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Autore: RickishMorty    31/10/2015    6 recensioni
Vari capitoli autoconclusivi visti dal punto di vista di un personaggio estremamente sottovalutato, ma che ha avuto un impatto psicologico su di me micidiale. E' come un abisso: infinitamente vasto ciò che c'è da dire, oscuro e gelido il modo in cui lo si legge.
Potrebbero esserci accenni Sonadow, non ne ho idea, dipende da cosa l'ispirazione mi consiglia. In genere non apprezzo le raccolte di flash-fic, ma con lui ho fatto questo esperimento. Inserisco i rating Yaoi e (per il momento) Giallo per correttezza e sicurezza, nonostante non tutte le storie saranno così. Ad esempio la prima è su Shadow e Maria, quindi vi consiglio di leggere all'inizio di ogni capitolo la breve descrizione per capire se possa interessarvi. Nei capitoli comunque appariranno tali personaggi:
1. Shadow/Maria
2. Sonic/Shadow
3. Sonic/Shadow
4. Shadow/Rouge
5. Sonic/Shadow
6. Dr. Eggman/Shadow
7. Shadow/Maria/Sonic
8. Shadow/Infinite
Buona lettura e grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Maria Robotnik, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci con la seconda flash-fic. Stavolta è incentrata su Sonic e Shadow (chi ci vuole leggere accenni Sonadow può farlo, anche se non lo è in maniera esplicita). E' semplicemente un confronto fra i due. Grazie mille a chi mi segue!

Quel sorrisetto sprezzante, come di chi sapeva che avrebbe vinto comunque.
Un sorrisetto insopportabile. Ma buono.
Non si trasformava mai in un ghigno, come invece faceva il suo. In realtà era raro che ghignasse perfino lui.
“Beh? Paura che io sia troppo veloce per te?” lo provocò il riccio blu.
Evidentemente per lui quella era addirittura una domanda retorica.
Shadow, a braccia incrociate ed appoggiato alla parete, lo fissava torvo.
“Sai benissimo che abbiamo la stessa velocità” sentenziò, definitivo. Sonic gli si avvicinò con gli occhi a mezz’asta, piegandosi verso di lui: “Solo perché hai quelle scarpe a darti la spinta”.
Colpo basso. Colpo basso.
Il riccio ebbe perfino la sfrontatezza di indicarle, incurante degli occhi di Shadow che si assottigliavano sempre di più, omicidi, fino a divenire una lama.
Sonic sapeva di averlo punto sul vivo. La questione delle sue scarpe la tirava fuori spesso. In fondo non era facile trovare un argomento che lo scuotesse.
Era un gioco tra loro: Shadow sapeva perfettamente che Sonic lo batteva in velocità, come Sonic era conscio del fatto che il Chaos fosse dominio del rivale. Spesso quel potere gli risultava ancora ostico. Come Knuckles aveva la forza fisica più devastante e Tails l’intelletto più fino.
Con loro la rivalità era diversa o assente però, con Shadow no. Era naturale, spontanea. Forse l’essere così fisicamente simili li aveva portati a paragonarsi troppo; ed in effetti le loro capacità erano talmente equivalenti che un confronto era inevitabilmente dovuto, voluto.
Colori e caratteri tenevano su quella barriera distintiva che era sacrosanta per loro. Non erano cloni, non erano parenti, anche se se l’erano chiesto.
Faker, Impostore”. Ci si erano chiamati e continuavano a chiamarcisi spesso, ma sapevano di non essere collegati in alcun modo. Forse anche questo li portava l’uno contro l’altro: la paura di perdere la propria unicità, il bisogno di sottolinearla.
“Se perdessi il tuo primato sarebbe un guaio, eh? Cosa ti rimarrebbe?” Shadow lo interrogò, pungente. Ora toccava a lui piegare la bocca in un sogghigno che non arrivava però a colorargli il tono della voce.
Sonic rimase in silenzio, senza smettere di guardarlo. Shadow sapeva essere pesante. Non gli era chiaro quanto se ne rendesse effettivamente conto.
“Sarei comunque Sonic”.
Un brivido corse lungo la schiena del riccio nero. Era la stessa identica risposta che lui aveva dato a Rouge quando lei gli aveva chiesto cos’avrebbe fatto se avesse scoperto di non essere l’Ultimate Life Form, la stessa che aveva dato a Mephiles quando lui gli aveva svelato di come l’umanità gli si sarebbe ribellata contro.
Rimarrei Shadow”.
Forse non erano poi così diversi… Forse no.
“Si…” lo scrutò, studiandone gli occhi verdi, luminosi, decisi, prima di staccarsi dal muro, dandogli le spalle nell’avviarsi.
“Purtroppo si…”.
  
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