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Autore: mirandas    26/10/2015    2 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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HO DI NUOVO INTERNEEEEEEEET. E per festeggiare, ecco un bel canto nuovo solo per voi!
Buona lettura a tutti! :D


Canto XVIII

Dante


 

Virgilio aveva appena concluso la sua spiegazione sulla teoria dell'amore, ma il mio candido cuore di poeta era ancora assetato di sapere e conoscenza. Sarei stato capace di chiedere di più per una buona mezz’ora, tuttavia rimasi in silenzio, poiché temevo di infastidirlo con le numerose domande che mi assillavano. Il mio maestro, però, accorgendosi della mia insolita quiete, continuò ad osservarmi con sospetto a mano a mano che ci avvicinavamo alla meta e quando fu certo della ragione del mio silenzio, sospirò pesantemente.

“Forza, parla.” disse bruscamente.

Preso alla sprovvista, l'unico suono intellegibile che fui in grado di emettere fu un: “Uh?”

Il sopracciglio sinistro della mia guida si inarcò pericolosamente in alto. “Non muori dalla voglia di chiedermi altro?”

“Ma tu non volevi nemmeno continuare fino a un secondo fa!” protestai, mettendo su il broncio.

Il mantovano alzò le braccia in segno di resa. “D'accordo, hai ragione, prima ho voluto tagliare corto, ma non mi sembra un buon motivo per imbronciarsi! Non hai due anni!”

“Ehi! Facile dirlo quando sei nato nel 70 a.C. E smettila di aggiungere insulti ogni volta che provi a scusarti!”

“Non lo faccio apposta. Deve essere una dote naturale, un po' come il tuo naso.”

“O come la tua sensibilità.” aggiunsi sotto voce.

“Guarda che ti ho sentito.”

“Oh.”

Rimanemmo a fissarci per un tempo indeterminato. Notai che Virgilio stava cercando in tutti i modi di non ridere e così pure io mi ritrovai a dover trattenere il sorriso.

“Sai che stai per perdere questa battaglia, vero maestro?” lo provocai.

“Ah! Guarda che ho studiato anche lo stoicismo, perciò sarò fedele a quella filosofia e rimarrò stoicamente serio.”

“Maestro, questa era veramente pessima...”

“Taci! Come può un fiorentino del 1300 capire l'umorismo di un poeta nato nel I secolo avanti Cristo?!”

“No, no, sono sicuro che anche ai tuoi colleghi questa non sarebbe piaciuta per niente.” risposi. Virgilio mise su un broncio che nulla aveva da invidiare al mio di poco fa. E a quel punto, guardando la sua espressione corrucciata, non riuscii più a trattenere le risate. “Va bene, mi dichiaro sconfitto!” annunciai, prevenendo ogni forma di rivalsa da parte di Virgilio.

“Almeno lasciami la soddisfazione di sbatterti in faccia la tua sconfitta!” protestò, infatti.

Questo era uno dei pochi casi in cui mi sentivo il maturo fra i due. Anche con milleduecento anni di meno. Ma anche in quel caso, per me era piacevole scherzare in modo infantile con Virgilio. Era incredibile quanto stessi bene con lui, sia quando andavamo d'amore d'accordo, sia quando “litigavamo”. Ormai non riuscivo più ad immaginare la mia vita senza di lui, e questo mi terrorizzava.

Fortunatamente, prima che potessi prendere il largo in quel mare burrascoso di pensieri pericolosi, Virgilio parlò ed ebbe la mia completa attenzione. “Bene, per scusarmi a modo, ti permetterò di pormi POCHE domande sull'argomento di cui stavamo parlando...che era?”

Mi sbattei il palmo della mano sulla fronte. Tipico di Virgilio. “Lascia stare, maestro. Ho capito tutto ciò che mi hai detto sulle divisioni del Purgatorio, ora però vorrei approfondire il discorso sull'amore.”

Beh, perché non chiedere una dimostrazione pratica?

Ogni cosa a suo tempo, vocina.

“Ah, giusto! Ora ricordo! L'amore. Argomento molto complesso e che richiede la massima attenzione per essere compreso, quindi a me gli occhi, le orecchie e…nah, il naso te lo puoi tenere, troppo ingombrante. Dunque, come ben sai, l'animo umano nasce con una predisposizione ad amare e perciò si tende naturalmente verso ciò che gli piace. Questo amore può essere naturale o istintivo e perciò positivo; invece, a essere negativo, può essere l'oggetto verso cui si tende l'anima oppure il modo di attuare questo amore. Tutto chiaro?”

“Eeeeeeeehm. Ecco, chiarissimo come sempre, però un dubbio: se l'oggetto verso cui proviamo amore è qualcosa di esterno a noi, allora non è colpa dell'uomo se egli segue la strada giusta o sbagliata.”

Virgilio sospirò, ma non come al solito. Non sembrava arrabbiato con me perché ero duro di comprendonio. Parve avercela con se stesso per la sua incapacità di spiegarmi quello che voleva dire. Non era la prima volta che lo vedevo limitato da qualcosa, ma ora provavo una sorta di angoscia che non voleva saperne di lasciarmi in pace.

“Senti, Dante. Io posso spigarti solo quanto la ragione umana è in grado di comprendere. Per questioni oltre questo limite dovrai chiedere a Beatrice, che rappresenta la fede. Sappi solo che nonostante il tuo ragionamento paia giusto, in realtà è sbagliato, perché non hai considerato il libero arbitrio. È grazie ad esso che gli uomini sono in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e di compiere le loro scelte di conseguenza. Mettiamola così, la tua anima è naturalmente attratta verso i pasticcini, ma grazie al libero arbitrio non muori di colesterolo. Qualche altra domanda?” chiese infine, stravolto, come giunto a una terribile conclusione.

Mi imposi di non assillarlo più per un po'. Ancora dovevo capire che cosa l'aveva sconvolto a tal punto, ma non glielo avrei di certo chiesto adesso.

Alzai gli occhi al cielo, letteralmente: la luna offuscava con la sua luce ardente alcune stelle. Era mezzanotte passata e la stanchezza stava cominciando a farsi sentire. Ora che Virgilio aveva risposto alla maggior parte delle mie domande, mi sentivo appagato, come al termine di un buon pasto e, proprio allo stesso modo, stavo cominciando a sentire la stanchezza. Avrei potuto chiudere gli occhi e addormentarmi lì, seduta stante. Ma questa sonnolenza mi fu bruscamente tolta quando scorsi una schiera di anime correre verso di noi.

Strabuzzai gli occhi, pensando di aver visto male, invece avevo avuto ragione: in lontananza, una folla di accidiosi stava accorrendo nella nostra direzione. Scene che non si vedevano dalla morte di Mufasa. Non feci nemmeno a tempo a gridare “Aiuto!” che subito questi ci furono addosso. Due di loro, più avanti degli altri, gridavano: “Maria corse in fretta alla montagna; e Cesare, per soggiogare la città di Ilerda, attaccò dapprima Marsiglia, poi corse in Spagna. Come fosse antani.”

Eh?

“Presto, presto! Non dobbiamo perdere tempo per scarso amore! Dobbiamo fare in modo che Dio ci veda operare, così ci farà salire di grado! La volete o no la promozione?!”

In tutto questo caos, le anime continuavano ad addossarsi a noi, rendendoci impossibile respirare. Per fortuna, ancora una volta, Virgilio intervenne in mio soccorso. “Ehi, voi! Se avete così tanta voglia di lavorare, perché non ci indicate la strada più veloce per passare alla cornice successiva? Vi avverto, ho un vivente e non ho paura di usarlo!” Esclamò l'ultima frase mostrandomi alla folla come un'arma micidiale.

Dalla massa di anime salì un coro di “Ohhhhhh!”. E poi un'anima si levò fra le altre. “Seguiteci e vi mostreremo la via! Scusate ma dobbiamo tenerci in allenamento, quindi non possiamo mai fermarci. Se guardate in basso, noterete che non siamo fermi ma che in realtà stiamo correndo sul posto. Ah, scusate ancora! Sono un vero maleducato e non mi sono presentato!”

“Non ce n'è biso...” stava per dire Virgilio, osservando i miei occhi brillanti di contentezza con preoccupazione.

Ma prima che potesse concludere la frase gli parlai sopra, quasi urlando. “Prego, presentati pure! Parlare renderà più piacevole il tragitto che dobbiamo percorrere”. Sono quasi certo che in quel momento Virgilio volesse uccidermi per davvero una volta per tutte.

E allora l'anima, con un sorriso smagliante, parlò. “Io fui abate della basilica di San Zeno, a Verona. Sotto l'impero di Federico Barbarossa. Ah! Bei tempi quelli! Pensate che oggi, Alberto della Scala, ha posto lì come suo abate, in modo decisamente poco legale, il suo figlio illegittimo. E, diciamo fra noi, tanto i morti non parlano, se mi consentite la battuta, che questo figliolo non è nato con tutti i venerdì.”

Avrei voluto chiedergli di più a riguardo, ma l'anima era già corsa avanti ed il mio portentoso fiato da poeta pantofolaio non mi permise di raggiungerlo.

Virgilio dovette aver notato la mia espressione di disappunto, perché all'improvviso mi afferrò il cranio e me lo girò verso destra. “Ecco, se proprio vuoi fare la comare e sentire altri pettegolezzi, lì ci sono due anime che stanno biasimando l'accidia.”

Questi penitenti, che erano rimasti dietro di noi, dicevano: “Il popolo per cui si aprì il Mar Rosso morì prima che la Palestina vedesse i suoi eredi. E quel popolo che non sopportò la fatica del viaggio con Anchise fino in Italia, si condannò a una vita senza gloria.”

Poi anche queste ci superarono. Tutte queste informazioni in un sol colpo mi indussero a ragionare e a rimuginare su quanto detto. Ma più pensavo e più sentivo la stanchezza nuovamente in agguato. Cercai di mantenere gli occhi aperti, ma niente mi tratteneva, ormai. Quindi, con molta lentezza, chiusi gli occhi e trasformai i miei pensieri in sogni, incurante di tutto e delle conseguenze.

  
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