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Autore: Loisyr    01/11/2015    0 recensioni
Aveva trovato qualcuno da amare finalmente, ed era stato il suo stesso padre e fratello ad averlo condotto da lei, non si aspettava di certo di essere così felice in un posto come quello, ma era accaduto.
Tratto:
-Charles… cosa ci fai qui?-
Il giovane la guardò un po’ stralunato, non capendo la domanda e aggrottò la fronte, segno che ci stava seriamente pensando.
-Come cosa ci faccio, sto con te… Sono legato a questa terra-
-Tu non sei di Lancaster- mormorò quasi alterata la ragazza incurante di quanto, quella frase, fosse sembrata una delle accuse peggiori che si potesse fare ad un uomo. Charles chiuse gli occhi e lasciò cadere in avanti il viso, il mento quasi a toccare il petto.
-Sono qui per te.- La ragazza aggrottò la fronte manifestando chiaramente la sua confusione riguardo quella affermazione, rimase in silenzio non sapendo cosa dire, o meglio, sperando che fosse il ragazzo a proseguire senza essere incitato.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Portatemi via




 
Prima
 
 
     Correva veloce come il vento, i capelli sciolti, d’oro come le spighe di grano, le ballavano sulle spalle ad ogni passo. Tra le braccia stringeva una piccola scatola di cartone forata sul coperchio da cui provenivano fievoli suoni soffocati dal rumore dei suoi piedi e dall’aria che sferzava al suo passaggio; se non fosse stato per quello, sarebbe sembrato che si stesse librando nell’aria come un fastasma per la sua velocità, non appena la punta del piede anteriore toccava terra subito l’altro si staccava dal terreno. 
   -Oh…- quando aprì la bocca per parlare tutto quello che le uscì fu quel oh. Era senza fiato per quella corsa ed ora si ritrovava mezza china in avanti con una mano sul ginocchio mentre tentava di regolarizzare il respiro. Una volta calmata, si raddrizzò stampando sul viso un largo sorriso indirizzato al padre, il sergente Nicholas Arthur Collier.
   -Padre, Padre vi ho portato una sorpresa!- Esclamò allegra con voce squillante. Tenne la scatola di cartone con una mano sorreggendola dal basso mentre la scoperchiava con l’altra, rivelando tre dolci pulcini che cinguettavano animatamente, scombussolati dal viaggio traballante. 
   -Guarda!-
   -Lux, ma dovevi lasciarli con la madre-
   -Ma volevo che li vedeste anche voi padre, sono di Rosemary.-
    -Rosemary Rosemary, la nostra gallina?
    -Sì padre.- 
   -Si dà ancora da fare allora quella mamma chioccia.- Era raro vedere sorridere il sergente, ma non si risparmiava mai quando era attorno alla sua unica figlia femmina; era sempre stata la luce dei suoi occhi, si sorprendeva come riusciva ad alleviargli la tristezza quando la sua adorata moglie era passata a miglior vita, ma d’altronde le due donne della sua vita si assomigliavano, sicuramente non esteticamente, ma nei più piccoli dettagli. Quando la sua bambina aveva all’incirca 7 anni aveva iniziato a sfoggiare uno strano accento in alcune parole e non capiva come fosse riuscita ad apprenderlo; poi un giorno prestando più attenzione del solito alla moglie notò una vaga inflessione nel parlare e non riuscì a trattenere una risata piena di ilarità. 
   -Ora che li ho visti puoi anche riportarli indietro!-
   -Ma padre casa nostra è lontana e io volevo passare il pomeriggio con voi e Will.-
   -E va bene, ma assicurati di non perderli.- 
Lux annuì semplicemente mentre poggiava sull’erba la scatola di cartone per poter stendere a terra una tovaglia su cui potersi sedere; un pulcino però era riuscito a scavalcare le pareti del suo contenitore e stava zampettando via, quasi invisibile per l’erba alta. Il pulcino si godette la libertà finché una mano non gli blocco la strada, raccogliendolo sul proprio palmo. 
   -Spence!- La ragazza che gli era corso dietro, lo strappò letteralmente dalla mano dell’individuo senza premurarsi delle buone maniere. Dopo aver fatto un’attento esame al pulcino per assicurarsi che fosse ancora sano notò la figura di prima che ancora in piedi davanti a lei la fissava con un cipiglio ostentato. 
   - Oh perdonate la mia sgarbatezza, signore. Ma non sarei mai potuta stare in pace con me stessa se fosse successo qualcosa a questo pulcino.- 
   In un battito di ciglia lo sguardo severo si era completamente trasformato, quel viso dai lineamenti duri si era addolcito per un lieve sorriso. 
   -Sono Lucretia, onorata di conoscervi.- Fece una piccola riverenza chinando appena il capo.
   -Soldato Charles Steven Ellis- si presentò anche lui sollevando dalla testa il berretto in segno di cortesia.
    -Non proprio soldato visto che mi hanno congedato, a vita, è l’abitudine.- aggiunse con un’alzata di spalle senza riuscire a trattenere un sorriso.
   Allora sotto quel viso spigoloso sei anche ironico.
   -Bene vi siete già presentati.- Entrambi si voltarono verso la fonte della voce. Da un lato vi era suo padre che le rivolgeva un caldo sorriso; ma ciò che catturò la loro attenzione era una macchia scura si avvicinava al trotto, più si faceva vicina e più i contorni si facevano definiti, suo fratello Will che correva verso di loro con le braccia larghe, era sicura che volesse abbracciarla ma quando notò che il suo obiettivo era Charles e che voleva placcarlo si fece da parte per non rimanere coinvolta. Era sicura che entrambi i due ragazzi si sarebbero ritrovati a terra, magari ad azzuffarsi per puro divertimento, ma ciò non accadde. Tra la polvere, fili d’erba e foglie sollevate per lo schianto vi era solo suo fratello. Charles aveva usato la ricorsa del giovane contro di lui, e una volta che era troppo veloce nella corsa e troppo vicino per fermarsi, si chinò semplicemente facendo presa con i piedi sul terreno per non essere smosso e Will “inciampò” su di lui ritrovandosi a terra.
   -Amico mio ti serve studiare ancora un po’ di strategia,- disse mentre gli porgeva una mano per aiutarlo ad alzarsi.
   -Siete sempre i soliti voi due- aggiunse il sergente con tono canzonatorio per poi ricomporsi e lanciare quello sguardo a Charles, e non passò di certo inosservato il disagio che aveva provato quest’ultimo mentre annuiva cercando di dissimulare. 
   -Vieni tesoro, sono certo che hai molte cose da raccontarmi, è da un po’ che non vieni a trovarmi.- Suo padre era un campione quando si trattava di cambiare argomento, ma la ragazza non contestò né fece domande, voltò il capo solo un’istante per guardare i due ragazzi alle sue spalle, entrambi erano attoniti e confusi, poi tornò a prestare attenzione a suo padre che le stava raccontando degli aneddoti di guerra.
 
   Di quei pomeriggi ce ne furono a vagonate, spensierati sotto il sole piacevole di Aprile, circondati da alberi in fiore che emanavano profumi inebrianti e frizzanti e la flora rigogliosa che colorava tutto donando un aspetto più vitale a ciò che li circondava.
   Lux ogni tanto si perdeva nel fissare i suoi tratti, la linea della mascella così affilata che si poteva dire di potercisi tagliare un dito solo sfiorandola; il naso perfetto nelle proporzioni sembrava essere scolpito dallo stesso Michelangelo; le labbra sottili, pallidi ed esangui come il resto dell’incarnato; ma ciò che gli dava davvero un’aria da fantasma tormentato erano i suoi occhi azzurri sempre velati da una sottile patina di tristezza, anche quando sorrideva. Come se non potesse essere mai davvero felice. Mai.
   Questo non aveva impedito a lei di imparare a conoscerlo e a poco a poco, inconsciamente, aveva iniziato a coltivare un qualcosa nel profondo del proprio cuore per lui; era affascinante, fiero, divertente con quelle battute argute, perfette, fatte nel momento giusto. Stava bene in sua compagnia, ma c’era un quesito che non faceva che tormentarla e che non riusciva proprio a sottoporre al giovane soldato.
   Era sempre vissuta a Lancaster, la conosceva centimetro per centimetro, ogni suo nascondiglio e praticamente tutti i suoi 133 abitanti. Il fatto però, è che tra questi, in 17 anni di vita non aveva conosciuto o almeno visto di sfuggita Charles, eppure attualmente lui si trovava lì con suo padre e suo fratello.
   -Charles… cosa ci fai qui?- 
Il giovane la guardò un po’ stralunato, non capendo la domanda e aggrottò la fronte, segno che ci stava seriamente pensando.
   -Come cosa ci faccio, sto con te… Sono legato a questa terra-
   -Tu non sei di Lancaster- mormorò quasi alterata la ragazza incurante di quanto, quella frase, fosse sembrata una delle accuse peggiori che si potesse fare ad un uomo. Charles chiuse gli occhi e lasciò cadere in avanti il viso, il mento quasi a toccare il petto.
   -Sono qui per te.- La ragazza aggrottò la fronte manifestando chiaramente la sua confusione riguardo quella affermazione, rimase in silenzio non sapendo cosa dire, o meglio, sperando che fosse il ragazzo a proseguire senza essere incitato.
   -La prima volta che ti ho visto ero in Marocco, a Casablanca. Eri bellissima…- il giovane aveva alzato di nuovo il viso mentre aveva ripreso a parlare, vide la confusione sul viso di lei e perciò continuò -eri in una fotografia assieme a una bella donna elegante che teneva una gallina in braccio. C’era un notevole contrasto tra i due soggetti.- Lux rise a quella affermazione, ricordava perfettamente quella foto, l’avevano scattata poco prima che suo padre partisse per il fronte, e sua madre non era poì vestita elegante, portava la divisa da dattilografa, lavoro che svolgeva in una base militare segreta nella cittadina vicina.
   -Tuo padre tirava fuori raramente quella fotografia, significava che probabilmente non avremmo visto l’alba del giorno dopo.- Il suo viso s’incupì più di prima, gli era tornato in mente la sua ultima battaglia, la battaglia in cui vide la maggior parte dei suoi compagni cadere, dove lui stesso aveva detto addio alla sua vita.
   -E ci parlava fittamente. Immaginavo fosse l’amore per voi che lo aiutava ad andare avanti. Una di quelle poche volte ero a portata d’orecchio e lo sentii rivangare un ricordo di quando eri quasi finita in prigione per aver guidato la sua auto senza permesso e senza licenza, travolgendo il mercato del paese; quanto risi ad immaginare un’innocente fanciulla con una guida spericolata che disturbava la quiete di una piccola cittadina. È in quel momento che mi innamorai di te- quell’ultima frase era stata detta con un filo di voce ma fu una vera e propria doccia fredda per entrambi, Lux l’aveva sentita chiara.
   -Cosa ho detto, non farci caso, farnetico spesso cose senza senso- Divenne più pallido di quel che era già e Lux si stupì di non vederlo trasparente, quell’affermazione l’aveva scombussolata e dato una speranza allo stesso tempo, forse non era tanto insensato il fatto che anche lei provasse dei sentimenti così forti per qualcuno come lui.
   -Charles, credo di provare…- 
   -No, no, no, no. No! Non osare nemmeno di terminare quella frase.- Fu quasi un ringhio greve e spavento Lux da farla indietreggiare di parecchio da lui. Un fulmine a ciel sereno, ecco cosa era stato. Non capiva come mai avesse reagito in quel modo, dopotutto lei gli stava confessando di ricambiare quei sentimenti, allora perché non voleva ascoltarla?
   -Shh ti prego, non dire nulla. Sei la persona più incredibile che io abbia mai conosciuto e non ho nessun diritto di togliere a qualcun altro che merita davvero il diritto di viverti, volerti e amarti. Io non posso offrirti nulla, nessuna casa, nessuna famiglia, solo una lapida su cui piangere. Lucretia io sono morto, non sono che un’anima legata a te ma nulla più-
   -Ma io voglio te! Ed ora. E non dire che non è giusto perchè ci sono molte cose non lo sono, come la guerra, le malattie, non è giusto che tu sei morto prima ancora di avermi conosciuto davvero, di non aver gioito e festeggiato con me la fine della guerra con un bacio come quella coppia che ne faceva da propaganda, di non aver vissuto con me abbastanza.- Era senza fiato, aveva pronunciato quelle frasi velocemente senza fermarsi nemmeno a prendere un pausa per riprendere aria. Era furiosa per la sua reazione, o forse delusa dalla piega che avevano preso gli eventi, non lo sapeva neanche lei.
   -Non è il nostro momento, non ancora. Ma quando verrà lo saprai, e non esiterò a stare al tuo fianco, te lo prometto-
   -Ma…- non aveva potuto dire atro che si ritrovò stretta in un caldo abbraccio, il viso premuto sul suo petto mentre si lasciava andare ad un pianto liberatorio.
   -Non ne riparlarono più, era come se quella conversazione fosse caduta nel dimenticatoio, fino al giorno che Charles aveva predetto.








Author's corner

   E dopo tantissimo tempo, è tornata la sottoscritta! E questa volta vi porto un'originale, sempre abbastanza dark come la precedendente fic che ho pubblicato  , se siete curiosi vi invito a leggerla, sempre a fare pubblicitià eh.
   Allora miei cari lettori questo originale è composto di soli due capitoli: Prima e Dopo.
   Spero che questa prima parte vi sia piaciuta, e se avete domande, curiosità, perplessità, io sono qui per rispondere a tutto, anche perché sono certa che questa storia abbia dei missing moments e che quindi questo possa portare un po' di confusione.
   Ci sentiamo quindi tra una settimana o forse anche meno con la seconda parte che vi anticiperò avrà un'atmosfera completamente ribaltata.
   Recensite per favore e fatemi sapere cosa ne pensate.


 

 
  
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