Lesson 26 Sapore di Sangue
LESSON
26: SAPORE DI SANGUE
Un mese. Come passa in fretta un mese. Davvero
velocemente. Tutto maggio era passato, e ora iniziava giugno. C’erano i
M.A.G.O, i temutissimi M.A.G.O.
Uno scherzo maligno del destino aveva voluto che
la prima prova da affrontare sarebbe stata quella di pozioni. Per la maggior
parte dei ragazzi sarebbe stata una tragedia, per Hermione e Grace un modo come
un altro per passare il tempo. O almeno era così che si comportavano, come se
nulla fosse. In realtà dentro strillavano dall’ansia e ripetevano
freneticamente tutte le nozioni di tutte le materie accumulate nel cervello nel
corso degli anni. Però questo dimostrava che in effetti erano pronte, se no
avrebbero gridato e basta, e questo era già qualcosa.
La pozione da preparare era la Bevanda della
Pace, un classico degli esami M.A.G.O. Non era esattamente uno scherzo da
preparare, ma Grace aveva bacchettato per giorni gli amici sulla produzione di
quella pozione, ed era sicura che, forse solo per farla in barba a Piton,
tutti, persino Neville, sarebbero riusciti a farla come si doveva. Non per
niente nessun calderone esplose, quel giorno.
Il giorno dopo c’era storia della magia.
Battaglie, guerre, trattati, avevano studiato tutto minuziosamente. Hermione
era una macchina da guerra, non c’era data o fatto che non ricordasse. Grace
quasi si annoiava a riempire gli spazi del test, mentre vedeva Ron battere la
testa contro il banco per farsi venire in mente qualcosa, per poi sollevarla di
scatto e esultare silenziosamente, e farle segno che era tutto ok con il
pollice alzato. Evidentemente se l’era ricordata, quella cosa che gli sfuggiva.
Harry invece, quando non ricordava qualcosa, strizzava gli occhi con le mani
tra i capelli, per poi spalancare le palpebre e prendere a scrivere
freneticamente sulla pergamena. Erano davvero buffi i ragazzi quando facevano i
test!
Trasfigurazione fu uno spasso. La prova
consisteva nel trasformare una sedia in un animale a piacimento. Beh, nulla di
strano. Grace scelse un cavallo nero, Hermione un marmotta, Harry un
pipistrello e Ron un gallo. Il vero divertimento fu il turno di Neville.
Trasformò la sua sedia in un maiale, che trotterellando felice si avvicinava
sempre più alla McGranitt, grufolando senza ritegno. Quindi si vide la
professoressa spingersi sempre più contro lo schienale della sedia fin quasi a
ribaltarsi. Nemmeno Silente poté trattenersi dallo scoppiare a ridere, ma
Neville alla fine aveva ritrasformato correttamente la sedia, e quindi la prof
fu costretta a promuoverlo, nonostante la figuraccia che le aveva fatto fare.
E si diffuse il panico quando si seppe come si
sarebbero tenuti i test di Difesa contro le Arti Oscure. La signorina Mason, di
comune accordo con Silente, aveva deciso che la prova sarebbe stata un duello,
ma non con un compagno di classe, bensì contro un membro di una casa nemica.
Perciò grifondoro contro serpeverde e corvonero contro tassorosso. Davvero un
cataclisma. Rendere legittimo un duello, un testa a testa tra un grifondoro e
un serpeverde era come scatenare una guerra civile nella scuola. Ma il preside
voleva che gli animi fossero caldi al punto giusto per quella prova. Se si
fossero trovati contro un vero nemico, non sarebbe certo stata una piacevole
partita a carte con un compagno di stanza la circostanza da affrontare. Voleva
vedere quanta maturità ci fosse nel sostenere una situazione di pericolo con un
vero nemico da combattere, era più importante che sapere come liberarsi degli
avvincini o dei berretti rossi.
Perciò, fuori dall’aula di difesa si crearono due
colonne di studenti, una dei grifoni e una delle serpi. Si sarebbe entrati a
due a due e in ordine alfabetico. Grace faceva del suo meglio per non guardare
Draco, lui faceva lo stesso. Dafne stava abbracciata ad Harry, dandogli un
po’di coraggio in più. Blaise non guardava verso di loro perché convinto che
Grace non partecipasse alla prova. Quando però il suo sguardo si posò
casualmente su di lei gli venne un infarto, e con grandi falcate si diresse
verso di lei, che ridacchiava con Hermione per una battuta della riccia.
-Grace, tesoro, che diamine ci fai qui? – le
chiese ad un orecchio con voce agitata, facendole prendere un colpo. Lei si
voltò di scatto, incontrando gli occhi blu e molto apprensivi dell’amico.
Lui la prese delicatamente per un braccio,
trascinandola un po’ in disparte.
-Come che diamine ci faccio qui? Quello che ci
fai tu, mi pare ovvio, partecipo alla prova di Difesa. – rispose la ragazza,
seria in viso.
Lui sembrò stupito.
-Ma che dici? Cazzo Grace, aspetti un bambino! Un
duello è l’ultima cosa che dovresti affrontare, è troppo pericoloso! E se ti
succedesse qualcosa? – disse Blaise, preoccupatissimo.
Lei scacciò l’idea con un gesto seccato della
mano e uno sbuffo.
-Blaise, a volte mi sembri un clone di Harry, sei
troppo paranoico! La prova si svolge sotto gli occhi di Silente, e io sono
preparata, non mi accadrà nulla, fidati! Non pensi che se mi sentissi in
pericolo io stessa mi sarei rifiutata di partecipare? E il preside, che sa
tutto, non me l’ha impedito, quindi è tutto a posto, non ti preoccupare più,
ok? – disse Grace, per nulla agitata all’idea dello scontro.
Il moro sospirò, sconfitto. Dovette arrendersi
alle idee masochiste di Grace.
-E va bene, ma se vedo anche solo l’ombra di un
problema ti porto fuori dall’aula a forza, sono stato chiaro? –
disse perentorio il ragazzo, puntandole un indice
al petto. Lei rise di gusto e tornò dagli amici, mentre Blaise tornava da
Draco. Blaise sarebbe stato uno degli ultimi, facendo Zabini di cognome. E
invece, poco dopo si cominciò a chiamare i primi nomi, e fu presto il turno di
Malfoy con Cormac McLaggen. Il grifone, tutto fiero e spavaldo, entrò prima di
Draco, scatenando un moto d’irritazione nel biondo. Cormac era forse l’unico
grifondoro a stare antipatico a tutti, e Grace fu felice che fosse toccato
proprio lui sotto le mani di Malfoy. Lui era un duellante provetto, lei lo
sapeva, lo aveva addestrato lei, ed era allegra all’idea che si sarebbe sfogato
sullo spocchioso grifondoro, rimettendolo una volta per tutte al suo posto.
Dopo il duello, si vide uscire solo Malfoy, che ghignando sadico disse a Blaise,
mentre gli batteva un cinque:
-L’ho ridotto così male che l’hanno spedito
direttamente in infermeria! – guadagnandosi una virile pacca sulla spalla.
Grace sorrise, orgogliosa. Sapeva che la fatica
di Draco era stata premiata e ne era felice. Che cosa sciocca, lui la odiava e
lei tifava per lui. Beh, ma lei non aveva mai smesso di amarlo, lo sapevano
tutti, compreso lui. Perciò si permise di sorridere di soddisfazione, anche se
dovette vedere la Parkinson baciarlo con foga e stritolargli un braccio.
Hermione, che aveva affrontato quel beota di
Goyle, se l’era cavata con un paio di incantesimi ben dati e non faceva altro
che rassicurare Ron e Harry su quanto fosse facile superare l’esame, perché la
prof era molto gentile e chiudeva anche un occhio se facevi qualche cavolata.
Lei ovviamente non ne aveva fatte, ma era sicura che il rosso almeno una se la
sarebbe fatta scappare.
A quanto pareva l’ennesimo duello era finito,
perché la McGranitt era rispuntata dalla porta dell’aula, con in mano la
pergamena che sanciva le coppie per i duelli.
-Grace Amelia Parker… - e Grace si fece avanti
con un sorrisone.
-…e Pansy Parkinson. –
e Pansy sbiancò, stringendo, anzi stritolando il
braccio di Draco, guardando Grace in viso. Ghignava in sua direzione, un brillio
maligno negli occhi, i canini resi animaleschi e appuntiti dal suo stesso
istinto assassino, improvvisamente risvegliato dall’odio per quella piccola,
insopportabile serpe. Non le costava nulla ora essere gelosa, e suonarle a
quell’ochetta era il suo sogno da un sacco di tempo.
Aveva fatto diventare le labbra rosso carminio, e
si era leccata il labbro superiore in un modo alquanto inquietante. Sentì
persino Ron dire che tra poco le sarebbe spuntata anche la coda, come un
diavolo medievale col forcone, e ghignò ancora, pregustando la vittoria. La
ragazza pensò di intimidire oltre la Parkinson, già visibilmente turbata. Le
sussurrò all’orecchio una frase davvero perfida, mentre stava per entrare in aula:
-La prossima volta, sulle mie labbra ci sarà il
tuo sangue, quando ci passerò su la lingua. –
Pansy era l’unica ad aver sentito, e si era
pietrificata sulla porta.
Grace l’aveva spiazzata, ed era entrata per
prima.
Aveva sorriso alla professoressa Mason e a
Silente, fatto un cenno rispettoso e un lieve inchino a tutti i presenti.
Notò una signora strana e mai vista prima seduta
alla cattedra, i capelli corvini legati in una crocchia severa, il naso dritto
e lungo risaltava sul viso affilato e pallido e un paio di occhialetti a
mezzaluna coprivano coi riflessi delle lenti gli occhi neri come la pece.
La donna, non appena anche Pansy fu entrata
nell’aula, si presentò.
-Bene, finalmente ce l’avete fatta a entrare. Io
sono Demetra Warwick, e sono stata mandata dal Ministro della Magia in persona
a controllare, come testimone esterno della commissione d’esame, che tutto sia
regolare, e che voi siate davvero all’altezza della promozione. Ora, non
perdiamo altro tempo, cominciate. – disse la donna, austera e fredda.
-Con molto piacere. – disse Grace, sfoderando la
bacchetta e gettando a terra il suo mantello.
Si posizionò proprio di fronte alla donna e alla
professoressa Mason, mentre Pansy, tremante e incerta si posizionò davanti a
Piton, che la guardava come a dire: “Sei una serpeverde, vedi di non
deludermi.”, sguardo che la rese ancora più tesa per quell’incontro.
Grace a braccia spalancate si inchinò
profondamente, Pansy a malapena chinò la testa, terrorizzata.
La grifondoro si rialzò, prendendo la posa da
battaglia: una mano in avanti, come a fare da mirino al colpo da sferrare, e la
bacchetta alta, vicino al collo, una posa alquanto inusuale. Pansy alzò solo il
braccio con cui impugnava la bacchetta verso di lei.
-Diffindo! –
gridò Pansy. La mano avanti al corpo di Grace si
alzò con calma, a schermo davanti al suo viso e si illuminò di azzurro, mentre
davanti alla ragazza si creava uno scudo azzurrino che rispediva indietro il
colpo, e lei sibilava:
-Protego! – e poi gridava:
-Reducto!! –
l’incantesimo si scagliò con tutta la sua forza
su Pansy, che riuscì a schivarlo appena in tempo, ma quando l’incantesimo si
abbatté sulla porta dietro di lei, quest’ultima esplose, facendola rotolare
lontano con lo spostamento d’aria.
La mora si rialzò in fretta. Aveva un braccio
pieno di schegge di legno e la camicetta della divisa strappata, da cui
colavano molti rigagnoli di sangue. Fece appena in tempo a rimettersi in piedi
che l’altra ragazza ricominciò a darle addosso.
-Expelliarmus!! –
gridò in fretta, facendo volare via la bacchetta
di Pansy, ora totalmente in balia della ragazza, che, prima che Silente potesse
fermarla, mentre gli occhi diventavano tizzoni ardenti urlò con tutto il fiato
che aveva in gola:
-STUPEFICIUM!!!!!! – dando un forte slancio con
il movimento del braccio, come stesse usando una frusta. La luce rossa travolse
con tutta la forza dell’incantesimo la serpeverde, facendola volare contro il
muro e svenire all’istante.
-Signorina Parker, la signorina Parkinson era già
stata disarmata, non c’era alcun bisogno di schiantarla! – proruppe la
signorina Warwick, sbattendo le mani sulla cattedra e alzandosi in piedi,
indignata.
-Ma signorina, credevo che lo scopo fosse
simulare una battaglia vera e propria. Ho agito come chiunque se si fosse
trovato davanti un mangiamorte. Non avrà creduto che se fossi riuscita a
disarmare uno di loro poi gli avrei dato il tempo di riprendersi la bacchetta,
vero? E il bello è, che se noi fossimo come quei codardi, potremmo anche
ucciderli invece di schiantarli e basta. Ma noi non siamo animali, non siamo
come loro, perciò ci limitiamo a togliere loro i sensi per qualche oretta.
Direi che siamo fin troppo magnanimi con quegli assassini senza pietà. –
rispose tranquilla Grace, mentre Piton,
stupefatto dai poteri della ragazza, con un Innerva faceva rinsavire Pansy,
visibilmente confusa e spaventata. La donna la scrutò da dietro i suoi
occhialetti, stringendo gli occhi a due fessure.
-Signorina Parker, prima, per l’esecuzione di
quel protego, non ha utilizzato la bacchetta, vero? Ho visto chiaramente che
imponeva l’incantesimo con l’altra mano, quella disarmata. Dico bene? – chiese
la Warwick, fissandola in modo strano.
Grace annuì con la testa, socchiudendo gli occhi.
-Sì, è esatto. – rispose tranquillamente,
sull’attenti come un soldato.
-Beh, lei ha vinto il duello, sono propensa a
promuoverla. Ma prima, vorrei che ci mostrasse di saper eseguire un Incanto
Patronus. – disse ancora la strega, con un sorrisino strano.
La signorina Mason si voltò di scatto verso la
donna, con uno sguardo interrogativo.
-Signorina, non l’abbiamo chiesto a nessun altro,
non era in programma. – disse la professoressa.
-Ma io sono qui per conto del ministro, e intendo
verificare che questa ragazza sia in grado di evocare un protettore. – rispose
la mora. Silente fece di sì con la testa.
Grace ghignò, prendendo in mano la bacchetta. Ma
la donna ridacchiò, facendo di no con la testa.
-Senza la bacchetta, prego. – disse poi, facendo
impallidire la Mason.
La ragazza invece, per niente in ansia, posò a
terra, davanti a se, la sua bacchetta. Poi mise una mano a palmo aperto davanti
a se, e infine pronunciò in modo stentoreo, guardando con sfida la Warwick:
-Expecto Patronum! –
La sua voce echeggiò anche fuori dalla stanza,
facendo preoccupare non poco i suoi amici di fuori. Ma la faccia della Warwick
in quel momento, come pure quella della Mason o di Piton, non avevano prezzo:
stupore all’ennesima potenza.
Dal palmo della mano era scaturita una sfera di
fumo bianco, da cui immediatamente era schizzata via una voluta, che poi,
toccando terra, aveva fatto un tonfo sordo e aveva preso la forma di un
immenso, maestoso e fiero leone. Era stato come se un vero felino si fosse
posato a terra, tanto era realistico. Il muso era come disegnato, sembrava un
vero leone, sovrano dei grifondoro. La criniera svolazzava come fosse fatta di
fiamma.
All’inizio il leone si era seduto davanti a
Grace, poi era balzato sulla cattedra, ruggendo con tanta voce da far trasalire
persino Piton, e si era acquattato davanti alla Warwick, che lo guardava con
puro sgomento con i suoi occhietti neri spalancati.
-S-s-signorina Parker, il suo patronus è un…un…-
iniziò la Warwick.
-Leone. – finì la Mason.
-Tu lo sapevi, Jennifer, che Grace possiede il
protettore di Godrick Grifondoro? – chiese Silente alla ragazza, che confermò
facendo sì con la testa.
-Certo, l’ho scoperto a lezione, ma non
immaginavo certo che sapesse evocarlo anche senza bacchetta. – disse la
ragazza, incredula. Silente sorrise.
-Beh, direi che la signorina è promossa. Nulla in
contrario, no? – chiese poi. Tutti dissero di no.
Grace chiuse la mano e il leone sparì. Recuperò
la sua bacchetta e il mantello e si inchinò davanti a tutti i presenti. Poi
imboccò la porta, dicendo:
-Grazie a tutti, arrivederci. – facendosi seguire
da una Pansy sotto shock.
Appena fuori, Harry si catapultò sulla ragazza,
insieme a Blaise, chiedendo spiegazioni sul casino che si era sentito da fuori.
Grace lasciò tutti di stucco spiegando la storia del patronus, mentre Pansy
raggiungeva Draco a occhi bassi, pallida e muta.
-Voleva uccidermi… - sussurrò quando gli fu
davanti.
-Come? Non ho capito, parla più forte. – rispose
Draco, scocciato.
-VOLEVA UCCIDERMI! QUEL MOSTRO VOLEVA UCCIDERMI!
TU! TU VOLEVI FARMI FUORI!! – urlò Pansy in preda a una crisi isterica,
indicando Grace, che si voltò allora verso di lei, totalmente indifferente.
Raggiunse i due in mezzo al corridoio. I capelli
color della fiamma, galleggiavano nell’aria, investiti dall’energia della
ragazza. Gli occhi erano due rubini di un rosso carminio, terrificanti. Quando
le fu davanti, Pansy rimase impietrita. Lei ghignò ancora con quei suoi canini
appuntiti. Sporse un dito verso di lei, le sfiorò un taglio sanguinolento del
braccio, facendole anche male, poi si portò il dito sporco del suo sangue alle
labbra, succhiandolo piano, reclinando leggermente la testa all’indietro e
socchiudendo gli occhi, un espressione estatica sul viso reso cattivo dalla
rabbia e dall’odio che provava per la vipera. Pansy aveva spalancato gli occhi
a quel gesto, come tutti d’altronde in quel corridoio.
-Sai Parkinson, per essere tanto puro come dici
sempre, il tuo sangue non ha un sapore diverso da quello di nessun altro. E
riguardo a quello che è successo lì dentro, sì, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto
farti fuori. Ma non credere di averla scampata, noi ci prepariamo ad una
guerra, una guerra vera, e quando ti troverò sola e spaurita sul campo di
battaglia, non ci sarà nessuna Warwick, nessuno mi fermerà indignato perché ci
sono andata troppo pesante. Sarà allora che me le pagherai tutte. Ricordati di
me quel giorno, e guardati le spalle se vuoi sopravvivere. –
Le disse Grace, sibilando quasi. Pansy era
ricaduta sulle ginocchia e piangeva. Lacrime di terrore le bagnavano le guance
pallide, mentre la sua rivale succhiava via l’ultima goccia del suo sangue dal
suo indice. Mentre il dito stava ancora tra le sue labbra, rosse come ciliegie,
il suo sguardo incontrò quello di Draco. Fu un attimo, e le loro menti lo
sfruttarono per incontrarsi senza che nemmeno lo volessero.
‘Nessuno la salverà, come nessuno salverà me.’
Gli disse Grace, nella sua testa.
Poi si voltò, e senza guardare più nessuno se ne
andò in bagno. Draco prese Pansy di peso per le spalle e la trascinò via.
Blaise corse dietro a Grace, trovandola piegata sul lavandino pieno d’acqua
fredda, mentre si bagnava il viso con essa. Era pallida. E piangeva. Erano
lacrime amare. L’aveva fatto ancora. Aveva terrorizzato Pansy, e sapeva, sapeva, che se avesse potuto le avrebbe
fatto del male. Ma già le minacce le bastavano. Non doveva farle nulla, avrebbe
vissuto nel terrore della sua imminente vendetta, e questo era già sufficiente.
Ma le faceva così paura perché sapeva che lei avrebbe davvero messo in atto
ogni parola detta. Era un mostro, ma anche se lo sapeva, era anche consapevole
che grazie a questo sarebbe andata avanti anche da sola, e avrebbe superato
tutto anche senza di lui, senza Draco. Blaise si avvicinò piano a lei,
prendendola per le spalle molto gentilmente, facendosi guardare in viso.
-Penserai che sono un mostro anche tu, ora. La
cosa brutta è che non mi importa, si meritava di provare un po’ di sana paura
quella serpe smorfiosa. – disse Grace, fissando gli occhi blu dell’amico. Lui
le sorrise.
-Sì, hai ragione. Sei pallida, stai bene? Tutto a
posto? – rispose il moro, indicando con un cenno la pancia della ragazza. Lei
sorrise a sua volta.
-Sì, certo, tutto ok. Solo, dovevo stare più
calma. La vipera non può pretendere che la lasci sempre andare senza pagare il
prezzo di quello che fa, però…non dovevo farlo davanti a Silente…io gli avevo
promesso che non avrei più fatto del male a nessuno…solo in caso di pericolo… -
-Non ti preoccupare, nessuno ce l’ha con te.
Pansy tira troppo la corda con tutti, ma ha trovato pane per i suoi denti
quell’arpia! Dico bene? –
-Dici benissimo! Ma ora esci, sei di nuovo nel
bagno delle ragazze, e tra poco toccherà a te. Mi raccomando, fatti onore, ok?
– disse Grace, sorridendo. Blaise arrossì un poco.
-È diventato un vizio, questo! Ora vado, ciao
piccola. – rispose il moro, dandole un bacio tra i capelli e lasciandola sola
davanti al suo riflesso nello specchio.
…………………………………………………..
-Ragazzi, ragazzi!!! Ho i risultati degli esami,
presto correte! – urlò Hermione, correndo nella sala comune.
Tutti i ragazzi del settimo anno avevano deciso
che la loro caposcuola, quindi Hermione, sarebbe andata a prendere i risultati
per tutti, così da poter festeggiare o piangere direttamente lì e tutti
insieme. Con voce emozionata e un gran sorrisone soddisfatto, la riccia accolse
i trepidanti ragazzi che scendevano dalle scale dei dormitori, e iniziò a
leggere la pergamena.
-Ragazzi, sono fierissima di tutti voi. Harry,
sei stato promosso col massimo dei voti in tutto, così come Ron, Neville, Dean
e ovviamente me e la nostra Grace!!! Tesoro, tu hai addirittura la lode! –
Esclamò felice Hermione, indicando l’amica, che
sorrise allegra, mentre tutti i ragazzi saltavano impazziti per la sala,
gridando come ossessi che sì, ce l’avevano fatta tutti, e sì, potevano fare gli
auror tutti insieme. Grace si fece largo fra i grifondoro che ancora volevano
sapere come fosse andata dalla riccia, e arrivò fino a lei. Poi le si buttò al
collo.
-Hai visto, alla fine ce l’abbiamo fatta tutti,
persino quegli scansafatiche dei nostri amici! – le disse Hermione, sorridendo.
-Già, li abbiamo martoriati tanto che sono stati
costretti a imparare! – disse Grace coinvolgendo l’amica in una sana risata di
sfogo.
Tutti avevano tirato fuori gli alcolici e
brindavano, festeggiando come pazzi. Grace si sentì un po’ fuori luogo in
quella ressa, lei non poteva certo bere, così uscì un po’ dalla sala comune. Si
rendeva conto che, ora che erano finiti gli esami, quello sarebbe stato uno degli
ultimi momenti che passava in quella scuola. I capelli erano, ancora una volta,
neri di malinconia, mentre guardava ogni singolo quadro e armatura che
incontrava, e sorrideva dolcemente. Passò davanti alle tabelle dei risultati
delle altre case.
Vide con gioia che Dafne aveva avuto il massimo
dei voti in tutto, e avrebbe potuto diventare medimaga come tanto desiderava.
Vide che anche Blaise aveva dato il massimo di
se, toccando la soglia dell’eccellente in tutte le materie.
E poi, vide che Draco, il suo Draco, aveva la
lode in difesa, proprio come lei.
Sfiorò piano i nomi degli amici, come se volesse
far sentire loro che era contenta che la loro fatica fosse stata premiata.
Poi, dopo aver visto i voti di Micheal, ghignò
apertamente nel constatare che per quanto potesse essere andata benino in
pozioni grazie all’aiuto di Piton, e se la fosse cavata a stento con la McGranitt,
la Parkinson aveva preso una bella batosta in Difesa contro le Arti Oscure,
proprio grazie a lei. Alzò lo sguardo al soffitto, poi chiuse gli occhi,
sorridendo di soddisfazione. La sua rivincita se la stava già prendendo durante
la prova, ma se non poteva ucciderla a suon di schiaffi, almeno l’aveva fatta
bocciare in difesa.
Il dolce sapore della vendetta.
-Grace! È bello vederti, com’è andata? – Blaise
Zabini era appena sbucato da un angolo. Aveva visto la strega sorridere e si
era fermato un istante a osservarla. Sembrava serena, nonostante tutto.
-Ciao Blaise. A me bene, e vedo che anche tu non
te la sei cavata per niente male, complimenti! – disse la ragazza, correndo ad
abbracciarlo.
-Qual è il tuo sogno, Grace? – le chiese a
bruciapelo il moro.
-Come? –
-Sì, che vuoi fare una volta fuori da qui? –
-Io…non lo so più, Blaise…prima volevo fare
l’auror, ma con il piccolo in arrivo, sai, non posso più…ma mi arrangerò. Mi
conosci, io sono una donna dalle mille risorse, troverò qualcosa da fare, sta
tranquillo! –
Disse la ragazza, sorridendo spavalda, facendo
ridacchiare anche il moro, che le diede un bacio in fronte. Sentirono dei passi
lenti e cadenzati arrivare dallo stesso corridoio da cui era sbucato il
ragazzo, e videro apparire la figura di Draco Malfoy.
Sempre perfetto, nella sua divisa estiva.
Sempre sexy, con quella camicia semi-sbottonata e
i capelli liberi di ripiovere sulla fronte.
Sempre triste, nel vedere Grace e non poterla
toccare.
Guardò i risultati degli esami, ghignando fiero,
sia di se stesso che di Grace, e Blaise ovviamente. Poi la guardò. Erano
vicini, anche se a fare da spartiacque c’era Blaise, il loro comune amico.
Abbassò lo sguardo.
-Congratulazioni, Parker, vedo che hai anche la
lode oltre all’eccellente in tutto. Complimenti. – disse poi, per niente
sarcastico. Lei sorrise involontariamente.
-Beh, tu non sei da meno, Malfoy, mi congratulo
anch’io. – rispose la ragazza.
Ebbe appena il tempo di sorridere ancora, prima
di appoggiarsi al muro, pallidissima, come se stesse per svenire.
-Grace! Che succede, ti senti male? – disse
allarmato il moro, sorreggendola. Lei aveva sgranato gli occhi e lo guardava
spaventata. Gli afferrò la camicia, stringendo forte la stoffa.
-Blaise, stanno arrivando! Lo sento, percepisco
la loro magia, sono qui! – disse la ragazza, con voce rotta dalla paura.
Poco dopo un terribile scossone fece tremare le
mura della scuola, il cielo si tinse di verde e nuvole oscure apparvero dal
nulla. Grace spinse delicatamente di lato Blaise, precipitandosi alla finestra,
ed ebbe appena la forza di sussurrare poche parole.
-È la fine. – e poi… buio.
Antro dell’autrice
‘Giorno a tutti. Allora, stavolta mi sono
vendicata sul Carlino pelato, diciamo che ho iniziato a farle capire chi
comanda…MUAHAHAHA!!! Anche se non sono soddisfatta, e più avanti infierirò
ancora e ancora, e ancora…e ancora…
Comunque spero che abbiate apprezzato questa
lesson, personalmente mi piace com’è venuta ^.^, anche se apre la strada al
momento topico della fan, che sta quasi per giungere al termine… so già che mi
mancherà pubblicare, e anche rispondere alle recensioni….cosa che faccio ora.
X lady lululu: Oddio, fenomeno….non penso proprio
di essere a quel livello, ma i complimenti fanno sempre piacere! J E poi non potevo permettere a quel fesso di
Potty di fare il bello e il cattivo tempo…mi sa che la Cooman aveva ragione,
porta solo disgrazie! Ma ci ho pensato io a limitare il disastro, così ora ho
ristabilito un minimo di (precario) equilibrio.
X 19sunflower88: mi fa molto piacere sapere che
la mia storia te gusta! E per la vipera, neanche farlo apposta, l’ho castigata
proprio in questa lesson! La sua sarà una fine lenta e dolorosa…MUAHAHAHA!
Ok, basta sclerare, non fa bene alla mia salute
mentale…
Ci si rilegge settimana prossima, bacioni!!!
Firmato: Nami l’autrice insonne