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Autore: voidsiilviasw    27/10/2015    2 recensioni
Ci saranno tante cosa al quale Thomas dovrà abituarsi e altrettante di cui dovrà fare a meno.
Le cose o le persone perse in genere non tornano, ciò che perdi non ritorna su un piatto d'argento.
La mancanza è come un'opera d'arte preziosa: sta dietro una bacheca di vetro ed è insieme a ciò di cui hai più bisogno in assoluto ma tu sei lo spettatore e di conseguenza non puoi afferrarla.
Sei un passo dal raggiungerla ma cento dal prenderla. La mancanza delle assenze è straziante e questo Thomas lo sapeva, era come se fosse rinchiuso in una gabbia e avesse visto qualcosa di bello ma sapeva di non poterlo raggiungere, sapeva tutto questo e sapere di sapere lo tormentava notte e giorno fino a quando...
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note infondo! Buona lettura.
(Scusate, ho dovuto riscrivere delle parti mancavano delle cose fondamentali per me, cose tipo l'ansia e l'angoscia.)

 

 

 

                                                                                        EPILOGO

 

 

“Newt, faccio io il rapporto finale? Non sto granchè bene, lo sai.”
 “Si si, io devo preparare delle cose. Arrivo e ti do subito il cambio.”
Teresa nonostante i dolori, prese carta e penna ed iniziò a scrivere.
 -
Comunicazione d'ufficio – NEWT E TERESA, SUPERSTITI. -
Data: giorno 1960 dalla caduta della W.I.C.K.E.D
 Mese: novembre (credo)
 Anno: non lo ricordo, sinceramente.
 Destinatario: Nessuno in particolare
 Mittente: Teresa & Newt ex soggetti gruppo A
 OGGETTO: Resoconto ultimi mesi.
 Secondo tutti i calcoli fatti da me e il mio socio, posso affermare con certezza che Thomas ha risposto bene agli impulsi spediti settimane fa.
 Sta venendo a cercarci, ne sono sicura. Io credo in lui.
 Per quanto riguarda la cura siamo giunti ad una conclusione: il metallo.
 Questo tiene a bada l'eruzione se innestato nel cervello, ho una prova vivente quale Newt, mio compare.
 Abbiamo innestato vari campioni in individui consenzienti al test, rispondono con gran successo. In cinque anni siamo riusciti a vincere là dove una società come la W.I.C.K.E.D aveva fallito. Sono contenta che il mio amico stia bene e si sia ripreso quasi del tutto dal virus, ogni tanto ha dà segni di follia ma ci può stare.

 -

Teresa si bloccò di colpo, non riusciva più a muovere la mano.
“Newt, Newt, ti prego aiutami.”
Il ragazzo accorse in fretta e furia, prese per un soffio Teresa prima che questa potesse cadere sul suolo. La tenne tra le braccia e la portò nel letto di fianco alla scrivania. Era diventata fredda come il marmo, aveva i brividi, era bianca come la neve e più pallida del solito. I suoi occhi color blu acceso erano sempre più spenti e il suo animo sempre più stanco.
“Newt, ti prego. Devi continuare tu il rapporto. Io...Io...Non sono in grado di intendere e di volere.”
 “Certo, ora continuo Deedee. Tu non mi abbandonare.”
-

Scrive Newt, socio e amico di Teresa.
 Come ha detto lei in precedenza, abbiamo trovato finalmente una pseudo cura.
 Io sono vivo e vegeto, calmo e tranquillo.
 Mi ha raccontato di me prima del labirinto, mi ha detto di Thomas e delle cose che sono successe. Non potevo quasi crederci, io e Tommy. Che goduria, un sogno oserei dire.
 Fin dal primo giorno della radura sentivo che mi mancava qualcosa e colmavo questa mancanza facendo il velocista, ero curioso e sapevo che in mezzo a quei muri avrei trovato ciò che cercavo, solo che un giorno preso dalla disperazione ho tentato di uccidermi. Mi mancava davvero qualcosa di vitale importanza, non capivo cosa e questo mi logorava dentro.
 Quando mi sono risvegliato ero ancora vivo.
 Ora comincio a ricordare varie cose.
 Ricordo di aver desiderato di essere morto di nuovo, ero steso nella branda con Alby al mio fianco. Volevo bene a quel ragazzo, era un fratello per me o forse anche di più.
 Quando mi ha raggiunto Tommy la mancanza che provavo era svanita, sapevo che lui centrava con questo e decisi di fidarmi.
 Fidarmi di un nome così famigliare, di un volto già visto. Ora se ci penso rido, ho fatto proprio bene a fidarmi di quel pivello.

-

“Newt, ma stai scrivendo un poema?” Chiese Teresa timidamente.
“Ehm.. più o meno.”
 “Stai raccontando di Tom, va bene fa pure.” Sorrise lei riappogiando la testa sul cuscino.

-
Ricordo anche l'attimo prima della mia morte, quando gli ho detto 'Per favore, Tommy. Per favore.' evidentemente il mio subconscio parlò per me, i miei pensieri più profondi, i miei ricordi. Era come se fossi tornato nel labirinto e fossi di nuovo in cima alle mura, Tommy era le mia salvezza, il mio pavimento. Mi avrebbe preso se io fossi caduto e così mi lasciai andare. Mi gettai nelle sue mani, lasciai che mi uccidesse ancora una volta.
 Mi sento un egoista a pensarla così, lui ha vissuto a lungo con quelle colpe eppure so che sta venendo a cercarmi. Lo so. Lo percepisco, io farò lo stesso con lui. Gli andrò incontro. E' stata la prima persona nel quale ho riposto la mia fiducia è l'ultima del quale io mi sia mai davvero fidato.
 Sono contento per questo anche se....Anche se Teresa non migliora. L'ho estratta da sotto alla roccia quel lontano giorno quando la W.I.C.K.E.D stava crollando, era paralizzata dal bacino in giù. Con uno sforzo sovrumano l'ho messa sulla mia schiena e l'ho portata fuori da quell'inferno, non potevo lasciarla morire come un cane, da sola e senza nessuno. Così l'ho portata con me, le ho trovato una sedia a rotelle e l'ho curata più che potevo ma ogni cosa sembra vana. Il suo sistema immunitario è debole, lei è priva di anticorpi, ha la febbre e non voglio che muoia.
 Non voglio davvero, lei merita di meglio dopo ciò che ha passato.

-

“Newt, ti prego vieni qui.” Disse Teresa sussurrando.
“Eccomi, sono qui Deedee.”
 “Promettimi una cosa..”
 “Sh..shh..Non sprecare energie per parlare.”
 “No, ti prego Newt ascoltami.” Teresa si tirò su molto lentamente, giusto per guardare Newt dritto negli occhi.
“Io...Io ti ringrazio.”
 “Per cosa?”
 “Per essere stato mio amico nonostante tutte le cose brutte che ho fatto. Io ti ringrazio, Newt.”
 “Teresa, non è un addio questo. Io ti salverò.”
 “Mi hai già salvata, mi hai dato speranza e ancora una volta mi hai fatto credere in Tom. Mi hai fatto divertire e sentire a casa, veramente a casa.”
 “Teresa..”
 “Newt, cerca Tom. Cercalo, fallo per me. Cercalo.”
 “Non ti posso lasciare qui, moriresti.”
 “Sto già morendo.”
 “Non posso!”
 “Newt.” Guardò l'amico dritto negli occhi, era seria mentre lui piangeva.
“Hey, non piangere.”
 “Teresa...Ti prego.”
 “Mi piace come alterni i miei nomi, sei un pive fantastico.”
 “Deedee..conserva l'energie.”
 “Newt. Newt, digli...Dì a Tom che...”
 “Cosa, Cosa?
“L'ho amato.”
Teresa chiuse gli occhi per l'ultima volta. Newt la scosse ma lei continuava a tenerli chiusi.
 Ora era diventata fredda come una calotta polare, come l'acqua d'inverno, questa stagione le si addiceva.
Si era spenta proprio come la luce del sole diventa fioca tra le nuvole e come una foglia d'autunno, lei si staccò dal ramo dell'albero madre andandosi a depositare sul suolo nudo della terra. Fu così che il suo ciclo vitale volse al termine.

-


 Dopo aver passato un paio di settimane a decidere che cosa fare, come muoversi e dove andare; Newt concluse che Teresa doveva avere una degna fine. Faceva molto freddo dov'erano loro e per questo il corpo inanime della ragazza era rimasto conservato.
 L'amica era andata via, era riusciva a mettersi l'anima in pace una volta e per sempre.
 Le sue guance erano bianco latte ed erano fredde, molto fredde. La pelle era diventata di un color blu biancastro, il corpo immobile ma il suo animo ancora intrappolato dentro quella fragilità candida. Ciò che era stata era un lontano ricordo intrappolato nel tempo e nelle memorie.
Newt decise che era il momento di farlo, di farlo come ultimo gesto per lei, per Teresa.
 Non voleva seppellirla e nemmeno lasciarla lì in incubazione. C'era solo una cosa da fare: Cremarla.
 Per quanto fosse difficile e facesse male, lui lo fece.

Newt guardava il fuoco ardere e mangiarsi senza ritegno il corpo di Teresa, era una scena raccapricciante ma necessaria. Fissava il bracere, le fiamme sembravano danzare di gioia eppure di felicità proprio nemmeno l'ombra. I lapilli volavano per la stanza, gli abiti bruciavano e con loro anche il corpo, la pelle e le ossa. Newt era fermo immobile davanti a quell'orrore, provò un brivido gelido percorrergli la schiena; era paura, ansia o cos'altro? Anche se non aveva ucciso lui Teresa bensì la febbre alta, si sentiva comunque in colpa. In quei cinque lunghi anni si erano sopportati, lei lo aveva aiutato quanto più poteva, in fin dei conti Teresa era una persona buona. Mentre continuava a guardare il fuoco gli venne in mente la zona bruciata, quando la ragazza aveva avuto quel raptus di follia contro Thomas, la W.I.C.K.E.D era riuscita a distruggere l'umanità rimasta in lei in meno di un giorno. Teresa aveva raccontato a Newt quell'episodio e tutto ciò che aveva fatto nei minimi dettagli e particolari. Si era aperta completamente e lui era rimasto ad ascoltarla nonostante lei continuasse a ripete le stesse cose, con la febbre alta dimenticava spesso cosa aveva detto o commesso. 
"Eri una tipa tosta, Deedee." Disse Newt continuando a fissare il fuoco.
Aveva ragione, era proprio tenace. Aveva superato ogni ostacolo, aveva rischiato di morire da bambina eppure aveva resistito, aveva combattuto.
Alla W.I.C.K.E.D aveva trovato riparo e pane per i suoi denti, supportava quella società solo perchè non voleva vedere altre persone ridotte come sua madre o come i suoi amici passati quali Mark e Trina*. Non era una fanatica dottoressa in cerca di una cura, era soltanto una bambina con uno scopo: Aiutare a salvare le persone non immuni.
 Newt non poteva darle una degna sepoltura, ma almeno così sarebbe vissuta altre mille vite e avrebbe viaggiato per il mondo sotto forma di particelle.
 Le fiamme erano alte, il calore all'interno della stanza aumentava. Newt guardava il bagliore con occhi vuoti, aveva lo sguardo perso e non pensava assolutamente a nulla. Un bagliore di tristezza gli passo per la mente e le lacrime iniziarono a cadere senza fine.
Pianse guardando le fiamme danzare, pianse da solo senza nessuna spalla a supportarlo, pianse fino a sentir male al petto.
 Quando il fuoco si spense da solo poichè privo di brace, raccolse le ceneri e le mise in un urna, prese in spalla lo zaino ed uscì, per la prima volta dopo cinque anni, da quel palazzo. Sentì una vampata di aria fresca e pulida entrargli dentro ai polmoni dandogli una botta di vitalità.
 Una volta fuori, dopo aver preso un paio di boccate d'aria, raggiunse un punto nel quale il vento era più forte e violento; c'era tantissima aria ma questo non lo fermò anche se a stento riusciva a rimanere in piedi. Era dimagrito molto ma in quegli anni si era tenuto in forma correndo per i lunghi corridoi.
 Nella via non c'era anima viva, silenzio più totale, quell'assenza di rumorì era inquietante e raggelava le vene, ma Newt non si preoccupò più di tanto.
Estrasse l'urna dallo zaino e delicatamente la svuotò.
"La pive più tosta." Disse Newt quasi come se lei potesse ancora sentirlo parlare.
Vide ciò che restava di Teresa dissolversi, ora lei era ovunque e in tutto.
 Meritava una pace simile, meritava di guardare il resto del mondo, di provare la brezza di volare.
 Meritava di più di quello che aveva passato e questo Newt lo sapeva.

-

Erano passate circa un paio di settimane da quando Thomas aveva lasciato l'accampamento base una volta e per tutte alla ricerca del suo amico, della sua speranza, del suo forse incerto. Aveva esplorato ettari ed ettari di bosco senza trovare segni di civiltà, a lui andava bene così solo che l'ansia di non rivedere più Newt cresceva e con questa anche la paura, se non l'avesse trovato avrebbe passato la vita a vagare senza una meta.
Camminava, si fermava e dormiva per poi ripartire dopo poche ore. Ripeteva questi procedimenti giorno dopo giorno sapendo esattamente dove andare. Era pazzesco, Thomas sapeva esattamente in che luogo dirigersi, nemmeno una volta aveva messo in dubbio ciò che l'instinto gli 'diceva'.
Stava camminando già da un paio d'ore quando in fondo, sulla linea d'orizzonte, vide una luce accecante; doveva essere uno spiazzo o una radura.
"Finalemente" Pensò e subito prese a correre con le ultime forse rimaste. La stanchezza era molta e aveva bisogno di riposare ma l'attrazione verso quell'enorme bagliore era tanta ed indescrivibile. Lui doveva uscire dal bosco.
Quando raggiunse la fine della foresta davanti a lui si aprì un'enorme vallata apparentemente deserta. Si potevano distinguere in lontananza soltanto varie rovine di città o campi semi abbandonati. Senza pensarci due volte si avviò verso il primo insieme di grattacieli, era più vicino e sembrava messo meglio degli altri ex centri abitati..

I palazzi non erano come sembravano da lontano anzi erano peggio di come se lo aspettasse. Molti erano fatiscenti, crollavano e niente sembrava avere una base solida, non erano affidabili come riparo. Da alcune faciate potevi vedere chiaramente le barre di ferro della struttura portante, in altri mancavano delle finestre altri invece erano impolverati con i portoni totalemente bloccati. Qualcosa gli suggeriva di indagare e non di essere indifferente a quel caos vecchio di anni ed anni. Sentiva il bisogno di innoltrarsi di più tra quegli scheletri di cemento.
Mentre camminava nel cuore della vecchia città notò come questa stava tornando alle origini primordiali, la natura aveva già preso possesso delle macerie, l'edera e l'erbacce crescevano rigogliose sui cigli delle strade e dentro agli edifici. Uccelli di vario tipo entravano ed uscivano dai cespugli o nidi, animali mai visti prima scorrazzavano lieti per le strade ormai piene d'erba. Cercò di immaginarsi quella città anni ed anni prima: Macchine di ogni colore che sfrecciavano veloci sull'asfalto, persone che correvano a destra e a manca per inseguire gli autobus o soltanto per non fare tardi al lavoro, negozi aperti e tanta felicità, o forse no; forse era tutto polvere negli occhi. Ripensò alle eruzioni solari e come un incubo scacciò via l'idea perfetta che si era fatto sul passato di quella città.
Tutto sembrava uguale come al solito tranne una collina buffa al centro della strada, sembrava stabile anche se era formata interamente da detriti. Era un ammasso informe di blocchi, arrivati lì Dio solo sa come. Sembrava invitante e per questo vi si arrampicò sopra con le ultime forze rimaste.
Sentiva il sole freddo, spento e triste, non faceva caldissimo anzi meno male che aveva la sciarpa di Newt con sé. Mise ques'ultima intorno al suo collo, scrutò un'ultima volta i paraggi e poi iniziò a mangiare divorando un panino in meno di cinque minuti.

Era lì a godersi l'arietta fresca da circa un quarto d'ora quando dei rumori all'armanti, rami che si spezzavano, un ticchettio di uno strano bastone e una voce che parlava da sola ad alto volume, catturarono la sua attenzione. Non consoceva il posto e rimembrando vecchie vicende, non aveva alcuna intenzione di incontrare persone pazze o con istinti omicidi. Scese di corsa dalla collina con lo zaino ancora aperto, si gettò in un anfratto tra un cubo di cemento e l'altro e vi nascose per bene tentando di camuffarsi al meglio. 
Teneva gli occhi fissi sul punto dal quale proveniva la strana volte, aveva la mano sul coltello pronto ad estrarla qualora ce ne fosse voluto bisogno per autodifesa tuttavia il chiacchiericcio acquistò una forma: Era un ragazzo o meglio, doveva essere un ragazzo e sembrava pure biondo.
“Non è possibile” Disse Thomas sussurrando a se stesso. Era in un ostato d'ansia e angoscia, l'adrenalina iniziò a diffondersi come una tossina per tutto il corpo, avrebbe voluto correre incontro a quella persona solo che non bisogneva affrettare le cose, prima la prudenza. Si alzò e senza farsi notare, il più sileziosamente possibile, lo seguì.
 Voleva esserne certo, certo che non fosse una visione o strana allucinazione della sua mente, certo che fosse tutto vero. Poteva essere Newt? Mah, chi lo sa.
 Il ragazzo misterioso continuava a camminare, aveva anch'esso uno zaino in spalle. Aveva le gambe magre ed era piuttosto alto, non sembrava molto forte dalla statuta. Ogni tanto tirava calci a dei sassi che trovata sul tragitto, parlava da solo e farfugliava cose incomprensibili da tale distanza; ma Thomas voleva di più, voleva capire, era troppo curioso. Il ragazzo sembrava stesse andando alla ricerca di qualcosa ma che gli mancasse l'incipit per partire, il tasto invio, una spinta di incoraggiamento. Pareva privo di motivazioni.
Thomas quatto quatto continuò a stare dietro al biondino, si sentiva come fosse una seconda ombra o una spia. Il suo cuore batteva a mille all'ora, percepiva l'adrenalina e la tensione crescere dentro di lui. Un fuoco di eccitazione si era acceso nel profondo del suo torace, la costola non gli faceva più male, era proprio una sensazione di agitazione continua a controllarlo.
Passo dopo passo seguiva il sospettato, si nascondeva dietro le colonne o a quelle che una volta erano macchine per evitare di essere visto. Sentiva il suo fiatone aumentare e il battito cardiaco aumentare di volta in volta. Non stava più nella pelle, gli mancava pochissimo per scoprire l'identità del ragazzo. Era quasi riuscito a raggiungere il biondino quando, a causa della sua maldestria, la situazione si ribaltò.
Thomas continuava a guardare avanti e mai dove metteva i piedi così ad un certo punto inciampò come un idiota in un tubo di metallo che si trova per terra senza un apparente motivo.
"Merda." Disse sussurrando. "Merda, Merda."
Il rumore metallico risuonò per tutta la strada rimbombando tra i palazzi e la lunga via. Thomas trattenne il respiro come se stesse sott'acqua, era agitato, il cuore pompava sangue a un ritmo non controllabile, le tempie pulsavano e l'ansia aumentava insieme alla paura.
Si alzò di scatto rimettendosi velocemente in sesto, sperava non lo avesse sentito e invece..
Il biondino si girò spaventato ed allarmato, aveva tirato fuori una pistola dalla mano e stava per puntargliela contro quando si fermo improvvisamente. 
 Thomas spalancò gli occhi e la bocca, il suo viso sembrava incantato ma allo stesso tempo stupito. Non trovata parole per quella situazione, era davvero come lo ricordava, certo con qualche anno in più ma ci stava, era sempre bellissimo. Sentiva il cuore esplodergli, gli organi implodere dentro di lui, l'eccitazione era tale che il caldo dentro il suo corpo diventò così forte che lo fece sudare.
Si fissarono per un buon minuto intero, sembrava un'eternità, forse entrambe pensavano fosse un sogno, ma poi Thomas ruppe il ghiaccio.
“Newt.” Disse con una voce strozzata da risultare imbarazzante. Non riusciva più a contenere l'ansia, gli occhi gli si confiarono e le lacrime iniziarono a cadere, tutta l'agitazione e la frustrazione stava scivolando via in quel momento. A stento riusciva a contenersi, il suo stato mentale era messo a dura prova.
Il biondo gettò l'arma a terra, aprì le braccia e rispose quasi urlando a squarcia gola: “Tommy!”

 

 

 

The End.

 

 

 


 

  *Mark e Trina sono due personaggi fondamentali nel quarto volume di James Dashner: The Kill Order/The Maze Runner - La rivelazione. (Chi ha letto il libro capirà) La fan fiction è giunta al termine! Sono piuttosto soddisfatta, spero vi sia piaciuta. Ci ho messo anima, corpo e tempo per scriverla.
 Ringrazio Eleonora per avermi aiutato in alcuni capitoli per le correzioni, un saluto a Dalia e Volk.
 Un ultimo saluto a tutte le CuloPesche e ovviamente ai lettori della mia fan fiction.
 Sto lavorando ad un prossimo progetto, ad una prossima fan fiction intitolata "HUMANDROID". Spero la troverete appassionante.
 Un abbraccio grandissimo,
 Silvia.

   
 
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