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Autore: Elisir86    26/10/2015    2 recensioni
"C'è una strada piccola, affannosa e ripida che mi porta fino a te io vorrei percorrerla e senza rischi inutili, arrivare fino a te fino all'amore"
FINO ALL'AMORE - BIAGIO ANTONACCI
[No incesto]
[Coppie: Francia x Canada – Molte altre]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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Gennaio

 

 

 

9

Questioni familiari

 

 

 

Era snervante cercare un appartamento con suo fratello alle calcagna. Gilbert aveva sempre da ridire sul prezzo, sulla grandezza del salotto, sulla finestra troppo piccola o su quanto cigolasse la porta d'entrata.

Ludwig non si ricordava suo fratello così pignolo e la sua testa stava iniziando a dolergli.

“Cosa sarebbe questa cosa?” il dito pallido di Gilbert indicò il bagno, “La toilette...” la donna sorrise stanca, quasi quanto il suo cliente di quelle lamentele.

Nel giro di cinque giorni, lei li aveva portati in lungo e in largo per Venezia, facendo visionare ben sedici appartamenti, ma quel ragazzo -bello da farle mozzare il fiato- le aveva smontato pezzo dopo pezzo la pazienza.

Il sopracciglio dell'albino si inarcò lievemente “Davvero?” la lingua guizzò sulle labbra screpolate “Lei questo lo chiama bagno?” il sorriso di lei s'incrinò lievemente, “Se uno deve fare i suoi bisogni dove le mette le gambe?”

Ludwig sospirò emettendo un gemito di frustrazione, si portò due dita sulla tempia cercando di frenare la rabbia, ma suo fratello non si vergognava?

“Non ci starebbe nemmeno un nano da giardino!” la donna si spostò incerta la ciocca di capelli neri dietro l'orecchio “Quello dell'altro appartamento vi sembrava troppo grande e io...” l'altro la liquidò con un movimento della mano “Comunque direi che anche questo non va bene. Il bagno è un buco e Lud non entrerebbe nella cucina nemmeno se sgonfiasse i muscoli!”

“Gilbert, non dire sciocchezze...” il biondo scosse la testa disperato. Ma perché suo fratello si era intestardito ad aiutarlo?

L'albino ridacchiò portandosi una mano sui capelli “Beh, anche questo è scartato!” si avviò verso la porta “Ed è ora di cena!”

 

 

Ludwig si sedette al tavolo nervoso. Non solo suo fratello gli stava mandando in malora tutti i suoi tentativi per andarsene da lì, ma ancora doveva convivere con la consapevolezza che quei due avessero una relazione.

Antonio era un bravo ragazzo, rideva sempre e metteva a proprio agio le persone -per non parlare della sua cucina- non aveva nulla contro di lui, ma non gli andava di fare il terzo incomodo.

Senza contare che suo fratello ancora non gli aveva accennato al suo stato di convivenza, probabilmente si vergognava o aveva paura che lui non capisse. Va bene, lui non sapeva esattamente cosa vuol dire amare e non aveva mai avuto una relazione -cosa che poteva far vergognare un qualsiasi ragazzo della sua età- ma ciò non voleva dire che era un troglodita.

Gilbert posò sul tavolo il vino che si era fermato a comprare poco prima di andare a visionare il quindicesimo appartamento “Dovevi vedere che catapecchie ci ha proposto oggi!” esclamò allo spagnolo che stava portando in tavolo una teglia piena di pesce, “Degne di un film dell'orrore!”

Ludwig sospirò stringendo la forchetta “Si può sapere perché continui a lamentarti?” chiese guardando l'ispanico sedersi accanto al fratello “Ci devo andare ad abitare io, non tu!”

Antonio sorrise, come ogni qualvolta che loro iniziavano una discussione più o meno pacifica, “Gilbert si sta solo preoccupando per te...” iniziò versandosi da bere “...Non vuole che ti ritrovi in una situazione scomoda.”

Il biondo alzò un sopracciglio cercando di mantenere la sua aria più diplomatica, di sicuro in quel momento si sentiva a disagio -insomma si stava intromettendo tra loro due-.

“Io mi domando perché non vuoi restare qui con me?” chiese il maggiore portandosi ben due pesci saporiti nel piatto “Insomma, non dovresti pagare l'affitto e poi il tuo lavoro durerà solo fino al prossimo anno! Senza contare che potrai beneficiare della presenza del Magnifico Me!”

Antonio rise “Credo che per voi sarebbe un bel modo per conoscervi meglio!” sorseggiò il vino “Se è per la mia presenza, non ti devi preoccupare alla fine di quest'estate torno in Spagna!”

Ludwig osservò la reazione divertita di Gilbert, non sembrava rattristito -non come un fidanzato dovrebbe essere- “Già e mi lasci qui da solo!” ridacchiò l'albino.

 

°°°°°°°°°°

 

Francis ne aveva piene le scatole di quel presunto fratello di Matthew. Ogni volta che lui era lì puntualmente chiamava facendo sparire il giovane per parecchi minuti.

Quella sera era già la seconda volta.

Matthew si era ritirato in camera ancor prima di rispondere e lui sinceramente non trovava un motivo per cui dovesse nascondere la conversazione.

E che ne sai se lui è a casa davvero da solo?”

Ancora la voce di Antonio gli fece eco nella testa facendolo mandare in paranoia.

Possibile che Matthew avesse trovato qualcun altro? Esisteva un uomo migliore di lui? Più bello e interessante?

Lui lo trovava impossibile, insomma chi poteva eguagliare la sua meravigliosa persona?

Eppure Matthew riceveva chiamate da un fratello anonimo -perché non lo aveva mai chiamato per nome- che per quanto ne sapeva lui poteva essere un ragazzo di colore.

Francis sospirò spostando l'attenzione dalla porta di legno scuro della camera sullo scaffale che occupava l'intera parete dietro il divano, su qualche ripiano c'erano delle foto, ma rappresentavano solamente Matthew da piccolo da solo o con sua madre, mai in compagnia di quel fratello.

Le aveva studiate perfettamente durante tutto il tempo della chiamata precedente, ma non aveva trovato nulla che facesse crede all'esistenza di un terzo. A pensarci bene, Matthew parlava spesso di sua madre -anche se lui non ascoltava i discorsi- e magari di sua nonna. Nei suoi racconti non c'era ne un padre ne un fratello.

Sbuffò portandosi una mano tra i folti capelli biondi, non che lui fosse geloso -di quel ragazzino poi!- ma non gli piaceva essere preso per il culo!

Insomma se lui non era più gradito glielo deve dire!

 

 

Matthew tornò in cucina con il cellulare in mano e il morale a terra, suo fratello non gli aveva dato buone notizie “Papà non vuole ricevermi. Il suo segretario continua a propinarmi la scusa delle riunioni...”.

Ah, non era facile poter parlare con loro padre perfino per loro che erano i figli, ma conosceva suo fratello e sapeva che non si sarebbe fermato davanti a nulla.

Fai presto...Non voglio continuare a subire questa situazione...” gli aveva mormorato prima di chiudere la conversazione.

Francis lo guardò dubbioso mentre si versava il quinto bicchiere di vino, “Tuo fratello non sta bene?” chiese sorseggiando “Sta benissimo...” lo vide sorridere stanco “Ci sono solo dei problemi familiari...”

Il canadese si sedette accanto all'ospite, si prese un bicchiere di vino bevendolo tutto in un fiato. Quella situazione non gli piaceva per niente, senza contare che quel avvocato gli si era presentato di nuovo davanti quella stessa mattina per convincerlo a firmare quelle dannate carte.

Oh, aveva una gran voglia di farci un falò!

“Se hai bisogno di tornare in Canada, io ti capisco e non farò capricci...” aveva iniziato Francis assottigliando lo sguardo cercando di capire nei pochi gesti dell'altro se gli stesse mentendo.

Matthew strinse con forza il bicchiere rompendolo, il francese sobbalzò guardando le schegge conficcarsi nella mano del giovane. Non lo aveva mi visto comportarsi in quella maniera -frantumare un bicchiere roba da pazzi!- e tanto meno aveva visto quello sguardo così confuso sul suo viso.

Matthew abbassò il capo ignorando completamente le fitte di dolore “Francis...” lo chiamò con un sussurro, lo sentì deglutire rumorosamente, “Tu mi odi così tanto?”

 

°°°°°°°°°°

 

Gilbert non si aspettava nessuno e tanto meno Francis. Gli aveva detto che sarebbe stato con il suo cane per quella sera, “Ho bisogno di scopare Arthur!” aveva urlato uscendo dal suo appartamento dopo una sessione di ginnastica mattutina -e lui aveva ringraziato che Ludwig era a lavorare-.

Francis però in quel momento era davanti a casa sua e non dal quel cane -di cui non ricordava nemmeno il nome- e sembrava turbato.

“Non dirmi che quello sfigato ti ha dato buca...” lo fece entrare voltandogli le spalle. Non aveva mai conosciuto quel tizio e non gli interessava, Francis gli aveva raccontato che era il classico ragazzino privo di personalità e che potevi raggirare come volevi.

Il francese entrò nel salotto dove la luce era soffusa, la televisione accesa su un fermo immagine di una tizia con la faccia contorta dal terrore.

Antonio sedeva in un angolo del divano, le gambe strette al petto e i piedi nudi, la testa inclinata sullo schienale.

Sospirò confortato che Ludwig non fosse nei paraggi e si sedette accanto allo spagnolo.

Gilbert si mise comodo dall'altra parte, lanciando chissà dove le ciabatte e prendendo tra le mani una manciata di salatini aspettando una spiegazione da parte dell'amico.

Francis li guardò entrambi confuso sul perché fosse andato proprio lì, da loro che non avrebbero capito il suo stato d'animo.

...mi odi così tanto?” la voce di Matthew ancora riecheggiava nella sua mente come un'accusa. Lui non lo odiava, la risposta era così semplice, eppure non era riuscito a dirglielo.

Si era spaventato nel vedere quella consapevolezza in quei occhi, nel vedere quella mano sanguinante che ancora rimaneva inerme a mezz'aria.

Quello non era Matthew.

“Allora?” Antonio si era avvicinato guardandolo con quei meravigliosi occhi verdi, era preoccupato non era da lui restare tanto in silenzio.

Francis stiracchiò un sorriso falso “Mi ha chiesto se lo odio.” le reazioni dei due fu un coro di “Eh?” che si unì a due domande urlate a pochi centimetri dalle sue orecchie: “Mentre lo stavi scopando?” “Che cosa?”.

Gilbert si prese un'altra manciata di salatini infilandoseli in bocca, “Durante il sesso non si dovrebbero esserci solo sospiri e gemiti?” chiese tra una masticata all'altra “E ovvio che non lo stessimo facendo, razza di cretino!” il biondo gli lanciò un cuscino in faccia.

Antonio rise divertito, strisciò i piedi sul divano fino a sfiorare la coscia dell'amico, “E tu? Cosa hai risposto?” e vedendo lo sguardo rattristirsi si pentì di quella domanda. “Non gli ho detto niente, sono rimasto in silenzio...”

Francis sospirò portandosi una mano tra i capelli, era rimasto fermo per un tempo indefinito mentre osservava l'altro raccogliere le schegge del bicchiere e poi andare in bagno a pulirsi la mano.

“E...” continuò l'ispanico cercando di convincerlo a dare una spiegazione “Niente, me ne sono andato...” Gilbert sputacchiò “Sei scappato come una ragazzina?!” un altro cuscino e una ciabatta lo colpirono in viso “CRETINO!”

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Scusate il ritardo!

Capitolo super corto ma non sapete che faticaccia scriverlo. Non starò qui a spiegarvi quanto sia oscuro questo periodo per me perciò vi prego di avere clemenza.

 

Devo ringraziare i commenti ricevuti nel capitolo passato che mi hanno invogliata a scrivere questo (diciamo che un capitolo di spiegazione) e quello che posterò -spero- la prossima settimana.

 

Ora spero che continuerete a seguirmi anche se ci metterò un pochino a postare.

 

Un abbraccio!

Elisir

  
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