La bambina se ne restava immobile, composta nella sua posizione, quasi pareva non battere ciglio mentre seguiva attentamente ogni possibile movimento della donna che camminava nella sua direzione con un dolce sorriso in volto.
Faceva caldo, come sempre del resto a Suna, ed un luccichio di soddisfazione baluginò nelle scure iridi della piccola quando vide ciò che la donna teneva tra le mani.
“Temari, non fa troppo caldo per stare qua fuori?” le domandò una volta che l'ebbe raggiunta.
La bionda bambina non reagì in alcun modo, sembrava fosse una bambola di porcellana, ma un occhio attento avrebbe potuto riconoscere una sorta di risentimento in quel minimo incresparsi delle labbra verso il basso e di quella piccola piega che le si era disegnata sulla fronte.
“Kankuro dorme nella culla ed io mi annoio.” rispose, inclinando un poco il capo verso una spalla, lo sguardo sempre fisso su ciò che la donna teneva tra le mani.
Quella parve accorgersene ed ammorbidendo i lineamenti, prese posto accanto alla più piccola, mostrandole il ventaglio chiuso, ben stretto nella mano destra.
“Ti piacciono ancora i ventagli, non è vero?” chiese, nonostante sapesse che si trattava di una domanda più che altro retorica, era chiara la risposta che avrebbe ricevuto.
Infatti Temari annuì vigorosamente, senza distaccare lo sguardo dall'oggetto.
Un movimento secco del polso della donna ed il ventaglio s'aprì completamente, rivelando la stoffa della quale era composto con i suoi complicati intrecci disegnati.
La piccola, probabilmente senza rendersene conto, aprì le labbra dalla meraviglia, aveva sempre amato quel semplice oggetto e seguire le linee nette dei listelli che lo componevano, associate alla morbida stoffa, era un piacere che non riusciva nemmeno a catalogare come avrebbe fatto con qualsiasi altra cosa.
Non era una sciocca, nonostante la sua giovane età, sapeva che non aveva la possibilità di distrarsi se voleva realmente divenire una kunoichi, così che non cedeva a nessuna tentazione che avrebbe potuta distrarla dagli allenamenti, purtroppo i ventagli rientravano in quella categoria da evitare.
“Sai, Temari...” cominciò la donna, ottenendo subito la sua attenzione. “Hai mai sentito parlare dei tessen?”
La bionda bambina riflettè per qualche istante, scuotendo infine il capo, mentre la donna muoveva lentamente il polso della mano che stringeva il ventaglio, donando un movimento quasi ipnotico ed elegante per smuovere l'aria calda del deserto.
“Sono utilizzati per una particolare arte marziale, la tessenjutsu, sono considerati a pieno titolo delle armi da offensiva e da difesa.”
Alle parole della donna, gli occhi della bambina brillarono nuovamente per la meraviglia, quasi non riuscendo a credere a ciò che aveva appena udito.
“Sensei, lei crede che io possa...” tentò quindi di parlare, la voce tremolante per l'emozione, se realmente avesse potuto utilizzare un ventaglio per il combattimento, sarebbe stato il perfetto connubio tra ciò che più amava.
La donna sorrise nuovamente, un ennesimo movimento del polso per accompagnare il movimento del ventaglio con il pollice e richiuderlo, indi lo porse alla piccola.
“Se vorrai, sarà il mio regalo di compleanno per te, ti insegnerò questo stile di combattimento.” propose quindi con tono gentile.
Temari allungò la mano tremante, quasi temendo che avrebbe potuto rompere il ventaglio prendendolo tra le dita, quando infine l'afferrò, potè sentire quanto pesasse, probabilmente i listelli che lo componevano erano fatti in ferro.
Lo contemplò per qualche momento in silenzio, concedendo infine un lieve sorriso per la sua sensei.
“Ne sarei felice.” disse semplicemente.
Un semplice cenno da parte della donna mentre si alzava, risistemandosi il coprifronte di Suna al braccio destro.
“Bene, dunque da domani cominceremo a studiare, dovrai impegnarti, bada.” la ammonì scherzosamente, incamminandosi per allontanarsi. “Ah... E buon compleanno Temari.” le augurò infine con un altro dolce sorriso, prima di volgersi definitivamente.
Ma la piccola non la vide in viso, troppo impegnata a studiare le fattezze del ventaglio che teneva tra le mani, tentando di imitare l'aggraziato gesto della sensei per aprirlo e fantasticando su ciò che avrebbe potuto imparare a fare con quel meraviglioso oggetto.