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Autore: MarcoG    22/02/2009    1 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultimo capitolo: NEVE
Essendo arrivato alla fine, prima di lasciarvi alle battute conclusive mi permetto di spendere due righe per i doverosi ringraziamenti :)
Se non vi interessano, saltate pure e andate dritti al capitolo che non mi offendo ^_^'
La prima persona a cui va il ringraziamento più grosso è ovviamente nydrali, che mi ha permesso di usare i suoi personaggi di Lilium inter Spina e di poter quindi dare vita a questa storia. Se fossi stato in lei, non so se avrei accettato che uno sconosciuto prendesse una mia storia per scriverne un seguito, magari rovinandomela pure tutta ^_^' Quindi grazie sul serio, anche di tutte le recensioni e degli incoraggiamenti.
Il secondo doveroso ringraziamento va a Monnis, la mia fantastica beta reader, che si è occupata di corregere i miei "scuotere" con la q, le mie forme verbali sbagliate, le mie virgole inesistenti o quelle esistenti ma nei posti sbagliati...insomma, un grazie davvero di cuore, senza il tuo aiuto sarebbe stato veramente un macello ^_^'
Infine, l'ultimo ringraziamento va a tutti coloro che hanno letto la storia e messa nei preferiti, anche se poi non hanno mai commentato ^_^' Credo che compongano uno dei più grandi misteri di EFP e contemporaneamente uno dei crucci più grossi degli autori: leggono e non recensiscono perchè gli ha fatto schifo? perchè li ha lasciati indifferenti? perchè guardando la lunghezza del capitolo hanno pensato "non mi verrà mai la voglia di leggere tutta sta roba" e chiudono subito? In ogni modo grazie anche loro, anche le letture e i "preferiti" servono a dare coraggio all'autore :)
Bene, ora è veramente tutto ^_^' A voi l'ultimo emozionante (?) capitolo, ciao!!!


L'orologio segnava le tre e mezza, questo significava che ormai erano quasi quattro ore filate che Joey stava guidando senza fermarsi. Oltretutto fra poco avrebbe dovuto superare il confine con la Florida e questo era un bel problema. L'identità che stava utilizzando da quando era in America era perfettamente valida, il problema era l'auto che stava utilizzando. Aveva provato a rovistare nel cassetto per vedere se riusciva a trovare il libretto di circolazione, ma aveva trovato solo una scatola di profilattici e una stecca di sigarette. Di documenti dell'auto non ce ne era traccia. Oltretutto l'auto non era neanche sua, quindi gli avrebbero chiesto in aggiunta una procura del proprietario per poterla utilizzare.  In parole povere, utilizzare quella macchina per passare il confine era impossibile.
Guidò ancora per qualche minuto, poi si fermò al primo Autogrill che trovò. Dato l'orario il parcheggio era ovviamente semivuoto, ma questo per i suoi scopi poteva essere solo un bene. Scese dall'auto e aprì il cofano estraendo l'M4 super 90. Lo girò e iniziò a caricarlo con le cartucce Buck00 calibro 12, guardandosi attorno per vedere se qualcuno lo stava osservando. In realtà il parcheggio era quasi totalmente immerso nell'oscurità, visto che alcuni lampioni non sembravano funzionare.
Una volta finita la sua operazione chiuse baule e macchina e si avviò verso i bagni. Dentro non c'era nessuno e questo lo innervosì; avrebbe dovuto aspettare che qualcuno entrasse e non poteva sapere quanto ci sarebbe voluto. Kimberlin poteva già godere di un certo vantaggio, se non fosse riuscito ad acciuffarlo in tempo prima di vederlo partire chissà quanto tempo avrebbe impiegato a ritrovarlo. Oltretutto Sergei Gomorov era stato chiaro: per quella volta avrebbe fatto finta di non averlo visto, ma non lo avrebbe protetto ancora a lungo. Era assolutamente necessario farla finita quel giorno stesso, altrimenti sarebbe diventato impossibile.
Dopo neanche venti minuti di ragionamenti come quelli Joey vide entrare finalmente una persona. Un uomo sui quarant'anni, con dei grossi baffi neri e un insolito abbigliamento beige da cowboy, entrò sbadigliando e si diresse verso un orinatoio a parete. Joey fece finta di continuare a guardarsi allo specchio sporco e rigato in più punti fino a quando non sentì l'uomo tirare l'acqua, quindi impugnò il fucile semiautomatico della Benelli e si girò puntandoglielo addosso.
- Cristo! - fece l'uomo balzando leggermente indietro.
- Zitto - rispose Joey senza perder tempo, - hai una macchina qua nel parcheggio? -
- Dove l'hai trovato quello sventra papere, gringo? - domandò l'uomo più incuriosito che spaventato.
- Sventra papere? - chiese Joey confuso.
- Sì, l'M4 che hai in mano. Come fai ad averne uno? Dal modo in cui me lo punti addosso non credo che tu l'abbia comprato...hai ammazzato qualche poliziotto per averlo? -
Joey lo guardò stupito. - Non sono cazzi tuoi. -
- Ehy, gringo! Era solo per curiosità, sei liberissimo di non dirmelo! - rispose sorridendo, e Joey potè notare tutti i suoi sgradevolissimi denti gialli. Quell'uomo doveva fumare una quantità industriale di sigarette per essersi ridotto la bocca a quel modo.
- Allora, cosa posso fare per te? - e chiedendolo si portò una mano alla tasca.
- Fermo! - gli urlò Joey, ma l'uomo estrasse solamente un pacchetto di chewing gum.
- Calmati amico! Sto solo prendendomi una cicca, anzi, ne vuoi una? - gli domandò allungandogli il pacchetto.
Joey lo guardò meglio: sotto l'abbondante giubbotto indossava una poco originale camicia a quadri bianchi e rossi, anche se ormai i colori sembravano sbiaditi dai troppi lavaggi, e alla vita portava un vecchio cinturone privo però del suo normale abitante.
Abbassò leggermente il fucile.
- No, niente cicche. Come ti chiami? -
- Bill Carson! E tu gringo, ce l'hai un nome? O se me lo dici poi mi devi sparare con quel coso? -
- Il mio nome è: ce l'hai una macchina parcheggiata là fuori? - chiese Joey fissandolo negli occhi.
- Beh non è proprio una macchina, comunque sì, è parcheggiata qua dietro. Perchè lo vuoi sapere? - chiese mettendosi in bocca un chewing gum.
- Perchè tu ora mi ci fai salire sopra e insieme oltrepassiamo il confine con la Florida. Dopodichè una volta che saremo passati mi lascerai giù e potrai andartene dove ti pare. -
Carson lo guardò per un istante, poi scoppiò in una sonora risata, talmente forte che Joey temette che avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualcuno.
- Oddio gringo, mi fai morire! Ma dico, mi hai visto bene? - chiese togliendosi il cappello da cow boy e indicandosi alcuni capelli grigi. - Non sono mica un teppistello di quelli che girano oggi in questo fottuto paese, io ho la tua età cristo! Mi hai appena minacciato con un fucile che usano quelli dello SWAT, vuoi passare il confine con la mia macchina perchè probabilmente la tua è rubata e sicuramente avrai commesso qualcosa di talmente grosso da non poter aspettare di passare il confine in un altro modo, è ovvio che appena saremo in Florida mi ammazzerai! -
Se possibile, Joey rimase più stupito di prima. Quell'uomo si stava dimostrando decisamente sveglio, il che lo rendeva anche in minima parte pericoloso.
- Puoi decidere di correre il rischio di scoprire se quello che dici è vero o no, oppure morire qua adesso - rispose Joey, tornando a puntargli l'M4 addosso. - Scegli tu. -
Carson scoppiò a ridere nuovamente.
- Non ho bisogno di decidere, gringo, accetto! Andiamo, avrai visto sicuramente il mio Nissan bianco parcheggiato fuori no? Il monovolume più grosso fra tutti, ecco quello è mio! - rispose iniziando a fare strada fuori dal bagno.
Joey lo seguì a qualche passo di distanza, guardandosi attorno per vedere se qualcuno aveva sentito o notato la loro conversazione. A quell'ora della notte, però, l'Autogrill era completamente deserto.
Appena arrivati davanti al Nissan Carson aprì le due ampie porte sul retro.
- Dammi il fucile, così lo nascondiamo per bene. Capita a volte che alla frontiera gli sbirri chiedano di voler vedere l'interno dell'auto, non possiamo certo lasciare che te lo vedano! -
Joey si sentì un po' riluttante a lasciargli il fucile, ma dovette ammettere che era l'unico modo di passare senza problemi.
- Ok, ma non pensare che io sia meno pericoloso senza il mio Benelli. Posso ammazzarti anche a mani nude, se serve. -
Carson rise per l'ennesima volta, lasciandosi scappare un - Lo credo, gringo, lo credo! Hai tutta l'aria di essere una bella carogna, lo sai? -
Nascose il fucile sotto lo spazio dedicato alla ruota di scorta, manualmente modificato per contenere almeno due armi della stessa grandezza. Quando lo aprì infatti c'era già al suo interno un Remington vecchio modello, forse il 700.
- Prego, accomodati! - disse indicandogli la portiera dopo aver fatto sparire tutto.
I due entrarono in macchina e uscirono dal parcheggio a grande velocità.
Una volta in strada, Carson tornò a fare domande.
- Allora senza nome, me lo vuoi dire perchè stai cercando di oltrepassare il confine? Sei inseguito o sei tu che stai inseguendo qualcuno? -
- La seconda, e quel qualcuno ha già sicuramente passato la frontiera, mentre io invece sono ancora qui. -
- Uhm...capisco. Posso sapere cos'ha combinato questo qualcuno per farti incazzare così tanto? -
Joey lo guardò male, ma quando vide Carson distogliere lo sguardo dalla strada per mostrargli un altro dei suoi sorrisi a denti gialli, pensò che era meglio rispondergli subito.
- Mi ha costretto a tornare in questo "fottuto paese", come lo hai chiamato tu prima. -
- Per quale motivo? Per ucciderlo? -
- Esatto. -
Carson rise, e questa volta per poco non finì strozzato con la cicca. La sputò poco sopra la leva del cambio, sfiorando di poco la gamba di Joey.
- Cristo santo, sei tornato da chissà dove solo per ammazzare questo tipo! E vai in giro a farlo con un M4 super 90 carico! Ma si può sapere chi cazzo sei? - chiese divertito.
Joey scrollò le spalle. - Chi sono io non ha importanza, una volta che quell'uomo sarà morto sparirò nuovamente, e tanti saluti a questo bel paese. -
Carson tornò a guardarlo togliendo nuovamente lo sguardo dalla strada.
- Cazzo! Sai cosa mi ricordi gringo? Quel film dei fratelli Coen, Non è un paese per vecchi! Sembri quasi uguale al protagonista interpretato da Javier Bardem! Solo che tu fortunatamente per te sei un po' meno brutto. -
Joey lo guardò con disgusto. Kimberlin stava per scappargli per sempre dalle mani e lui era in quella macchina a parlare con quel pazzo. Per un attimo aveva temuto di incontrare qualcuno che gli avrebbe piagnucolato a lungo di risparmiarlo, e che avrebbe avuto per questo un sacco di problemi a passare la frontiera. Ora invece con Bill Carson sembrava esserci il problema opposto: quell'uomo sembrava essere fatto della sua stessa pasta e quindi eccitato all'idea di vivere quell'avventura.
Infatti accese tranquillamente la radio mettendo su una stazione che mandasse in onda musica country e iniziò a fischiettare.
Joey spostò lo sguardo sui cartelli che indicavano le miglia che mancavano alla frontiera: ne segnalavano solo due.

***



- Qual'è il motivo che vi spinge a guidare a quest'ora della notte? - chiese il poliziotto restituendo i due passaporti.
- Abbiamo un appuntamento di lavoro domani mattina presto, se ci sbrighiamo riusciamo a dormire un numero di ore decente prima di svegliarci! - rispose Carson mostrando come al solito col suo sorriso tutti i suoi denti gialli.
Il poliziotto lo guardò per l'ultima volta, poi fece lo stesso con Joey e alla fine si convinse a farli passare.
Appena allontanati di qualche metro, Joey sospirò rumorosamente.
Carson fischiettò la canzone alla radio lisciandosi con l'indice e il pollice un baffo.
- Rilassati gringo, siamo passati! -
- Smettila di chiamarmi gringo, Bill... -
- E tu allora dimmi come ti chiami! -
- Hawk, James Hawk. -
- Piacere di conoscerti James Hawk! Ora immagino che mi dirai che devo accelerare a manetta giusto? -
Joey lo guardò. Gli era difficile capire se stesse facendo sul serio oppure era semplicemente un po' pazzo.
- Io veramente avevo detto che ti saresti dovuto fermare poco dopo aver passato il confine... -
Carson si voltò a guardarlo, lasciando correre il Nissan senza occhi sulla strada.
- Se vuoi veramente che ci fermiamo per ridarti il tuo fucile, caro Jimmy, ho paura che prima di ridarti il tuo dovrei tirare fuori io il mio. E a quel punto non so come finirebbe... -
Ecco, quella battuta chiariva ogni suo dubbio. Non era pazzo, al contrario aveva capito tutto.
- Ma tu non avresti motivo di uccidermi, giusto? -
- Neanche tu ne avresti se continuo a guidare fino a Pensacola beach, giusto? - rispose Bill di rimando.
Joey sbuffò. - Si può sapere perchè mi vuoi aiutare? -
- Ehy Jimmy, se non ci aiutiamo fra di noi, chi ci aiuta? Anche io ammazzo la gente, che credi? E non conosco nessun figlio di puttana su cui poter contare per salvarmi il culo in un eventuale momento di bisogno, e tu sembri proprio quello giusto. Insomma, io do una mano a te oggi e tu dai una mano a me domani. Che dici? -
- Dico che non ci sarà un domani Bill, comunque vada. -
- Eh ma cazzo! Come sei pessimista! Non mi dire che una volta ucciso quel bastardo vorrai tornartene dal paese da cui sei venuto! -
- Per l'esattezza. - rispose Joey freddo.
- Che coglione che sei - si lasciò sfuggire senza troppo pensarci. - E io che pensavo di aver trovato un vero duro... -
- Quando troverai anche tu una donna come è successo a me, scoprirai che essere un "vero duro" non ti importerà più così tanto.
Carson si lasciò andare un altro paio di bestemmie e insulti e in quel momento Joey capì che non c'era modo di farlo ragionare. Probabilmente se fosse diventato vecchio in quel paese, anche lui ora si starebbe comportando alla stessa maniera. Decise quindi semplicemente di lasciarlo parlare, fin tanto che guidava spedito poteva anche dire o pensare quello che voleva.
Ci volevano quasi altre due ore prima di arrivare a Pensacola beach e più passava il tempo meno Joey pensava di riuscire a prendere Kimberlin. Non c'era in strada praticamente nessuna macchina oltre la loro e le poche incontrate erano tutte utilitarie di poco valore, sicuramente non una di quelle in cui stava viaggiando Kimberlin.
- Cosa succede se una volta che siamo arrivati fino alla spiaggia non lo trovi? Ti butti in mare e inizi a nuotare? -
- Qualcosa mi verrà in mente. Tu intanto accelera e non pensare ad altro. -
E Carson accelerò, le due ore di viaggio passarono veloci e di Kimberlin non trovarono nessuna traccia.
Raggiunsero la città di Pensacola e dopo un altro quarto d'ora di strada arrivarono a Pensacola beach.
Proprio mentre Carson stava per dire "Il tuo uomo è andato, gringo"  Joey intravide nell'altra carreggiata della strada una lussuosa Crysler grigia venire verso di loro nella direzione opposta. Immediatamente si tirò bene seduto sul sedile e cercò di vederne il contenuto, ma purtroppo i vetri erano oscurati e capire chi c'era dentro era impossibile.
- Oh cazzo! E' lì dentro? - chiese Bill piantando una frenata.
- No non credo, se ne sta andando da Pensacola beach - rispose Joey ruotando la testa per continuare a seguire la Crysler finchè poteva.
- E...? - chiese Bill confuso.
- Se se ne sta andando vuol dire che hanno già fatto scendere Kimberlin! - urlò Joey. - Avanti, accelera più che puoi fino al molo, muoviti! -
Carson sfoggiò un altro dei suoi gialli sorrisi e rispose con entusiasmo - Certo, mio capitano! - schiacciando a fondo l'acceleratore. Quando finalmente arrivarono in prossimità Joey potè chiaramente vedere in mare un grosso yacht a luci spente allontanarsi silenziosamente dalla terra ferma.
- Vacca puttana! E lui! - urlò Carson ancora entusiasta.
- Sì e se ne sta anche andando! Cazzo! - urlò Joey cercando di valutare quanti metri in mare avesse già percorso quello yacht. La prima idea che gli venne in mente fu quella di proporre a Carson di fare come nel telefilm di Supercar, ovvero lanciarsi direttamente con la macchina sulla grossa barca di Kimberlin, ma loro non erano in un film e la grossa barca distanziava ormai parecchio dalla riva. La seconda idea era quella di lanciarsi in mare e nuotare, ma sicuramente lo yacht sarebbe andato più veloce e l'acqua alle cinque del mattino a Dicembre è decisamente fredda.
Bisognava pensare a qualcos'altro, non poteva lasciarlo andare proprio ora che finalmente lo aveva trovato.
- Cosa faccio Jimmy? - chiese Carson fermando la macchina il più possibile vicino al mare.
Joey sembrò pensarci un altro attimo, poi estrasse il cellulare dalla tasca e digitò velocemente un numero.
Dopo pochi secondi iniziò a parlare, simulando con tutta la maestria che possedeva la voce di un uomo spaventato. - Aiuto, aiuto! E' successo un fatto gravissimo! Dovete assolutamente venire qui dove attraccano le barche, un uomo su uno yacht ha ucciso una persona e ne sta per uccidere un'altra! -
Carson al sentire queste parole sogghignò.
- Sì, ma dovete fare presto! Si è già allontanato dalla riva, dovete fermarlo! -
Bill spense definitivamente l'auto e scese aprendo i due portelloni del baule.
- Sì, mi chiamo William Munny, vi aspetto qua sul pontile. Ma fate presto! - poi attaccò, sospirando.
Scese dalla macchina e vide Carson con il suo Benelli in mano.
- Data la tua chiamata deduco che fra poco arriveranno gli sbirri, giusto? - chiese lanciandogli il fucile.
- Esatto. -
- Bene...quindi è arrivato il momento di salutarsi, sai com'è...anche io ho qualche problema con la polizia. - disse sfoggiando per l'ennesima volta tutti i suoi denti gialli in un sorriso.
- Certamente. - Joey gli si avvicinò per porgergli la mano. - Giuro che se ne esco vivo ti offro una birra da qualche parte. -
- Solo una? E soprattutto: solo una birra? - rispose Carson scoppiando a ridere. - Vedi di sopravvivere, James Hawk! Che di gente come te non ce n'è più in giro e quei pochi che sono rimasti devono cercare di conservarsi bene! -
- Sarà fatto - disse Joey allentando la presa dalla stretta.
- Addio allora! - e rientrando in macchina eseguì una inversione a "U" in contromano e scomparve dalla strada.
Joey si voltò a guardare lo yacht di Kimberlin che si faceva sempre più piccolo. Era lui, lo sentiva, ne era certo. Chi altro viaggiava in barca a quell'ora della notte a Pensacola beach?
Ora il problema era trovare il modo di gestire la polizia, nella speranza di vederla comparire al più presto.
Non attese a lungo il loro arrivo, ma ogni minuto che passava sembrava per lui un'ora intera, considerando il fatto che ormai lo yacht di Kimberlin non si vedeva più.
Quando finalmente arrivò la volante nautica della polizia Joey iniziò ad agitare le braccia nella loro direzione. I poliziotti diressero l'imbarcazione verso di lui, accecandolo con i loro fari.
Una volta che si furono avvicinati al pontile notò che avevano preso una sorta di imbarcazione da guerra, visto che a prua montava una spaventosa mitragliatrice Browning M2.
Mentre Joey la fissava cercando di capire il motivo per il quale avessero scelto una simile imbarcazione,  uno dei due poliziotti usciti all'aperto gli rivolse la parola.
- E' lei William Munny? - urlò cercando di superare il rumore del motore dell'imbarcazione.
- Sì sono io! Quel pazzo è andato in quella direzione! - rispose indicando l'ultimo punto del mare in cui aveva visto scomparire Kimberlin.
- Ci ha parlato di un cadavere, può indicarci dove lo ha visto? -
- Certamente, fatemi salire e vi ci porto! -
Il poliziotto, al sentire quella richiesta, rimase per un attimo dubbioso. La volante galleggiava a mezzo metro dal pontile, ma niente faceva presagire che avessero in mente di fermarsi per prendere a bordo Joey.
- No signore, non credo sia il caso. Potrebbe essere pericoloso, lei ci dica dove ha visto il corpo che noi andiamo a controllare. E' più sicuro per lei che rimanga qui - aggiunse sempre ad alta voce.
Joey aveva previsto un comportamento del genere. D'altra parte, era perfettamente naturale.
Passò velocemente lo sguardo dal poliziotto con cui aveva parlato fino ad ora a quello del collega al suo fianco, e infine al pilota che si poteva vedere nella cabina di pilotaggio attraverso l'ampio parabrezza.
- Va bene, avete ragione voi...attenderò qua. -
Il poliziotto gli fece un cenno con la testa, poi si voltò per indicare al pilota di ripartire.
Quel secondo gli bastò per estrarre il fucile M4 che aveva nascosto fino a quel momento e sparargli in piena schiena. Poi, altrettanto velocemente, sparò anche al suo collega al suo fianco.
Alzò immediatamente gli occhi verso la cabina di pilotaggio e mirando all'ultimo poliziotto rimasto fece fuoco nella sua direzione. Dovette sparare ben due volte prima di riuscire a infrangere il parabrezza, ma fu abbastanza rapido da riuscirci senza farselo scappare.
Saltò sulla prua e ricaricando il fucile corse velocemente sulla scaletta per raggiungere la sala di comando. Si guardò attorno durante il tragitto per essere sicuro che a bordo non ci fosse nessun altro, poi una volta che ne ebbe l'assoluta certezza si portò davanti alla console di guida. Erano anni che non guidava più nulla del genere, ma ai suoi tempi gli era già successo di dover muovere un bestione del genere e gli bastò una rapida occhiata alla strumentazione per riuscire a ripartire. Spinse al massimo la leva del controllo motore e puntò dritto nella direzione in cui aveva visto scomparire Kimberlin qualche minuto prima. Con i fari del suo yacht spenti e il sole che ancora non  ne voleva sapere di sorgere era sicuramente dura, per questo decise di accendere le sirene e continuare a dirigersi a grande velocità nella direzione impostata. Se Kimberlin avesse sentito le sirene della polizia si sarebbe sicuramente fermato e confermato la sua posizione, d'altra parte era appena uscito di prigione e non voleva di certo tornarci per una stupidaggine come il non essersi fermato a un'ispezione della guardia costiera.
Fortunatamente, i fatti gli diedero ragione, visto che lui stesso non si accorse di essersi avvicinato allo yacht di Kimberlin fino a quando i suoi uomini non accesero le luci della loro imbarcazione. Prese immediatamente la ricetrasmittente collegata all'altoparlante esterno e ordinò - Spegnete i motori e consegnate patente nautica e documenti di bordo. -
Spense la ricetrasmittente e si lanciò giù dalle scalette raggiungendo la M2. Dovette inserire manualmente la prima cartuccia della scatola nell'arma visto che  la trovò scarica e si chiese ancora una volta perchè la polizia fosse venuta con un'arma del genere se poi non era neppure carica.
Fece però in tempo ad ultimare l'operazione che gli uomini di Kimberlin si fecero aspettare ancora qualche secondo, dopodichè ne vide un paio uscire dal secondo piano dello yacht con alcuni fogli in mano.
Joey non aspettò neanche di poterli riconoscere: sicuramente nessuno dei due era Kimberlin e questo gli bastò per iniziare a fare fuoco. Il rinculo della Browning lo sorprese: non solo ogni singolo colpo produceva un rumore assordante simile ai tuoni del cielo, ma in più vibrava fortemente e Joey dovette aggrapparsi con forza ad entrambe le maniglie per non essere sbalzato fuori dalla pedana.
In compenso, l'effetto che fecero i proiettili calibro 50 sui corpi dei due uomini gli diede una carica incredibile, tanto che smise di fare fuoco per un attimo e urlò - KIMBERLIN! - talmente forte che sicuramente lo avrebbe sentito. - NOI DUE ABBIAMO UN CONTO IN SOSPESO!!! - e si riaggrappò con forza alla M2 ricominciando a fare fuoco. Non si staccò praticamente più fino a quando l'intero fascio di munizioni non fu finito, sparando all'impazzata su qualsiasi centimetro dello yacht, scuotendolo come se fosse in balia di un mare in tempesta. Distrusse tutto: i due eleganti tavolini installati al secondo piano per bere qualcosa guardando l'oceano, la grossa bandiera americana che sventolava al primo piano, infranse tutti i vetri delle finestre e fece cadere le varie antenne installate sul tetto.
Il fragore della Browning non finì neppure quando fu sparato l'ultimo colpo, tanto che si potè sentire ancora il suo rumore qualche secondo dopo come una specie di eco nell'aria.
Quando anche l'eco finì, gli unici rumori che si sentirono furono i pezzi di vetro e legno che, non riuscendo più a rimanere attaccati dov'erano, cadevano per terra o in mare.
Joey ansimò come avesse appena finito di correre, preso da un'adrenalina che ormai non sentiva più da molti anni.
Saltò giù dalla pedana della M2 e recuperò il proprio fucile, dopodichè spostò l'imbarcazione della polizia sufficientemente vicina allo yacht di Kimberlin e ci salì sopra.
Si sentiva pieno di forze: era tornato a essere l'assassino di una volta, che sparava, uccideva e distruggeva tutto quello che si metteva in mezzo fra lui e il suo scopo. Sentiva che niente poteva fermarlo dall'uccidere Kimberlin.
Distrusse con un calcio quello che rimaneva di una porta-finestra dello yacht, dopodichè entrò e si ritrovò in una specie di ripostiglio per le provviste. Superò questa stanza ed entrò in quella che una volta era la cucina, che dopo il suo attacco con l'M2 sembrava ci fosse esplosa una mina dentro. I piatti erano rotti, il cibo rovesciato per terra e il cuoco ferito gravemente alla pancia era ancora lì sdraiato in un angolo ad aspettare di morire.
- A...iu...to... - provò a dirgli appena lo vide arrivare.
Joey gli sparò immediatamente.
Proseguì ulteriormente ed arrivò alle porte di quella che probabilmente era la stanza equivalente a un soggiorno di una casa, ma si fermò quando sentì due voci parlare. Una era chiaramente di Kimberlin, l'altra non la conosceva.
- Dobbiamo prepararci a riceverlo! - urlò Kimberlin. - Tu mettiti lì, sdraiato dietro l'angolo bar, io mi  posiziono qua dietro al divano. Appena entra gli spariamo entrambi e lo facciamo fuori! -
Joey si avvicinò lentamente e diede un calcio alla porta, dopodichè si spostò subito di lato per evitare la scarica di proiettili che arrivò un secondo dopo. Ora poteva vedere l'angolo bar di cui parlava Kimberlin, al centro della stanza sulla destra. Questo voleva dire che lui doveva essere dalla parte opposta, sul lato sinistro.
Provò a sparare una prima volta verso l'uomo di Kimberlin, per vedere come avrebbe reagito. Spaventato dal vedersi arrivare il proiettile così vicino, l'uomo arretrò di qualche passo, colpendo una bottiglia che si trovava per terra, probabilmente caduta dopo gli spari dell'M2.
Questo fu sufficiente per individuare la sua esatta posizione: Joey spostò la testa quel tanto che bastava per poterlo mirare e fece fuoco. L'uomo morì sul colpo.
- Allora Kimberlin, si direbbe che siamo rimasti solo noi due, che dici? -
- Brutto figlio di puttana! Con cosa cazzo hai sparato per ridurmi lo yacht così? -
Joey sentì dalla sua voce che era chiaramente spaventato, questo gli provocò un leggero ghigno.
- Con la Browning che c'era sull'imbarcazione della polizia, ovviamente. Ora che vuoi fare, stronzo?  Esci tu e la facciamo finita oppure vuoi continuare questa assurda rincorsa ancora a lungo? -
- Vaffanculo Dagger! Non ce la farai a farmi fuori! Ti ammazzo prima io! -
Joey sentì la sua voce spostarsi all'interno della stanza, sembrava più precisamente allontanarsi. Infatti, appena finito di pronunciare quelle parole, sentì una porta chiudersi. Provò a mettere dentro la testa per vedere la situazione, ma Kimberlin non c'era più.
Si avventurò lentamente in soggiorno per vedere se aveva lasciato qualche trappola o se qualcuno era rimasto vivo, ma non trovò nulla. C'erano solo tre cadaveri per terra, probabilmente colpiti anche loro dai proiettili dell'M2. Uno di loro lo riconobbe: era Bill Nighy, semi sepolto sotto un altro uomo che probabilmente gli era caduto addosso nel momento in cui anche lui era stato raggiunto dal proiettile.
Li lasciò stare ed aprì una delle due porte della stanza con circospezione, per vedere a cosa conduceva. Una portava a un bagno, l'altra alle scale per salire al piano superiore. Appena aprì quella e mise piede sul primo gradino, vide alla fine della scala Kimberlin che lo osservava ridendo con un lanciagranate in mano.
- Non vorrai veramente usare quel coso qui dentro, vero? - gli chiese Joey terrorizzato.
- E qual'è l'alternativa Dagger? Tu che vieni qua sopra e mi ammazzi? No, vaffanculo Hawk! Se proprio devo crepare, almeno faremo questa fine entrambi! - e schiacciò il pulsante di sparo.
Joey si lanciò di lato con quanta più velocità potè, ma fortunatamente non sentì l'esplosione che si era immaginato. L'arma di Kimberlin era stata armata con proiettili fumogeni e nel giro di pochi secondi tutta la scala venne riempita di fumo bianco.
Kimberlin scoppiò a ridere. - Credevi veramente Dagger che avrei fatto esplodere il mio yacht per uno stronzo come te? Sei folle! Tu non vali un cazzo Hawk, non vali neanche la spesa di una granata nuova! Io... - ma non riuscì a concludere la propria frase che vide Joey apparire dal fumo, sparandogli immediatamente alla spalla e facendolo cadere a terra.
- Ma cosa cazzo... - Kimberlin cercò di ignorare il dolore allungandosi per cercare di riprendere l'arma, ma Joey percorse velocemente gli ultimi gradini della scala e lo raggiunse al piano superiore dando un calcio al lanciagranate.
Poi gli puntò il fucile addosso.
- Basta con i razzetti di capodanno Kimberlin, facciamola finita una volta per tutte. -
- Ma stai zitto, stronzo! - gli urlò Kimberlin, rispondendo con uno sguardo carico d'odio.
Erano vent'anni che Joey non incrociava più quello sguardo.
- Toglimi solo una curiosità, prima che ti ammazzi. Pensavi veramente che quel coglione di tuo figlio oppure uno dei suoi uomini fosse in grado di fermarmi? O peggio ancora che io non avrei reagito alla morte di Lily? Come potevi anche solo immaginare che tutto questo non sarebbe finito esattamente come sta finendo ora? -
- Vaffanculo Dagger, io sono stato in galera ingiustamente! Non avevo organizzato io la vostra fuga, maledizione! -
Joey si concesse una breve risata. - Di crimini da espiare ne avevi tanti...sei finito in galera per quello sbagliato, è vero, ma questo non significa che non ci dovevi finire per altre cose. -
Kimberlin lo fissò con odio.
- Non me la faccio fare la predica da te, stronzo! Tu in passato hai ucciso donne e bambini, non crederti migliore di me solo perchè hai deciso di sposarti e sparire in qualche cazzo di paese europeo! -
Joey non rispose nulla.
- Hai finito? - chiese qualche secondo dopo.
- Fanculo, io non me lo merito...ho scontato in galera tutti gli anni che dovevo, non me lo merito cazzo! -
- Lo sai anche tu che non c'entrano i meriti in storie come queste... - gli rispose solennemente Joey.
E Kimberlin perse ogni voglia di continuare quella conversazione.
- Allora ci rivediamo all'inferno, James Hawk? - gli chiese con voce tremante.
Joey alzò il fucile mirandogli la testa.
- Già... -
E sparò.

Quel colpo fu come un punto alla fine di una lunga frase.
Significava una semplice cosa: era tutto finito. Kimberlin era morto, così come suo figlio e i due assassini di sua moglie.
Joey abbassò lentamente il fucile, sentendo le forze sparire velocemente. Era come se quell'ultimo sparo gli avesse sottratto di colpo una misteriosa forza che lo aveva sostenuto fino a quel momento.
Gli venne da sorridere, al pensiero che era veramente tutto finito.
BANG.
Uno sparo.
Joey sentì quasi prima il suo rumore che non la fitta al torace. Si portò una mano vicino al cuore e vide che stava sanguinando.
Si voltò lentamente per guardarsi alle spalle, cercando di capire chi gli avesse sparato.
Bill Nighy, in piedi sull'ultimo gradino della scala, lo stava guardando tremando.
Tremava talmente tanto che quando sparò il secondo colpo gli centrò la gamba, anzichè qualche punto vitale.
Joey accusò il colpo strabuzzando gli occhi.
- Ma che cazzo... -
Nighy, ancora più spaventato al vedere che Joey non cadeva a terra, sparò un terzo colpo, ma la sua mano tremava talmente tanto che il proiettile andò a conficcarsi nel muro.
- Da dove cazzo vieni fuori tu? - chiese Joey, sentendo un dolore lancinante al petto non appena aveva cercato di parlare.
Ma Nighy non rispose e Joey capì che la grossa chiazza di sangue che aveva sul petto, che era la stessa che gli aveva visto pochi minuti prima, era evidentemente dell'uomo che gli era caduto addosso. A guardarlo meglio, Nighy non aveva neanche un graffio.
Raccogliendo tutte le ultime forze che aveva, risollevò l'M4 e gli sparò, centrandolo in pieno e facendolo cadere pesantemente a terra.
Gli venne da sorridere.
- Bill Nighy...ucciso da un avvocato. - si concesse un altro sorriso amaro. - Il destino ha proprio uno strano senso dell'umorismo... - cercò anche di ridere, ma un'altra fitta lancinante lo raggiunse.
Probabilmente con il primo sparo gli doveva aver forato un polmone, vista la posizione in cui l'aveva preso.
Si appoggiò al muro delle scale e si avviò lentamente fuori dallo yacht. Ogni passo gli sembrava più pesante del precedente, tanto che riuscì a fatica a superare il soggiorno e la cucina e dopo crollò a terra.
Si portò faticosamente la mano in tasca e ne estrasse il cellulare. Lo alzò leggermente per vedere se c'era campo e si accorse che fuori, attraverso le finestre rotte, aveva iniziato a nevicare.
Gli piaceva la neve, era una delle prime piccole cose a cui aveva iniziato a fare caso da quando si era sposato con Lily.
"La neve riesce a rendere magica qualsiasi città, non credi?" gli aveva chiesto lei, in uno dei primi mesi che i due passavano assieme. Joey a quel tempo non riuscì a trattenersi da una risata, e le chiese cosa ci trovasse di "magico" all'interno di piccoli pezzi di ghiaccio che cadono dal cielo. Lily lo rimproverò di scarsa poeticità e poi gli indicò un marciapiede sopra il quale la neve aveva incominciato a depositarsi.
"Lo vedi come si presenta bello e pulito ora che la neve è caduta? Altrimenti lo vedresti così" aggiunse indicandogli un pezzo di marciapiede sporco dall'altra parte della strada, che non era diventato bianco a causa di un grosso balcone al primo piano che aveva impedito il suo depositarsi.
"La neve cade dappertutto, sui posti sporchi e brutti e su quelli già belli e li rende tutti bianchi e puliti. Ecco cosa c'è di magico nelle neve, rende bello anche ciò che di natura non lo è."
Joey si guardò e pensò che anche lui in quel momento era decisamente sporco e malmesso, così come quel marciapiede di cui gli parlava sua moglie.
Il "bip" del cellulare lo fece tornare alla realtà, ma improvvisamente il chiedere aiuto gli parve inutile. Chi avrebbe potuto chiamare? La polizia? Certo, loro sarebbero arrivati subito e magari sarebbero anche riusciti a salvarlo portandolo subito in ospedale, ma poi? Lo avrebbero riconosciuto e gli avrebbero dato l'ergastolo a vita, se non addirittura la pena di morte.
Avrebbe potuto chiamare Lucrece, che dopo averlo insultato per l'ora in cui la stava disturbando sarebbe sicuramente accorsa per salvarlo, ma ormai lui era a quasi sei ore di macchina da Birmingham e sicuramente non avrebbe resistito a lungo.
Abbassò la mano e fece cadere il cellulare.
- E' inutile. - sussurrò.
La rassegnazione lo portò a tornare col pensiero alla neve e a sua moglie. Lui Lily l'aveva sempre vista così come lei vedeva la neve, candida e in grado di migliorare le cose a cui si avvicinava.
E lui si era sforzato a lungo, per tutta la vita per cercare di diventare un po' simile a lei.
Con le ultime forze restategli si trascinò fuori all'aperto, dove la neve potesse raggiungerlo senza essere fermata da nulla.
La neve, che era in grado di migliorare le cose, sarebbe riuscita a fare lo stesso con lui?
  
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