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Autore: Titto91    02/11/2015    1 recensioni
Alexander Tarot è un orfano che per sopravvivere legge i tarocchi come ambulante. Complice il suo bell'aspetto è riuscito a racimolare un bel giro di clientela, soprattutto parecchie ragazze che lo interpellano spesso solo per sentirsi dire di avere qualche possibilità con lui. Un giorno però, proprio quando sta per smontare la tenda ed andarsene, arriva una ragazza diversa dalle altre: fiera, orgogliosa, lo tratta con sufficienza mentre gli chiede di leggere le carte per lei, e non aspetta neanche la fine del consulto. Quando gira l'ultima carta infatti Alexander si rende conto che la ragazza illustrata sulla carta si trovava di fronte a lui poco prima. E da quel giorno la sua vita verrà sconvolta per sempre...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


 

Prima di salutarlo Matt gli promise che avrebbe fatto altre ricerche sull'Arcano della Giustizia, visto che sembrava tenerci molto. Non aveva raccontato allo studioso dei suoi frequenti incubi in cui la ragazza – o forse avrebbe dovuto dire la Giustizia? - continuava a perseguitarlo. Matt era un intellettuale, e per quanto avesse una mente molto meno razionale e pragmatica dei suoi colleghi universitari, tanto da essere amico di un cartomante di strada che sbarcava il lunario con le sue predizioni, al sentirlo parlare di sogni premonitori li avrebbe sicuramente liquidati come suggestioni.

Erano ormai 2 giorni che non tornava alla sua tenda, perciò decise di non pensare più a quella faccenda e riprendere a lavorare. Trovò alcune ragazze già in fila, probabilmente un gruppo di incallite che non si rassegnavano al fatto che non fosse neanche presente. Notò però con sorpresa che tutte avevano un'espressione scocciata. Accelerò il passo per capire cosa fosse successo.

“Buongiorno ragazze” esordì con un gran sorriso, “Perdonate il ritardo. Un attimo e sono subito da voi!” aggiunse facendo l'occhiolino.

“Veramente la tenda è giò occupata. E c'è una ragazza dentro.” rispose la prima della fila, decisamente furibonda. “Ci ha suggerito di restare fuori perché aveva da fare lì dentro. Chi è quella sciacquetta?!”

Vorrei saperlo anch'io... - pensò senza risponderle. In effetti si sentivano dei rumori provenire dall'interno della tenda. Chiunque era là dentro si stava dando un gran da fare. è

- E se fosse... lei? -

Si avvicinò cauto all'entrata. Sollevò con circospezione il pesante drappo che copriva l'ingresso. L'ambiente era illuminato soltanto da qualche candela accesa qua e là. Una sagoma scura gli dava le spalle mentre rovistava nell'unico mobile, una credenza in cui erano esposti altri mazzi che non utilizzava mai e altri oggetti che servivano solo a rendere l'ambiente più scenico. Si avvicinò di soppiatto senza farsi sentire.

“Cosa stai facendo? Come sei entrata qui?!”

La sagoma si fermò di colpo, poi si alzò in piedi e si voltò.

“Dio che spavento che mi hai fatto prendere! Ma sei pazzo ad urlarmi alle spalle in quel modo?!”

Nicole si stringeva le mani al petto, il respiro affannoso per lo spavento. Anche Alexander tirò un sospiro di sollievo. “Scusami amore, non pensavo che fossi tu. Avrei dovuto controllare prima di affrontarti”.

“E chi pensavi che fossi? Magari quella ragazza da cui sei così ossessionato adesso, no? Ed io che ero venuta qui a dare una pulita dato che mi hai detto che saresti andato da Matt... Volevo farti un favore e invece...” . Nicole cominciò a singhiozzare. In effetti ultimamente l'aveva un po' trascurata.

“Hai ragione amore perdonami... Avevo solo paura che fosse entrato un ladro, o qualcun altro, sai che non sono ben visto in città... Ti prego amore, non volevo sgridarti, sai che amo solo te... Cercherò di essere più presente ok?”.

Mentiva ovviamente. Aveva subito pensato alla ragazza del suo sogno. Ma Nicole aveva ragione. Stava effettivamente diventando un'ossessione e doveva scacciarla dalla sua mente. Si avvicinò per abbracciarla e confortarla, e sembrava funzionare. Nicole si era finalmente calmata e si stava asciugando gli occhi.

“Ah amore, stavo cercando il ciondolo di tua madre, volevo farlo pulire, ma non l'ho trovato...”

“Sai che lo porto sempre con me” le rispose mentre si portava le mani al collo e sollevava un sottile filo di argento. Al centro dondolava un cristallo azzurro splendidamente lavorato. Oltre al mazzo, era l'unica eredità di sua madre. Glielo aveva regalato quando aveva compiuto 5 anni, solamente qualche giorno prima dell'incendio...

“Stai tranquilla, non ce n'è bisogno, è ancora perfetto”. Il pendente scintillava alla tenue luce delle candele, proiettando un vago bagliore ceruleo.

“Come vuoi tu amore, non insisto. Ma dovresti davvero farlo lucidare ogni tanto. Sarebbe un peccato se si opacizzasse...”

“Ti preoccupi sempre troppo. Ora torna pure a casa, provo a smaltire la fila qua fuori” le disse sorridendo prima di baciarla e accompagnarla fuori dalla tenda.


 

* * *


Non troppo lontano, ma sufficientemente da non essere vista, la ragazza misteriosa se ne stava appoggiata ad un muro, le braccia incrociate, e guardava con aria di sufficienza la fila in attesa fuori dalla tenda.

- Ragazzine. Solamente perché è carino, con quei suoi capelli biondi e quegli occhi color ambra... - si riscosse da quei pensieri mentre sembrava che le sue guance si fossero leggermente colorite di rosso. - Resta concentrata, hai una missione da compiere – si ripeté mentre tornava a scrutare la tenda. All'improvviso percepì qualcosa, un mutamento infinitesimale nell'aria che attirò la sua attenzione. Un flebile bagliore azzurro illuminava la tenda.

“Ecco dove lo tenevi nascosto” disse ad alta voce con un sorriso.

   
 
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