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Autore: Titto91    24/10/2015    1 recensioni
Alexander Tarot è un orfano che per sopravvivere legge i tarocchi come ambulante. Complice il suo bell'aspetto è riuscito a racimolare un bel giro di clientela, soprattutto parecchie ragazze che lo interpellano spesso solo per sentirsi dire di avere qualche possibilità con lui. Un giorno però, proprio quando sta per smontare la tenda ed andarsene, arriva una ragazza diversa dalle altre: fiera, orgogliosa, lo tratta con sufficienza mentre gli chiede di leggere le carte per lei, e non aspetta neanche la fine del consulto. Quando gira l'ultima carta infatti Alexander si rende conto che la ragazza illustrata sulla carta si trovava di fronte a lui poco prima. E da quel giorno la sua vita verrà sconvolta per sempre...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4


 

Sebbene si potesse ritenere un esperto dei tarocchi, le sue conoscenze si limitavano all'aspetto pratico, alla stesura e alla lettura. Pensava anzi di essere piuttosto all'oscuro della loro storia, di come erano nati e come si erano diffusi, né sapeva nulla della simbologia nascosta nelle illustrazioni delle carte. Per fortuna che c'era Matt a colmare queste lacune.

Matt Feng era uno studioso dell'Università di Torino, e si da il caso che fosse anche uno dei principali esperti di tarocchi in circolazione. Interessato al lavoro che svolgeva un giorno decise di entrare nella tenda per chiedere un consulto e vedere finalmente qualcuno leggere i tarocchi dal vivo. Fu lui a dirgli che il mazzo che sua madre gli aveva lasciato era molto antico. Da quel giorno i due si erano frequentati spesso presi dall'interesse comune, e in cambio di alcune lezioni teoriche aveva promesso di insegnargli ad interpretare i tarocchi.

Bussò alla porta del suo ufficio, nel Dipartimento di Studi Umanistici, e attese una risposta che tardava ad arrivare. Sospirò mentre si voltava. Non era certo una novità. Il prof. Feng era famoso per essere il docente meno rintracciabile dell'intero Ateneo. Ma immaginava dove poterlo trovare.

Matt era un giovane uomo di 33 anni, dall'aspetto curato tipico di un insegnante. Nonostante il colore dei capelli fosse decisamente più scuro del suo, chi li vedeva insieme avrebbe detto che fossero parenti, perché avevano lo stesso colore degli occhi, un ambra intenso che cambiava spesso sfumatura, ma il professore li nascondeva dietro un paio di occhiali da intellettuale. In realtà erano più spiriti affini per i loro caratteri oltre che ovviamente per la loro passione comune: la cartomanzia.

Non era raro trovarlo tra gli alti scaffali della biblioteca universitaria, immerso in qualche volume polveroso dall'aspetto antico, scritto così fitto da rendere impossibile capire in che lingua fosse scritto. Ed infatti le sue aspettative non furono deluse. Nell'angolo più remoto dell'enorme stanza c'era un giovane con un tomo enorme che dava le spalle all'entrata. Sebbene per la giovane età potesse benissimo far credere che potesse essere uno studente, il librone non lasciava adito a dubbi.

“Come mai la trovo qui a leggere invece che nel suo ufficio durante l'orario di ricevimento, professore?” gli disse dopo averlo raggiunto con tono canzonatorio. Trasalì prima di voltarsi e vedere chi avesse parlato.

“Alex, ma sei tu? Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo fosse di nuovo il rettore...”

“Allora non sono l'unico che si lamenta!” disse ridendo mentre si sedeva di fronte all'amico. “Allora, come procedono i tuoi studi?”

“Benone! Ho quasi finito di scrivere il mio articolo, e non è stato semplice sai? Collegare gli I Ching orientali ai Tarocchi occidentali ha richiesto molto lavoro! Sapevi ad esempio che...”

“Se qualcuno poteva riuscirci quello eri tu” lo interruppe delicatamente. Matt infatti era nato da padre europeo e madre asiatica, ed era cresciuto con entrambe le culture, diventando un uomo dalla mente aperta. Sapeva però che se avesse iniziato a parlare delle sue ricerche si sarebbe infervorato e poi sarebbe stato difficile fermarlo. “Scusa se ti interrompo, ma ho una cosa urgente da chiederti. Ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai su questa carta” gli chiese mentre gli porgeva la carta estraendola dal suo mazzo. Gli occhi dell'amico si illuminarono. Adorava fare sfoggio della sua cultura.

Matt si tolse gli occhiali, li pulì con il maglione e poi se li rimise per osservare meglio l'illustrazione. “Ah, la Giustizia. E' una carta molto affascinante, forse unica nel suo genere. Sapevi che la puoi trovare con due numeri diversi? Tradizionalmente è l'Arcano N° 8, ma spesso viene scambiata con la Forza che è il N° 11”.

Eccolo che partiva. Quando iniziava a parlare non la finiva più. Fu costretto a interromperlo di nuovo, mentre si dilungava sulla motivazione di quello scambio, qualcosa che aveva a che fare con i segni zodiacali.

“Si, è tutto molto affascinante. Ma cosa sai dirmi dell'illustrazione?”

“Oh, l'iconografia della Giustizia? Viene solitamente rappresentata come una giovane dall'espressione dura. Dopotutto, la Giustizia dev'essere severa ma imparziale no? I testi più antichi riportano che abbia lo sguardo fisso perché non c'è nient'altro che le interessa se non ciò per cui è stata incaricata”.

-Si, sembra proprio da lei- pensò mentre ascoltava la descrizione.

“A volte ha un cappuccio, altre un copricapo o una corona. Solitamente è seduta su uno scranno, ma nelle raffigurazioni più antiche è in piedi e lo scranno è sostituito da un paio di ali bianche”.

-Proprio come nei miei sogni!-

“Nella mano destra stringe la Spada della Fatalità, con cui punisce i trasgressori della Legge, e nella sinistra la Bilancia, con cui soppesa le azioni commesse. Sono stato abbastanza esaustivo?”.

“Abbastanza. Ma non mi hai detto perché è rappresentata così. Perché è mora, perché ha gli occhi scuri?”.

“Ti stai fermando su dei dettagli, delle sottigliezze che variano da mazzo a mazzo. Ogni carta è differente, le illustrazioni variano, i personaggi possono essere più giovani, più anziani, a volte possono addirittura cambiare sesso! Certo, posso dirti che il tuo mazzo è molto antico, e non è assolutamente una di quelle commercialate industriali che puoi trovare in edicola. Probabilmente la tua Giustizia deriva da una tradizione millenaria che evidentemente ci sfugge”.

Rimase pensieroso per un attimo mentre l'amico gli restituiva la carta. “Alex? Alexander? C'è qualcosa che non va?”

Si riscosse dai suoi pensieri. “No nulla, stavo solo pensando ad una persona che le assomiglia terribilmente. Ma è impossibile che sia lei. Giusto?”

Lo studioso esplose in una fragorosa risata che fece voltare gli altri studenti nella biblioteca oltre a far infuriare l'anziana bibliotecaria. Dopo le occhiatacce ricevute imbarazzato si riprese. “Ovvio che no. In fondo quella rappresenta soltanto un concetto astratto, per quanto importante. Ma sai, i tratti sono talmente generalizzati che non è difficile trovare qualcuno che assomigli all'illustrazione. Sono sicuro che se facessi attenzione ne troveresti decine”.

“Mah, forse hai ragione” rispose, anche se con poca convinzione. Non si trattava di una semplice somiglianza, tutto in quella ragazza, dall'aspetto all'abito con cui la sognava, persino i suoi modi e quell'atteggiamento strafottente ricordavano l'Arcano della Giustizia, e ne era sempre più convinto.

   
 
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