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Autore: Sharon9395    29/10/2015    1 recensioni
La vita tra i Candidi non era male: tranquilla, dedita alla verità, all’onestà e alla giustizia.
Kat teneva sì alla giustizia e alla verità. Ma dentro di se sentiva la spinta verso una vita diversa. Una vita spericolata, una vita degna di essere vissuta.
Il test era stato chiaro. O meglio… inconcludente. Quindi doveva scegliere da sola. Magari tra i Candidi o tra gli Abneganti sarebbe stata al sicuro, la avrebbero aiutata. Ma quella, sapeva in cuor suo, non essere la sua strada.
Voleva sentirsi utile, completa e, soprattutto, libera. E tutto questo poteva trovarlo solo in una fazione: gli Intrepidi.
Afferrò con decisione il coltello, si procurò un piccolo taglio nella parte interna della mano e lasciò cadere il suo sangue sui carboni ardenti. Il suono prodotto, fece serpeggiare lungo la sua schiena un brivido freddo. Kat aveva scelto e, ormai, non poteva più tornare indietro.
“La fazione prima del sangue”.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti, Zeke
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo XI
 
Il sole stava sorgendo e le prime luci entrarono dalla finestra nella camera da letto. Kat aveva perso il senso del tempo e dello spazio; non ricordava dove fosse. Poi, osservando meglio intorno a sé, le tornò in mente tutto quello che era accaduto e, soprattutto, il luogo in cui si trovava.
Si sentiva spossata e strana, davvero strana. Come avrebbe affrontato quella situazione in cui si era cacciata? Era stata brava con le parole, anche se si era sentita patetica, e con i fatti temeva di fallire miseramente. Non era mai stata innamorata o fidanzata, aveva solo avuto una cottarella passeggera e stupida per Quattro anni prima. Era sempre stata concentrata sul suo futuro e sulla sua famiglia. Quella situazione era del tutto nuova.
Eric era già sveglio e anche vestito, mentre lei si diresse verso il salotto ancora assonnata e con i capelli arruffati.
<< Ehi >> la salutò, mentre la ragazza rispose con un timido “ciao” fingendo di non vederci ancora bene a causa del sonno. Voleva scappare. “ Ma cosa mi è saltato in testa ieri? Potevo farmi gli affari miei?” pensò.
Andarono in mensa per la colazione. Erano arrivati insieme e tutti lo avevano notato. Eric le prese la mano: almeno la cosa era ufficiale e dovevano risparmiarsi di nascondersi e inventare scuse. Si scambiarono uno sguardo veloce e continuarono a camminare. Lei rimase stupita da quel gesto, non si aspettava una presa di posizione così… decisa.
<< Clarke, fammi indovinare, sta notte Kat non era con te >> sussurrò Zeke vedendoli arrivare.
<< No, non è tornata e credo che da adesso tutti sappiamo dove sia stata e con chi >> rispose la ragazza.
Kat si sedette al tavolo con i suoi amici, mentre Eric si allontanò.
La guardavano con curiosità come se fosse una strana creatura proveniente da un mondo lontano.
<< Allora – cominciò Clarke – racconta >>.
L’Intrepida prese il suo succo bevendone un po’ e poi disse << Beh, non c’è niente da dire. Credo sia chiaro già senza parole >>.
Si scambiarono un’occhiata e poi l’amica continuò << E’ chiaro che state insieme ed è chiaro che tu eri con lui. Non è altrettanto chiaro cosa tu abbia fatto lì >>.
Kat arrossì in viso velocemente, cosa diavolo pensavano? Non era certo il tipo di ragazza che si lasciava andare così alla prima occasione.
<< Ho dormito. E anche lui ha dormito. Io nel letto, lui sul divano. Non abbiamo fatto niente. Siete assurdi >> decretò con le guance che si infiammavano sempre di più.
Gli amici tirarono un sospiro di sollievo, avevano sperato di sentire quelle parole. Kat tornò alla sua ciambella alle mele mantenendosi lontana da qualunque discussione.
 
Era l’ultimo giorno del primo modulo di addestramento e il programma prevedeva il corpo libero. Kat passò accanto ai dormitori degli iniziati e vide di sbieco una figura… nuda che correva verso i bagni. La inseguì, fin quando la figura, che si rivelò essere Tris non si fermò. La ragazza si stava vestendo.
<< Che succede Tris? >> le chiese cercando di non metterla a disagio.
La ragazza non la riconobbe subito, così appena finì di vestirsi fece capolino da dietro un muro.
<< Niente… >> mentì Tris, uscendo allo scoperto. Sembrava arrabbiata e nervosa, gli occhi erano gonfi, come se stesse per scoppiare a piangere, ma la ragazza si trattenne.
<< Qualcuno ti ha infastidita? >> chiese Kat, cercando di comprendere per quale motivo correva nuda per i dormitori.
<< No… non mi entravano i pantaloni e sono dovuta andare a prendere qualcos’altro >> rispose.
Kat non fece altre domande, nonostante fosse convinta che quella non era la verità.
<< Okay. Così, però, non puoi fare gli allenamenti. Vieni, andiamo al Pozzo a prendere qualcos’altro >> le disse indicando la porta.
Uscirono dai bagni e camminando a passo sostenuto arrivarono al Pozzo. Salirono le scale che si arrampicavano lungo le pareti fino allo spaccio.
Si avvicinarono ad uno scaffale e Tris scelse il primo pantalone e la prima maglia che le era capitato di prendere tra le mani.
<< Vanno bene questi? >> le chiese.
<< Penso di si… provali >> rispose.
Tris entrò nel camerino e li misurò. Decise che quegli abiti potevano andare, pagò e uscirono dal negozio. Quando arrivarono in palestra, erano tutti lì e stavano ancora formando le coppie. Kat si avvicinò a Quattro che stava appoggiato ad una parete. Si salutarono con un cenno del capo e intanto gli incontri cominciarono. I primi furono Myra e Will, si spostavano avanti e indietro trascinando i piedi. I due intrepidi sbadigliarono annoiati.
Dopo fu il turno di Christina ed Al. L’incontro finì velocemente poiché Al si lasciò cadere subito come al solito senza rialzarsi e provocando evidente disapprovazione sul volto di Eric che scosse la testa.
<< E’ vero, quindi? >> le chiese Quattro distraendosi dall’incontro di Edward e Peter..
Kat si voltò verso di lui e annuì. Tornarono in silenzio: era palese che lui non approvasse per niente, ma dell’approvazione o del pensiero degli altri non le interessava minimamente; se stava sbagliando ne avrebbe pagato le conseguenze.
L’incontro finì e salirono sull’arena Tris e Molly. La prima aveva lo sguardo fisso e corrucciato. Kat capì che qualunque cosa fosse accaduta quella mattina era sicuramente legata a Molly: Tris la guardava torva e sembrava sul punto di perdere il controllo.
Cominciarono: Molly attaccò per prima, ma Tris riuscì ad essere più veloce a piantarle un pugno nello stomaco.
Vide Quattro accennare ad un sorriso e gli tirò una gomitata sul braccio.
<< Che c’è? >> disse lui.
<< Niente, niente >> rispose Kat guardandolo maliziosamente e tornando a concentrarsi sull’incontro.
Tris aveva decisamente perso il controllo: stava prendendo a calci furiosamente la sua avversaria nonostante fosse stesa a terra.
Quattro si precipitò su di lei e la afferrò per fermarla.
<< Hai vinto, basta >> le disse.
 
Kat lasciò la palestra di soppiatto per andare dai suoi genitori per avere informazioni sull’adozione; c’erano due notizie, una buona e una cattiva. La buona era che per il più piccolo, che avevano scoperto chiamarsi Harry, avevano trovato una famiglia, e precisamente i genitori di Julie. La cattiva, invece, era che per Jon, il più grande, non avevano trovato nessuno disposto a prenderlo, ma che, riflettendo, avevano deciso di prenderlo con se. Infondo, sarebbe rimasto solo per un anno e poi avrebbe continuato il suo percorso nella fazione che avrebbe scelto.
<< Domani dovrai portare il piccolo Harry dalla sua nuova famiglia e poi porterai qui Jon>> la informò il padre.
<< Benissimo. Avrei preferito se fossero rimasti insieme, ma è chiedere troppo. Basterà che i due riusciranno a mantenersi in contatto. Grazie, significa molto per me e per loro>>. Così dicendo li salutò e tornò al Pozzo, dove trovò ad aspettarla Eric per parlarle.
Era seduto sul solito masso da un po’ di tempo siccome lei era in ritardo.
Kat si scusò e si sedette accanto a lui.
<<  Oggi alle diciassette dobbiamo essere dagli Eruditi. Ci daranno istruzioni sulla prossima missione >> disse il Capofazione e la ragazza annuì. Il lavoro con la Squadra Speciale stava per avere inizio.
<< Dove sei stata? >>. Era indecisa: parlargli di tutte quelle visite fatte ai suoi genitori in quegli ultimi tempi o no? Si fidava,ma non completamente; lui restava uno dei capi legati al motto “la fazione prima del sangue”.
<< In giro. Comunque, come facciamo a venire Zeke ed io se oggi siamo di turno? >> disse cambiando discorso.
<< Il vostro turno è anticipato alle tredici >> rispose lui.
Kat guardò l’orologio e notò che era stava facendo ritardo anche per il turno.
<< Inizia tra dieci minuti! Perché nessuno mi ha avvisata prima? >> domandò stizzita.
<< Sono venuto da te, ma tu non c’eri. Eri “in giro” >>.
Corse a casa a prendere le armi e ad indossare la divisa e poi si recò al binario raggiungendo in tempo i suoi compagni.
Il turno passò tranquillamente, la situazione in quelle ultime settimane era fin troppo calma per essere una cosa normale.
Tornò a casa e mangiò un panino al volo e ritornò al binario per andare questa volta dagli Eruditi.
Zeke, Eric, Quattro e gli altri si trovavano già lì.
Kat nell’attesa si accomodò a terra incrociando le gambe. Zeke e Quattro la raggiunsero e si sedettero accanto a lei.
<< Cosa pensate che vogliano da noi? >> chiese Zeke interrompendo il silenzio.
Si scambiarono degli sguardi, << non ne ho idea. Ma la cosa non mi piace >>.
Quattro annuì.
<< Ha a che vedere con… i divergenti? >> mormorò Zeke.
Quattro e Kat si guardarono di nuovo.
<< Insomma, dai, esistono davvero… il fratello di Tori… And… >> continuò a bassa voce, senza riuscire a terminare la frase perché il treno arrivò in corsa, Kat fu grata che quella discussione fosse stata interrotta, e loro velocemente con lunghe falcate saltarono su. Scendere e salire da quel treno era decisamente la cosa più divertente che facesse quasi ogni giorno: una bella abitudine.
 
Jeanine, la Capofazione degli Eruditi, li stava aspettando in una sala bianca dove fluttuavano ologrammi con simboli e scritte che loro, essendo cocciuti Intrepidi, non capivano affatto.
C’era un lungo tavolo con delle sedie. Oltre ad Eric e alla Squadra, anche Max era lì presente con altri Eruditi.
La Squadra fu lasciata per una buona oretta al di fuori della stanza: loro dovevano solo eseguire gli ordini e perciò conoscevano lo stretto necessario. Una cosa sicura c’era: Eruditi e Intrepidi erano alleati contro qualcuno e come diceva Quattro, quel qualcuno erano gli Abneganti che amministravano e governavano l’intera città.
Un Erudita li chiamò per farli entrare. Jeanine aveva in mano una siringa con del liquido giallognolo all’interno.
<< Innanzitutto – cominciò la donna – voglio complimentarmi con voi che siete riusciti a formare questa eccellente Squadra. Vi sarete sicuramente chiesti perché fosse necessario istituirne una. E il motivo è che la nostra città è in pericolo, tutto il sistema delle fazioni rischia di decadere e con esso anche la pace. Voi dovrete affrontare delle particolari missioni mirate a scovare coloro che stanno silenziosamente minacciando la città. Sarete a capo di una spedizione tra gli Abneganti. Tra di loro si nascondono questi usurpatori, i Divergenti, e si nasconde anche un oggetto particolare che dovrete recuperare.
Questa contiene un siero particolare che verrà somministrato sia a voi sia al resto del gruppo che guiderete. Precisamente voi somministrerete il siero al gruppo e poi verrà somministrato anche a voi dai vostri Capofazione. Con questa siringa i vostri movimenti e quelli dei vostri compagni saranno controllati. Sapremo sempre dove vi trovate e cosa state facendo >>.  
Furono divisi in due gruppi da cinque, Kat e Zeke vennero separati, e ai due Capofazione degli Intrepidi furono consegnate delle valigette nere contenenti il siero e altre che contenevano armi a loro sconosciute.
Alla ragazza questa storia non piaceva per niente, pensava che Jeanine non avesse detto tutta la verità o che non l’avesse detta affatto.
Sulla strada del ritorno si avvicinò ad Eric e cominciò << Perché ci hanno tenuti fuori per tutto quel tempo? >>. Aveva una brutta cera, sembrava preoccupato. Da quell’espressione Kat dedusse che sicuramente Jeanine non aveva detto loro la verità.
<< Perché non avete bisogno di sapere i dettagli. Siete soldati. Dovete obbedire agli ordini dei vostri superiori e io ti ordino di farti gli affari tuoi e di un immischiarti in faccende più grandi di te>> rispose con decisione lui.
Ma la ragazza non si arrese facilmente, sul treno si riavvicinò cercando di riprendere
quell’argomento << Eric, lei non ha detto la verità, giusto? >>.
La guardò con occhi esasperati << Cosa delle parole “devi farti gli affari tuoi e obbedire agli ordini” non ti è chiaro? Non sei autorizzata a farmi domande solo perché stiamo insieme. Io sono prima e sempre il tuo capo e tu sei sempre un soldato. Okay? >> le disse freddamente stringendo i denti. Non voleva che rischiasse, doveva stare al suo posto e continuare a vivere come aveva sempre fatto.
<< Mmmh… no. Sta sera vengo da te. E questa non è una domanda. E sto parlando con Eric il mio ragazzo, oddio suona davvero strano, e non con Eric il Capofazione stronzo. Okay? >> rispose lei tra l’imbarazzo e la decisione.
 
 
Appena era entrata in mensa si sentì osservata dagli occhi di ogni persona presente.
Tutti sapevano della sua storia con il giovane Capofazione. Bisbigliavano al suo passaggio: nessuno si sarebbe mai aspettato che Kat potesse stare insieme a lui. Quel ragazzo con il quale si era portata per tanto tempo solo astio e odio.
Si accomodò con Zeke al solito tavolo e cominciò a raccontare di Jeanine, del siero, della missione contro gli Abneganti e di come pensava che l’erudita non avesse detto loro la verità.
Per Quattro non sembravano essere notizie nuove e scottanti, non era affatto sorpreso. Si era accorto di movimenti strani da quando gli Eruditi venivano troppo spesso tra gli Intrepidi. Credeva che stessero per attaccare gli Abneganti non perché fossero una reale minaccia, ma perché gli Eruditi avevano la presunzione di pensare di essere i più adatti al governo della città e per fare ciò avevano bisogno dell’appoggio della fazione dei soldati e dei guerrieri ovviamente. Necessitavano di un esercito.
<< E non hai chiesto ad Eric quale fosse la verità? >> le chiese Clarke.
<< Si, due volte. Ma mi ha ordinato di farmi gli affari miei. Sta sera vado da lui e proverò di nuovo ad estorcergli informazioni >> rispose.
<< Tu hai sicuramente molta influenza su di lui. L’hai sempre avuta. Anche quando vi picchiavate a sangue non ti finiva mai perché c’è qualcosa in te che lo faceva e lo fa bloccare. Saresti morta se tu fosti stata tu… e comunque, avevo ragione: andremo a caccia di divergenti >> disse Zeke.
Il discorso si chiuse e tutti tornarono nelle loro rispettive case.
Si tolse quei vestiti e si sciacquò velocemente.
La voce di Clarke che proveniva dal salotto le chiese << Io esco con… Zeke. Tu torni? >>.
<< Si, torno >> rispose.
Sentì il portone aprirsi e poi richiudersi; dedusse che Clarke era uscita. Dopo essersi cambiata anche lei se ne andò e arrivata davanti la porta, bussò. Eric la aprì: indossava solo i pantaloni e aveva un asciugamano appoggiata sulla spalla sinistra.
“Okay. Calma. E’ solo Eric. Solo Eric.” si disse. Ma la calma sembrò non voler restare e avvampò sulle guance; decisamente non se l’aspettava, voleva solo estorcergli qualche informazione, ma se non riusciva nemmeno a pensare o a fare un solo passo, la cosa diventava piuttosto complicata.
<< Sei a disagio! >> esclamò lui ridendole in faccia.
<< Idiota – abbassò lo sguardo – fammi entrare e vestiti >> disse lei in preda all’imbarazzo passando sotto il suo braccio che era appoggiato alla porta ed entrando in casa.
Si sedette sul divano e lui fece lo stesso.
<< Ti ho detto che devi vestirti. Sarai pure Capofazione, ma ora comando io. Quindi va a vestirti che non riesco a parlarti seriamente così! >> continuò con il viso sempre più in fiamme.
Ma Eric non la ascoltò << Meglio, così fai silenzio >> le si avvicinò lentamente fino a trovarsi su di lei e la baciò.
L’intrepida lo interruppe guardandolo torva <>.
<< Niente ti ferma, eh? >> le chiese con un sorriso malizioso.
<< No. Che cosa dobbiamo fare davvero? Cosa vuole Jeanine dagli Intrepidi? >> domandò la ragazza con tono deciso. Nemmeno Eric mezzo nudo la avrebbe fermata. Doveva sapere.
Il viso di lui si rabbuiò e si alzò anche dal divano ergendosi imponente davanti a lei.
<< Ti ho ordinato, da tuo superiore, di non immischiarti >> ribadì a denti stretti.
Lo fissò negli occhi intensamente, risoluta insistette << E io sto chiedendo al mio ragazzo di essere sincero con me, non al mio capo >>.
Avrebbe potuto prenderla a pugni in quel preciso istante ritornando ai bei vecchi e rissosi tempi. Ma non ci riusciva più. Si rimise sul divano e con aria seccata rispose << Kat, io vorrei poterti dire tutto, ma non posso. Lo faccio per te. Certe cose è meglio non saperle. Devi fidarti di me. Fidati di me e non ti accadrà nulla. E nemmeno ai tuoi amici. Posso solo dirti che Jeanine ha detto una mezza verità >>.
La ragazza non era soddisfatta della risposta, ma pensò che era meglio chiudere la discussione lì per quel momento, avrebbe ripreso con le domande in un secondo momento e si sedette accanto a lui accovacciandosi sul suo petto.
 
Quando tornò a casa era passata la mezzanotte, ma Clarke era ancora sveglia, sedeva sulla poltrona con un sacchetto di pop corn e un buon film.
<< Ciao >> la salutò Kat << Cosa guardi? >> .
L’amica si girò e masticando ancora, chiese << Ti ha detto qualcosa? >>
Si sedette anche lei e rubando qualche pop corn dalla ciotola rispose << No. Niente di rilevante. Solo che Jeanine non ha detto tutta la verità e che devo starne fuori. Ma, ovviamente, voglio capire. Dalla sua espressione la cosa mi puzza >>.
<< Non ti ha detto niente, in pratica! >> esclamò.
Clarke la guardò per qualche istante ancora e poi chiese << Ultima domanda: dopo aver parlato cosa avete fatto? Insomma sei stata lì altre tre ore >>
Kat si portò la mano sulla fronte coprendosi gli occhi e rispose << Niente. Perché dobbiamo sempre parlare di me? Tu piuttosto… che stai facendo? >>
<< Mangio. Non si vede? >> rispose eludendo la domanda.
<< Non fare l’idiota >> disse guardandola accigliata e passandosi una mano fra i capelli.
Allora, Clarke, arrendendosi, prese a raccontare della sua serata con il vocio della televisione come sottofondo.
Correva nella notte buia e nuvolosa per strade prive di illuminazioni e piene di macerie e calcinacci. Cercava di fuggire, ma quegli uomini erano alle calcagna: avevano l’ordine di catturarla perché era diversa dagli altri; essere “diversi” era un male, non poteva essere controllata; la sua mente ragionava con schemi imprevedibili e per questo lei risultava essere un pericolo per l’intera città... Aveva sempre saputo che prima o poi avrebbero scoperto il suo segreto e che anche chi le era più caro la avrebbe tradita e consegnata.
I Divergenti non potevano vivere come tutti gli altri. Erano considerati feccia.
Eric le stava dando la caccia insieme a quelli che erano stati i suoi amici. Avrebbe fatto la fine di Andrew.
Era esausta: stava correndo da molto tempo, tanto da non riuscire a ricordare neanche quando la sua fuga fosse cominciata. All’improvviso si trovò in un vicolo cieco. Non c’era via d’uscita. Davanti a lei si innalzava un muro altissimo, e quelli erano proprio dietro di lei. Cominciarono a spararle addosso e, di rimando, Kat fece lo stesso. Provò ad arrampicarsi: non era mai stata brava, ma questa volta doveva riuscirci. Era una questione di vita o di morte. Metteva cautamente un piede davanti all’altro aggrappandosi con le mani ad ogni sporgenza che poteva aiutarla sperando che le sue braccia sostenessero il peso, ma una mano cedette e lei cadde a terra. Un dolore simile al bruciore provocato dal fuoco si stava espandendo dal fianco destro. Teneva gli occhi chiusi nella speranza che pensassero fosse morta, ma quelli la circondarono e le legarono i polsi, intravide un ragazzo biondo con gli occhi grigi che la stava prendendo in braccio: Eric.
Continuò a fingere per tutto il tragitto aprendo sporadicamente uno dei due occhi per controllare dove la stessero portando.
Arrivarono in una grande sala bianca e vuota. Eric la scaraventò a terra e estraendo dalla giacca di pelle un pugnale glielo conficcò nel cuore sussurrandole << Mi hai mentito >>.
 
Kat si svegliò bruscamente respirando affannosamente e gli occhi sbarrati che sembravano cercare qualcuno nel buio. Passò la mano sugli occhi e poi sul cuore che batteva velocemente. La fronte era bagnata di sudore, e afferrò un fazzoletto da sopra il comodino per asciugarla. Il fiato pian piano tornò regolare appena prese coscienza che quello era stato solo l’ennesimo incubo.
La questione di Jeanine non le andava a genio, la preoccupava. Sapeva che siccome cercavano i Divergenti, avrebbero trovato anche lei prima o poi. E il destino si divertiva: faceva parte della stessa Squadra che dava la caccia a quelli come lei. Per di più, ora, come se niente fosse abbastanza, era fidanzata con il ragazzo che aveva già ucciso un divergente e che da quel dannato giorno aveva cominciato a detestarli tutti.
Avrebbe dovuto rivelargli il suo segreto? Poteva fidarsi fino a questo punto? O, forse era meglio tacere e fare finta di nulla?
Non ne aveva idea. Nessuno oltre Quattro conosceva la sua vera natura e avrebbe preferito che le cose restassero così.
 
 
 
Angolo autrice:
Salve!
Allora, in questo capitolo è ritornata la famosa “Squadra Speciale” (il nome non è un granché, lo so, spero me ne venga in mente uno migliore) che avevamo lasciato da un po’. Il ruolo di questo dipartimento sarà fondamentale per la storia e per il finale.
Jeanine non ha rivelato le sue vere intenzioni, ovviamente, ma Kat e i suoi amici lo hanno intuito, così cominceranno ad indagare.
Spero vi sia piaciuto, ringrazio chi legge e chi recensisce, al prossimo aggiornamento. Ciao!
  
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