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Autore: alessandroago_94    02/11/2015    5 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 48

CAPITOLO 48

 

 

 

 

Quando Teresa riaprì gli occhi, un crescente senso di colpa la mise subito in guardia.

Si rimproverò per essersi lasciata andare al sonno in un momento tanto delicato, lasciando Giovanni tutto solo alle prese con i suoi pochi bagagli. Eppure doveva aver riposato un bel po’, poiché in quel momento doveva essere notte fonda visto che attorno a lei regnava il silenzio più assoluto, mentre il buio della casa nascondeva ogni cosa.

Le morbide coperte che la proteggevano dall’aria gelida della casa abbandonata erano calde e ospitali. Poco dopo, con grande sorpresa la contessina scoprì che in quella stanza non faceva poi così tanto freddo, quindi il brigante doveva aver acceso anche la stufa e il camino nelle ore precedenti.

In quel momento si trovava al margine del letto, e quando cercò di portarsi più al centro, spostandosi leggermente e a tentoni, sfiorò un braccio nudo. Incredula, la giovane si affrettò ad accendere la candela che tempo prima aveva lasciato sullo sbilenco comodino, sempre a portata di mano, e scoprì subito che il suo amato era disteso al suo fianco.

Stupita ed incuriosita, si lasciò sfuggire un lento sorriso, mentre si avvicinava a lui. Giovanni dormiva profondamente, il suo volto era rilassato ed era estremamente bello, e Teresa capì che quell’uomo era affascinante in ogni momento della giornata e della nottata. In ogni caso, lei lo trovava bello in ogni momento della sua vita.

Gli sfiorò il volto con la punta delle dita e con estrema delicatezza, sempre stando attentissima a non fare troppa pressione e a non svegliarlo. Eppure, quando le sue mani scivolarono tra i fitti peli della barba, il brigante si riscosse con estrema rapidità.

Anzi, quando spalancò gli occhi e le rivolse un caldo sorriso, ebbe come la sensazione che lui avesse solo finto di dormire, cercando di scoprire con gusto come si sarebbe comportata.

‘’Credevo dormissi’’, bisbigliò infine la contessina, senza esprimere direttamente nessuno dei suoi pensieri.

‘’Certo, ho dormito fintanto che l’hai fatto anche tu’’, disse lui, la voce per nulla impastata e sempre forte e sicura.

‘’Non mi sembrava. Anzi, per me sei sempre stato sveglio! Dimmi la verità’’, suppose a quel punto Teresa, lanciandogli uno sguardo indagatore.

‘’Quella che ti ho detto è la pura verità. Ma quando ti sei svegliata e ti sei messa ad agitarti nel letto, non ho potuto fare a meno di smettere di dormire pure io e di svegliarmi’’, rispose lui, sorridendole nuovamente.

La ragazza si sentì nuovamente in colpa per aver fatto delle false supposizioni senza tener conto di tutto quello che il brigante aveva fatto per lei e per lasciarla riposare, e capì che anche in quel momento gli doveva delle scuse.

‘’Scusami, davvero. Tu sei stato in piedi a sistemare la casa e i bagagli mentre io dormivo profondamente. E poi ti ho anche svegliato! Sono un’ingrata’’, disse Teresa, scusandosi con un pizzico di sarcasmo.

‘’Tranquilla, ho fatto solo il mio dovere. Sono io a doverti delle scuse, perché ne ho approfittato per infilarmi nel tuo letto senza chiedertelo, ma sai, era già tardissimo e non potevo…’’.

‘’Basta così. Tu sei graditissimo nel mio letto, e anzi, d’ora in poi se vorrai condividere questa casa con me, ne sarei davvero felicissima. Grazie di tutto, amore mio’’, disse la contessina, interrompendo il discorso del brigante e baciandolo a sorpresa sulle labbra. Il bacio fu rapido e veloce, ma molto ben accetto.

‘’Sei stato davvero gentilissimo a prenderti cura della casa. Ora tutti gli ambienti sono caldi e accoglienti, e…’’.

‘’E i tuoi bagagli sono tutti a posto, mi sono preso la briga di disfare la valigia e di sistemare tutto nell’armadio’’, concluse Giovanni, interrompendola con tranquillità.

Teresa sorrise, e di fronte alla bontà d’animo e alla disponibilità di quell’uomo, il suo cuore parve sciogliersi. Nessuno era mai stato così premuroso con lei, forse solo i suoi genitori.

‘’Ti sei meritato un altro bel bacio, allora’’, ridacchiò la contessina, avvicinandosi di nuovo al suo amato e baciandolo.

Quel bacio fu molto più lungo del precedente, mentre le loro mani si intrecciavano, per poi sciogliersi e correre lungo i loro corpi seminudi, ma nascosti sotto le coperte. Quella volta, dentro Teresa si mosse un istinto primordiale, un istinto che non si era mai rivelato così forte dentro di lei, perché in quel momento desiderava solo di avere quell’uomo nella sua più completa totalità.

Nessuna muraglia immaginaria e nessuna ansia la pervasero quando spinse Giovanni a fare l’ennesimo ed ultimo passo avanti, un passo inevitabile che li avrebbe legati per sempre. Non ci fu bisogno di parole o altro, quello che accadde fu solo la realizzazione di un loro desiderio, la realizzazione più pratica del loro amore.

Infatti, per la prima volta in vita sua la contessina scoprì davvero cosa significasse fare l’amore, cosa che in realtà non era così tremenda come aveva sempre pensato. I loro due corpi divennero un tutt’uno in un batter d’occhio, e in un altro batter d’occhio la ragazza si trovò col volto di Giovanni a pochi centimetri dal suo, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.

Lui la osservava, mentre i suoi lineamenti riprendevano i tratti normali, abbandonando quell’espressione estremamente tirata di poco prima, quando insieme erano giunti al culmine del piacere.

Un piacere talmente tanto intenso e travolgente che spinse Teresa a pensare che la sua vita precedente si fosse conclusa pochi istanti prima, quando la sua mente le aveva donato alcuni attimi di godimento estremo e il suo corpo finalmente si era deciso ad accettare un nuovo rapporto, dandole l’idea che fosse finalmente guarito dalla tremenda emorragia di alcune settimane prima, e da quel triste aborto.

Ora la contessina sapeva che avrebbe dovuto voltare pagina; il suo primo bambino che aveva concepito purtroppo era morto, ma ne avrebbe potuti concepire tanti altri con Giovanni, il suo vero e unico amore, se la natura avesse voluto.

In quell’istante anche Alfonso scompariva all’orizzonte, inghiottito dall’oblio. E Teresa capì di non essere mai stata tanto felice in vita sua. Baciò Giovanni con convinzione, mentre la tenue luce dell’alba iniziava ad illuminare l’interno di quella stanza, dove l’amore la stava facendo da padrone.

 

 

Ravenna, qualche ora dopo…

 

 

Alfonso spense il sigaro che stava fumando, non appena vide che anche l’integerrimo comandante Neuer era arrivato.

In sua presenza, tutto doveva essere estremamente in ordine, ed inoltre non sopportava l’odore del fumo e del tabacco, suscitando l’ilarità di buona parte dei soldati pontifici, ma non di certo del manipolo di austriaci di cui era al comando.

‘’Buongiorno’’, disse subito Neuer, notando che il conte lo stava attendendo.

Il giovane comandante parlava discretamente la lingua italica, anche se la pronuncia risultava sempre dura e sgradevole da ascoltare. In quel momento si trovavano alla corte dell’Arcivescovo, in un’ala del palazzo che era stata riservata solo per l’austriaco, e di cui poteva usufruirne liberamente, anche se in realtà Neuer si era limitato ad occupare una sola stanza, che aveva risistemato personalmente e secondo il suo rigido punto di vista. Le altre stanze le aveva affidate ai suoi rigorosissimi gendarmi.

Alfonso si sedette su una sedia, gettando il resto del sigaro fuori dalla finestra aperta, che aveva spalancato per cercare di trattenere meno fumo all’interno della stanza.

‘’Buongiorno, comandante. Ci sono novità?’’, chiese il conte, mentre Neuer storceva il naso e faceva una smorfia. Doveva aver sentito il puzzo del fumo.

‘’Sì, ce ne sono’’, disse poi, di poche parole come sempre.

Da quando era stato frettolosamente nominato comandante di un cospicuo manipolo di guardie sue connazionali, Neuer era diventato ancora più sicuro di sé e ancora più rigido. Alfonso riconobbe che suo zio doveva avere notato quell’attitudine al lavoro e alla giustizia che caratterizzava quel giovane, che non doveva avere più di venticinque anni.

‘’Bene. Allora, se c’è qualcosa che mi riguarda, me lo potreste cortesemente dire?’’, chiese il conte, con un tono di voce già lievemente irritato. Se si era giunti a quel punto era solo perché lui l’aveva richiesto, d’altronde quelle guardie scelte e ben preparate erano state mandate al nord quasi esclusivamente per aiutarlo a ritrovare sua moglie, anche se ciò era un segreto tra il conte e l’austriaco.

La motivazione ufficiale dell’arrivo di quel contingente in realtà era un’altra; eliminare ogni gruppo di briganti in azione sul territorio e cercare di far capire al popolo che quelle terre non erano state abbandonate. Il tutto doveva svolgersi con estrema delicatezza e responsabilità, in modo da non fomentare possibili rivolte, anche attraverso l’uso di un massiccio numero di spie prezzolate.

D’altronde, gli austriaci erano bravissimi con le armi e ben addestrati, ma restavano pur sempre degli stranieri, e nelle Legazioni Pontificie gli stranieri erano visti come nemici, e non potevano di certo cercare informazioni tra i popolani, poiché venivano guardati fin da subito con sospetto e malcelato odio.

‘’Sappiamo dove vive il padre di vostra moglie. Un informatore ha parlato e ci ha fornito l’indirizzo, anche se ha assicurato che la figlia non vive con lui’’, disse Neuer, guardandolo con quei suoi occhi di ghiaccio e iniziando a passeggiare con fare nervoso davanti alla finestra. Alfonso deglutì, evitando di dire sciocchezze o di fare scenate, mentre una certa amarezza stava prendendo possesso della sua mente.

Il comandante gli allungò comunque un foglietto su cui era scritta qualche informazione stentata, che il giovane conte appallottolò e gettò nel fuoco che ardeva nel piccolo caminetto a lato della porta, avendo però prima letto e memorizzato l’indirizzo.

‘’Voi siete la persona più strana che io abbia mai incontrato. Insomma, prima cercate delle risposte, e quando riesco a fornirvele le bruciate’’, disse Neuer, fulminandolo con un solo sguardo, per poi riprendere a passeggiare, scrollando la testa con evidente disapprovazione.

‘’Il vecchio non mi interessa più’’, mormorò Alfonso, anche se la sua voce giunse senza problemi alle orecchie dello straniero, che comunque si limitò a guardare fuori dalla finestra con grande menefreghismo. Era sempre così, quel giovane; rigido e apparentemente insensibile.

E d’altronde del vecchio conte Luigi non gliene importava davvero più niente, visto che sua figlia non l’aveva seguito e non avrebbe mai avuto il permesso di interrogarlo per scoprire se sapeva qualcosa su di lei. Quindi, meglio concentrarsi direttamente sulla ricerca di Teresa. Sul vecchio magari si sarebbe concentrato più avanti, in modo da poterlo punire a dovere, ma quella sarebbe stata una faccenda molto più privata.

‘’E allora cos’è che vi importa? Se non vi interessa più nulla di ciò che posso offrirvi, potreste anche tornarvene nel vostro bel palazzo’’, aggiunse l’austriaco dopo qualche istante.

Il giovane conte sobbalzò, incredulo di fronte a ciò che gli aveva appena detto quell’odioso soldato. Sapeva bene che gli stava antipatico, e l’odio che provava nei suoi confronti era spesso malcelato dietro ad un velo di cortesia, ma mai fino a quel momento era giunto ad invitarlo apertamente ad andarsene.

Per il comandante avere lui tra i piedi era un rallentamento, poiché non aveva alcun addestramento militare ed era un puro e semplice civile che però cercava di ficcanasare dappertutto e di comandare quando ne capitava l’occasione.

Alfonso quindi riusciva a comprendere l’odio di Neuer, ma non poteva assolutamente permettersi di perdere altro terreno e di lasciare che quel giovane comandante potesse prendere in mano le redini della vicenda.

‘’Mi è sembrato di udire un lieve affronto nelle vostre parole, ma lo dimenticherò senza problemi. Sapete, se sono qui è perché il mio amato zio, nonché l’uomo più importante di Roma, se non anche del mondo intero, mi ha concesso di seguirvi e di farmi aiutare da voi nelle mie ricerche. E visto che è anche grazie alle mie richieste che voi siete avanzato di grado in modo così rapido, vi prego davvero di rivolgervi a me in modo più consono. Sapete, non vorrei dover scrivere qualche lamentela da spedire ai piani alti…’’, disse il giovane conte, non senza un po’ di nervosismo.

Solo quando vide che Neuer aveva lievemente spalancato gli occhi e si era limitato ad annuire lievemente aveva provato un certo senso di piacere, poiché aveva capito che con il suo ricatto era riuscito a piegarlo.

Sapeva di avere quasi in pugno quell’uomo, ma sapeva anche che i suoi ricatti erano illusori. Mai e poi mai suo zio e le cariche più alte del suo Stato si sarebbero abbassati ad ascoltare le sue lamentele da giovincello, soprattutto in quel momento, ma la carica fresca e recente del comandante restava molto delicata, e Neuer non era ancora riuscito a prendersi tutta quella piccola autorità che gli era stata momentaneamente affidata. Il giovane austriaco era scaltro e sapeva che stava camminando sull’orlo di un baratro invisibile, e che al minimo passo sbagliato ogni errore commesso gli sarebbe costato molto caro.

‘’Ho capito. E so che dobbiamo collaborare’’, mormorò l’austriaco, ormai vinto e piegato.

Alfonso si concesse un sorriso, e mentre osservava il nemico momentaneamente sconfitto, iniziò già a meditare la prossima mossa da fare. Neuer era una persona ligia al dovere, ed era pronto a tutto pur di portare a termine ogni missione che gli veniva affidata, ed era il genere d’uomo giusto da far cadere nella polvere. E Alfonso avrebbe fatto di tutto pur di metterlo nei guai, poteva starne certo.

In ogni caso, col passare del tempo il comandante avrebbe di certo cercato di rafforzare la sua posizione, e questo il giovane conte doveva proprio impedirlo.

‘’Ora sì che si ragiona’’, rispose poi, guardando il collaboratore in faccia, con fare sfrontato. Neuer roteò gli occhi e si sedette.

‘’Bene. Allora, come dite di procedere? Chi preferite cercare?’’, chiese il l’austriaco, ormai vinto.

Alfonso non smise di sorridere, poiché quelle domande che gli erano state poste erano pur sempre il sinonimo del fatto che era riuscito a piegare quella mente di acciaio al suo volere, e che Neuer, involontariamente, gli stava dando sempre più potere, poiché in realtà lui avrebbe solo dovuto starsene in silenzio e in un angolo, lasciando fare ai gendarmi e limitandosi ad attendere buone notizie.

Ed invece, si trovava improvvisamente al centro dell’azione, e nel bel mezzo di una situazione alquanto ambigua. E a lui piacevano tantissimo le situazioni ambigue, poiché trovava sempre il modo per sguazzarci dentro e per guadagnarci qualcosa.

‘’Per prima cosa, dovete mandare spie ovunque. Bisogna rintracciare qualche bifolco in grado di dirci dove si trovano i nascondigli dei briganti, soprattutto quelli montani’’, disse il conte, con fare fiero e spocchioso, da vero sapiente.

‘’Non sono uno stupido. Già prima di partire verso Ravenna ho scritto alla scarna Gendarmeria già presente in città, facendo iniziare l’operazione, ed ora, grazie ai nuovi supporti che ho portato dalla capitale, il lavoro continua incessantemente. Stiamo cercando informazioni sulla banda di un certo Zvàn, un brigante che pare stia creando numerosi danni…’’.

‘’E’ su di lui che dovete concentrare le ricerche. Su di lui e suoi uomini, perché sono quelli lì che hanno rapito mia moglie. Loro la trattengono da qualche…’’.

‘’Come fate ad esserne così certo, scusate? Nessuno vi ha chiesto esplicitamente dei riscatti, mi pare di aver capito’’.

La frase di Neuer interruppe quei momenti concitati. Alfonso, in pieno imbarazzo, abbassò gli occhi, sapendo che non poteva tradirsi in alcun modo, e si mise a cercare una scusa plausibile. D’altronde, non poteva ammettere che Teresa se n’era andata, che l’aveva abbandonato per inseguire un qualche pezzente e qualche sogno da bambina.

‘’Perché è stata rapita mentre attraversava gli Appennini, tutto qui. Non mi sembra che al momento ci siano altre bande in azione in quella zona, o sbaglio?’’, chiese il conte, cercando di deviare momentaneamente il discorso e di non dire nulla riguardo ai suoi più intimi pensieri.

‘’No, effettivamente parrebbe di no. Ma le informazioni che ci sono giunte sono molto scarse e non è detto che si rivelino false. Potremmo trovarci immersi in un alveare pieno di vespe’’, concluse l’austriaco, perdendo lo sguardo tra qualche scartoffia che teneva appoggiato sulla piccola scrivania che aveva di fronte.

‘’Ma… questo famigerato Zvàn, non era morto tempo addietro? Ora la sua banda sarà guidata da altri, oppure si sarà divisa…’’, tornò a dire il giovane conte, perplesso.

Era pur sempre certo che Teresa avesse provato qualcosa per quell’uomo, poiché quando parecchi mesi prima aveva informato il suocero della sua morte, la ragazza era svenuta in malo modo.

‘’No, anzi. Era una notizia falsa, come spesso accade. Non era lui ad essere morto durante un confronto armato con la Gendarmeria, bensì un suo brigante che gli si assomigliava parecchio. Ed infatti, questo Zvàn ultimamente sta depredando e rubando senza limiti, e la sua banda pare sempre più forte ed unita’’, si limitò a dire Neuer, tornando poi a perdersi nuovamente tra le scartoffie.

Fortunatamente non vide il lampo d’ira che attraversò gli occhi del giovane conte, che in quel momento fu certo che sua moglie si stesse nascondendo proprio presso quel brigante. Sapendo che forse qualche pezzente doveva già averla resa sua, gli venne quasi da rimettere, ma cercò di tenere a freno sia la lingua che il suo modo di comportarsi. D’altronde, le sue per ora erano pure e semplici supposizioni.

‘’Ho capito. Credo che comunque lei sia stata rapita da quei brutti ceffi; e se finora non hanno chiesto riscatti, sarà solo perché nessuno di loro sa scrivere. Magari non sanno neppure parlare una lingua comprensibile’’, disse Alfonso, cercando di riprendere padronanza di sé ed inventando scuse plausibili.

‘’Possibile’’, concluse l’austriaco, scrollando le spalle.

‘’Bene, allora visto che non ci sono novità, me ne andrei…’’, continuò il conte, alzandosi dalla sedia e preparandosi a congedarsi. Sapeva che lì non era molto ben voluto, e non voleva restare in compagnia di quello straniero per più del tempo necessario.

‘’Sì, certo. E non preoccupatevi, quando avrò a disposizione informazioni più importanti, vi manderò a chiamare’’, disse il comandante, alzandosi anche lui dalla sua sedia ed avviandosi verso la porta.

Alfonso sogghignò, notando che Neuer stava continuando a cercare di fare tutto il possibile per allontanarlo da lui, anche se mascherava ogni parola di troppo con modi pacati e cortesi.

‘’Per me non è un problema venire qui di persona ogni giorno’’, concluse il conte, scrollando nuovamente le spalle, senza smettere di sogghignare.

Molto probabilmente, Neuer non aveva neanche la minima idea di dove trovarlo, visto che non aveva voluto neppure il suo indirizzo, e di certo stava giocando d’astuzia. Un’astuzia davvero superficiale e stupida, però.

Infatti, il comandante cercò di replicare qualcosa, ma fu bruscamente interrotto dal brutale ingresso di un gendarme, che fece praticamente irruzione nella stanza.

Neuer gli piantò addosso i suoi rigidi occhi di ghiaccio.

‘’Spero che tu abbia un buon motivo per piombare così nel mio studio’’, disse l’austriaco, davvero irritato. I suoi occhi parvero dilatarsi, mentre Alfonso osservava la scena con grande attenzione.

‘’Certo, signore! Abbiamo trovato chi fa al caso nostro, a quanto pare. Un nostro informatore ci ha messo in contatto con il soggetto in questione e ce lo ha praticamente recapitato’’, disse il gendarme, lievemente arrossato in volto. Il comandante cambiò repentinamente atteggiamento.

‘’Oh, bene! Questa sì che è una buona notizia! Ma costui… dov’è?’’, chiese infatti poco dopo, mentre tornava a sedersi sulla sedia di poco prima. Senza dire o chiedere niente, anche Alfonso tornò alla sua postazione.

‘’E’ qui, se volete lo faccio entrare…’’, rispose prontamente il gendarme, lanciando un’occhiata ad Alfonso, che cercò di rimanere impassibile.

‘’Sì, fallo entrare subito. E questo è il conte Cappellari ed è coinvolto nelle nostre ricerche, può restare ad ascoltare’’, disse Neuer, scuotendo una mano e invitando il gendarme a fare ciò che gli era stato richiesto. Infatti, l’uomo si affrettò subito ad uscire dalla stanza e a far entrare colui che li avrebbe potuti aiutare.

Alfonso si sistemò più comodamente sulla sedia quando vide entrare nella stanza un ragazzo dai capelli rossi e il viso pieno di lentiggini, che camminava con fare intimidito e a testa bassa. Il giovane doveva avere almeno diciotto anni, a quanto pareva, forse qualcosa in meno, e si limitò a restare in piedi e in silenzio mentre si sfiorava una rudimentale fasciatura ad un braccio.

‘’Salve’’, si limitò a dire il giovane rosso, la voce resa roca dal freddo a cui doveva essere stato esposto nei giorni passati. Al conte non sfuggirono le sue mani bluastre, colpite dai geloni.

‘’Salve. Tu saresti il tizio in grado di fornirci informazioni sui briganti che stanno creando problemi a questa terra?’’, chiese subito Neuer, senza alcun convenevole e con un po’ d’ironia. Effettivamente, lo straccione aveva un’apparenza davvero misera e ridicola.

‘’Prima di tutto, mi chiamo Fabio e non tizio. Poi, no, non sono in grado di darvi solo informazioni sui gruppi dei briganti’’, disse il giovane con fare arrogante, biascicando parole confuse. Alfonso quasi si mise a ridere di fronte a quel quadretto formato da un cupo austriaco dall’accento duro ed aspro e da quel tipetto arrogante. E decisamente stupido.

Il conte non esitò un attimo a guardare Neuer in faccia, poco prima che rispondesse. Voleva godersi tutta quella pagliacciata.

‘’E allora che ci sei venuto a fare fin qui? Se non sai nulla…’’. Il capitano fu bruscamente interrotto da Fabio, che alzò una mano con fare risoluto.

‘’Io non posso solo darvi informazioni su di loro. Posso portarvi fin dentro ai loro covi!’’, disse il giovane rosso, mentre Neuer restava momentaneamente ammutolito.

‘’Beh, bene direi. Allora dicci tutto quello che sai e alla svelta, così potremo verificare se ciò che riferisci può essere vero e plausibile’’, disse il comandante dopo un attimo di riflessione. Fabio sogghignò.

‘’Mi hanno detto che se avrei parlato, avrei ricevuto una ricompensa. Una bella somma di denaro’’.

‘’Avrai tutto ciò che richiedi, ma a suo tempo e solo quando avrai parlato e riferito tutto quello che sai, scortandoci poi fino ai loro covi’’, disse Neuer, mentre il giovane sorrideva, compiaciuto. Anche Alfonso continuava a sorridere e ad ascoltare, seduto in disparte. Per nulla al mondo si sarebbe perso quel dibattito che si stava rivelando sempre più interessante.

‘’Parlaci un po’…’’.

‘’Vi dirò subito tutto, ho bisogno di quei soldi che mi darete come ricompensa. Posso portarvi nei covi delle bande di Zvàn e Aldo, il bandito delle paludi. So dirvi quanti uomini hanno, dove si recano di solito, un po’ di tutto…’’, continuò a dire il giovane, come un fiume in piena pronto a straripare. Neppure il comandante ebbe modo di interrompere la lunga sequenza di informazioni che il rosso pronunciò in tutta fretta, e si limitò ad annotare qualche particolare e ad annuire grevemente di tanto in tanto.

Nel frattempo, il giovane conte continuava a sorridere, rendendosi conto che quel ragazzo avrebbe potuto rendersi molto utile e che al sua stupidità era davvero incredibile. Il giovincello di campagna neppure immaginava che la ricompensa non consisteva in denaro, bensì nel beccarsi per primo una pallottola in testa, ancora prima che la ricevessero tutte quelle persone che stava tradendo proprio in quel momento.

Ma questo Alfonso ovviamente non lo disse, e rimase in rigoroso silenzio ad ascoltare.

‘’Come fai a sapere tutte queste cose?’’, chiese Neuer, non appena il giovane parve fermarsi, senza fiato.

‘’Ovvio, no? Fino a poco tempo fa ho partecipato ad alcune sortite con la banda di Zvàn, il montanaro. Poi, ha cercato di ammazzarmi… una brutta storia, insomma. Negli ultimi due mesi ho cercato disperatamente di entrare nel gruppo di Aldo, senza riuscirci e beccandomi qualche pallottola… ma ora non mi importa più nulla di briganti e banditi, sapete? Mi sono pentito di tutto ciò che ho commesso, e grazie al denaro che mi darete potrò rifarmi una nuova vita’’, disse Fabio, raggiante. Neuer scambiò un’occhiata triste con il conte, poiché entrambi sapevano che non avrebbero mai al mondo elargito qualcosa a quell’avanzo della società, ma che dovevano stare al gioco per concludere al più presto la loro missione.

‘’Va bene. Ma se posso permettermi’’, iniziò a chiedere Alfonso, che per la prima volta aprì la bocca, cercando con gli occhi il consenso del comandante, che prontamente gli fu concesso con un semplice cenno del capo, ‘’vorrei chiederti se in una di queste due bande che conosci hai avuto mai modo di vedere una ragazza, una giovane nobile rapita…’’.

‘’Ma certo! Da Zvàn, che lo scorso autunno rapì una contessina, si chiamava Teresa. Non è che rapisse gente ogni giorno eh, ma solo quella volta. Ci fu una bella tresca, e tra i due nacque un amore da favola; io per primo derisi il capo. Ma poi la riportarono indietro, da suo padre’’, si affrettò subito a dire il giovane rosso, pieno di voglia di parlare e con grande foga, quasi travolgendo Alfonso, che decise di non far caso a tutta quella cafonaggine contadina, capendo che quella ragazza alla quale si era riferito era proprio quella Teresa, la sua Teresa.

Il sorriso non fu più in grado di rispuntare sulle sue labbra, e si sentì adombrare.

‘’Teresa. Non è il nome della vostra amata moglie?’’. La domanda dell’austriaco fece diventare bordò il giovane conte, che annuì e abbassò lo sguardo.

‘’Mia moglie era già stata rapita una volta da questo Zvàn, poco prima di sposarmi’’, mormorò Alfonso, imbarazzatissimo.

‘’Ho capito. Fabio, per ora resterai qui, ospite presso i nostri amatissimi fratelli chierici, che si prenderanno cura di te e non ti faranno mancare dei buoni pasti. Presto torneremo a parlare, in modo da poter razionalizzare tutto per bene e poter creare un buon piano d’azione’’, disse Neuer, notando la rabbia che stava rendendo paonazzo il conte, che anche se cercava disperatamente di tranquillarsi non ci riuscì affatto.

Sua moglie, Teresa Scalindi, una ragazza nata in seno ad una nobilissima famiglia, si era da sempre comportata come una sgualdrina con qualunque uomo avesse incontrato lungo la sua breve vita, ed aveva donato a tutti le sue attenzioni, a tutti tranne che a lui, suo legittimo marito. E la cosa più brutta era che sempre più persone stavano venendo a conoscenza di tutta quella lunga vicenda.

Era certo che Teresa avesse cercato di conoscere carnalmente quel brigante e che quel Zvàn avesse lasciato un segno indelebile dentro di lei, altrimenti non si sarebbe sempre comportata così male con lui, che in fondo era il suo legittimo marito. Infatti, per tutta la durata della loro convivenza la ragazza si era limitata a frignare giorno e notte, per poi fuggire alla prima occasione, molto probabilmente per cercare di tornare da quell’uomo che amava.

Sperò solo che una volta che la banda di quel viscido brigante montagnolo fosse stata scoperta e distrutta, di non trovarla lì, tra quei brutti ceffi, oppure tra le braccia di un qualche uomo pidocchioso. Perché se l’avesse scoperta a commettere un atto del genere, l’avrebbe di certo ammazzata sul posto. Oppure, l’avrebbe frustata prima di ammazzarla, giusto per farle comprendere che prendersi gioco di lui non era stata una buona idea.

Intanto, Fabio uscì dalla stanza, apparentemente soddisfatto e senza neppure comprendere che sarebbe stato costantemente sorvegliato di lì a poco, in modo che non potesse più tirarsi indietro dall’impegno preso.

A quel punto, Neuer si avvicinò cautamente al conte, mettendogli una mano sulla spalla.

‘’La ritroveremo. Vedrete, vostra moglie sarà senz’altro in compagnia di quel brigante’’, disse l’austriaco, lanciando l’ennesima e velata frecciatina.

Alfonso si rialzò, scrollandosi di dosso quella mano odiosa e guardando con odio quello straniero, quasi pentendosi di aver richiesto allo zio l’intervento di quell’abile soggetto.

‘’Mia moglie non è in compagnia di un brigante, è stata rapita. Rapita, intesi?’’, concluse il conte, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta dietro di sé. Alla fine, la rabbia aveva vinto sulla sua razionalità.

Ora, anche Neuer sapeva della tresca tra sua moglie e il capo di quei loschi briganti, e visto che l’austriaco sospettava una fuga volontaria già da prima, continuava ad afferrare al volo ogni occasione per ferirlo.

Per il momento, erano in parità; il comandante voleva allontanarlo e sapeva la verità sulla vicenda, ma lui stesso lo teneva strettamente in pugno con dei piccoli ricatti. E ben presto avrebbe anche trovato un modo per ingannare quel borioso straniero.

Il giovane conte scese in strada e scelse di raggiungere la sua abitazione a piedi, visto che la sua residenza era poco distante da lì. Si trattava della stessa abitazione dove era stato consumato il suo banchetto di nozze; era un bel palazzo che gli ricordava costantemente Teresa.

Ancora pieno di rabbia, Alfonso tornò a sperare che sua moglie fosse fuggita all’infuori dello Stato della Chiesa, e che non si fosse recata da quei briganti pidocchiosi per tradirlo, perché se così fosse stato, lui le avrebbe tolto la vita. Nessuno poteva permettersi di infangare in un modo così orrendo il buon nome della sua famiglia e il suo onore.

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J

Teresa e Giovanni finalmente sembrano una coppia affiatata, ma… Alfonso è già arrivato a Ravenna ed è molto arrabbiato. Come avrete notato, abbiamo rincontrato anche il giovane Fabio.

Grazie a tutti per continuare a seguirmi J

Buona giornata a tutti voi, e ancora grazie di cuore J a lunedì prossimo J

   
 
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