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Autore: _Lady di inchiostro_    30/10/2015    6 recensioni
«Sono troppo grande per fare “dolcetto o scherzetto”!»
«Ma se abbiamo i vestiti coordinati!»
«Perché non troviamo un compromesso?»

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È sempre così con Ace e Rufy, sempre pronti a litigare per ogni minima cosa, persino su come bisogna festeggiare Halloween.
E, come al solito, deve essere Sabo a risolvere la situazione. Ma, in fondo, si vogliono bene nonostante le differenze, giusto?
**
La storia partecipa al One Piece Halloween Event: “Io non ho paura, ma Usop sì”, indetto sul gruppo Facebook EFP – Fandom One Piece.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prompt:
Ace, Sabo, Rufy, «Sono troppo grande per fare dolcetto o scherzetto» «Ma se abbiamo i vestiti coordinati!» 


Trick or Treat?
In tre tutto é più bello!






Non era possibile. Non era assolutamente possibile che quei due litigassero ancora, proprio come quando erano piccoli. E il motivo della discussione non era neanche tanto grave…
«Sono troppo grande per fare “dolcetto o scherzetto”!»
«Ma se abbiamo i vestiti coordinati!»
Da quanto andavano avanti così? Sabo non ne aveva la più pallida idea. Era in piedi come uno stoccafisso e appoggiato allo stipite della porta da più di mezz’ora, oramai. In un’altra occasione, probabilmente si sarebbe divertito nel vedere i suoi due fratelli litigare animatamente, per poi risolvere la questione lui stesso con le giuste parole. Ora, però, non c’era proprio verso di scollarli dalle loro posizioni, facendo tutti e due la figura dei bambini capricciosi – non avevano diciannove e ventidue anni, no, erano tornati a quando ne avevano uno sette e l’altro dieci. 
Da un lato, c’era Rufy che voleva passare la notte di Halloween come avevano sempre fatto, andando a reclamare le caramelle alle porte dei vicini con indosso i costumi che aveva cucito Makino per loro – tre mantelli da capitano pirata, simili solo nel colore nero ma con diversi Jolly Roger stampati dietro, a simulare che comandavano ciurme diverse; dall’altro, c’era Ace che preferiva passare la notte di Halloween in qualche locale, invece che gironzolare per gli isolati cittadini come dei poppanti.
«Tra l’altro, questi costumi non fanno per nulla paura…»
«Non è vero, sono bellissimi! Diglielo anche tu, Sabo!»
Il biondo parve riscuotersi dal suo stato di noia, stropicciandosi gli occhi con la punta delle dita. «Io dico che, se andiamo avanti di questo passo, non risolveremo un bel niente.»
Le teste corvine dei suoi fratelli s’inclinarono, perplesse, e Sabo fece un altro ennesimo sospiro. «Perché non troviamo un compromesso?»
Sorrise, cercando di apparire il più possibile convincente. «Per prima cosa, andiamo a raccogliere un po’ di caramelle…» disse, lanciando un’occhiata eloquente ad Ace, che sbuffò. «Poi, andiamo a divertirci da qualche parte come ha suggerito Ace. Che ne dite?»
«Sì, ci sto!» esclamò Rufy, saltando dalla gioia e immaginando già di chiamare i suoi amici per dirgli di raggiungerli.
«Ace? Sei dei nostri?» chiese Sabo, dando una gomitata a suo fratello che, non del tutto convinto, aveva messo il broncio. «Andiamo, non sarai ferito nell’orgoglio se accontenterai Rufy! Ti prometto che poi potrai bere quanto ti pare e fare baldoria col tuo gruppo di amici!»
Il lentigginoso studiò per alcuni secondi il viso del fratello, che continuava a sorridere nella speranza di fargli cambiare idea. Alla fine, fu costretto ad alzare gli occhi al cielo. «Dammi il costume, Rufy!»
Il minore rise vittorioso, mentre Ace si gettava alle spalle il mantello con poco garbo. Rufy sapeva quanto gli desse fastidio l’idea di ridicolizzarsi in quel modo, anche a Halloween. Probabilmente, se si fosse imboscato in una qualche festa in un pub, ci sarebbe andato con un qualche trucco spaventoso e/o di fortuna in faccia, o semplicemente con i vestiti di sempre nella speranza di non farsi notare – e se fosse accaduto il contrario, avrebbe risposto che era vestito da se stesso, infischiandosene se qualcuno l’avrebbe deriso per tutto il resto della festa. 
«Ti sta bene…» Sabo s’interruppe, giusto per lanciare al suo coetaneo un mezzo sorriso divertito. «… Capitano.»
«Sì, certo, fai leva sulla nostra passione comune per i pirati, traditore!» sbottò Ace.
Avrebbe di certo continuato a lamentarsi, se non fosse che Rufy lo trascinò praticamente per un braccio, incitandolo a sbrigarsi, quasi come se qualcuno potesse rubargli le caramelle migliori.
«Sbrigati Ace!»
«Ho capito, non c’è bisogno di esaltarsi tanto, cavolo!» 
Era sempre così con quei due. Sebbene fossero passati anni dalla prima volta che si erano conosciuti – erano davvero passati dodici anni? – e da quando avevano deciso di considerarsi fratelli nonostante non ci fosse alcun legame di sangue, quei due continuavano a battibeccarsi proprio come in passato.
E anche se Rufy andava dicendo che Ace non era mai buono con lui, anche se Ace sosteneva di stare meglio per conto suo che con quella piccola peste, Sabo sapeva che avevano bisogno l’uno dell’altro. Come lui aveva bisogno di loro, del resto, altrimenti le sue giornate non sarebbero mai state così radiose. 
«Sabo?» Il biondo si accorse solo in quel momento di essersi mosso meccanicamente, senza guardare veramente dove stava andando, ritrovandosi sul vialetto di casa, con i suoi due fratelli che lo avevano richiamato contemporaneamente e che lo stavano fissando con la medesima espressione.
Lui sbatté le palpebre, come in attesa di una qualche richiesta da parte dei suoi fratelli, invece questi si misero a camminare allo stesso passo verso di lui, per poi fermarsi uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra e stampargli un veloce bacio sulla guancia.
Sabo rimase inizialmente interdetto, passandosi le dita sui punti dove prima c’erano le labbra dei suoi fratelli. 
«E questo? Da dove salta fuori?» domandò, alzando un sopracciglio.
«Oh, sta zitto e fa finta che non sia successo niente!» disse Ace, sventolando la mano e dandogli le spalle.
«Io e Ace avevamo pensato di ringraziarti» confessò Rufy, non senza un sorriso a trentadue denti. «E dirti che se non ci fossi tu, non sapremmo proprio come fare!»
Si sorprese parecchio, Sabo, perché di certo non era da loro fare queste cose – e la dimostrazione la ebbe non appena Rufy finì di parlare, giacché Ace gli incastrò il capello di paglia che portava sempre in testa per intimargli di stare muto. Allo stesso tempo, però, non poté fare a meno di sorridere, intenerito, mentre Ace fingeva di non essere rimasto imbarazzato dal suo stesso gesto e Rufy ridacchiava. Si abbassò appena la visiera dalla sua tuba, dirigendosi verso le due figure davanti a lui e circondando le spalle di entrambi con le braccia. Calò i loro cappelli sulla schiena, giusto per avere la possibilità di ricambiare e dare a entrambi un bacio tra i capelli.
«Sono io che vi devo ringraziare… razza d’idioti!» sussurrò.
Ace sorrise e Rufy continuò a ridere nel suo modo strambo, rimanendo in quella posizione per un po’.
«Okay, ora basta, non dobbiamo diventare delle caramelle anche noi, quelle dobbiamo mangiarcele!» esclamò Ace, tossicchiando e recuperando la sua aria da duro.
«Giusto!» confermò Rufy, che aprì il cancelletto di casa per correre in strada, verso le abitazioni ancora illuminate, verso le voci dei bambini, verso le decorazioni tutte zucche e pipistrelli, ragni e fantasmi di carta. 
E mentre Ace lo inseguiva per evitare che ruzzolasse giù dalla discesa, Sabo osservò quei due mantelli così simili, eppure così diversi, come lo erano loro. 
Una macchia nera e gialla, una macchia nera e rossa. Uno con un teschio con sopra un cappello di paglia stampato dietro, l’altro con un teschio che aveva come sfondo il seme di picche. 
E Sabo si disse, dentro una piccola parte di sé, che tutto l’oro di questo mondo non valeva il loro rapporto. Si mise a correre per raggiungerli, lasciando che il suo mantello diventasse una macchia nera e azzurra. Lasciando che la sua S sbarrata sventolasse alle sue spalle.   



Parla l’autrice che importuna tutto e tutti:
Eh… non lo so. Non lo so da dove mi sia uscita questa robaccia. Chiedo venia (?) alle ragazze del gruppo e a tutti quelli che leggeranno questa cosa.
Il prompt della storia mi è piaciuto tantissimo, oltre ad essere dedicato ai miei tre bambini (??) *^*
Per cui, niente, non potevo non scriverci qualcosa sopra, nonostante abbia un sacco di cose da fare... *exams. Exams everywhere*
Così è nata questa robaccia, appunto, per il primo evento della pagina Facebook su questa sezione (oltre ad essere il primo evento cui io partecipo, ma sono dettagli!) :’3
Non ho idea di cosa ho combinato, se ho rispettato la traccia lasciata, se i personaggi sono OOC (quella non è una novità…), se ho rovinato la challenge (???), insomma fatemi sapere cosa ne pensate :’D
Ci si vede alla prossima – perché ho intenzione di pubblicarne altre di storie così, per vostra sfortuna –,
_Lady di inchiostro_ 
(questa cosa è da vomito persino per Halloween…)
  
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