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Autore: Giuliabia    31/10/2015    2 recensioni
Sono passati due mesi da quell'infelice annuncio davanti alla macchinetta del caffè, due mesi in cui Camilla e Gaetano si sono evitati in tutti i modi. Ancora una volta saranno le indagini per un omicidio a riavvicinarli. Ma questa volta Camilla si renderà conto di cosa sta perdendo? E Gaetano sarà disposto a perdonare?
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ti ho mandata via
sento l’odore della città
non faccio niente resto chiuso qua
ecco un altro dei miei limiti
io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi dà i brividi”
 
Gaetano si svegliò di soprassalto, le lenzuola attorcigliate in fondo al letto, il cuore martellante, la testa che pulsava…il solito incubo…non che avesse dormito tanto, si era appisolato in piena notte per poi svegliarsi alle prime luci dell’alba in preda a quel sogno ormai ricorrente di Camilla che si allontanava sottobraccio a quel Michele… erano due mesi che le notti erano un tormento senza fine, da quando era tornato dall’ospedale dopo la nascita dei bambini non trovava più pace. Se si alzava ogni cosa gli parlava di lei: il divano su cui si erano coccolati abbracciati e felici e in cui lui per la prima volta le aveva fatto capire che l’avrebbe sposata anche subito, la porta da cui lei era comparsa, inaspettata e bella come non mai, la cucina dei loro pranzi e delle loro cene, la finestra davanti alla quale Camilla si era definita “felice”. Se tornava a letto era ancora peggio: il letto in cui avevano dormito abbracciati la prima notte e quelle successive, il letto in cui lei in quel periodo magico gli aveva detto che era tanto felice che aveva paura di svegliarsi, il letto in cui, il giorno che per lui segnava l’inizio della fine, lei aveva detto che non erano una coppia e che aveva bisogno di tempo. Tempo, maledetto tempo. Erano dieci anni che la aspettava, dieci anni di amore non corrisposto…dieci anni accidenti, di quanto tempo aveva ancora bisogno? Quanto tempo era ancora disposto a darle?
Eppure, anche se avrebbe dovuto odiarla per il male che gli aveva fatto, non riusciva a fare a meno di pensare a lei e di notte, durante le notti lunghe e traditrici, si lasciava andare ai ricordi e ripercorreva tutta la sua vita che era cominciata il giorno in cui l’aveva incontrata, il giorno in cui aveva conosciuto quella donna impicciona e sempre tra i piedi che però aveva messo radici fin da subito nella sua mente e nel suo cuore. Ricordava ogni istante passato con lei: il pranzo improvvisato nel suo ufficio e quella rosa che le aveva regalato, la sua impacciata dichiarazione quel pomeriggio a casa sua “quando sono con lei sto bene con me stesso, ha il dono della leggerezza e due occhi stupendi…Camilla penso di essermi innamorato di te”…e lei era fuggita, la prima di una lunga serie di fughe, la prima di una delle tante volte in cui aveva scelto altri al suo posto. E poi ancora quel magico primo bacio, capitato quasi per caso eppure intensamente voluto da entrambi…e ancora tutte le volte in cui l’aveva difesa, aiutata, consolata…tutte le volte in cui aveva tentato di baciarla e di starle il più vicino possibile. Lei era fuggita ogni volta ed ogni volta non aveva scelto lui…i suoi bellissimi occhi gli dicevano cose che poi smentiva con i fatti.
Lui si era convinto di non essere abbastanza per lei eppure si sentiva attratto come una falena dalla fiamma e tornava sempre da lei, anche se sapeva che il suo amore lo rendeva vulnerabile, che rischiava di essere ferito ed ucciso nel profondo, tornava sempre.
E poi…era successo quello che era successo…qualche mese in cui sembrava che il suo più grande sogno fosse diventato realtà, qualche mese di baci, carezze, intimità e vicinanza…qualche mese in cui, dopo tanti anni, aveva trovato nuovamente il coraggio di dichiararle tutto il suo amore…eppure Camilla non gli aveva mai detto di amarlo, lui glielo leggeva negli occhi ed aspettava e sperava…e aveva continuato ad aspettare e sperare anche quando lei aveva cominciato ad allontanarsi e fuggire, ancora una fuga come tante altre in passato…fino a quel maledetto giorno, quel maledetto ospedale, quella maledetta macchinetta del caffè.
“Voglio stare sola”…tre parole che avevano infranto ogni sua residua speranza, sapeva che sarebbe successo, tanti indizi gliel’avevano fatto capire, lo aveva anche detto a Tommy durante la loro chiacchierata…ma sperava in qualcosa di più da parte sua, sperava che avrebbe avuto almeno la decenza di dirglielo in privato, dopo tutto quello che era successo tra loro si meritava ben altro di uno stringato discorsetto nel corridoio di un ospedale, alla presenza di suo marito e delle altre mille persone che passavano di lì. La sua Camilla che difendeva tutto e tutti, che si preoccupava degli altri prima che di se stessa, aveva deciso di essere egoista proprio con l’unica persona che non lo meritava.
“E allora sì vedrai ti lascerà, chi è troppo amato più amore non dà, e allora si vedrai ti lascerà, chi meno ama è più forte si sa”.
Da quel giorno Gaetano aveva perso ogni forza, vederla gli faceva troppo male e la evitava in tutti i modi, quello spioncino che quella magica notte aveva usato per avvicinarsi a lei, lo usava adesso per evitare di incontrarla…non avrebbe saputo cosa dirle, non avrebbe saputo che risposte cercare nei suoi occhi. Ma Dio come era difficile vivere senza di lei, lavorare senza di lei, indagare senza di lei, persino respirare senza di lei.
Camilla d’altronde non lo aveva cercato in quei mesi…e forse era meglio così. Se lei fosse piombata da lui dicendogli quelle due paroline magiche che tanto desiderava sentire lui avrebbe ceduto ancora una volta nonostante tutto il male che gli aveva fatto ma poi cosa sarebbe successo? E se lei le avesse dette solo per non perderlo del tutto ma senza pensarle veramente? Avrebbe sopportato un altro abbandono? Accidenti quanti dubbi. Eppure ogni volta che bussavano alla porta, ogni volta che suonava il telefono, ogni volta che riceveva un messaggio il cuore gli balzava in petto e sperava che fosse lei, la sua Camilla che tornava a dare un senso alla sua vita.
Inutile mentire a se stesso…se Camilla fosse tornata lui l’avrebbe accolta a braccia aperte…come sempre, senza lei non sapeva stare, lei era l’orbita attorno a cui ruotava la sua esistenza.
In quel momento bussarono alla porta…andò ad aprire col cuore in gola ma era solo Torre, il suo fidato amico Torre…meglio così, almeno lo avrebbe distolto dai suoi pensieri.
- Che ci fai qui Torre, hai litigato con la Lucianona?
-Dottò, purtroppo è successa una cosa…leggete qui.
Gaetano prese il foglio che Torre gli porgeva ed impallidì -E adesso chi glielo dice a Camilla?
Dopo che Torre se ne era andato, Gaetano era rimasto seduto sul divano con sguardo assente per parecchi minuti. Mille pensieri gli giravano in testa senza sosta. Appena letto il biglietto il suo pensiero era volato a Camilla, la sua Camilla…di lì a poco l’avrebbe vista, era compito suo darle la notizia e ne era consapevole eppure non riusciva a muoversi da quel divano, l’emozione di rivederla dopo tanto tempo lo bloccava, doveva trovare le parole giuste e soprattutto non voleva farle capire quanto gli fosse mancata, non voleva vedere nei suoi occhi il sollievo di saperlo sempre disponibile e pronto per lei lì alla porta accanto…la amava certo ma una piccola parte di lui voleva punirla per come l’aveva trattato e l’unica strada che conosceva era mostrarsi indifferente anche se indifferente non lo era affatto. E che diavolo…era felice di avere la scusa per vederla…vergognandosi di quel pensiero aprì la porta, attraversò il pianerottolo e dopo un profondo sospiro suonò il campanello.
***
- Mamma hanno suonato alla porta. Puoi andare tu ad aprire? Io sono impegnata con la bambina-
Il suono del campanello…un barlume di speranza che subito Camilla si affrettò a soffocare…sarà stato Renzo, come al solito. Cercando di non pensare Camilla andò ad aprire la porta e rimase senza fiato. La mancanza di sonno le stava dando le allucinazioni o quello davanti ai suoi occhi era proprio Gaetano? La sua immaginazione le stava facendo uno scherzo crudele? Chiuse gli occhi per un attimo ma quando li riaprì lui era ancora lì, più bello che mai, quanto le era mancato specchiarsi in quegli occhi dolcissimi che adesso però erano stranamente distaccati. Era preoccupazione quella che leggeva nel suo sguardo? Oppure indifferenza? Camilla non riusciva a parlare, i dieci anni passati con lui le scorsero velocemente davanti agli occhi. Inutile continuare a mentire a se stessa…lo amava…finalmente una certezza a cui aggrapparsi.
***
Delle voci, dei passi, la porta si aprì ed eccola lì…gli sembrava un sogno trovarsela davanti dopo tanto tempo, fece un respiro profondo per fermare il battito forsennato del suo cuore, quasi non riusciva a respirare. Non aveva saputo cosa aspettarsi, rimorso forse, vergogna, anche indifferenza…ed invece gli occhi di Camilla, i suoi stupendi occhi gli restituivano una sguardo vulnerabile ed indifeso a cui non era preparato. Possibile che lei avesse sofferto per lui in quei due mesi? Era sembrata così sicura di sé quel giorno in ospedale. Possibile che si fosse pentita della sua decisione? Possibile che anche lei l’avesse pensato, sognato, rimpianto?
Non sapeva darsi una risposta…sapeva solo che la amava…inutile fare finta di niente.
Fu Camilla la prima a rompere il silenzio -Sei qui come amico o come commissario?
Amico, ancora amico, sempre amico. Dio quanto odiava quella parola, non ne poteva più di sentirsi definire così. Avrebbe voluto girare sui tacchi e sparire ma era andato lì per un motivo e non poteva evitare di andare fino in fondo…per quanto il compito gli risultasse sgradito.
-Un po’ di entrambi, posso entrare per favore?
Camilla aveva notato che Gaetano si era irrigidito alla parola “amico”…d’altronde Camilla si era pentita immediatamente di quell’infelice scelta di parole, ma cosa le era saltato in mente di dire una cosa del genere? Avrebbe voluto rimangiarsela subito dopo averla pronunciata ma ormai il danno era fatto…accidenti non ne faceva una giusta.
Si sedettero sul divano, Camilla si sentiva impacciata, non sapeva cosa dire, le sembrava di avere di fronte un estraneo…quello che aveva davanti non era l’uomo che conosceva, si era indurito, d’altronde come dargli torto? Era solo colpa sua.
-Mi fa piacere vederti…mi sei…mancato così tanto.
-Ah davvero? Eppure il mio appartamento è sempre stato là…non ti sentivi pronta neanche per attraversare il pianerottolo?
-Scusa…io…non sapevo come fare…hai ragione…dopo quel giorno ho pensato che…sono stata talmente stupida.
E meno male che lo riconosceva, ma non era certo quello il momento di approfondire il discorso
-Camilla senti, lasciamo perdere la nostra situazione personale, ammesso che esista ancora qualcosa di nostro…purtroppo devo dirti una cosa.
Ancora quello sguardo preoccupato di prima -Cosa è successo?
-Camilla non so come dirtelo, stamattina in un parco a poca distanza da qui hanno trovato il cadavere di un uomo, una tentata rapina forse, un regolamento di conti, la situazione è ancora molto confusa, l’unica cosa che si conosce è l’identità dell’uomo…si chiamava Michele Carpi…Camilla mi dispiace tanto.
   
 
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