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Autore: Ledion Kaja    27/10/2015    1 recensioni
Chi o cosa decide come deve proseguire la vita di una persona? E soprattutto, con quale diritto? Un antico potere risvegliato. Umani, elfi, nani, orchi. La pace apparente durata diciotto anni dopo l'ultima grande guerra sta per finire.
'Il tuo destino è rosso come il mio, fratellino.'
E' la prima storia che scrivo qui su EFP, spero che sia di vostro gradimento e aspetto con ansia le recensioni. Grazie a chiunque leggerà ed apprezzerà la storia!
Genere: Avventura, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Stava guardando il soffitto buio da cinque minuti ormai, sudava, si sentiva la schiena bagnata e fredda, come se fosse caduto in mare con i vestiti addosso anche se l'ultima volta che aveva nuotato in acque cristalline risaliva a parecchi anni prima.

Ma stavolta non era un incubo. Era tutto reale.

Non riusciva a muoversi. Ogni singolo muscolo non voleva saperne di reagire agli stimoli. Doveva aver perso molto sangue a giudicare da quanto debole si sentiva. La testa pulsava quasi all'unisono col battito del cuore. Il respiro era affannoso. L'odore del sangue era dappertutto, se lo sentiva addosso, gli sembrava quasi di respirarlo.

Era sdraiato per terra con mani e gambe legate. Un filo di luce fioca penetrava dalla finestra che qualcuno doveva aver aggiustato frettolosamente, guardandosi attorno notò l'armadio dei libri; era ancora nel suo laboratorio.

Provò invano a sfilarsi la corda dai polsi ma niente, il nodo era troppo stretto e i suoi tentativi lo portarono solo ad escoriarsi ulteriormente le mani provocandogli altro inesorabile dolore.

Si rassegnò ad aspettare. Chi o cosa non lo sapeva nemmeno lui o almeno non voleva ancora ammetterlo a se stesso ma in realtà sapeva benissimo chi era. Quel viso, quella voce e quella voglia rosea sulla guancia destra. Perché?

Chiuse gli occhi e le lacrime cominciarono a rigargli le guance, non era il momento di piangere o forse si, forse doveva lasciarsi semplicemente morire, dopotutto non aveva senso combattere. Non in quelle condizioni. Nessuno sarebbe venuto a cercarlo, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. L'avrebbero trovato settimane o mesi dopo, sdraiato in una pozza di sangue con mani e piedi legati.

Dopo la morte di suo nonno prima e sua nonna successivamente, aveva tagliato i rapporti con tutti. Lo si poteva trovare nel bosco a tagliare la legna o al mercato in cerca di strumenti da lavoro. Silenzioso e cupo. La morte, oltre ai suoi cari, si era portata appresso anche la sua voglia di vivere.

Un rumore secco alle sue spalle lo fece sobbalzare.

La porta si aprì andando a sbattere contro il muro, la luce delle candele si impadronì man mano di quello che era stato fino ad allora posseduto dalle tenebre. Una figura si fece largo fino a posizionarglisi sopra.

'Sveglia fratellino'

Era di nuovo lui, Phelnis, suo fratello.

L'ultima volta che lo aveva visto risaliva ad un giorno prima della sua scomparsa. Era da poco finito l'inverno, il sole riscaldava timidamente dopo mesi di freddo gelo. La natura tornava a vivere, gli animali uscivano dal letargo in cerca di cibo e un pò di calore. Gli alberi tornavano a riempirsi di foglie e i fiori sbocciavano. Lui e suo fratello passavano la gran parte delle giornate nel bosco. Suo nonno si raccomandava sempre con loro di non andare troppo in là ma loro non lo ascoltavano mai, sognavano di arrivare al confine con bosco Sempreverde, dove stavano gli Esboni, per sentire uno dei loro famosi canti ma non c'erano mai riusciti. Una volta a Jackies parve anche di udirne uno cantare ma Phelnis aveva sempre negato, gli disse che si era confuso con una banale Civetta Songter, ma Jackies sapeva di non sbagliarsi.
Suo fratello portava i capelli raccolti in una coda, li aveva di un biondo leggermente più scuro del suo. Era molto gracile e stava sempre male, a differenza di Jackies che era robusto e l'ultima volta che era stato male non la ricordava. Aveva un voglia rosea sulla guancia destra dalla nascita che lontanamente assomigliava ad un triangolo. Una voce delicata faceva da sfondo ad un comportamento sempre educato e gentile. Non diceva mai una parola di troppo e sopratutto non si arrabbiava mai. Aveva quattordici anni quando se ne andò. Diceva di voler vedere tutta *Siniost, dalle montagne dei *Nentor ai boschi degli Esboni, dalle colline dei Dusten al grande Acquaviva, il mare più grande fino ad allora conosciuto. Voleva studiare con i nani, combattere con gli orchi, cantare con gli elfi e volare con le *Aquile Tar. Sognava ad occhi aperti Phelnis. Tutti sapevano che non sarebbe mai stato in grado di affrontare un viaggio del genere, era troppo debole. I medici della corte di Willtram, tra i più bravi del continente, avevano detto che non sarebbe resistito a lungo, addirittura gli davano dua anni di vita al massimo. Doveva averlo sentito da qualcuno. Per questo se n'è andato. Non voleva morire senza averci almeno provato, doveva realizzare il suo sogno.

Eccolo lì invece, più sano che mai. Avrebbe voluto abbracciarlo, anche se l'aveva pugnalato alle spalle, voleva stringerlo forte. Quanto gli era mancato! Tutti lo davano per morto, i suoi nonni avevano addirittura costruito una lapide dove poterlo piangere, lui no. Da qualche parte dentro di sé sapeva che era vivo, se lo sentiva. Il loro legame era forte, troppo forte per essere interrotto dalla morte.

Adesso portava i capelli in treccine legati dietro. Era molto più robusto di come lo ricordasse e anche più alto, era cresciuto anche se rimaneva di una spanna più basso di Jackies. La voglia rosea era ancora lì anche se sembrava si fosse ingrandita. Aveva gli occhi rossi. Rosso fiammante. Da entrambi scendeva una riga di sangue che culminava sul colletto di una tunica rossa che gli arrivava fino alle ginocchia.

'Quanto tempo è passato fratellino, quattro, cinque anni? ' esordi Phelnis.

'A marzo sono cinque anni' rispose con un filo di voce Jackies.

'Non sembri avere una bella cera, cosa ti succede?' Incalzò lui con tono sarcastico.

'Mi hai piantato un pugnale sulla spalla, ecco cosa mi succede. Perché l'hai fatto? Dove sei stato tutto questo tempo? I nonni sono morti e tu non c'eri.' disse Jackies notando un miglioramento delle sue condizioni, la testa aveva terminato di pulsare e il dolore alla ferita lentamente si affievoliva.

'Da cosa hai capito che sono cambiato? Dal pugnale che ti ho conficcato nella spalla o dal modo in cui porto i capelli?' Phelnis sogghignò. Estrasse il pugnale dal fodero e cominciò a gioccherellarci passandolo di mano in mano.

'Sai, ho saputo quasi subito dei vecchi, non sono tornato perché semplicemente non era più nel mio interesse. La vita è un ciclo ed il loro era finito, avevano vissuto anche abbastanza, ormai non servivano più a niente...'

'Smettila!' Tuonò Jackies.

'Come puoi dire questo? Ci hanno cresciuti, si sono presi cura di noi, eravamo come dei figli per loro e tu sminuisci il loro ricordo così? Che ne è stato di mio fratello? Quello sempre gentile e disponibile? Cosa ti è successo Phelnis? Cosa ti ha spinto a fare questo?'

'Ho visto cosa c'è la fuori fratellino, sono sopravvissuto a tu non sai nemmeno cosa. Avevo la morte che mi seguiva come un'ombra sempre in agguato aspettando che facessi un passo falso. Ma io non l'ho fatto quel passo falso. Quando tutti mi davano per spacciato io ho combattuto. Quando tutti credevano che sarei morto di lì a poco io ho resistito. Mi avete abbandonato Jackies, ecco cosa è successo.' Fece una pausa, rimise il pugnale nel fodero. Gli si avvicinò ulteriormente, quando fù abbastanza vicino gli squarciò la maglia e tastò la ferita. Jackies sentì la schiena in fiamme, il dolore era lancinante. Suo fratello continuò a premere, il dolore aumentò.

'Ti prego smettila, se devi uccidermi falla finita subito, abbi pietà. ' implorò.

'Oh ma non hai capito niente, io non sono venuto per ucciderti ma bensì per portarti con me, tu mi servi.' Aggiunse Phelnis, dopodiché si alzò e con passo spedito raggiunse la porta, poco prima di uscire però si girò nuovamente verso di lui.

'Sono venuto a prenderti perché il tuo destino è rosso come il mio, fratellino.'

 

 

 

 

 

 

*Siniost è il nome del continente.
*I nani sono chiamati anche Nentor.
*le Aquile Tar sono gigantesche e vivono in cima alle montagne dei Nentor.

 

   
 
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