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Autore: Regina_di_picche    29/10/2015    4 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ghiaccio e Fuoco


 
 
Dopo aver saccheggiato la cucina, dal momento che Ace non toccava cibo dalla mattina ed entrambi avevano comunque saltato la cena; Marco era andato verso la propria cabina, mentre Ace sperava che la gelida brezza notturna, avrebbe potuto schiarirgli le idee.
Non si era mai reso conto di quanto fossero forti i sentimenti di Marco per Hino, e quando lo aveva finalmente capito era rimasto decisamente sorpreso che il suo razionale e gelido fratellino, potesse provare sentimenti tanto accesi.
Da parte sua Ace non era convinto che gli piacesse Yukiko, forse ne era attratto e si trovava bene con lei, ma non avrebbe accettato di cedere ad un sentimento tanto folle e stupido.
Mentre percorreva i corridoi per uscire sul ponte dovette ammettere che l’unico risultato del pomeriggio, almeno per quanto riguardava il proprio problema, era stata un’ubriacatura che non faceva altro che aumentare la confusione e i dubbi che si inseguivano nel suo cervello.
Ultimamente si trovava spesso nel mezzo di complessi improbabili che quasi sempre lo lasciavano stordito e perplesso, l’alcol non faceva che peggiorare le cose. Aveva decisamente bisogno di aria fresca per schiarirsi le idee e smaltire la sbornia, il padre non avrebbe apprezzato di vederlo in quello stato.
   La leggera brezza che si fiondò sul viso e sul corpo del moro, annunciò che aveva quasi raggiunto la porta, oltre la quale fu avvolto dalla notte, appena rischiarata dalle lanterne.
  Era uscito con il desiderio di arrampicarsi sull’albero e schiarirsi le idee, ma una figura a prua attirò la sua attenzione. Per quanto scarsamente illuminati, i capelli dell’albina erano facilmente riconoscibili e come succedeva spesso fu attirato verso di lei.
-Per essere una che soffre di vertigini, sembri piuttosto tranquilla di startene metri e metri sopra il mare. -
-Buona sera anche a te. -
Ace si avvicinò alla ringhiera, ma non osò sporsi troppo, non era il caso di rischiare una caduta. Contro ogni sua aspettativa Yukiko si voltò con elegante agilità, avvicinandoglisi, senza però scendere. In quel modo si trovarono uno di fianco all’altra, quasi alla stessa altezza.
-Con l’acqua è diverso, non ho paura. L’acqua è un elemento che mi dà sicurezza. L’acqua purifica e guarisce, se dovessi cadere mi basterebbe nuotare. -
-Bah, sarà che se cado io affogo e basta, e forse sono di parte ma preferisco mille volte il fuoco. -
Yu lo guardò divertita -Giusto, il frutto del diavolo. Non mi stupisce che tu la pensi così. -
-Ehi! Che vuol dire quel tono?!-
Yukiko batté le palpebre confusa dal tono aggressivo del moro.
-Di che stai parlando?-
-Non fare la finta tonta, hai usato un tono come a dire “non mi stupisce che pensi che il fuoco ti piaccia, sei talmente stupido che non capisci la violenza che c’è dietro” -
Non riusciva a capire perché ma all’improvviso Ace si trovò accesso di rabbia, che misero sulla difensiva Yukiko.
-Tu… ma sei ubriaco? -
-Non è importante, e tu non mi hai smentito. -
-Beh devi ammettere che il più delle volte il fuoco non è altro che distruzione e violenza, ma…-
-Ecco vedi! Ma che ne sai tu?! Il fuoco è vita e calore; il fuoco è tutto ciò che il ghiaccio, freddo e sterile non può essere. –
-Che c’entra adesso il ghiaccio? - Yukiko saltò giù dal bompresso, trovandosi faccia a faccia con il moro.
-C’entra che non sei nessuno per sparare sentenze. -
-Ma che diamine dici, non ho sparato nessuna sentenza. Se avessi voluto farlo, specialmente contro di te, avrei avuto ben altre argomentazioni. E come diamine di permetti di giudicarmi, non sei nessuno per permetterti di parlami così. Sei un pirata da quattro soldi che se ne frega di tutto e di tutti, guardati sei ubriaco e a giudicare da quel livido hai anche fatto a botte. Se te ne fregasse qualcosa di Barbabianca o anche di uno solo dei tuoi compagni non avresti infranto il codice. -
Ace arretrò mezzo passo, evidentemente colpito dalla veridicità di quelle parole e spaventato dalla possibilità che la ragazza potesse riferirlo a qualcuno.
-Non osare nominare il Codice. Sei solo una ragazzina viziata cresciuta in un bel palazzo che si tiene lontano da tutti grazie ad una lastra di ghiaccio dalla quale mostri solo ciò che vuoi far vedere agli altri. Qualcuno ti ha mai vista per davvero? Impossibile, nessuno tiene a te abbastanza. -
Nel momento esatto in cui si rese conto di ciò che aveva detto, la consapevolezza gli cadde addosso come un secchio d’acqua gelida e ogni briciolo di rabbia svanì dentro di Ace, che tentò di avvicinarsi alla ragazza.
Yukiko si scostò, evidentemente ferita, e la mano del moro ricadde sul suo fianco.
-Yuki, scusami… io non volevo dire questo… non so nemmeno perché mi sono scaldato. Sai che non lo penso è solo che…-
-Volevi dirlo, invece. È ciò che pensi, va bene. In fondo perché dovrebbe importarmi. -
Ace la vide stringere i pugni e guardare in basso, mentre la voce non era altro che un sussurro, che però fece crollare qualcosa dentro di lui.
Rimasero immobili qualche secondo uno di fronte all’altra, finché Yukiko non fece per andarsene.
Ace era certo che se l’avesse lasciata andare, avrebbe perso l’unica occasione per sistemare le cose, perciò vincendo la resistenza della bianca, la costrinse a trovarsi nuovamente faccia a faccia con lui.
-Yuki, ti assicuro che non penso una sola cosa, di ciò che ho detto. -
Vide la ragazza mutare, adottando una maschera di ghiaccio.
-No? Che strano eppure l’ultima volta che ho controllato pensieri e lingua erano legati. Senti, non mi interessa ciò che pensi di me, collaboriamo solo per prendere il tesoro, e nient’altro. -
Ace rimase in silenzio, in fondo aveva ragione, non c’era niente da sistemare, la loro era solo una collaborazione momentanea. Nulla di più.
 
*  *  *
 
 
Si trovò a desiderare con tutte le proprie forze che il ragazzo insistesse, che le dicesse che invece c’era qualcos’altro e che ribadisse ancora una volta che aveva detto delle sciocchezze. Sapeva che era sbagliato, ma gli avrebbe creduto, avrebbero potuto chiarire e lei avrebbe abbassato le propie difese. Non credeva fosse possibile, ma si era accorta di provare qualcosa per il pirata e sperava di poter essere ricambiata.
Si era sbagliata.
Se ne rese conto quando la presa del moro si fece sempre più debole e lo sguardo si fece impenetrabile.
-Ma si, in fondo manca poco. Devo solo trovare un altro passatempo. -
Non poteva sopportare altro, così si voltò e se ne andò.
Erano due opposti, come il ghiaccio e il fuoco, se si fossero avvicinati troppo avrebbero sofferto entrambi. Stare lontani era la cosa migliore.
 
Qualche ora prima Barbabianca le aveva proposto di unirsi alla sua ciurma definitivamente a spedizione conclusa, e anche se non era stata costretta a rispondere subito, dentro di se aveva accettato.
Probabilmente si era illusa di poter trovare finalmente un posto da chiamare casa, pochi minuti prima era felice, come non lo era stata da anni. Ora era tutto andato in fumo.
Avrebbe portato il Dono a casa e poi probabilmente sarebbe stata bandita, per rendere il fratello unico erede al trono della sua isola natia; l’alternativa sarebbe stata andare in sposa a qualche altro nobile, ma ne rifiutava anche l’idea..
Per lei vi era un destino di solitudine e vagabondaggio per il mondo.
Camminando, con la vista appannata, finì per scontrarsi con qualcuno, che riconobbe solo dalla voce.
-Yu-Chan! Scusami non ti avevo vista, ero distratta. Davvero scusami io… Yu, va tutto bene?!-
La bianca si tastò le guance, era riuscita a trattenere quelle poche lacrime che le offuscavano lo sguardo ma ugualmente non voleva che nessuno la vedesse in quello stato, così si limitò a strofinarsi gli occhi con rabbia.
-Non è niente, tranquilla. Piuttosto che ci fai qui? -
-Yu… questa è la mia cabina. -
Yukiko si guardò intorno confusa, credeva di essersi diretta nella propria cabina, come aveva fatto a ritrovarsi nel corridoio delle infermiere.
-Dai entra. Così non ti vedrà nessun’altro-
Quest’ultima affermazione convinse Yukiko a cedere ed entrare nella camera, dell’amica, sedendosi sul bordo del letto.
-Vuoi dirmi cos’è successo? -
Yukiko fece un respiro profondo, riprendendo il controllo di se stessa e afferrando il panno umido che Hino le porgeva.
-In realtà non ne sono sicura…-
L’infermiera le si sedette accanto perplessa e Yukiko sospirò, prima di raccontarle quanto era accaduto, compreso l’episodio della cabina.
-…insomma ero felice di parlare con lui. Come è possibile che si sia arrabbiato in quel modo? E poi mi ha detto delle cose orribili… è un idiota. -
-Sai, Yu, credo siate due stupidi orgogliosi. -
La bianca fissò confusa e sorpresa l’amica.
-Il litigio è nato per colpa di entrambi, ma tu hai sbagliato per prima. -
Yukiko ripercorse mentalmente il colloquio, non trovando nulla che potesse giustificare il comportamento del moro. -Io non credo, non gli ho detto nulla di offensivo. -
-Non direttamente, ma ricorda che Ace è fuoco, e probabilmente si è sentito attaccato per quello. Lui sembra spavaldo ma quella non è altro che una maschera, è più fragile di quanto non sembri. E probabilmente buona parte di ciò che ti ha detto era dettato dall’alcol e dalla paura che tu potessi ferirlo per prima. -
La ragazza rimase qualche secondo imbambolata, rendendosi conto di ciò che aveva detto, sentendosi incredibilmente in colpa.
-Io non conosco bene Ace, però ti posso dire che non ferirebbe mai volontariamente qualcuno a cui tiene. -
-Infatti io non sono nulla per lui, come lui non è nulla per me. Scusa il disturbo, ti ho importunata per nulla. -
La bianca si rabbuiò ricordando le parole di Ace e fece per alzarsi, venendo però trattenuta.
-Ti sbagli, sai? Non dovrei dirtelo, ma Marco mi ha detto che dopo la sua avventura, Ace è voluto tornare qui e anche se non lo ha ammesso, è chiaro che volesse stare con te. -
-Pff che sciocchezza! -
-Aspetta, ascolta solo questo. Marco mi ha detto che la più grande paura di Ace è quella di essere rifiutato, e che per questo non spera mai in nulla. Potrà fare anche lo spaccone, ma da quando si è unito a noi è cambiato molto, c’è molto di nascosto sotto la superficie. Devi decidere tu se cercare o meno di vederlo. -
Mordendosi il labbro lanciò un’occhiata all’altra ragazza, notando che lanciava occhiate preoccupate fuori dal proprio oblò. In un lampo le venne in mente che quando l’aveva incrociata, Hino stava uscendo, probabilmente aveva da fare.
Così si alzò con calma e prima di congedarsi decise di sporsi un po’ oltre quella lastra di ghiaccio che la difendeva dalle delusione.
-Mi dispiace Hino. -
La mora la guadò confusa e sorpresa in attesa di spiegazioni.
-Ti ho sottovalutato fin dall’inizio, e non avrei mai creduto di poter trovare in te qualcosa di simile ad un’amica. Mi sono sbagliata di grosso, sei in grado di osservare gli altri come nessun’altro. Mi hai accolta e mi sei stata accanto da quando sono a bordo e ora mi hai ascoltata e consigliata senza chiedere nulla in cambio. - La bianca arrossì fissando oltre l’oblò della cabina.
-Non sono brava con le parole, sappi solo che se tu dovessi aver bisogno di qualcosa, anche solo di un po’ di compagnia… Beh ecco puoi considerarmi una specie di amica. -
La risata di Hino fu seguita subito dopo da un abbraccio, a cui Yu rispose impacciata ma contenta, prima di staccarsi e sorridere al ringraziamento di Hino.
-Ora vado, Marco sta aspettando già da un po’, giusto? -
Il sorriso divertito che le stava spuntando al pensiero dell’imbarazzo di Hino, venne sostituito da un cipiglio preoccupato, quando vide che al posto del solito imbarazzo, sul volto della mora c’era un’espressione afflitta.
-Cos’è successo? -
-Abbiamo litigato anche noi, lui crede che io non sia in grado di cavarmela. Pensa che sia una stupida infermiera e mi ha vietato di partire con voi. Io allora l’ho lasciato, ma non ce la faccio ad essere arrabbiata. Stavo andando da lui per chiarire. -
Yu la fissò ammirandone la maturità.
-Ma il punto è che non so se sia la cosa giusta da fare. -
-Credo di sì, Marco non mi sembra un tipo incline a scaldarsi e se lo ha fatto deve esserci qualcosa di importante. -
-Forse è vero, ma mi ha sminuita e da lui non me lo aspettavo… ci sono rimasta malissimo. -
-Credimi, probabilmente hai frainteso… Dimmi: vi separate spesso? -
Hino valutò la risposta, tentando di ricordare qualcosa e alla fine la fronte aggrottata si rilassò un poco.
-In effetti molto raramente e solo se lui viene mandato dal capitano da qualche parte, ma non sta via molto. Perché?-
-Perché se è così la sua è solo preoccupazione per il non averti al suo fianco per molto tempo. Marco è sveglio, difficilmente si innamorerebbe di una persona che non stima.-
Hino soppesò quelle parole ma rimase dubbiosa, Yukiko non glie lo avrebbe detto ma in quel momento si stava davvero intestardendo per orgoglio.

 Alla fine il meglio che riuscirono a concordare fu che il giorno dopo Hino sarebbe andata a parlare con Marco, mentre da parte sua Yukiko, pur avendo detto all'amica che avrebbe chiarito a sua volta con Ace, era arrivata alla decisione che non avrebbe chiesto scusa al moro, e anche se le parole di Hino l’avevano colpita, non aveva cambiato idea: se volevano chiarire doveva essere Ace a fare il primo passo, non si sarebbe esposta.
Era convinta di questo; ma allora perché mentre era diretta alla propria cabina, sentiva la rabbia e lo sconforto assalirla di nuovo?
  
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