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Autore: 9Pepe4    23/02/2009    3 recensioni
"E hai paura, Briseide?" "Dovrei averne?" "Non mi devi temere, ragazza".
Una frase che è sembrata una promessa. Una promessa che sta venendo infranta nel peggiore dei modi. Pensieri di Briseide mentre Achille è partito per affrontare Ettore.
L’amore polverizza.
Perché l’amore abbatte ogni barriera.
L’amore è fiducia, e quando la fiducia è assoluta non ci si difende più dall’altro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Achille/Briseide
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E hai paura, Briseide?”
“Dovrei averne?”
 
Sì, avrei dovuto avere paura.
Avrei dovuto temere le tue mani, i tuoi occhi azzurri, i tuoi capelli biondi.
Avrei dovuto temere la tua voce quasi ipnotica.
Se lo avessi fatto, queste cose non mi avrebbero catturata come hanno invece fatto. Non ne sarei uscita distrutta.
Mi avevano insegnato che l’odio distrugge e che l’amore costruisce.
Non è vero.
L’amore fa più male di tutto, l’amore fa sanguinare il cuore, l’amore lacera l’anima e rende ogni lacrima più amara e bruciante. L’amore polverizza.
Perché l’amore abbatte ogni barriera.
L’amore è fiducia, e quando la fiducia è assoluta non ci si difende più dall’altro. Io ero innamorata, conquistata dal tuo discorso sugli dèi, nonostante tutto; catturata dal come rimanevi impavido anche davanti alla morte. O è stato per la dolcezza delle tue labbra, per la sorpresa di vedere che le tue mani sul mio corpo non ferivano, ma guarivano da ogni tristezza? Non ricordo più, so solo di essermi innamorata di te. E di essere stata ferita da te. Ferita troppo a fondo.
E, anche se il sangue cessasse di sgorgare, cos’è una veste rattoppata in confronto di una appena cucita?
Avrei dovuto avere paura, perché dalla paura può nascere l’odio. Avrei dovuto temerti, e poi odiarti, e allora in questo momento non mi sentirei così alla deriva. Proverei solo un odio più profondo e graffiante.
Non riuscivo a crederci. Tu, un guerriero forgiato dalla battaglia, come potevi essere capace di conquistarmi così? Come potevi essere così rude e delicato insieme?
Avrei dovuto avere paura. Allontanarti con grida di terrore, rintanarmi lontana da te, dai tuoi occhi azzurri, dalle tue mani.
Quella notte ho commesso l’errore di affidarti il mio cuore. E ora, ora che ne hai fatto? Non potrà più tornare integro, lo so. E la consapevolezza della ferita fa male quasi quanto la ferita.
 
“Non mi devi temere, ragazza”.
 
Presi quelle tue parole come una promessa, come un’assicurazione di protezione.
Perché le hai pronunciate?
Stupido, stupido, stupido. Non sai quanto mi hai illusa. Ci credevo, sai. Ci credevo davvero. Quel giorno, cercai conforto in esse come una bambina piccola che si rifugia tra le braccia di sua madre.
Io ti devo temere più di qualsiasi altra.
Avresti dovuto dirmelo. Avresti dovuto avvertirmi che avresti potuto farmi male. Avresti dovuto ammettere che mi avresti ferito in tal modo.
Dovevi avvertirmi.
Avrei dovuto temerti, avresti dovuto trattarmi come una schiava, perché come schiava a te ero stata portata. Avrei dovuto ricordare come offendesti il dio nel quale allora credevo così tanto; avrei dovuto rammendare che avevi ucciso i ministri di Apollo con i quali passavo tanto tempo.
Ma l’ho scordato. L’ho dimenticato quando le tue labbra hanno assaporato le mie, quando le tue mani mi hanno sfiorato i fianchi.
Ma ora lo rammendo. Lo ricordo, e detesto il fatto che tale memoria non cali ombre sull’amore che provai per te.
Fa troppo male.
Se mi avessi amata, non te ne saresti andato. Se davvero mi amavi, dovevi ascoltarmi.
E, per quanto faccia male, per quanto mi tolga il fiato, il tradimento è solo una minima parte del mio dolore, del mio terrore.
Ti immagino, in piedi sulla tua biga, che guardi avanti con decisione, che sproni implacabile i veloci cavalli.
Stai andando ad uccidere mio cugino.
E lo sai, mio Dio, se lo sai. Te l’ho detto cercando di distoglierti dalla tua malsana intenzione, te l’ho detto implorandoti, pregandoti. Non mi sono data pena di nascondere la disperazione nella mia voce, e certamente l’hai sentita. L’hai udita, ma non le hai prestato ascolto.
Mi hai lasciata qui. Mi hai fatta tornare improvvisamente una ragazzina spaurita e indifesa contro il mondo. Rannicchiata sul tuo giaciglio, imploro il tempo di non passare, di bloccare il mondo, di impedirti di fare quel gesto terribile che vuoi compiere.
Ma scorre inesorabile e teso, lo so. È scandito dalla mia angoscia.
Cosa mi hai fatto? Mi hai lasciata ad attendere il verdetto di un duello che vedrà mio cugino combattere contro l’uomo che amo. Che amavo.
Non sai quante immagini di Ettore ho nella mente. Ricordi che fanno parte non solo della mia infanzia, ma anche della mia adolescenza, e della mia maturità. Fa parte della mia famiglia... Ma, a quanto pare, per te questo non significa nulla.
È un uomo buono! Non batterti con lui, ti prego, non batterti con lui! Ti prego…
Ti ho implorato così. E la mia mente continua a supplicarti.
Torna indietro, Achille.
Non permettere che l'amore che... provavo per te mi faccia così male - ancora.
  
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