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Autore: Giada in the universe    03/11/2015    0 recensioni
Poteva strizzare gli occhi; poteva scuotere la testa; poteva darsi un pizzicotto per capire se stava sognando.
Ma alla fine doveva ammettere che quel che stava vivendo era reale. Paesaggi, edifici, abitanti e stili di vita, di cui nessuno scienziato era a conoscenza, le scorrevano davanti agli occhi.
Così questa era diventata la sua avventura, non riusciva ancora a crederci. Ma quella ragazza che volava da un pianeta all'altro, o che si difendeva da nemici con poteri soprannaturali, era proprio lei
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempio di Eolo era più simile ad un palazzo che a un tempio. Era formato da un elemento a forma di parallelepipedo, posto al centro, e costellato di finestre piccole e rettangolari, che erano rigidamente ordinate in quattro file, due a destra del portone e due a sinistra. Come a spezzare questo rigore, ai lati del parallelepipedo c'erano due torri, che si attorcigliavano attorno ad esso. L'intero edificio era imponente e altissimo, tanto che Giada non riusciva a scorgere la cima, ed era di un azzurrino chiaro, che quasi si confondeva con il colore del cielo. Delle nuvole fluttuavano intorno al palazzo.
La lunatica era stupita. La terrestre era basita. Quel palazzo si era sempre trovato sopra la sua testa?? Certo, non era proprio sopra casa sua perchè avevano camminato parecchio, ma certo non dovevano essere così lontane.
Fuori dal palazzo c'erano delle persone affaccendate. Giada le guardò bene e vide che manipolavano le nubi per creare delle composizioni, le venne da sorridere pensando che erano molto simili ad alcuni giardinieri con le siepi. 
Queste persone avevano una divisa, composta da dei jeans grigi e una giacchetta corta, dalle maniche lunghe e argentata che copriva una maglietta azzurra. 
Le composizioni che aveva davanti erano molto belle, c'erano fiori, elefanti, alberi, struzzi, ma la sua preferita era quella a forma di gatto acciambellato, alta circa un metro e larga sei; le nuvole che lo componevano gli conferivano un aspetto morbido e paffutto, Giada desiderò di potersi buttare sopra di esso e, mentre sorrideva al pensiero, si alzò una potente folata di vento, che distrusse o danneggiò tutte le composizioni.
Sui visi dei lavoratori si disegnarono espressioni contrariate, arrabbiate, disperate e si alzò un coro di lamentele.
Il rumore divenne sempre più forte finchè un uomo alto e snello uscì dal palazzo.
La prima cosa che Giada notò furono i suoi capelli, spettinati e quasi ritti sulla sua testa, erano di colore grigio. Gli occhi erano grigio scuro e il suo viso sembrava molto giovane; il suo abbigliamento era simile agli altri, solo che al posto della giacchetta aveva un gilet.
"Che succede?" il suo sguardo passò sugli operai e si accese di stupore quando vide i brandelli di nuvole che un tempo erano artisticamente modellati.
"Sua figlia!" urlò una donna e le seguirono diverse voci concitate. 
"Melanippe!!"il grido dell'uomo risuonò nell'aria, accompagnato da un'eco, ma non ottenne nessuna risposta.
Arrabbiato, quello abbassò il viso, per poi rialzarlo e scrutare la reazione dei presenti. Oltre alla folla dei suoi impiegati, c'erano tre ragazze che assistevano in disparte. Erano sicuramente delle straniere, lo si capiva dall'abbigliamento, ma, non appena ebbe posato lo sguardo su Apollonia, l'uomo corrugò la fronte, confuso, per poi distendere il viso in un sorriso accogliente. 
Andò loro incontro "Ben arrivati, stranieri"e tese la mano, anzi, il dito, ad Apollonia, poichè la sua mano era troppo grande rispetto alle manine della nanetta.
Senza darle il tempo di rispondere al saluto, riprese a parlare "Tu devi essere un membro dell'esercito del sole, giusto?".
Apollonia ebbe giusto il tempo di annuire, che lo sconosciuto attaccò di nuovo "Oh, ma certo! Il tuo aspetto non mente. E quanto a voi due..." si rivolse alle altre due ragazze presenti "Tu, sei sicuramente una terrestre" puntò il dito verso Giada "e tu non saprei..." lo spostò verso Luna" i tuoi abiti sono più da terrestre, ma quei capelli argentei sono inconfondibilmente da lunatica".
"Sì, signore" rispose Luna, con un sorriso gentile "vengo dalla luna. Ma questi vestiti me li ha regalati Apollonia".
Apollonia stava per dire la sua, ma il suo intervento venne stroncato sul nascere:"Ohh, certo, certo! Perchè probabilmente i tuoi abiti erano rovinati. Ho sentito dire che sulla luna non ve la passate bene! Beh, almeno hai avuto la fortuna di incontrare una così simpatica abitante del Sole che ha provveduto a donarti questo prezioso regalo. Ma, permettete la curiosità, come mai proprio abiti terrestri?".
Apollonia, che aveva già perso la pazienza da un po', rispose con tono sgarbato "Perchè i miei non le piacevano...".
"Ma sì, per forza! In fondo sai bene anche tu che la luna è molto più vicina alla terra che al sole, questo è scontato! Anche i gusti e la mentalità saranno molto simili! Eppure c'è un altro dubbio che mi tormenta: che ci fai da queste parti con una terrestre e una lunatica? E perchè sono insieme?".
La folletta lo guardò, irritata, e aspettò qualche secondo per capire se il ragazzo avrebbe ripreso a parlare o stava davvero aspettando una sua risposta. Poi, con un sospiro, disse: "Ordini di Giove".
"Oh!" Eolo spalanca gli occhi "sono secoli che non capito da quelle parti. Come sta?".
Prima che Apollonia potesse rispondere, gli operai incominciarono a lamentarsi e Eolo si ricordò all'improvviso di quello che era successo.
Con lo sguardo ripercorse di nuovo lo scenario sommerso di brandelli di nuvole che gli si apriva davanti, poi si rivolse di nuovo alle ragazze "Perdonatemi, ma devo prendermi cura di una questione in sospeso.  Ma voi iniziate pure ad accomodarvi all'interno del castello."
Richiamo l'attenzione di un'operaia in prima fila: "Cara, ti sarei grata se potessi accompagnare i nostri ospiti alla sala grande, mentre io risolvo questa spiacevole situazione".
La ragazza aveva un'aria accigliata, ma si sforzò di annuire:"Con piacere, signore"
Rivolse un'occhiata fredda a Giada e alle altre "seguitemi, prego".
Mentre il tono di Eolo era carezzevole e pieno di cortesia, quello della ragazza era sbrigativo e forzatamente cerimonioso, come se quei modi le fossero stati imposti. Entrarono nel castello dalla piccola porticina in legno d'ebano, che contrastava incredibilmente con l'imponenza del castello e sia con il suo colore. Giada era quasi spaesata dalla familiarità del legno, continuava a dimenticarsi che,in fondo, non avevano ancora lasciato la Terra.
Appena si trovarono all'interno, Giada e Luna strabuzzarono gli occhi. Le pareti, il soffitto, i mobili... Ogni cosa nel castello era fatta di nuvole, i cui colori spaziavano dal bianco ad un insolito azzurrino.
Alcuni dei mobili sembravano fatti di cristallo, c'erano pure quelle che sembravano delle colonne in marmo.
A Giada sembrava impossibile che dei materiali così pesanti riuscissero a stare in equilibrio sulle nuvole e, ora che ci pensava, era strano anche che loro riuscissero a camminarci.
Guardò la ragazza, che non sembrava propensa a ricevere domande, guidarle nel castello.
Procedeva borbottando, fissando la strada davanti a lei. Ad un certo punto si girò verso le ragazze "Scusate per l'accoglienza, ma non ne possiamo più" .
Giada si sentì sollevata, finalmente la donna aveva deciso di prenderle in considerazione.
Luna rivolse alla sconosciuta un sorriso gentile "Nessun problema".
Mentre le ragazze si guardavano intorno ammirate, la donna continuava il suo discorso:" È la figlia del padrone. La sua presenza rende il nostro lavoro molto piuttosto difficile". Giada annuì, cercando di mostrarle comprensione.
Arrivarono al salone.
Non è l'enorme salone che le ragazze si aspettavano, ma certo neanche piccolo.
La mobilia era composta unicamente da triclini, bianchi, morbidi, davanti ai quali erano posti dei tavolini, anch'essi più o meno delle stesse dimensioni dei triclini.
"Accomodatevi" la donna indicò l'intera sala, con un gesto del braccio.
Giada e Luna le rivolsero un'occhiata, poi una ai triclini, e ancora alla ragazza. Per poi andare a sedersi, impacciate.
Scelsero due triclini vicini. Giada si avvicinò al suo, da quella prospettiva le sembrò piuttosto alto. Non aveva davvero idea di come salire. Che diamine.
Si girò verso la donna che la stava fissando. Aveva le braccia incrociate e la guardava con sufficienza.
Giada deglutì e si concentrò di nuovo sul triclinio. Appoggiò le mani e si tirò su, ma non riuscì ad issarsi abbastanza da appoggiare le ginocchia e rimanne bloccata a mezz'aria. Sollevò alternativamente le ginocchia, ma a vuoto. Le sembrò di sentire la donna dietro di lei che ridacchiava, ma non poteva girarsi a guardarla, si piegò in avanti e appoggiò la pancia, finendo sdraiata di traverso. Si aggrappò ai bordi e si tirò su, tremando per la paura di scivolare, poi si sdraiò su un fianco e tentò di assumere la posa che aveva visto nel suo libro di storia, sembrando quasi a suo agio.
Luna, al contrario, salì con facilità, le era bastato un salto, ma ora non sapeva come mettersi. Guardò Giada e tentò di copiarne la posizione, ma stava scomoda. Si girò sulla schiena, poi sull'altro fianco, poi di nuovo sulla schiena, provò persino a pancia in giù. Alla fine si rassegnò e si rimise come Giada.
La donna, che aveva seguito i movimenti di entrambe con un sorrisino, prese la parola "vi porto da mangiare" e lasciò la stanza.
Giada guardò Luna, imbronciata per la posizione scomoda, e Apollonia, che fluttuava in mezzo a loro.
La nana aveva gli occhi chiusi, con un'aria di serietà dipinta in viso, poi avvertì un rumore flebile, che le altre due non percepirono e guardò fuori dalla finestra. Giada, nel vedere Apollonia aggrottare le sopracciglia, seguì lo sguardo della ragazza e vide nuvolette che scheggiavano nell'aria fuori dal palazzo. Spalancò gli occhi, era uno spettacolo simile a quello che avevano visto appena arrivate, solo che il vento non soffiava in una sola direzione, ma sbatteva le nuvolette a destra, a sinistra, in alto e in basso.
Girò il viso verso Apollonia "Che succede?"
   
 
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