Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: paneenutella    25/10/2015    7 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non importa quanto tu abbia odiato il posto in cui sei cresciuto.
Può anche essere stato il buco più schifoso del mondo o una città grande e caotica e rumorosa.
Alla fine, però, quando dovrai allontanarti da essa, nell'esatto momento in cui realizzerai di dover tagliare quel filo invisibile che ti unisce alla tua città natale, allora, una piccola parte di te si sentirà un po' vuota, un po' meno completa, un po' meno te.
Fedez sente così tante cose, mentre viaggia su quell'aereo che lo porterà in Inghilterra.
Sente nostalgia – ma che cazzo, non può iniziare a provare questi sentimenti da femminuccia a meno di un giorno dal trasferimento – ma anche emozione, agitazione, nervosismo e una paura fottuta.
Non è mai stato così terrorizzato in vita sua.
Forse, la mattina dell'orale, poche ore prima di ricevere il diploma, oppure quando ha visto la docente che gli insegnava legno senza trucco.
In questo momento non saprebbe decidere.
Il problema è che lui ama i cambiamenti ma allo stesso tempo li odia, perché ha paura di non riuscire a gestire le nuove situazioni, di fallire, di non essere abbastanza.
Tutti lo vedono come il duro della situazione, come quel qualcuno che ha sempre la battuta pronta al momento giusto, un qualcuno sicuro di sé e delle proprie capacità, un qualcuno che ha una personalità molto profonda perché chissà che significato affascinante avranno tutti quei tatuaggi.
La verità è che Fedez è un cacasotto, non è affatto sicuro di se stesso e ha tanti tatuaggi semplicemente perché gli piacciono i disegni che ha scelto, non hanno un significato mistico o chissà cosa.
La verità è che Fedez, più che “qualcuno”, la maggior parte del tempo vorrebbe essere qualcun altro.
Gli piace stare in compagnia ma ci sono momenti in cui preferisce stare da solo. Il suo pc, la chitarra, una penna e un foglio di carta.
Gli basta questo.
A Mika ci è voluto un po' di tempo per distinguere quali sono i momenti no di Fedez, in cui è di cattivo umore e vuole solo stare lontano da tutto e tutti, e quelli in cui, invece, il ragazzo vuole semplicemente lasciare spazio al suo lato artistico.


Fedez era in biblioteca quel pomeriggio di dicembre.
Tutti in felpa e maglioni pesanti e lui in canottiera e pantaloni della tuta.
I pregi del non soffrire il freddo: almeno risparmiava sui vestiti.
Con le cuffiette nelle orecchie ascoltava a ripetizione la base del nuovo pezzo a cui stava lavorando.
Foglio di carta sul tavolo, matita tra le labbra, parole sulla punta della lingua che sembravano non voler uscire fuori.
Forse la biblioteca non era, come aveva pensato, un buon posto per mettersi a scrivere.
Il posto di Fedez era dopo l'ultimo scaffale, vicino alla finestra che dava sulla strada, una scrivania piccola e una sedia troppo stretta. A lui andava bene così.
E poi, gli piaceva, ogni tanto, guardare fuori e osservare le persone che camminavano, chi in fretta, chi più piano.
Gli piaceva immaginare quale fosse la loro vita, i loro problemi, il loro lavoro.
Un passatempo come un altro.
In preda a questo vortice di pensieri scollegati e con ancora la musica nelle orecchie, non sentì una voce che lo chiamava, tanto meno, dei passi avvicinarsi, finché qualcuno non gli accarezzò delicatamente la spalla.
Fedez sobbalzò, la matita gli cadde dalla bocca e si strappò letteralmente via le cuffiette dalle orecchie.
« Ma che cazz- », alzò lo sguardo e riconobbe Mika, che indossava un'improbabile camicia azzurra a maniche lunghe con tanti piccoli fenicotteri stilizzati disegnati sulle maniche.
Dio, ma erano seriamente fenicotteri, quelli?
« Fedéz » sussurrò Mika, sbagliando, di nuovo, il suo accento.
Quasi tre mesi e ancora Fedez non era ancora riuscito a fargli capire che l'accento sarebbe dovuto cadere sulla prima “e”, non sull'ultima.
« Mi hai fatto venire un infarto » ribatté il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo. Poi gli fece un rapido sorriso e si rimise una cuffietta nell'orecchio destro, abbassando la testa sotto il tavolo alla ricerca della matita perduta.
Ma, ovviamente, Mika fu molto più rapido di lui, la raccolse e gliela porse.
Fedez lo ringraziò e di nuovo la sua attenzione venne completamente catturata dal foglio per metà scritto e per metà bianco che aveva davanti.
Sentì il rumore di una sedia che veniva spostata e vide che Mika stava prendendo posto di fronte a lui.
Aveva aperto un libro - forse quello di storia dell'arte? - e aveva iniziato a scarabocchiare qualcosa su un quaderno a righe.
Okay.
Gli sembrava maleducato isolarsi e continuare ad ascoltare la sua musica ma aveva davvero bisogno di-
« Tu che fa? » lo precedette Mika, sporgendosi per leggere, forse, quello che aveva scritto.
Fedez girò il foglio. « Sto scrivendo ».
O, almeno, ci sto provando.
« Sono compiti per casa? ».
L'altro ragazzo alzò gli occhi al cielo. « No, niente compiti per casa » affermò, giocherellando con la matita, facendola muovere tra le dita e mantenendo lo sguardo fisso sul foglio.
Mika sollevò entrambe le sopracciglia, come se si aspettasse una spiegazione che, però, non sembrava arrivare.
« Tu parla poco, Fedéz » disse, poi, dopo qualche secondo, « però scrive molto. Ti vedo, a volte, durante ore di lezione ».
Eh?
« Perché? ».
Fedez alzò lo sguardo e incrociò quello del riccio. Un ciuffo di capelli gli ricadde in modo disordinato sulla fronte ma Mika sembrava sempre così ordinato.
Fedez pensava che Mika sarebbe sembrato elegante anche vestito con un sacco e un cappello di paglia in testa. Anche con i capelli scarmigliati dal vento.
Doveva esserci qualcosa nel suo modo di parlare, di muoversi, forse. Era quello che lo rendeva diverso.
Fedez scosse la testa. « Perché, cosa? ».
Mika lo guardò come se gli avesse fatto una domanda stupida. « Perché tu parla cossì poco ma scrive cossì tanto».
E perché tu non ti fai un po' di cazzi tuoi?
Si morse la lingua. Mika gli stava simpatico, non voleva rovinare tutto. E poi i suoi occhi grandi e verdi lo squadravano di nuovo ed erano così grandi e così verdi e-
« Scrivo molto perché così posso parlare senza essere interrotto ».


« Siete carini, insieme » la voce della signora seduta accanto a lui riporta Fedez alla realtà.
Il ragazzo gira la testa verso di lei, facendo attenzione a non muovere troppo il busto, perché Mika dorme ancora con la testa poggiata sulla sua spalla.
Aveva ottenuto il posto vicino al finestrino, il bastardo, con la scusa del “ho il mal d'aria”, mentre a Fedez era toccato il posto di mezzo che, per inciso, odiava.
Insomma, cosa diavolo avrebbe potuto guardare? Il sedile davanti a sé? Era frustrante.
« Aspetti, cosa? Nonono, noi non stiamo- noi non- » balbetta, poi si dà dieci secondi per riacquistare contegno.
« Stai tranquillo, ragazzo » sorride la donna, e solo in quel momento Fedez nota i suoi occhi stanchi, le rughe sul viso, i capelli più bianchi che biondi. « Dicevo solo che siete una bella coppia, non devi mica vergognarti ».
Mika svegliati. Mika svegliati, cazzo. Sei tu quello bravo con queste stronzate sentimentali, non io.
Incapace di negare o aggiungere qualsiasi altra cosa, Fedez farfuglia un « La ringrazio », mentre la donna gli rivolge un sorriso gentile.
Fedez potrebbe domandarle come si chiama, dove è diretta e tantissime altre cose ma:
1. lui odia quando persone estranee gli chiedono dettagli della sua vita privata, quindi, dà per scontato che anche per gli altri sia lo stesso;
2. e poi, sinceramente, non è che gli importi davvero così tanto della vita personale di quella donna.
Senza accorgersene ha poggiato la testa su quella di Mika, piano, per non dargli fastidio. Ovviamente, l'altro non ha dato segni di vita da quando ha chiuso gli occhi, praticamente all'inizio del volo.
È impressionante la capacità del ragazzo di addormentarsi su qualsiasi superficie fisicamente esistente sulla Terra.
E poi dorme come un sasso. Robe che neanche le cannonate, la guerra, la fine del mondo potrebbero destare Mika dal suo letargo.
Ora, i capelli dell'amico sono più corti, nota Fedez, ma sono sempre così morbidi e hanno sempre quel buon profumo.
C'è un momento, prima di addormentarsi, in cui il ragazzo tatuato riflette su ciò che gli ha detto la donna.
Sembrano davvero una coppia gay? Dovrebbe vergognarsene?
Ma soprattutto, dovrebbe importargli?
Mika è stato sempre con lui.
Tutti questi anni. La gente cambia, il tempo passa, quella merda di prof Testa va in pensione, ma Mika è rimasto.
Nonostante tutto, nonostante tutti.
E Fedez con lui sta bene e ha la sensazione che l'amico lo apprezzi seriamente per quello che è, lo squilibrato che abita nel palazzo di fronte al suo, a Milano.
E ora nuovo lavoro estivo al bar dello zio di Mika, e poi Fedez che probabilmente finirà sotto un ponte, l'università (per Mika sicuramente), nuovi amici, nuova vita, le dimensioni dei ratti che passano sotto al ponte.
Cinque anni e Mika lo ha visto crescere, picchiare gente, fumare erba, vomitare, ubriaco, sullo zerbino di casa sua.
È rimasto anche dopo aver conosciuto i suoi difetti, le sue lune storte, le sue fissazioni, le sue paranoie, le sue cazzate, il suo periodo di depressione dopo che Giulia, alla fine della quarta superiore - dopo quasi tre lunghi anni di fidanzamento – ha lasciato Fedez perché doveva trasferirsi in America.
Mika, invece, è un artista.
Fedez, tra i tanti aggettivi che potrebbero descrivere il ragazzo, userebbe prima di tutto questo.
A Mika piace creare, sia che si tratti di un disegno, di una scultura in ceramica (è sempre stato il più bravo della sua classe, al liceo) sia che si tratti di musica.
Anche Mika scrive canzoni ma, a differenza di Fedez, che ha già un canale YouTube, l'amico non ha alcuna intenzione di rendere pubblico il suo talento.
Mika è sempre stato una persona con i piedi per terra. Di quelle che tendono a pianificare ogni secondo della loro vita.
Andare a scuola, studiare, trovare un lavoro, mettere su famiglia, mantenerla, e, magari, alla fine, convincersi anche di essere libero.
Come se pianificare ogni cosa non fosse sinonimo di stare in gabbia.
Fedez non lo sa con certezza, ma è quasi sicuro che Mika sia quel tipo di persona che tiene in ordine cromatico persino i calzini.
È ordinato ai limiti dell'immaginabile – e dell'umano – e, la maggior parte delle volte, riesce a mantenere la calma anche nelle situazioni più impossibili.
A Fedez non interessa.
Lui è totalmente l'opposto e gli piace pensare che in qualche strano, bizzarro modo, lui e Mika si completino.


Erano le 2:27 del mattino quando Fedez aveva aperto la porta della villa dei Pirovano ed era uscito fuori per prendere una boccata d'aria.
Neanche le tre e la maggior parte degli invitati (e degli imbucati, tipo lui e Mika) erano già sbronzi.
Gli stavano pure sulle palle i fratelli Pirovano, così spocchiosi e convinti che gli fosse tutto dovuto solo perché erano schifosamente ricchi.
All'inizio non ci voleva neanche andare a quella festa, Fedez, ma chi era lui per dire di no ad una canna e ad un pochino d'alcool?
Forse un po' più di un pochino, visto come gli girava la testa.
Quando il telefono iniziò a vibrargli nella tasca posteriore dei jeans neri che Mika l'aveva obbligato ad indossare, quasi perse l'equilibrio e rischiò di cadere sull'erba.
Cazzo.
Prese il cellulare, un vecchio motorola a conchiglia, e cliccò il tasto verde.
« Dimmi che tu sei ancora alla festa ».
La voce di Mika, inconfondibile, ma rotta dal… pianto?
Tutti i neuroni di Fedez parvero risvegliarsi dal coma etilico e rientrare magicamente in funzione.

« Sì. Che succede? Stai bene? » disse, cercando di non mangiarsi le parole mentre parlava.
« Vieni nel giardino ».
« Ci sono già ».
« No, nella parte sul retro ».
Okay.
Cercando di non inciampare sui suoi stessi piedi, Fedez si diresse verso quello che sembrava un rubinetto, quasi completamente nascosto dalla siepe che delimitava l'enorme giardino della villa.
Quando fu abbastanza vicino, staccò la pompa verde che era attaccata al rubinetto e, dopo aver aperto l'acqua, si bagnò capelli e viso.
Ora si sentiva decisamente meglio. Almeno riusciva a camminare senza sbandare come una macchina da corsa impazzita.
Mika era sul retro, steso sull'erba, sotto un gazebo. Le luci dei piccoli lampioncini impiantati nel terreno erano spente ma, guardando il cielo, non si vedevano le stelle.
Fedez gli si piazzò davanti e Mika scattò in piedi più veloce di quanto il ragazzo tatuato si fosse aspettato.
Sembrava spaventato, nervoso, a disagio?
Fedez non lo capiva. Ma non appena gli chiese se era tutto a posto, gli occhi di Mika si riempirono di lacrime.
Avevano diciassette anni, Mika era cresciuto e ora Fedez era più basso di lui di qualche centimetro. Ma lo notò comunque, il tremolio nelle sue labbra, gli occhi che vagavano alla ricerca di un appiglio, di un qualcosa a cui aggrapparsi. Qualcuno.
E Fedez realizzò, in quel momento, dopo cinque cocktail e una canna, che avrebbe potuto essere lui quel qualcuno.
Avrebbe voluto.
« Ho fatto una cazzata ».
In un qualsiasi altro momento, Fedez avrebbe scherzato su come, per una volta, Mika avesse pronunciato una frase grammaticalmente corretta.

Stavolta, però, non disse nulla.
« Ho baciato un ragazzo ».
Lo disse così, e basta, quasi come se fosse un insulto, una cosa orribile. Lo disse senza neanche guardarlo in faccia.
Per un momento, Fedez non seppe cosa dire. Ma quel suo silenzio venne interpretato in modo sbagliato da Mika che continuò a straparlare, senza riuscire a fermarsi, come un fiume in piena.
« Avevamo bevuto, io ero brillo, lui era ubriaco ed essere successo. Assolutamente all'improvviso. Oh. Dio. È assolutamente una grandissima cazzata io non-».
« Mika » lo fermò Fedez. « Non è nulla di grave. Non sei mica l'unico che, ubriaco, ha limonato con un ragazzo. Succede spesso, a questo tipo di feste ».
« A me è piaciuto. La differenza è che a me è piaciuto, shit » la voce era il triplo più acuta del normale. Stavolta lo guardò, i suoi occhioni verdi erano pieni di lacrime. « Io… l'ho allontanato e sono uscito fuori e sono venuto qui ».
« Non è così grave ».
« Non è così grave? » sbottò Mika, « Hai idea di cosa succederebbe se si venisse a sapere? Hai idea delle battutine in corridoio, in palestra? Il liceo è un posto di merda e una cosa così non si devono assolutamente sapere ».
« Hai paura dei bulli? Di quello che potranno pensare gli altri? Beh, notizia dell'ultima mezz'ora, la gente troverà sempre qualche motivo per criticare il prossimo, okay? Fattene una ragione. “Lei è grassa”, “lui è sfigato”, “lui è gay”.
Siamo persone, prima di tutto. Che tu abbia due o duecento tatuaggi, come me » e gli sorrise, incoraggiante, « o che ti piaccia una persona dello stesso sesso. Non c'è nulla di male. Anche se la società ci impone di pensare che lo sia, ma, secondo me, con tutte queste etichette del cazzo non si va da nessuna parte ».
Mika non disse niente, semplicemente lo abbracciò.
Nonostante la differenza di altezza, era curioso come i loro corpi si incastrassero perfettamente.
Affondò la testa nell'incavo del suo collo e probabilmente pianse, visto che una volta tornato a casa Fedez scoprì di avere tutta la spalla destra della maglietta bagnata.
Fu la prima e unica volta che Mika si mostrò così vulnerabile.
E fu strano ma, in quel momento, Fedez non avrebbe voluto essere da nessun'altra parte, con nessun altro, nemmeno con Giulia.
Avete presente quando si dice di essere nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta?
Ecco, una specie.






Angolo dell'autrice
Vorrei seriamente scusarmi per il mio ritardo mostruoso nell'aggiornare.
Il nuovo appartamento in cui io e le mie amiche ci siamo trasferite è ancora sprovvisto di adsl, il che significa che impazzirò presto.
Ora sono finalmente a casa, tra internet, i telefilm in streaming, la civiltà.
Comunque, sto pensando di spostare questa ff su wattpad (anche se non ho la più pallida idea di cosa sia o di come funzioni ahahha, ma ci proverò!).
E poi, vorrei davvero ringraziare tutte le persone che hanno letto questa storia, che l'hanno inserita tra le seguite e le preferite ma, soprattutto, un ringraziamento speciale va a chi si è preso la briga di recensire.
Lo apprezzo tantissimo, non potete capire.
Per quanto riguarda la storia in sè volevo dire alcune cose veloci.
Come qualcuno avrà già intuito, ci troviamo in una sorta di universo parallelo in cui Mika e Fedez hanno la stessa età e non sono famosi (o almeno, non ancora).
Sono amici da anni e, dopo il diploma, decidono di andare in Inghilterra per farsi qualche soldino e lavorare al bar dello zio di Mika e vabe, sto dicendo cose ovvie (ahahah).
Ho già scritto i primi capitoli ma non l'ho ancora conclusa.
Una cosa è certa: non la interromperò.
Ho letto tante ff bellissime che, però, non sono mai state completate, quindi so cosa significa soffrire per personaggi e storie immaginarie.
Bene, credo di aver finito.
Come sempre, se avete due secondini di tempo, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo; se vi è piaciuto, se vi ha fatto schifo, se ci sono cose poco chiare...
Alla prossima xx






 
  
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