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Autore: Natalja_Aljona    25/10/2015    2 recensioni
Novosibirsk, 2013.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja e Lev Fëdorovič Puškin, l’aspirante pattinatrice e l’ex terrorista.
Lei quindici anni di sogni, lui ventidue anni di illusioni.
Lei scandalosamente bionda, coraggiosa e incosciente come poche.
Lui troppo impulsivo e troppo innamorato.
Lei frequenta il penultimo anno del Ginnasio, lui ha passato sei anni in carcere per un attentato a Putin.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona e Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Centoventidue
And I guess you'd say we used to talk about busting out

E immagino che tu diresti che eravamo soliti parlare di scappare via

Hiding on the backstreets

Nascondendoci nei vicoli di periferia


Time turns another page
And a million years go passing by
Broken heartstrings and guitar strings
You and me all down the line
Running wild, carving our names
On anything that we could find


Are you in there anymore, my friend?
Are you in there anymore, my friend?


I think I almost loved you then
That was such a long time ago


If only we could keep it together
We could find our way


Il tempo gira un'altra pagina

E un milione di anni ci passano davanti

Corde di un cuore infranto e corde di chitarra

Tu ed io su tutta la linea

Correndo come matti, incidendo i nostri nomi

Su qualsiasi cosa riuscissimo a trovare


Sei ancora qui, amica mia?

Sei ancora qui, amica mia?


Penso di essermi quasi innamorato di te allora

È stato così tanto tempo fa


Se solo riuscissimo a resistere insieme

Potremmo trovare la nostra strada
(Finest Hour, Black Star Riders)


Forse Aljona e Khadija non sapevano perché fossero diventate amiche di Svetlana, ma Svetlana sapeva perfettamente perché era diventata amica loro.
Non aveva ancora sei anni, allora, ma Svet aveva già le idee molto chiare.
Effettivamente era difficile immaginare un tempo in cui Svetlana Viktorovna Korš si potesse anche solo lontanamente associare all'aggettivo
"innocente".
Aljona e Khadija, beh, si capiva subito che sarebbero diventate amiche,
quel genere di amiche, quelle che si leggevano nel pensiero e si completavano le frasi a vicenda, entrambe abbastanza paranoiche e meravigliose da riuscire a sostenersi e distruggersi a vicenda, spesso contemporaneamente.
Khadija aveva il più bel sorriso che si fosse mai visto, un'invidiabile treccia di capelli nerissimi, occhi scuri e ridenti senza che ci fosse la benché minima ragione di ridere e una meravigliosa pelle color caffelatte.
Una bambina così, che già faceva voltare chiunque incrociasse la sua strada, perché chi mai aveva mai visto una bambina così a Novosibirsk, e così bella, poi...

Una bambina così aveva già tutte le carte in regola per far saltare i nervi a Svetlana.

Non poteva essere anche composta, educata e spaventosamente intelligente.

E invece lo era, naturalmente.
E aveva un background tanto complicato da confondere le idee a un insegnante di geografia.
Aljona era diversa.
Non diversa da Khadija, questo sarebbe stato troppo semplice.
Era diversa e basta,
era proprio diversa.
Certo, era diversa anche da Khadija, anzi, diversissima, tanto bionda da rasentare l'abbagliante, dagli occhi chiarissimi e con un vestito bianco che, sommato alle iridi cristalline e alla cascata di capelli dorati, sembrava fatto apposta per bruciare le diottrie altrui, o almeno per finire il lavoro.
Bambine così erano già più frequenti a Novosibirsk, anche se, Khristos, magari non si vestivano tutte di bianco...

Ma Aljona era diversa.

Eterea al punto di far venire la tentazione di toccarla solo per scoprire se avesse una consistenza o la mano le sarebbe passata attraverso
-oh, magari!-, e quindi anche lei potenzialmente irritante, perché si sapeva, Svet aveva sempre avuto il pregiudizio facile...
Ma cosa diavolo si poteva dire a uno scricciolo che ti guardava, sfoderava un sorriso dolcissimo e, costringendoti a tenere gli occhi socchiusi per colpa di quel vestito in grado di scatenare complessi di inferiorità anche in un'oca delle nevi, esordiva dicendo:
"Mi chiamo Aljona e sono Cosacca, antiputiniana, antistalinista, antizarista e antiasburgica"?
Una simile uscita poteva, per così dire, confondere le idee.
Allora Aljona non aveva ancora conosciuto Anatol', o meglio, lui l'aveva vista appena nata, ma lei sul momento non aveva realizzato...
Ad ogni modo, non aveva ancora conosciuto né Tolik Bezuchov né il rock 'n roll, quindi amava solo i Cosacchi.
Il suo principe azzurro era Emel'jan Pugačëv e i suoi genitori non avevano niente da ridire.
Molto meglio un Cosacco del Don tendenzialmente sanguinario a un qualsiasi putiniano.
Restava il fatto che Svetlana fosse un po' confusa.
Khadija era troppo sorridente e gentile per starle antipatica, e questo la metteva terribilmente a disagio.

Aljona era troppo e basta.

Aljona, a pensarci bene, non la metteva a disagio.
Aljona era
il disagio.
Quindi era deciso.

Sarebbero diventate le sue migliori amiche.


Some day you'll be missed by those you leave behind
And I hope you touched other lives like you've touched mine
Old habits die hard
Old habits die hard
It might be painful to smile
But it covers the scars
Appearances change but don't change who we are
And old habits die hard


Un giorno sarai rimpianto da coloro che ti lasci alle spalle

E spero che tu abbia toccato altre vite come hai toccato la mia

Le vecchie abitudini sono dure a morire

Le vecchie abitudini sono dure a morire

Può essere doloroso sorridere

Ma copre le cicatrici

Le apparenze cambiano ma non cambiano chi siamo

E le vecchie abitudini sono dure a morire

(Old Habits Die Hard, Bon Jovi)


[...]


And there I stood just like a soldier
I was tough until I saw her
I said hello, but she just turned away


E io stavo lì proprio come un soldato

Ho fatto il duro finché non l'ho vista

L'ho salutata, ma lei si è voltata dall'altra parte

(Edge Of A Broken Heart, Bon Jovi)


Anche Vasilij Nikolaevič Pugačëv aveva le idee chiare.
Un cognome che in nessuna parte della Russia e meno che mai nel suo quartiere sarebbe passato inosservato e un'arroganza singolare già a sei anni.
In poche parole,
una creatura diabolica.
Era già pronto a fare il prepotente con qualunque essere umano meno straordinario delle sue aspettative si fosse azzardato a sbarrargli la strada, ma prima avrebbe dovuto scoprire una cosa.

C'erano altri Cosacchi come lui, in quella classe?

Perché un conto era il cognome, un altro era il sangue.
I suoi genitori non gli avevano mai fatto pressioni sull'argomento: era un bambino e poteva essere amico di tutti, anche se, essendo un bambino di Nostal'hiya, ovviamente non avrebbe potuto essere amico di figli di putiniani.
Questo Viktorija e Nikolaj Pugačëv non gliel'avrebbero permesso, ma nel loro ex Ginnasio non correva rischi.
Nessun putiniano ci avrebbe mai iscritto i propri figli.
La verità è che era Vasilij a non volere essere amico di tutti.
Discendeva da una famiglia cosacca e pretendeva amici alla sua altezza, coraggiosi e intelligenti quanto lui, rigorosamente siberiani, nostal'hičnyy e preferibilmente cosacchi.
Gli altri bambini erano piuttosto intimiditi da lui, e questo gli dava incredibilmente noia.
Svetlana Korš l'aveva guardato di sfuggita, aveva alzato gli occhi al soffitto e si era voltata dall'altra parte.
L'eccessiva sicurezza di Vasilij non la scalfiva, e lei preferiva scegliersele da sola, le persone da rispettare.
Al momento, per quanto la riguardava, Vasilij Pugačëv di rispettabile aveva solo il cognome, e non era sufficiente.
Ma Svet non era di origine cosacca, era solo una che se ne fregava, a qualsiasi età, di qualsiasi cosa e persona.

Svet non era di origine cosacca, ma era visceralmente siberiana.

Di Khadija Bezuchova, invece, Vasja non sapeva cosa pensare.
Era nata in Uzbekistan, e gli Uzbeki non avevano una buona fama presso i Russi, come i Kazaki e tutti i popoli di
"quei Paesi".
Era nata in Uzbekistan come suo padre, ma sua madre era svedese e lei e suo padre erano siberiani.
Questo aveva affermato con estremo orgoglio, e questo aveva lasciato Vasilij considerevolmente perplesso.
Anche perché Khadija sorrideva, e il suo non era certo un sorriso che si poteva ignorare.
Non era certo un sorriso che si poteva dimenticare.
Così, in attesa di prenderci le misure, aveva preferito lasciarla perdere e si era diretto verso la sua compagna di banco, quando aveva realizzato che quella seduta accanto a Khadija era una persona e non lo spettro della luce.
-Tu come ti chiami?- le chiese, brusco, mentre Khadija lo guardava incuriosita, e come Aljona alzò lo sguardo Vasilij sentì di aver fatto il più grande errore della sua vita.
Il che, avendo sei anni, poteva essere ancora perdonabile.
Forse.
Aljona aveva lo sguardo che l'avrebbe fatto pentire di ogni parola, gesto e perfino pensiero sbagliato, da lì fino alla fine delle loro vite.
-Aljona Sergeevna Dostoevskaja, nipote del Generale Vasilij Il'ič Zanevs'kij.
Cosacco ucraino, naturalmente. Tu?-
Vasilij aveva perso l'equilibirio e si era dovuto appoggiare al banco di Khadija, che aveva posato una mano sulla sua per sostenerlo.
-Generale...- sussurrò il bambino fra sé e sé, scosso, e Aljona annuì, orgogliosa.
-Cosacco ucraino- ripeté, e Vasilij, se possibile, sbiancò ulteriormente.
Generale Vasilij Il'ič Zanevs'kij, Cosacco ucraino.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja,
sua nipote.
-Io sono Vasja- mormorò, senza più alcuna forza né intenzione di fare lo spaccone.
-Vasja?- ripeté Aljona, aggrottando le sopracciglia, in attesa di patronimico e cognome.
Non poteva certo cavarsela così, non al cospetto della nipote del Generale.
-Vasilij Nikolaevič Pugačëv-
La fierezza con cui lo pronunciava di solito era svanita insieme alla sua spavalderia.
-Oh. Pugačëv. Sei il nipote di Roman?-
-Roman, sì...-
-Era nella foto di classe del nonno. Sai, anche lui ha studiato qui. Gli ho chiesto chi fosse e mi ha detto Roman Pugačëv, un suo amico. Quindi credo di poter essere tua amica, se vuoi-
Finalmente Aljona sorrise e Vasilij vide, metaforicamente parlando, il cielo aprirsi e lo spirito di Pugačëv a cavallo illuminarlo d'immenso.
-Oh, certo!
Grazie!-
Grazie?

L'aveva intuito fin dal primo momento, che quella ragazzina avrebbe avuto su di lui un potere a dir poco pericoloso.

Che fosse benedetto suo nonno Roman, che al Ginnasio era riuscito a diventare amico di un futuro Generale cosacco ucraino...

-Ma perché tuo nonno non è Generale?-

Che potesse morire fulminato...

Aljona non aveva mai assistito a un colpo apoplettico, ma non c'era bisogno di un esempio pratico per capire che il sangue di Vasilij si era cristallizzato e l'ossigeno, anziché arrivare ai polmoni, si stava a sua volta interrogando sul perché diavolo Roman Pugačëv non fosse diventato Generale.
-Non fa niente, dai, stai tranquillo.
Il nonno ha detto che posso essere amica anche di nipoti di militari con gradi più bassi-
Vasja aveva sorriso debolmente, sinceramente grato alla generosissima nipote del Generale Zanevs'kij.
Il sangue aveva ripreso a scorrere e circolare e l'ossigeno era riuscito a raggiungere i polmoni, ma la sua autostima non era mai più stata la stessa.


These were my friends
These were my dreams
These were my hopes
These are my streets
Can you hear me?


Questi erano i miei amici

Questi erano i miei sogni

Queste erano le mie speranze

Queste sono le mie strade

Riesci a sentirmi?

(Work For The Working Man, Bon Jovi)


[...]


I pushed your patience and my luck

It wasn’t love, I didn’t trust

It wasn’t you, or me, or us

You’ve shouldered ifs, and ands, and buts

It’s not that way, ok, I’ve said too much


Ho forzato la tua pazienza e la mia fortuna
Non era amore, io non mi fidavo

Non sei stata tu, o io, o noi

Tu hai accettato i "se", gli "e" e i "ma"

Non è così, ok, ho detto troppo

(Not Running Anymore, Bon Jovi)


-Quindi tu sei... Uzbeka?-
Il tono sospettoso di Vasilij avrebbe dovuto infastidire Khadija, e lo fece, ma c'era qualcosa di più.
Era sparita l'aria strafottente del ragazzino cosacco, sostituita da una cauta curiosità che sfumava nel timore, un timore che lei non si sapeva spiegare, essenzialmente per due motivi:
Vasilij Pugačëv era siberiano di Nostal'hiya, e sarebbe diventato uno di quei ragazzi che non avrebbero dovuto temere niente all'infuori di loro stessi.
E Khadija Bezuchova non era solo uzbeka.
-Di nascita. Per tutto il resto sono siberiana come te-
-Tutto il resto?-
-Tutto quello che conta-
-Uhm. Certo. Bene-
-Davvero-
-Ci credo.
Davvero-
-Tu rispetti solo i Siberiani?-
-Sì, forse... No, forse no. Non solo. Non lo so-
-E non ti piace uscire da Nostal'hiya?-
-No, è che... Novosibirsk
fuori è bella, ma è... Grande, e... Fa un po' paura, ecco. Anche Nostal'hiya fa paura. Ma Nostal'hiya è... Mia-
-Lo capisco, sai? Lo so cosa ti fa paura. Per questo sei così.
Hiding on the backstreets-
-Cosa?-
-È Bruce Springsteen, un americano. Secondo me ti piacerebbe-
-Ma se è americano...-
Inaspettatamente, Khadija rise.
-Non sono poi così male, gli Americani-
-Ma sono americani-
-Indubbiamente-
-E allora come la mettiamo?-
-Beh, c'è tempo. Abbiamo tempo, Vasja, no? Per vedere oltre i nostri
backstreets, per ascoltare Bruce Springsteen e per rivalutare gli Americani-


One soft infested summer me and Terry became friends
Trying in vain to breathe the fire we was born in
Catching rides to the outskirts tying faith between our teeth


And hiding on the backstreets, hiding on the backstreets
With a love so hard and filled with defeat
Running for our lives at night on them backstreets


In una dolce estate maledetta io e Terry siamo diventati amici

Cercando invano di respirare il fuoco in cui eravamo nati

Facendo passeggiate in periferia stringendo fra i denti la nostra fede


E nascondendoci nei vicoli di periferia, nascondendoci nei vicoli di periferia

Con un amore così tenace e segnato dalla sconfitta

Correndo per sopravvivere di notte nei vicoli di periferia

(Backstreets, Bruce Springsteen)


La prima volta che Khadija l'aveva chiamato Vasja.
La prima volta -e dopo pochi minuti la seconda- che gli aveva nominato Bruce Springsteen.
La prima volta che qualcuno aveva riso di lui non per schernirlo, ma con una tenerezza che Vasilij non si era mai aspettato di poter trovare all'infuori della sua famiglia.
Era il primo giorno di scuola.
Ed era solo il primo giorno.
Vasilij Pugačëv che si nascondeva nei vicoli di periferia e aveva paura della Novosibirsk "di fuori", amando visceralmente un quartiere che faceva più paura di qualsiasi altro angolo della sua città.
Khadija Bezuchova che era nata in Uzbekistan ma era siberiana per tutto quello che contava, citava un americano come se gli Americani avessero mai potuto avere la stessa dignità dei Siberiani, e cominciava a provare una certa inspiegabile simpatia per quel bambino dallo sguardo tagliente che non sapeva se il suo quartiere avrebbe mai ricambiato il suo amore.
E Aljona Dostoevskaja, che aveva cinque anni e la sua più alta ispirazione del momento era sposare un Cosacco, e undici anni dopo ci sarebbe riuscita, ma per ora la lasceremo da parte, perché bisogna essere prudenti quando si parla della nipote di un Generale di sangue cosacco.


Trying to learn how to walk like heroes we thought we had to be
And after all this time to find we're just like all the rest
Stranded in the park and forced to confess
To hiding on the backstreets, hiding on the backstreets
We swore forever friends on the backstreets until the end
Hiding on the backstreets, hiding on the backstreets


Cercando di imparare a camminare come gli eroi che pensavamo di dover essere

E dopo tutto questo tempo scoprire che eravamo proprio come tutti gli altri

Prigionieri in un parcheggio e costretti a confessare

Di nasconderci nei vicoli di periferia, nasconderci nei vicoli di periferia

Abbiamo giurato di essere amici per sempre nei vicoli di periferia fino alla fine

Nascondendoci nei vicoli di periferia, nascondendoci nei vicoli di periferia

(Backstreets, Bruce Springsteen)


[...]


Bless each tear and this dirt I was born in


Benedico ogni lacrima e questa miseria in cui sono nato

(We Don't Run, Bon Jovi)


-Non sarò mai come lui. Dio, Khad, guardalo! Al è una ragazza così fortunata!-
-Ragazza, appunto. Vasja, finora non mi hai mai dato modo di dubitare delle tue inclinazioni sessuali, ma sul serio... Una ragazza normale, al massimo, arriva a essere gelosa della propria migliore amica, se teme che il suo fidanzato possa essere innamorato di lei. Ma del fidanzato della propria migliore amica? Khristos, Vasilij, Lev avrà il suo fascino, e sì, tutto sommato anche tu, ma parliamoci francamente, non hai nessuna speranza di rubare il ragazzo alla nostra migliore amica!-
-Ma cosa c'entrano le inclinazioni sessuali? Con Lev non si può parlare di inclinazioni... E nemmeno di sesso, almeno per quanto mi riguarda, perché, beh...
Questo riguarda solo Aljona, e mi sembra anche giusto così. Ma Khad, Lev è tutto! È praticamente tutto ciò che ho sempre sognato!-
-Ah-
-Di essere! Che ho sempre sognato di essere!-
-Ah!-
-Eh!-
-E spiegati meglio, dannazione! Ogni volta che lo vedi ti manca poco dal fare il segno della croce!-
-Ecco, forse hai colto il punto.
Lev è una religione-
-E spero che tu non sia un profeta, perché la cosa mi devasterebbe. Più che altro perché ho sempre creduto che i profeti fossero delle brave persone, delle figure rispettabili, e
tu...-
-Oh, lascia perdere. Lev è Dio e Al è tipo...
Un angelo-
-E tu sei tipo...
Un idiota?-
-Khad, tu continui a non capire. Anzi, ti dirò di più: tu
non vuoi capire!-
-Cosa c'è da capire? È un bel ragazzo, alto, biondo, affascinante, carismatico e intelligente, praticamente identico al Jon Bon Jovi del 1992-96, periodo
Keep The Faith, Cross Road, These Days e concerto del 19 maggio 1996 a Yokohama, esattamente il contrario di te, e tu hai un attimino perso la testa. Tranquillo, può capitare di attraversare un periodo di confusione sessuale. Basta che ti passi, perché nonostante quello che mi costringi a dirti ogni volta che ti viene la pessima idea di parlare non sei male come fidanzato. E in ogni caso Lev ha Al, Al è più bella di te, Lev è etero e ama Al e tu non hai speranze-
-Ma anch'io sono...-
-No, Vasja, davvero,
lascia perdere. Tu sei solo stupido. Il genio del Ginnasio, per carità, ma appena usciamo da scuola i tuoi neuroni si involano. Come gli aironi, hai presente?-
-Come gli aironi.
Carino-
-Mica tanto, dato che la tua fidanzata sono io, e lo sono anche e soprattutto fuori da scuola-

Vasilij ignorò deliberatamente il commento della sua fidanzata anche e soprattutto fuori da scuola e indicò con un cenno del capo l'eroe di Novosibirsk, il suo idolo e modello di vita, e la nipote del Generale, la sua migliore amica e disperazione, in quel momento intenti a discutere fitto fitto di chissà quale dolcissimo argomento.
Lev sfiorava i capelli di Aljona come se stesse toccando il Paradiso e lo sguardo perso della ragazzina rifletteva alla perfezione la totale assenza di attività cerebrale che albergava sotto quei capelli, ma le loro parole, oh, quelle dovevano essere meravigliose, e Vasja avrebbe dato qualsiasi cosa per riuscire a coglierne almeno una parte.
Per sapere cosa dicevano gli eroi e cosa rispondevano le nipoti dei Generali.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel ragazzo che era diventato leggenda prima di diventare uomo, a non idealizzare gli eroi e a non idealizzare i Cosacchi, anche se non tutti i Cosacchi erano eroi e non tutti gli eroi erano Cosacchi.
A non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona, Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli, Khadija sorridente e impertinente, così speciale da fargli tremare le parole e da farlo sorridere anche quando lo insultava, e lui, lui, Vasilij, che aveva una paura lacerante di non essere abbastanza, che se non fosse stato il migliore di tutti e il più forte di tutti anche a costo di calpestare gli altri sarebbe scomparso in quell'inferno a cui lui non voleva credere, ma che forse era più vero di qualsiasi suo sogno...
Vasilij che non si fidava, non si fidava mai, e voleva il cuore, l'anima e il sangue, le promesse e la devozione eterna, l'adorazione incondizionata, viveva con il panico e il terrore di non essere amato abbastanza e si rovinava, si distruggeva, rovinava e distruggeva gli altri, e non era vero, perché era amato, Vasilij, era amato con la stessa ferocia e la stessa tenerezza che lui riservava a quelle persone che avrebbe voluto rubare al mondo perché nessuno osasse portargliele via, ed era amato proprio da loro, le sole che contavano per lui.


And it don't matter just what you say
Are you tough enough to play the game they play
Or will you just do your time and fade away?


E non importa quello che dici
Sei forte abbastanza per stare al loro gioco
O vivrai solo il tuo tempo e scomparirai?
(Jackson Cage, Bruce Springsteen)


[...]


I don't wanna fade away
Oh, I don't wanna fade away
Tell me what can I do, what can I say
'Cause darlin', I don't wanna fade away


Io non voglio scomparire
Oh, non voglio scomparire
Dimmi cosa posso fare, cosa posso dire
Perché tesoro, io non voglio scomparire
(Fade Away, Bruce Springsteen)


-Secondo te di cosa stanno parlando?-

-Oh, come faccio a saperlo? Ma... Beh, se vuoi cerco di capirlo-

-Davvero?-

Vasja non credeva che Khad gli avrebbe dato retta, ma ora anche lei sembrava curiosa di scoprire quali meravigliose parole stessero impedendo al sistema cardiovascolare di Aljona di portarle ossigeno al cervello, quindi si avvicinò di soppiatto ai due Cosacchi, ascoltò i loro discorsi per un paio di minuti con crescente disappunto e tornò da Vasilij assolutamente incredula.
-Khristos, quei due non riescono a formare un ottetto di neuroni neanche con un legame covalente! Oh, si amano, questa è l'unica cosa su cui non si possono nutrire dubbi,
ma stanno parlando del microonde del padre di Lev!-
-Otto? Cosa diavolo se ne fa Aljona di otto neuroni? Ne ha solo uno: si chiama Jon Bon Jovi, è biondo, del New Jersey e troppo bello per poter essere anche utile-
-Già il fatto che tu creda che i neuroni abbiano i capelli, nazionalità e caratteristiche fisiche dice molto sui tuoi- osservò Khadija, ma il ragazzo non si scompose.
-Quelli di Al sì-
-E infatti tu Al l'hai sempre sopravvalutata-
-È la ragazza di Lev.
Merita stima eterna per questo-
-Quella di Al e Lev sarà anche la storia d'amore del secolo, ma adesso stanno parlando di microonde!-
-Argomento estremamente attuale. Che problema c'è?-
-Lui ha
paura dei microonde-
-Non è carinissimo? Un grande eroe con una debolezza così...-
-...stupida?-
-Avrà anche una debolezza stupida, ma ha un sorriso che...
Cioè, quanti altri uomini al mondo hanno un sorriso così?-
-Jon. E David Bryan. Comunque, non che a me interessi, ma in tutta onestà Lev è anche meglio di Jon, e ce ne vuole per essere meglio di Jon.
Oggettivamente parlando, si intende-
-Questo è sicuro, anche perché Lev non è americano-
-Ma ha l'aria da New Jerseyan, lo sguardo da New Jerseyan e il sorriso da New Jerseyan, eppure è così visceralmente siberiano... Credo sia anche per questo che Al si è innamorata di lui. È la perfetta via di mezzo fra Jon e Pugačëv. E fuma quanto Keith e mio padre messi insieme. Che palle, sempre di tossici si deve innamorare quella...-
Vasilij si accigliò, si voltò molto cautamente verso la fidanzata e le rivolse uno sguardo lievemente preoccupato.

-Tuo padre è un tossico, Khad?-

-Beh, di tutte le nostre foto di famiglia è difficile trovarne una in cui non abbia una sigaretta. Mio padre non è un uomo, è una triade. Non bisognerebbe chiamarlo Anatol' Bezuchov. Piuttosto qualcosa come
Anatol'Bezuchovchitarrasigaretta. Se gli togli una delle due il suo equilibrio psicofisico comincia a vacillare, se gliele togli entrambe ha lo sguardo vacuo e l'elettrocardiogramma piatto, sembra sotto shock-
-Anatol'Bezuchovchitarrasigaretta... Tutto attaccato?-
-Eh,
darling, i New Jerseyans mica le scandiscono, le parole. Sei tu che gli devi andare dietro, che devi dannarti per non perderne neanche una, perché every word is a piece of their heart* e di certi New Jerseyans non ci si può permettere di perdere neanche un respiro-
-Ma tuo padre è uzbeko, Khad, vero? Devi garantirmelo, eh, perché io la figlia di un americano non la sposo, neanche la figlia di un New Jerseyan, manco fosse la figlia di Bruce in persona-
-Jessica Springsteen è del '91, è troppo grande per te-
-E chi caspita se ne frega di Jessica Springsteen, io dicevo per dire...-
-Mio padre è uzbeko-siberiano, comunque.
Ma soprattutto siberiano-
-Grazie a Dio. Allora posso sposarti-
-Tu ringrazia chi vuoi, io devo ancora capire cosa ho fatto di male per doverti sposare... Che poi, dai, pensaci: Al e Lev... Non sembrano i Cip e Ciop siberiani?
Cip e Ciop, Al e Lev...-
-Adesso cosa c'entrano Al e Lev...
Aspetta! Dove sono andati Al e Lev?!-
Khadija seguì lo sguardo del giovane Cosacco e sul suo viso si dipinse un'espressione confusa, ma non sconvolta.
Quella la lasciava a Vasilij.

Cip e Ciop erano spariti, già.

-Oh... Se ne sono andati! A preparare qualcosa al microonde, suppongo-
-Oh, smettila! Avranno di meglio da fare!-
-Sicuramente più di te, che studi ogni loro movimento neanche dovessi scrivere una tesi di sociologia sulla gioventù cosacca del nostro secolo... E di me che ti do retta e mi lascio convincere ad origliare i loro discorsi sui microonde!-
-Noi non abbiamo proprio niente di meglio di fare?-
-Meglio di spiare l'idillio di Cip e Ciop? Beh...-
-No, aspetta, ti ricordi della prima volta che sono venuto a cena a casa tua? Dopo che ci siamo fidanzati, intendo. Vale a dire dopo che mi hai costretto ad ammettere che gli Americani, o perlomeno i New Jerseyans, e gli Uzbeki, o perlomeno tu e tuo padre, avevano gli stessi diritti umani e civili dei Siberiani-

-È stata dura, sì, me lo ricordo-

-Dio, credevo che tuo padre mi odiasse...-

-Davvero? Davvero lo credevi? Possibile? Non ne eri ancora sicuro?-

Vasilij sbiancò, e la crescente analogia fra il suo ragazzo e una gomma Maped avrebbe anche potuto preoccupare Khadija, se non avesse saputo per esperienza che, purtroppo, i Cosacchi potevano vivere anche quando il loro sistema cardiovascolare era momentaneamente non disponibile.

-Quindi è vero che mi odia!-

-Verissimo. Ma chissenefrega, no?-

-Oh... Chissenefrega, già-


It was all so simple when
You were to be queen and I'd be your king


Era tutto così semplice quando

Tu stavi per diventare regina e io sarei stato il tuo re

(Silent Night, Bon Jovi)


[...]


I know they have a hand time

And your daddy don't approve

But I don't need your Daddy

Telling us what we should do


So che per loro è difficile

E che tuo padre non approva

Ma io non ho bisogno che tuo padre

Ci dica cosa dobbiamo fare

(Living In Sin, Bon Jovi)


Innanzitutto, Vasilij non era per niente sicuro di piacere ad Anatol' e quest'ultimo, di fatto, non era particolarmente entusiasta dell'amicizia fra sua figlia e quel ragazzino dall'aria spesso torva e cupa, senza alcuna disposizione positiva verso il genere umano.

Anatol' era il chitarrista di una band hard rock e la sua sensibilità era inversamente proporzionale al suo odio per le boy band, ma era anche il marito di una psichiatra, un'ottima psichiatra che, per quanto non fosse mai riuscita a fare niente per lui, qualcosa di utile gliel'aveva insegnato.

Pertanto, una volta abbandonato il progetto di scaraventare in orbita il presunto amico di sua figlia, sottolineando bene le parole presunto e figlia, con la paletta della Telecaster, il padre di Khadija, che talvolta riusciva perfino a prevalere sul chitarrista di una band hard rock, e purtroppo non era molto più rassicurante dell'arruffato ragazzino in giubbotto e pantaloni di pelle che alle due del pomeriggio gravitava fuori dal Ginnasio Emel'jan Pugačëv e cercava di stemperare la giustificata inquietudine degli altri genitori dicendo: "Buongiorno, sono Tolik Bezuchov, il padre di Khadija", aveva realizzato la situazione.

Vasilij non aveva nessun terribile segreto, non c'erano evidenze nel passato a giustificare il fatto che fosse un bastardo nel presente.

Vasilij era paranoico.

Per Anatol', che classificava le persone in canzoni, lui era Bad Medicine, Wanted Dead Or Alive, I'll Sleep When I'm Dead, Danger On The Track e Street Fighting Man, sua figlia era Khadija Darling, sua moglie era Born To Be My Swedish, Aljona era Good Day Sunshine e The Only Hell Your Mama Ever Raised, la sorella di Ekaterina Kathy Tuesday e la secondogenita di Sergej e Lyudmila Hearts Breaking Even.
Vasilij, invece, era
Adam Raised A Cain e Darkness On The Edge Of Town.

Quest'ultimo era anche il suo album preferito di Bruce Springsteen, quindi, suo malgrado, avrebbe dovuto sopportarlo.

Cain Darkness Pugačëv era il fidanzato della sua Khadija Darling.

Il bastardo e sua figlia.

Khristos, essere il chitarrista di una band hard rock era più facile, ma essere il padre di Khadija Darling era addirittura più bello.

Anatol', oltre ad essere lo squilibrato che tutti sapevano, era una di quelle persone di cui tutti avrebbero voluto l'approvazione, la stima e anche solo uno sguardo, per quanto lui, dagli altri, sembrasse riscuotere ben poca approvazione, ancora meno stima e fin troppi sguardi - di disapprovazione, s'intende.

Anche Vasilij avrebbe voluto avere la sua approvazione, sia come fidanzato di Khadija che come essere umano in generale, ma la prima volta che era entrato in Casa Bezuchov Anatol' l'aveva quasi decapitato con un libro di interviste dei Rolling Stones formato placca tettonica provvidenzialmente scivolato da uno scaffale a cui l'incauto giovane Cosacco si era appoggiato, per poi preoccuparsi da morire che il suo prezioso volume si fosse rovinato o avesse anche solo rischiato di rovinarsi, e questo gli aveva insinuato il vago sospetto di non piacergli quanto avrebbe voluto.


But there's one thing I know for sure

Girl, I don't give a damn for the same old played out scenes

Baby, I don't give a damn for just the in-betweens
Honey, I want the heart, I want the soul, I want control right now


Ma c'è una cosa che so per certa

Ragazza, non me ne frega niente delle solite vecchie scene

Tesoro, non me ne frega niente degli intermediari

Tesoro, io voglio il cuore, voglio l'anima, voglio il controllo subito

(Badlands, Bruce Springsteen)


[...]


Hey, that's me and I want you only
Don't turn me home again, I just can't face myself alone again
Don't run back inside, darling, you know just what I'm here for


Ehi, sono io e voglio solo te

Non mandarmi a casa di nuovo, non posso più affrontare me stesso da solo
Non correre via, tesoro, tu sai perché sono qui

(Thunder Road, Bruce Springsteen)


Per Vasilij Anatol' non era quel gran figo del padre di Khadija come per la maggior parte delle sue compagne di classe né quel meraviglioso scricciolo adorabile nonché gran figo di Tolik come per Aljona.

No, per lui era solo il padre di Khadija, nell'accezione più spaventosa del termine.

Di positivo, nella prospettiva di cenare con il padre di Khadija quella sera, c'era solo una cosa: all'epoca, vale a dire 3 novembre 2009, Vasilij non era ancora del tutto sicuro che il padre di Khadija lo odiasse.

Lo sospettava fortemente, ma non ne era ancora del tutto sicuro.

In realtà, non era andata poi così male.

Aveva suonato il campanello, aveva trattenuto il respiro, dopodiché un metro e ottanta di chitarrista in canottiera nera, jeans strappati, piedi nudi, capelli scarmigliati, sigaretta fra le labbra e sguardo sprezzante, lo aveva fulminato da quei dieci centimetri di differenza con cui lo sovrastava.

-From your front porch to my front seat, the door's open but the ride ain't free- lo accolse, citando Thunder Road senza aspettarsi che lui capisse, anche se sapeva che Vasja, chiudendo un occhio sulla sua nazionalità, adorava Bruce Springsteen quasi quanto sua figlia.

Dal tuo portico al mio sedile anteriore, la porta è aperta ma la corsa non è gratuita...

Questo sì che era rassicurante.

-Привет...-

-So you're scared and you're thinking that maybe I ain't that young anymore... Show a little faith, there's magic in the night, you ain't a beauty, but, hey, you're alright... If that's alright with her*-

Come faceva pressoché sempre, Anatol' aveva adattato il testo della canzone alla situazione: Quindi sei spaventato e pensi che forse io non sia più così giovane... Dimostra un po' di fiducia, c'è magia nella notte, non sei una bellezza, ma, ehi, vai bene così... Se va bene per lei.

In quel momento arrivò Khadija, scendendo le scale di corsa, tutta raggiante nella sua maglietta preferita con stampata una foto in bianco e nero di Keith Richards e i suoi jeans grigi sbiaditi, i capelli neri sciolti e lievemente arruffati e ai piedi un paio di ballerine di vernice nera.

Volò accanto al padre, gli schioccò un bacio su una guancia facendogli illuminare gli occhi e poi prese sottobraccio Vasilij.

Non lo baciò, ma il modo in cui le luccicavano gli occhi era più che sufficiente.

-Oh, I wish I were blind, when I see you with your man- sospirò Anatol', voltandosi dall'altra parte, e Khadija sospirò, scrollando le spalle.

-Come va?-

-Credo bene... Sì, va tutto bene-

-E allora andiamo di là, la mamma ha preparato...-

-Ha preparato?- la interruppe Anatol', scettico.

-Ecco, non so cosa abbia preparato, ma qualcosa credo che l'abbia fatto-

-Ragazzina, tu nutri in tua madre una fiducia francamente eccessiva. Fee, si cena o è solo una leggenda metropolitana?-

-Per i ragazzi è pronto, Tolik, se ci tieni puoi mangiare anche tu-

-Mangiare qualcosa che non implichi aringhe marinate o trucioli dell'Ikea, intendi?-

-Ho fatto le köttbullar, se non ti vanno bene puoi sempre sgranocchiarti i booklet di qualche boxset dei Bon Jovi in edizione limitata-

-Che dubito siano edibili, ma se anche lo fossero non potrei mai, sono sacri-

-Allora vai da Stas-

-Oh, dai... Baby, let's be friends*...-

-Troppo tardi, purtroppo ti ho già sposato-

In cucina li aspettavano un vassoio di polpettine svedesi fumanti con patate saltate e Freyja, con la sua treccia bionda e i begli occhi di Mar Baltico, che nonostante la scarsa fiducia del marito era riuscita a preparare una cena rispettabilissima, anche se rigorosamente scandinava, e ora aspettava di avere la rivincita sull'ingiusto sarcasmo del suo chitarrista.

Quando lo vide, però, le venne semplicemente naturale sorridere, solo sorridere a quel ragazzino arruffato che sembrava sempre fuori dal mondo, ma lei il mondo senza Anatol' l'aveva dimenticato molti anni prima.

Anatol' semplicemente aveva avuto fiducia, aveva creduto che un giorno sarebbe riuscito a raggiungere la città che sentiva fin dentro l'anima e i suoi anni di botte, di sangue e di insulti sarebbero finiti lì, dove l'avrebbero guardato come il re del mondo e l'avrebbero amato invano ma perdutamente, proprio come lui amava la musica.
Vasilij invece no, non si fidava, aveva solo quella città e aveva paura che un giorno sarebbe stato costretto a restituirla, a restituirla insieme ai sorrisi di Khadija, tanto intensi e assoluti da sembrare amore, e avrebbe dovuto arrendersi, perché non era un eroe, non era straordinario e non era meraviglioso, mentre Khadija e Anatol' sì, Lev e Aljona sì.
Lev e Aljona degli eroi avevano il sangue e l'anima e Khadija e Anatol' avevano il cuore e il talento, ma lui aveva solo quella disperazione e quella crudeltà più forti di lui.
Lev Nostal'hiya se l'era meritata, mentre Anatol' l'aveva conquistata.
Lui ci era nato e basta, ci era nato e se n'era innamorato perché era sua, era l'unica cosa, l'unico posto che gli appartenesse veramente.
C'erano quelle parole bellissime delle canzoni, I
'd rather die than fade away*, And the world is busting at its seams, and you're just a prisoner of your dreams, holding on for your life, 'cause you work all day to blow 'em away in the night*, And when you spit you better mean it, you got to make 'em all believe it, if you're gonna be the one...*
Stick to your guns, ain't nobody gonna hurt you, baby, you can go for the trigger, but only if you have to, aim from the heart, some will love you and some will curse you, baby, you can go to war, but only if you have to, it's only if you have to...*

Ma lui doveva, doveva.
And when you pray for independence, boy, you better stand your ground...
You got to give it all you got, now, or you might get shot down, fight hard, until the battle is won.*

Questo era lui, questa era la sua realtà.
Aveva ragione Anatol', la musica imprigionava l'anima della gente, e faceva fin troppo male dare l'anima a una canzone che non era nemmeno tua.


I'm wandering, a loser down these tracks

I'm dying, but girl, I can't go back

'Cause in the darkness I hear somebody call my name

And when you realize how they tricked you this time

And it's all lies but I'm strung out on the wire

In these streets of fire


Sto vagando, un perdente su queste strade

Sto morendo, ma ragazza, non posso tornare indietro

Perché nell'0scurità sento qualcuno chiamare il mio nome

E quando realizzi come ti hanno ingannato questa volta

E sono tutte bugie ma sono intrecciato con il filo

In queste strade di fuoco

(Streets Of Fire, Bruce Springsteen)


[...]


Tonight I'll be on that hill 'cause I can't stop
I'll be on that hill with everything I got
Lives on the line where dreams are found and lost
I'll be there on time and I'll pay the cost
For wanting things that can only be found
In the darkness on the edge of town


Stanotte sarò su quella collina perchè non posso fermarmi
Sarò su quella collina con tutto quello che mi è rimasto
Vite sul confine dove i sogni vengono trovati e si perdono
Sarò là in tempo e pagherò il prezzo
Per volere le cose che si possono trovare soltanto
Nell’oscurità ai margini della città
(Darkness On The Edge Of Town, Bruce Springsteen)


Prima di sedersi a tavola, lo sguardo di Vasilij scivolò sui tre opuscoli che Freyja aveva appoggiato vicino ai fornelli, sotto un evidenziatore verde ormai quasi finito.
Lesse distrattamente il titolo del primo e sussultò bruscamente.
La paranoia.
Il secondo, poi, era ancora più accattivante.
Il paranoico.
Eh no, eh!
Non parlavano di lui.
Non erano lì per lui.

Freyja era una psichiatra, era normale che si occupasse di argomenti e soggetti del genere.
Un dolcissimo sollievo si impadronì del ragazzo quando riuscì a scorgere il titolo del terzo opuscolo.

Il bipolarismo e la mania disforica.

Non era lui, quello non era lui!
-Vasja, siediti pure- lo chiamò gentilmente Freyja, che compensava l'atteggiamento inquietante e deliberatamente intimidatorio del marito con quei suoi modi deliziosi e deliziosamente scandinavi.
I Siberiani potevano essere fieri quanto volevano, ma di sicuro non brillavano in buone maniere.
Anatol' le sussurrò qualcosa all'orecchio e Vasilij si irrigidì, immediatamente sospettoso e sulla difensiva.
-Sul serio, Vasja, siediti- quasi lo implorò Khadija, e Anatol' si voltò a scoccargli uno sguardo sprezzante.
Dopo diede un bacio a fior di labbra a Freyja, e Vasja capì che non stavano parlando di lui.
Che comunque non era paranoico.
Non così tanto, almeno.
Insomma, non a livello patologico.
Solo un pochino.
Era arrivato il momento di mangiare un messaggio ad Aljona.


Anatol' mi odia. Sul serio. Non sono paranoico.


Anch'io ti odio, ma siamo amici lo stesso.

Certo che sei paranoico, purtroppo è una delle poche certezze della mia vita.

Ora piantala di fare il cretino e siediti.
Azzardati a deludere Khad e ti stacco la testa a morsi.
Nessuno ti chiede di essere un figo come Tolik, quella è una questione di DNA, tu devi solo cercare di comportarti da persona normale.
Sei un Cosacco, che diamine, sfodera un minimo di virilità.
Forse ce l'hai anche tu.

Forse.


Le buone maniere dei Siberiani, appunto.
Perché aveva scritto ad Aljona, esattamente?

Per il messaggio che gli arrivò tre secondi dopo, probabilmente.


Scherzo, scricciolo, sei meravigliosissimo.
Non hai niente da invidiare a Tolik. Cioè, solo una cinquantina di cose qua e là, ma sei fantastico lo stesso.
Per motivi che sfuggono alla mia comprensione, ma tant'è.
Ti voglio bene.
Baci,
Al


Sei una stronza. Anch'io ti voglio bene. Neanch'io so perché.


Pensa a Khad e spegni quel cavolo di cellulare!


-Vasja?-
Khristos.
Vasilij ripose il cellulare nella tasca dei jeans e si guardò intorno con aria smarrita.
-Sì?-

-Siediti-

-Subito-
Nonostante tutto, si riprese da quell'intermezzo di assenza cerebrale e sostenne stizzosamente lo sguardo contrariato del chitarrista.
Anatol' era un disagiato psichico più di lui, cosa diavolo voleva?
Adesso anche gli Uzbeki si permettevano di avere opinioni?
Gesù, dove sarebbero andati a finire?
-Well now, you ain't no hero, that's understood-

C'erano ragazzi che nascevano con il cuore infranto, e Vasilij era uno di questi.
Non importava quanto Khadija gli chiedesse
"Tell me how do you live broken-hearted"*, non importava quanto fosse felice la maggior parte delle volte e quanto gli volessero bene la maggior parte delle persone.
Non c'era niente da fare, avrebbe sempre avuto quella frattura nell'anima che a volte lo rendeva una persona orribile, altre volte meraviglioso oltre all'umanamente concepibile.
Non gliel'aveva spezzato nessuno, o forse era stato il suo quartiere per difenderlo il giorno in cui era nato.
Non era solo contro tutti come sembrava credere a volte, non era mai stato solo e nessuno aveva il coraggio di mettersi contro di lui, ma voleva fare la parte dell'eroe romantico e non c'era verso di strappargliela via.

L'aveva scritta anche sul diario di scuola, la sua frase, che in realtà era di Bruce, ma quando l'aveva ricopiata con la sua penna mezza scarica, mezza scarica già quando l'aveva comprata, che andava a scatti ma chissà perché ci si era affezionato, e la sua calligrafia ordinatissima, era stata solo sua.

Let the broken hearts stand as the price you've gotta pay*.

Lascia che i cuori infranti siano il prezzo che devi pagare.
-No, probabilmente no- rispose, con lo sguardo inchiodato sulla tovaglia decorata con chitarre di tutti i tipi.

Anche quella, già.
-Ehi, tranquillo! Guarda che non lo sono neanch'io!- esclamò inaspettatamente Anatol', posandogli una mano su una spalla in quello che avrebbe voluto -e solo voluto- essere un gesto rassicurante.
Ma sei uzbeko, quindi giù le mani.
Perché dovrei permettere a un uzbeko di mettermi a disagio?
Insomma, che ruolo hanno gli Uzbeki nell'evoluzione della specie?
Non siamo forse passati direttamente dall'homo sapiens sapiens all'homo siberianus?

-Vi piacciono le polpette?- intervenne a quel punto Freyja, e Khadija, l'unica che le aveva realmente assaggiate, annuì vigorosamente.
-Le polpette...- sussurrò Vasilij, con occhi spaventosamente vacui, e la ragazza alzò i suoi al soffitto.
-Sono fantastiche, mamma.
Lo pensano anche loro-


Inside I felt like I was carrying the broken spirits
Of all the other ones who lost


Dentro mi sentivo come se stessi portando gli spiriti infranti

Di tutti gli altri che avevano perso

(The Promise, Bruce Springsteen)


[...]


We wouldn't change this thing even if we could somehow
'Cause the darkness of this house has got the best of us
There's a darkness in this town that's got us too
But they can't touch me now and you can't touch me now
They ain't gonna do to me what I watched them do to you


Non cambiaremmo tutto questo neanche se potessimo in qualche modo
Perché c'è un'oscurità in questa casa che si è presa il meglio di noi
C'è un'oscurità in questa città che si è impadronita anche di noi
Ma loro non possono toccarmi adesso e tu non puoi toccarmi adesso
Non mi faranno quello che li ho visti fare a te
(Independence Day, Bruce Springsteen)


Quando cresci con Keith Richards e Ronnie Wood come angeli custodi, non ti aspetti di incontrare un bravo ragazzo.
Solo di trovartene uno un po' meno bastardo di Keith.
Se Khadija avesse avuto pretese più alte, col cavolo che si sarebbe innamorata di Vasilij.
Ma Vasilij non sapeva suonare, e, come le ricordava puntualmente suo padre, un bastardo che non sapeva suonare era perfettamente inutile.
Quindi, a conti fatti, lei si era innamorata di un ragazzo perfettamente inutile.
E questa non era una bella cosa.
Ma Vasilij sì che era bello, e tanto.

Era bello, bello, bello, anche troppo bello perché la sua bellezza potesse stare tutta in una frase, ma se qualcuno glielo diceva si accigliava, si incupiva di colpo, diventava sospettoso e si metteva sulla difensiva.
Ringraziava a bassa voce, ma non ci credeva, non si fidava, gli sembrava troppo semplice così, perché bello ci era nato, beh, sì, lo era diventato crescendo, ma per caso...
Per il patrimonio genetico, mica perché se l'era meritato.
Ma tutte le altre cose belle, quelle che non si vedevano, lui le aveva?
Non gliel'avevano mai detto, questo, e lui non lo sapeva, sapeva solo che i suoi genitori gli volevano tantissimo bene e la sua sorellina lo adorava, e anche lui adorava loro, ma fuori dalla sua famiglia chi sarebbe riuscito a capire se aveva davvero qualcosa di bello, se era davvero speciale?
Per lui era tutto una sfida, non era sicuro, perché gli altri chi li costringeva a volergli bene, quando diceva o sentiva qualcosa che gli altri non capivano, chi li costringeva a provarci, a fermarsi, a guardarlo, chi, se lui non era stato abbastanza speciale da convincerli, se aveva sbagliato anche se non sapeva cosa?
Vasilij era nato con questa paura insensata e molte altre paure insensate, non voleva fare del male a nessuno, non per davvero, ma poi un suo compagno di classe sussurrava qualcosa che lui non riusciva a sentire, e magari non c'entrava niente con lui, magari parlava di qualcos'altro, ma lui lo afferrava per la felpa e lo sbatteva al muro del corridoio e gli sibilava di non azzardarsi, di non osare, perché lui...
E l'altro non capiva, perché lui non gli permetteva di capire, e non sapeva se Vasilij aveva qualcosa di speciale, ma di sicuro aveva qualcosa di sbagliato.
Quel qualcosa di sbagliato lo sentiva anche lui, e ci stava così male che diventava ancora più intrattabile.
Khadija l'aveva visto così tante volte, li aveva visti, Vasilij e la sua paranoia, che sapeva si chiamava così perché gliel'aveva detto sua madre, e però vedeva anche l'allegria che gli sfuggiva a volte, la sincerità, l'intelligenza, i sorrisi veri, quelli che si mangiavano la paura, e lo vedeva parlare di quello che amava veramente, che non sapeva se era giusto, no, però ce l'aveva incastrato nel cuore lo stesso...
La neve, la strada, quella voglia di difendere gli altri anche se più spesso gli altri dovevano essere difesi proprio da lui, quella rabbia di fuoco e di sangue cosacco per ogni promessa infranta, per ogni ingiustizia...
Vedeva Vasilij che non voleva finire, che voleva sognare, che aveva paura di se stesso e non si fidava degli altri ma al tempo stesso ci credeva tantissimo e ci sperava da star male, ci sperava ma non riusciva a fidarsi e credeva a cose troppo più grandi di lui che gli avrebbero fatto male, ma di questo lui non aveva paura...
Questo faceva paura a Khadija, a Vasilij no, Vasilij aveva quel coraggio a metà, quell'urgenza di essere il più forte unita alla consapevolezza di non esserlo davvero e di non poterlo neanche diventare, ma lui aveva qualcosa di più, lui dentro di sé non riusciva a vedere, ma fuori, da qualche parte, vedeva cose così straordinarie e così belle, straordinarie e belle dentro come voleva essere lui, che facevano male alla vista e anche al cuore, ma erano troppo belle per non guardarle e non crederci.
Vasilij non sapeva se quelle cose le aveva inventate lui, se erano solo nella sua testa come le sue paure, ma in un certo senso lo salvavano, e così lui voleva diventare avvocato, salvare qualcuno perché la giustizia dicevano che non esisteva ma lui l'avrebbe cercata, e voleva credere che Nostal'hiya fosse bella anche fuori come lui anche se non lo era, e che anche se era fatta di pietra e di neve gli volesse bene come gliene voleva lui e come ne volevano a lui i suoi genitori e sua sorella, come se fosse stata una persona e avesse potuto proteggerlo, a questo sì, ci voleva proprio credere.
E Khadija lo sapeva, che Vasilij era speciale, che era un cretino e a volte si comportava così male con tutti da prenderlo a schiaffi e mandarlo al diavolo, ma era speciale, e anche se gli altri non ci credevano lei lo sapeva, ma soprattutto, anche se gli altri non lo sapevano e lui non ci credeva, lei Vasilij lo amava.


As if I really didn't understand

That I was just another part of their plan

I went off looking for the promise

Believing in the Motherland

And from the comfort of a dreamer's bed

And the safety of my own head

I went on speaking of the future

While other people fought and bled


The thing I wonder about the dads and moms

Who send their sons to the Vietnam's

Will they really think their way of life

Has been protected as the next war comes?


E come se davvero non avessi capito

Che ero solo un'altra parte del loro piano

Me ne sono andato in cerca della promessa

Credendo nella mia Patria

E dalla confortevolezza del letto di un sognatore

E la sicurezza della mia stessa mente

Sono andato avanti a parlare del futuro

Mentre altri combattevano e sanguinavano


Quello che mi domando riguardo ai padri e alle madri

Che mandano i loro figli in Vietnam

Penseranno davvero che il loro modo di vivere

È stato protetto quando arriverà la prossima guerra?

(For America, Jackson Browne)


Il suo Vasja era incastrato negli ultimi versi di un sonetto di John Keats che a lei piaceva da morire, When I Have Fears That I May Cease To Be.


Then on the shore

Of the wide world I stand alone, and think

Till love and fame to nothingness do sink


Quando gliel'aveva fatto notare lui era sbiancato e l'aveva guardata così male da farle sentire una fitta al cuore, perché non se lo meritava, non gli aveva detto niente di cattivo quanto lo era lui in quei momenti, ma poi aveva alzato lo sguardo sulla lavagna e l'aveva tenuto fisso lì per un bel po', finché gli occhi non gli erano diventati lucidi.

Forse per la luce, forse era solo quella che bruciava, ma per Vasilij non era mai solo la luce a bruciare.

Aveva accartocciato la pagina del libro di letteratura inglese con la poesia che gli aveva indicato Khadija, aveva accartocciato le parole di Keats perché non voleva che parlassero di lui, non voleva che un inglese morto a ventisei anni e più geniale di quanto lo sarebbero mai state persone vissute il triplo dei suoi anni avesse dato in pasto alla carta proprio quello che consumava lui, proprio la sua anima, proprio gli stessi pensieri.

Till love and fame to nothingness do sink...

E cos'avrebbe fatto lui, cosa sarebbe diventato lui, till love and fame to nothingness do sink?


You wanna save humanity
But it's people that you just can't stand


Well, say you're lookin' for a world of truth
Trying to find a better way
The time has come to see yourself
But you always look the other way


I don't wanna face it, oh no
I don't wanna face it, no, no, no, no
Well, I can see the promised land
And I know I can make it


Tu vuoi salvare l'umanità

Ma è la gente che non puoi proprio soffrire


Bene, dici che stai cercando un mondo di verità

Cercando di trovare un modo migliore

È arrivato il momento di guardare dentro di te

Ma tu guardi sempre dalla parte opposta


Non voglio affrontarlo, oh no

Non voglio affrontarlo, no, no, no, no

Ebbene, riesco a vedere la terra promessa

E so che posso farcela

(I Don't Wanna Face It, John Lennon)


[...]


I hated you, the night you said you loved me
I hated you, 'cause I couldn't love myself


Ti ho odiata, la notte in cui mi hai detto che mi amavi

Ti ho odiata, perché non riuscivo ad amare me stesso

(Janie, Don't Take Your Love To Town, Jon Bon Jovi)


Sentendosi osservato da lei e osservandola a sua volta, quindi, fin dal primo giorno di scuola Vasilij aveva cominciato ad accumulare le informazioni fondamentali su Khadija.
- Era uzbeka.
- Gli sorrideva sempre, quindi probabilmente aveva una paralisi facciale, non a tutti ma proprio a lui, quindi probabilmente aveva anche una paralisi cerebrale.
- Suo padre era ricercato, altrimenti non avrebbe sfoggiato con tanta noncurante spavalderia una maglietta con scritto
Wanted Dead Or Alive.
Doveva anche essere da poco uscito di prigione, perché chissà da quanto tempo non si tagliava i capelli, ed era innegabile che avesse un'aria intimidatoria.
Questo, di fatto, non era un problema.
Che Anatol' Bezuchov fosse pregiudicato e ricercato, anzi, proprio
Wanted Dead Or Alive, per Vasja non era un problema.
Il problema era che era uzbeko, e di conseguenza lo fosse anche Khadija.
Però...
Però, insomma, alla fine gli Uzbeki non gli avevano fatto niente, se si escludeva la loro colpa primaria di non essere Siberiani, Khadija non gli aveva fatto niente, e i suoi sorrisi aveva finito per ricambiarli, perché erano troppo belli e Khadija si vedeva, che era straordinaria, come suo padre, bastava guardarli un attimo per capirlo...
E non gliel'aveva chiesto nessuno, a Khadija, di fermarsi ad aspettarlo, di parlare con lui, di non odiarlo quando si arrabbiava per niente e faceva male a tutti, di perdonarlo per gli altri, di amarlo per gli altri, non gliel'aveva chiesto proprio nessuno.

Prima di imporsi di cercarlo Vasilij aveva già trovato un motivo, prima di costringersi ad impedirselo si era fidato di Khadija.


Let me in, I wanna be your friend
I want to guard your dreams and visions


Oh, will you walk with me out on the wire
`Cause baby, I'm just a scared and lonely rider
But I gotta know how it feels
I want to know if love is wild
Babe, I want to know if love is real

Oh, can you show me?


Lasciami entrare, voglio essere tua amica

Voglio proteggere i tuoi sogni e le tue visioni


Oh, camminerai con me sul filo

Perché tesoro, io sono solo un pilota spaventato e solo

Ma devo sapere come ci si sente

Voglio sapere se l'amore è selvaggio

Tesoro, voglio sapere se l'amore è vero


Oh, puoi mostrarmelo?

(Born To Run, Bruce Springsteen)


Così, il 3 novembre di due anni prima, 2007, durante l'intervallo tra una lezione e l'altra, mentre Aljona era impegnata a farsi una treccia e a guardare la neve che cadeva fuori dalla finestra, Vasilij si era deciso a parlarle.

Non ad Aljona, per carità, con lei parlava fin troppo ed era sempre traumatico, considerato che l'ultima volta l'aveva paragonato a John Lennon, che come lui voleva salvare l'umanità ma odiava la gente.

O forse non la odiava, forse odiare era troppo, almeno per lui, per Vasilij, ma di sicuro non si fidava.

Di Aljona invece si fidava, ma Aljona non era la gente, lei era una catastrofe, ed era la nipote di un Generale.

Ciò comunque non toglieva che i suoi paragoni lo terrorizzassero.

Perlomeno, però, non l'aveva paragonato a Yoko Ono.

Questo sarebbe stato francamente troppo.

Se Vasja fosse andato a parlare con Khadija pensando ad Aljona non sarebbe riuscito a dirle niente di intelligente, e dato che questo gli riusciva difficile in ogni caso era meglio allontanare dalla sua mente l'immagine della belle dame sans merci.*

Come l'aveva visto arrivare, Khadija gli aveva sorriso a prescindere, solo perché era lui ed era lì, e questo in tutto il mondo lo faceva solo lei.

-Ehi, come va? Tutto bene?-

-No, adesso lasciamo perdere me e come sto, è meglio. Facciamo che te lo dico un'altra volta. Piuttosto, ecco... È vero che tu... È vero che forse io e te potremmo... Oh, insomma, lo so che tuo padre non approva e che non gli piaccio perché non suono in una rock 'n roll band, ma lui non capirà mai... E io non ho bisogno che tuo padre ci dica cosa dobbiamo fare-*


We belong to the light

We belong to the thunder

We belong to the sound of the words

We've both fallen under


Whatever we deny or embrace

For worse or for better

We belong, we belong

We belong together


Maybe it's a sign of weakness

When I don't know what to say

Maybe I just wouldn't know

What to do with my strength anyway


Noi apparteniamo alla luce

Noi apparteniamo al tuono

Noi apparteniamo al suono delle parole

Che ci identificano entrambi


Qualunque cosa rinneghiamo o scegliamo

Nel bene o nel male

Noi ne siamo parte, vi apparteniamo

Vi apparteniamo insieme


Forse è un segno di debolezza

Quando non so cosa dire

Forse semplicemente non saprei

Cosa fare della mia forza in ogni caso

(We Belong, Pat Benatar)


-Davvero? Davvero possiamo?-

Khadija si era illuminata nel modo più delizioso esistente e lo guardava con quegli occhioni scurissimi sgranati e infinitamente belli, come era sempre stata lei, anche a dieci anni, anche a cinque, anche prima che lui lo sapesse.

Si era chiesto, allora come tante altre volte dopo quel giorno, perché fosse così felice, così luminosa, così raggiante, solo perché lui...

No, non perché lui, solo per lui.

Si sarebbe ricordato sempre il suo sguardo adorante e quella fiducia incredibile e quasi dolorosa che gli aveva dato il coraggio di avvicinarsi e darle un bacio su una guancia.

E, per un momento, a Vasja non era sembrato più di nascondersi nei vicoli di periferia.


Lord, have mercy


So I save a prayer when I need it most
To the Father, Son and the Holy Ghost
And sign it from a sinner with no name
When I meet my maker
Will he close the book on the hearts I broke and the lives I took?
Will he walk away 'cause my soul's too late to save?


Signore, abbi pietà


Quindi conservo una preghiera per quando ne avrò più bisogno

Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo

E la firmo da parte di un peccatore senza nome


Quando incontrerò il mio creatore

Lui chiuderà il libro sui cuori che ho spezzato e le vite che ho reciso?

Se ne andrà perché è troppo tardi per salvare la mia anima?

(Santa Fe, Jon Bon Jovi)


[...]


I wanna go out tonight, I wanna find out what I got
Well, I believe in the love that you gave me
I believe in the faith that could save me
I believe in the hope and I pray that some day it may raise me above these
Badlands


For the ones who had a notion, a notion deep inside
That it ain't no sin to be glad you're alive


Voglio uscire stanotte, voglio scoprire quello che ho

Ebbene, io credo nell'amore che mi hai dato

Credo nella fede che può salvarmi

Credo nella speranza e prego che un giorno possa innalzarmi al di sopra di questi

Bassifondi


Per chi ha una certezza, una certezza dentro di sé

Che non è peccato essere felici di essere vivi

(Badlands, Bruce Springsteen)


Tornando alla sera di due anni dopo, 3 novembre 2009, dopo la cena, che incredibilmente era proseguita senza altri incidenti, Khadija aveva convinto suo padre a lasciare che Vasilij la accompagnasse in camera sua per cinque, forse meglio quattro minuti per salutarsi senza presenze inquietanti come lui alle spalle.

-Allora...- sussurrò Vasja, sedendosi sulla scrivania della ragazza e lasciandola lievemente perplessa.

-Allora, ecco, apprezzo il fatto che al contrario di altri ragazzi non cerchi di andare subito a letto, ma non è che sederti sulla mia scrivania sia molto più normale, eh. Se proprio non vuoi sederti sul letto c'è sempre la sedia-

-Guarda, io mi siederei anche sul letto, ma ho in mente un'immagine di tua padre così vivida che tra poco si mette anche a parlare. La sedia... Eh, è vero, potevo sedermi sulla sedia. Ma sulla scrivania, non so come dire, mi sembrava di dare un po' meno nell'occhio-

-Va bene... No, davvero, non voglio indagare. Ti voglio bene lo stesso. Forse anche un po' di più-

-Quindi...-

-Quindi, credimi, mio padre ti sopporta molto meno di quanto non dia a vedere. Però, di fatto, non ha mai detto che ti odia. Solo che ti disprezza profondamente-

-Scusa?-

-Oh, Khristos... No, ignorami. Nel complesso come ti è sembrato?-

-Tuo padre?-

-No, la situazione-

-Ah, quella... Che comunque è strettamente legata a tuo padre. Quante volte mi ha fulminato con lo sguardo, secondo te?-

-Vasja, io temo che stasera non abbia mai smesso di fulminarti con lo sguardo. È stata come... Una fulminazione costante-

-Certo. Bene-

Khadija, rannicchiata in un angolo del letto con la schiena contro il muro e le ginocchia strette al petto, si soffiò una lunga ciocca di capelli nerissimi via dal viso e sospirò.

-Però, davvero, milyy moy, mio padre non ha capito niente di te. Non vuole capire, e in un certo senso io capisco lui, perché tu gli ricordi troppo i ragazzi che lo picchiavano al Ginnasio a Tashkent, primo fra tutti Shavkat Makhstaliev, che sia maledetto, perché lui era figlio di un russo e ne era orgoglioso... Non per la politica, no, all'epoca stava per crollare l'Unione Sovietica e l'Uzbekistan stava per ottenere l'indipendenza, ma lui non ha mai capito un granché di politica, solo di musica e... Beh, forse di nient'altro, ma ne era orgoglioso per qualcosa che forse vedeva solo lui, sentiva solo lui e capiva solo lui. E in questo assomiglia a te... Ma non lo ammetterà mai, anche lui ha un sacco di pregiudizi, proprio come te, alcuni sensati altri meno, però è troppo straordinario, esattamente come te. Tu non devi mai credere di dover fare di più, che gli altri ti chiedano di più, perché, tesoro, tu sei di più, hai talmente tanto di bello, di bello sul serio, che nessuno potrebbe chiederti di più... Di essere più tollerante, questo sì, più fiducioso, più disponibile, ma ti giuro che tu non hai nessun bisogno di essere di più di qualcun altro. E io forse sono troppo giovane e troppo ingenua, però ti amo, anche quando ti tirerei una sprangata in testa perché penso che non puoi essere così cretino, anche quando mi ferisci così tanto che non so più cosa fare, e in quei momenti non so nemmeno se facevi sul serio, quando hai detto che volevi stare con me, però c'è sempre qualcosa in fondo ai tuoi occhi che mi giura che era vero, che mi conferma tutto e mi fa proprio illuminare dentro... E quindi grazie, Vasja, grazie davvero, perché senza di te non sarebbe così bella, Nostal'hiya. Che non è bella, non è bella per niente, cosa vuoi che ci sia di bello qui oltre a quello che ci inventiamo noi, ma è bella perché ci credi tu.

E non dico che la fai sembrare bella, eh, non sto dicendo questo. Tu non la fai sembrare, tu la rendi bella, questa è la verità. Quindi, se vuoi che ti faccia il mio bilancio della serata... With a chance to make it good somehow, hey, what else can we do now? We got one last chance to make it real... Oh, oh, come take my hand, we're riding out tonight to case the promised land...-*

Allora sì, Vasilij scese dalla scrivania.

Buttò giù un paio di penne che non si fermò a raccogliere e arrivò davanti al letto di Khadija.

Le prese una mano e se la strinse al petto, mentre con l'altra percorse il profilo del suo viso e le sorrise dolcemente.

-You can blame it all on me, Terry, it don't matter to me now...-*15

Lei ricambiò il sorriso e strinse più forte la sua mano.

-Well, as my broken heart lies bleeding, you say true love is suicide...-*16

Lui le baciò le dita, una ad una, e poi portò la mano di Khadija sulla sua guancia, che lei accarezzò con una devozione tale da farlo quasi tremare.

-Laying here in the dark, you're like an angel on my chest... Just another tramp of hearts, crying tears of faithlessness...-*17

Khadija sospirò e scosse piano la testa.

Credeva così tanto in lui, così tanto...

Più di quanto avrebbe mai fatto lui stesso, ma non importava.

Non tanto da impedirle di sognarlo, cercarlo, consumarlo con gli occhi e tenerlo stretto a sé finché non ci avrebbe creduto anche lui.

-Be my hero, play the part...-*18

E Vasilij promise, promise sul serio, anche se con le parole di un ragazzo un po' meno paranoico e un po' più, beh... Americano. Ma che ci si poteva fare?

-I'd hold you, I'd need you, I'd get down on my knees for you... And make everything alright-*19


Running into the darkness
Some hurt bad, some really dying

At night sometimes it seemed you could hear the whole damn city crying


In the deep heart of the night we cut loose from everything
To go running on the backstreets, running on the backstreets
Terry, we swore we'd live forever, takin' on them backstreets together


Correndo nell'oscurità

Qualcuno ferito gravemente, qualcuno davvero sul punto di morire

La notte a volte ti sembrava di poter sentire piangere tutta la maledetta città


Nel cuore della notte abbiamo dimenticato tutto

Per andare a correre nei vicoli di periferia, a correre nei vicoli di periferia

Terry, abbiamo giurato che avremmo vissuto per sempre insieme in questi vicoli di periferia

(Backstreets, Bruce Springsteen)




Note:


And I guess you'd say we used to talk about busting out - E immagino che tu diresti che eravamo soliti parlare di scappare via: Never Say Goodbye, Bon Jovi.

Hiding on the backstreets - Nascondendoci nei vicoli di periferia: Backstreets, Bruce Springsteen.

*Every word is a piece of their heart: Citazione modificata di Every Word Was A Piece Of My Heart di Jon Bon Jovi.

*Citazione originale di Thunder Road di Bruce Springsteen: So you're scared and you're thinking that maybe we ain't that young anymore, show a little faith, there's magic in the night, you ain't a beauty but, hey, you're alright, oh, and that's alright with me.

*Oh, I wish I were blind, when I see you with your man: Citazione di I Wish I Were Blind di Bruce Springsteen.

*Baby, let's be friends: Citazione di Let's Be Friends (Skin To Skin) di Bruce Springsteen.

*Citazione di Fear dei Bon Jovi.

*Citazione di Night di Bruce Springsteen.

*Citazione di Stick To Your Guns dei Bon Jovi.

*Vedi sopra.

*Citazione originale di Thunder Road di Bruce Springsteen: Well now, I ain't no hero, that's understood.

*Tell me how do you live broken-hearted: Citazione di Mary's Place di Bruce Springsteen.

*Let the broken hearts stand as the price you've gotta pay: Citazione di Badlands di Bruce Springsteen.

*La belle dame sans merci: Citazione dell'omonima ballata di John Keats.

*La dichiarazione di Vasilij è liberamente ispirata a Living In Sin dei Bon Jovi (Well, I know they have a hand time and your daddy don't approve, but I don't need your daddy telling us what we should do) e a Rosalita (Come Out Tonight) di Bruce Springsteen (Now, I know your mama she don't like me, 'cause I play in a rock and roll band, and I know your daddy he don't dig me, but he never did understand).

*With a chance to make it good somehow [...]: Citazione di Thunder Road di Bruce Springsteen.

*15: Citazione di Backstreets di Bruce Springsteen.

*16: Citazione di I'll Be There For You dei Bon Jovi.

*17: Citazione di Backstreets, vedi sopra.

*18: Citazione di Rumble Doll di Patti Scialfa.

*19: Citazione di In These Arms dei Bon Jovi.


Canzoni citate (e modificate) da Anatol':

- Bad Medicine, Bon Jovi.

- Wanted Dead Or Alive, Bon Jovi.

- I'll Sleep When I'm Dead, Bon Jovi.

- Danger On The Track, Europe.

- Street Fighting Man, The Rolling Stones.

- Sherry Darling, Bruce Springsteen.

- Born To Be My Baby, Bon Jovi.

- Good Day Sunshine, The Beatles.

- You're The Only Hell Your Mama Ever Raised, Warrant.

- America, Simon & Garfunkel.

- Ruby Tuesday, The Rolling Stones.

- Hearts Breaking Even, Bon Jovi.

- Adam Raised A Cain, Bruce Springsteen.

- Darkness On The Edge Of Town, Bruce Springsteen.


Buona domenica a tutti! :)

Scusatemi per il ritardo, ma è ricominciata la scuola, il quinto anno, e di questi due scriccioli, Vasilij e Khadija, il paranoico e il suo angelo uzbeko, ma siberiano per tutto quello che conta, volevo scrivere per bene.

Ora però non scrivo più niente, già poco sopra c'è un corpus di note degno dello Ione di Platone, vista la mia incapacità di non inserire millemila citazioni -che ho dimezzato, perché, per quanto sia consapevole che la cosa possa risultare angosciante, ce ne sarebbero state molte altre ;)-, quindi ci manca solo che ne aggiunga altre...

Spero solo tantissimo che vi sia piaciuto, la stesura di questo mostro di capitolo mi ha abbastanza stremata, ma che ci posso fare, ci sono abituata, con questi delinquenti qui. ;)

A presto! :)
Marty

  
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