: avevo messo davanti a tutto la paura di perderlo, di sentirmi inadatta a tenermi accanto anche un fidanzato e quindi facevo di tutto per dimostrare a me e a lui che non ero il “nulla”, ma qualcuno. E invece sapete una cosa? Mi sono annullata dietro a lui, perché una persona che mi ha trattata così non può avermi amato. Io lo amavo con tutta l’anima o forse amavo per tutte e due, non so. Quello che fa più male sono state le sue allusioni ad un futuro matrimonio in nome dell’amore.  Altro che amore, desiderio di controllo su di me come se l’uomo dovesse controllare la donna quasi fosse un oggetto e io non voglio essere l’oggetto di nessuno. E al diavolo l’insicurezza!

Iniziava, così, una nuova vita per me.

Comunque, cercai di focalizzare la mia attenzione sul prete, ma mi sentivo sempre addosso gli occhi di Edward. Da quando era arrivato ha assunto quest’aria da detective. Ma cosa vuole? Mica sono un mostro con due teste! A meno che questo suo continuo osservare ogni mio movimento non sia un atteggiamento comune negli americani, chissà, di sicuro è sconosciuto a noi inglesi.

Nel complesso iniziava ad innervosirmi: già alcuni uomini sono incomprensibili dato che cambiano idea ogni minuto, o meglio come dico io “dove li lasci la sera non li trovi la mattina”, ma un’espressione così imperscrutabile che emanava mistero da ogni poro non l’avevo vista addosso a nessuno, di certo non ad un pediatra. “Forse ha sbagliato mestiere” penso nello stesso momento in cui la futura sposa mi chiede se ho seguito attentamente le istruzioni di padre Weber, perché, secondo lei, non ricorderà tutto ciò che le sta dicendo. Bè, Alice si sottovaluta, ricorderà questo e altro visto che tutto deve essere perfetto il giorno del suo matrimonio.

Per il giorno più importante della sua vita aveva deciso che io sarei stata la sua testimone. Ricordo ancora come, assumendo la mia aria da avvocato, le espressi i miei timori in merito alla sua scelta:

“Alice, tesoro, non credo sia una buona idea” iniziai col dire, mentre lei mi guardava con quel suo nasino arricciato e la testa piegata verso la sua spalla destra “mettiamo il caso che inciampo?  Rovinerò il tuo arrivo in Chiesa. Tu sai che, la sottoscritta, gode di basso senso dell’equilibrio” lei in tutto la sua tranquillità rispose “non inciamperai, sono anni che non hai più problemi di questo genere e lo sai benissimo anche tu” cercai a quel punto un altro motivo per convincerla a non fidarsi di me per questo incarico troppo importante e le dissi “e, visto che gli occhi di tutti saranno puntati su di me, non hai paura che, io, sentendomi a disagio possa combinare qualche magra figura come iniziare a muovermi spostando il peso da un piede all’altro, toccandomi i capelli, rovinando l’elaborata acconciatura che tu stessa hai scelto e rimpiangendo di non essere riuscita a convincerti a lasciarmeli sciolti? O magari per cercare un modo di ripiegarmi su me stessa io possa cadere sulle mie ginocchia oppure sul mio sedere? Una caduta vale l’altra no?” a seguito di questo mio sproloquio, lei mi guardò sorridendo, con quel sorriso amorevole che le vedevo sul viso ogni volta che le raccontavo i miei problemi e con il quale lei mi infondeva coraggio e naturalmente non poteva mancare un sopracciglio che svettava verso l’alto, mentre, mi ci gioco qualsiasi cosa voi vogliate, sicuramente si chiedeva cosa andavo blaterando. Forse neanche mi ascoltava poiché è difficile far tornare sui proprio passi Alice Brandon, ma tentar non nuoce no? “io, invece, sono sicura che non avrai di questi problemi – mi rispose – darai, più o meno, le spalle alla gente che presiederà al mio matrimonio e non avrai l’impressione che tutti ti stiano prendendo in giro perché ti stai commuovendo a vedermi felice con il mio uomo. Quindi primo problema risolto – cercai di interromperla ma mi zittì con un cenno della mano e continuò – al ristorante saranno tutti intenti a mangiare oppure ad ubriacarsi. Ergo passerai inosservata” a quel punto l’abbracciai  e non volli continuare quella folle impresa per due semplici motivi: per lei avrei fatto di tutto e con un po’ di fortuna tutto sarebbe andato bene, peccato che di fortuna io scarseggiassi un po’, ma ci avrei pensato a tempo debito. “Ti voglio bene Ali” le dissi mentre eravamo l’una addosso all’altra “anche io piccola Bells. Vedrai adesso lo shopping con me sarà più divertente” e in quel momento pensai soltanto: aiuto!

Tutti e quattro salutammo il prete, promettendogli di trovarci in Chiesa per la cerimonia, sabato,  in perfetto orario.  “ i dubbi di Alice sono stati risolti – iniziai a dire mentre la diretta interessata annuiva a ripetizione – quindi adesso tutti a casa!” conclusi. Pensavo che fosse il momento di salutare Edward perché lui sarebbe tornato all’appartamento di Jazz mentre io sarei tornata a casa con Alice, dato che condividevamo la casa e invece i piani erano altri. “Bella, ti dispiace farti accompagnare da Edward? Io e jazz abbiamo bisogno di stare un po’ da soli, perché tra addio al celibato e nubilato molto probabilmente ci vedremo solo all’altare” disse la mia amica facendomi gli occhi dolci a cui io non sapevo resistere ma prima che potessi rispondere, Edward disse “accompagno io Bella a casa, tranquilli. E divertitevi” i due piccioncini sparirono dalla mia visuale senza la possibilità di obiettare: mi venne perciò spontaneo spalancare la bocca e sbattere un piede a terra peggio di una bambina a cui non veniva concesso di avere il giocattolo che desiderava, in questo caso non mi avevano neanche dato il tempo di dire la mia. Mi diedi, comunque, un contegno e mi accorsi che Edward ridacchiava “accompagnami a casa damerino” gli dissi acida  “ci prendi gusto a comandarmi a bacchetta e quasi quasi a trattarmi male?” ribattè quasi prendendomi in giro e facendo il finto offeso. Anche se scherzava, per me, quella era una bella domanda: avevo forse paura che si rivelasse una copia di Jake? Si. Ero pronta per buttarmi, dopo due anni, in una nuova storia d’amore in cui avrei messo anima e corpo? Forse no. Eppure pensare ad Edward come il mio ragazzo mi metteva lo stomaco in subbuglio, provavo quasi piacere e sentivo il cuore andare a mille. Ma decisi di riprendermi, figuriamoci se lui mi vedeva come un’ipotetica fidanzata, tzè.

 “su, su. Portami a casa” mi avviai verso il nulla, visto che non sapevo come mi avrebbe accompagnata: Edward non era di Londra, bensì, di Los Angeles e, molto probabilmente, non aveva con sé l’auto. “Bella, dove stai andando?” mi disse mentre, con una leggera corsetta mi raggiungeva “alla fermata dell’autobus” risposi “veramente….ho la macchina. So che non mi conosci e quindi capisco se non ti fidi, ma giuro che so guidare e sono responsabile. Parola di scout” lo guardai mentre segnava con l’indice una croce sul cuore “Edward, ascolta, io non volevo dire che non mi fido di te ma non sapevo avessi un auto” “l’ho fatta mandare qualche giorno prima di venire qua, non volevo essere un peso per Jazz. Si, è il mio migliore amico ma non potevo stare ogni volta a chiedergli di portarmi in giro – disse con fare ovvio – così la mia bambina ha fatto questo viaggio con me” “la tua bambina?” gli chiesi ridendo “ehm – iniziò con il dire mentre passava una mano tra i suoi capelli, con fare imbarazzato – si, ho il vizio di chiamare la mia macchina la mia bambina. È più forte di me” ridemmo insieme, ma per tutta la durata della passeggiata e per metà tragitto rimanemmo in silenzio e mi sentivo un po’ in imbarazzo. Passavo, quindi, il tempo ad osservarlo mentre guidava. I suoi capelli erano sbarazzini e di uno strano colore tra il rosso e il bronzo, unici nel loro genere, occhi verdi che risplendevano di luce propria, mascella squadrata e un sorriso sghembo che gli incorniciava il viso, a mio parere davvero sexy. Chissà quante donne erano stramazzate al suolo a causa di quel sorriso. “mi stai consumando” “come scusa?” ribattei “non guardarmi troppo, mi consumi” “non ti sto guardando” risposi, voltando il viso verso il finestrino per coprire il leggero rossore appena comparso sul mio viso “ah no?” “no” “peccato. Comunque – continuò – ti va se ci fermiamo a prendere un caffè?” “uhm, si perché no?” speravo di non dovermene pentire, perché alla fine dei conti Edward era un bel ragazzo e mi andava di conoscerlo, anche come semplice amico. Ma perché quelle parole suonavano strane anche a me? Il suo sguardo in Chiesa mi stava mandando a fuoco, certo, per non parlare del cuore che stava facendo gli straordinari. Quindi ne deducevo che mi sentivo attratta da lui.

All’orizzonte vedevo guai, guai grossi.

Si fermò dopo pochi attimi, di fronte un locale fatto di sole vetrate ma non pensai tanto ad osservare dove mi avesse portata: ero in preda al panico! Avevo paura di dire qualcosa di inappropriato o anche di apparirgli frivola ed era l’unica cosa che volevo evitare con ogni fibra del mio essere.

Iniziai a chiedermi da dove venisse fuori tutta questa voglia di conquistarlo. Stavo di nuovo rimettendo l’ansia davanti a me stessa e volevo fargli conoscere la vera Bella e non un ombra capace di dire si a qualsiasi cosa uscisse fuori dalla bocca del mio accompagnatore. E poi non era detto che lui avesse qualche mira in particolare su di me. A parte qualche battutina maliziosa non avevamo spiccicato parola e magari era tutta un’idea di Alice per accasarmi dopo la disastrosa storia con Jake. Non potevo darle torto: erano passati due anni ed era ora di cambiare pagina davvero e, inoltre, nell’ultimo periodo avevo proprio voglia di costruire qualcosa di solido con qualcuno.
Ma se davvero Edward voleva uscire con me solo per fare contenta Alice, dopo che glielo aveva chiesto sfoderando la sua espressione da cucciolo coccoloso migliore? Al solo pensiero mi sentivo strana, faceva quasi….male. Eppure io non credevo di essere “innamorata” di lui, anzi di questo non se ne poteva proprio parlare, posso capire l’attrazione ma già amore, era forse possibile? Il colpo di fulmine esisteva davvero? Capitava giusto a me che non ci credevo poi tanto! Credevo nelle botte in testa, quelle date bene ma anche nelle pugnalate, metaforiche, date alle spalle da chi meno te lo aspetti.

Dopo esserci accomodati e aver ordinato lui non mi rivolse mai uno sguardo bensì guardava qua e là, posando spesso lo sguardo su delle ragazze o delle cameriere. E io mi sentivo sempre peggio: non ero abbastanza bella per lui. Ecco, di nuovo non ero abbastanza per un ragazzo. Parlammo del tempo e del locale, niente di più, così cercai di finire il mio caffè in fretta e gli chiesi “mi accompagneresti a casa? Sono un po’ stanca” “oh certo. Giornata pesante in ufficio eh?” “si abbastanza. ma ogni volta che abbiamo una causa importante da portare avanti, il lavoro è pesante. Conta poi il fatto che è giovedì e siamo nel pieno della settimana. Però questo lavoro mi piace da impazzire” gli risposi mentre lo guardavo, ancora, guidare. Mi piaceva guardarlo, fin troppo e dovevo smetterla dato il suo comportamento indifferente nei miei confronti.

Il mio mantra era: mantieni il controllo, Bella. Più facile a dirsi che a farsi.

La velocità con la quale procedeva era maggiore rispetto a quella di prima: voleva proprio sbarazzarsi di me, wow. La mia autostima invece di crescere diminuiva. Assurdo. E continuavo ad avere delle riserve sul fatto che fosse stata un’idea di Alice. Di sicuro l’avrei trovata a casa, mentre mi aspettava per avere i dettagli. Sorridevo, mentre pensavo alla premura della mia amica a trovarmi un fidanzato. Peccato ne avesse scelto uno non interessato. E, poi, ci eravamo conosciuti si e no tre giorni prima appena lui era arrivato dalla California e aveva trascorso le ultime sere, a cena, da noi per passare del tempo con Alice e il suo amico prima che si sposino e prima che lui ritorni a casa. Era comprensibile chissà quando avrebbe rivisto Jazz. Io di questi problemi non ne avevo visto che dopo essere tornati dalla luna di miele sarebbero andati a vivere in un casetta non molto lontana dalla mia. Poi un pensiero mi folgorò: magari, Edward aveva già qualcuno che lo aspettava a casa mentre io mi costruivo castelli in aria solo perché voleva prendersi un caffè! Ma certo! Lui lo aveva fatto solo per educazione e non dare un dispiacere ad Alice, che scema.

Questa consapevolezza, però, faceva molto più male di quanto immaginassi. Ma perché?

Dopo dieci minuti si fermò davanti casa “grazie per il caffè, Edward, ci vediamo” “prego, ciao Bella. Spero di vederti presto.” mi rispose sorridendo, come se non si fosse accorto che quel persistente silenzio mi avesse fatto male. Ma proprio mentre scendevo dall’auto lui mi fermò per un braccio e mi disse “aspetta” mi voltai a guardarlo, dentro la mia testa vorticava già la scena di quei film romantici in cui lui ferma lei e l’attira a sé, regalandole il bacio più bello di tutta la sua vita, dimentica dei miei ultimi pensieri. Invece mi chiese “che cosa organizzerai per Alice domani sera?” adesso, nella mia testa, altro che baci mozzafiato e film romantici e strappalacrime, solo me stessa con la bocca che toccava terra tanto che era spalancata, eh già.     
“Ancora non lo so. Ciao Edward” divincolai il braccio dalla sua presa e mi avviai verso casa. Possibile che non avesse capito che mi aveva ferito? Possibile che ero finita fuori strada a causa di quegli sguardi? E ancora, possibile che ero già irrimediabilmente persa?

Appena entrata in casa, tuttavia, Alice non c’era, quindi avrei dovuto aspettare per sapere se era stata un sua idea, per trovare il filo logico di tutta questa storia così da pensare di essere l’unica pazza ad essere stata colpita da un fulmine, se così era stato. Ma volevo davvero saperlo? Ero davvero incapace di suscitare in lui dell’interesse nei miei confronti? 


Ciao ragazze, dopo una settimana di attesa ecco per voi un nuovo capitolo. il vero, primo capitolo della mia storia. 
Ringrazio chi, la volta precedente ha lasciato una recensione, ovvero: mattitti, Giulia Scricciolo, viky74, rosy35 e Jenny80_big, grazie mille, sul serio. Inoltre, ringrazio i lettori silenziosi (non mi dimentico mica di voi) siete davvero in tanti. infine, chi ha inserito la mia storia nelle tre diverse categorie.
spero di leggere i vostri pensieri anche su questo capitolo. un bacio a tutte.









 
 
 
 
 
   
 
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