Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: theSwamp    23/02/2009    5 recensioni
Renesmee è cresciuta, e della bambina deliziosa che incantava chiunque è rimasto davvero poco, rimane solo una ragazza costretta a vivere una vita sul filo di due mondi totalmente diversi. E arriverà il momento in cui dovrà capire quale sia il vero significato dell'amore.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi vestii di fretta per scendere a fare colazione, che era già pronta: Esme adorava cucinare per me, amava talmente tanto rimpinzarmi che anche mia madre si era arresa e le aveva lasciato questa priorità

 

Mi vestii di fretta per scendere a fare colazione, che era già pronta: Esme adorava cucinare per me, amava talmente tanto rimpinzarmi che anche mia madre si era arresa e le aveva lasciato questa priorità. Stamattina erano pancakes con panna e cioccolata. Da piccola trovavo il cibo umano ributtante, e mangiandolo provavo una sensazione a metà tra il leccare l’asfalto e l’addentare del polistirolo, poi crescendo i miei gusti sono misteriosamente cambiati, e ho imparato a mangiare di tutto. Alcune cose le adoravo, come pressoché tutti i dolci, la panna, il cioccolato e gli hot dog. Mentre detestavo il pesce. Ma non c’era bisogno che facessi tante storie, perché mia nonna si preoccupava di farmi trovare in tavola solo il meglio delle cose più buone che io preferivo.

Quello era il mio primo giorno di scuola, primo fra gli umani. Ero un po’agitata. Un po’ molto agitata. Non riuscivo a decidere cosa mettermi…inizialmente il mio problema era stato crearmi un guardaroba adatto alla scuola, adesso era cercare di scegliere cosa, in quell’immenso guardaroba, avrebbe fatto al caso giusto calcolando il colore dell’auto, la tonalità delle nuvole e il mio leggero rossore sulle guance. Alla fine scelsi dei jeans stretti scuri, una maglia sul lillà e grigio lunga e un po’ scollata e delle ballerine di Chanel con una stampa matassé. Misi i libri nella Chanel nera e usci dalla stanza senza nemmeno guardarmi allo specchio.

Giù dabbasso intanto erano tutti in un silenzioso fermento: erano seduti sui grandi divani bianchi, tranne Emmett che se ne stava sul pavimento. Mi sentii osservata, o meglio scrutata. Alice ruppe il silenzio, per fortuna.

-Tesoro ringrazio ogni giorno il cielo del fatto che sono stata io a insegnarti come ci si veste.-

Mi guardava con soddisfazione, come se fossi una creazione tutta sua. Questo mi fece venire in mente i miei.

Papà mi guardava con gli occhi lucidi, o almeno così sarebbero stati se avesse potuto piangere, ci scommetto, adesso erano come illuminati da una strana espressione adorante. Lo conoscevo e sapevo cosa stava facendo: pensava che la sua bambina era cresciuta in fretta, che non avrebbe mai pensato avrebbe potuto essere così bella, intelligente, affascinante, sana, forte…

Rise forte: -Sì, direi che è più o meno quello che mi sta passando per la testa!-

Mia madre strinse più forte la sua mano, che era già intrecciata da prima. – Che cosa, amore?-

-Niente…diciamo che Renesmee stava considerando quanto fosse sentimentale e noioso il suo “vecchio”-. Si guardarono complici e risero. Se, vecchio: sembrava quasi più piccolo di me.

Esme irruppe nella stanza, portando con sé una zaffata di profumo di pancake appena fatto.

-Basta! Lasciatemela andare, non vedete che le mettete agitazione?- Mi lanciò un’occhiata preoccupata, come se temesse di vedermi esplodere da un momento all’altro: evidentemente la mia ipotesi di essere “un po’” agitata era ottimistica,vista dal di fuori –Adesso devi fare colazione, e poi potrai andare!- Mi tirò per un braccio, con molta leggerezza, e io afferrai l’appiglio al volo. Sentivo solo le risatine dietro di me. Ma ero così maledettamente ridicola??

-Nonna, ma sono così….ridicola?- era l’unica che mi avrebbe detto la semplice verità.

-Tesoro, in tutta onestà…non sei mai somigliata tanto a tua madre prima come in questo momento! Sei totalmente…- fece una smorfia, non riusciva a trovare un termine non offensivo in alcun modo. La aiutai. – Diciamo svampita?- azzardai.

Mi sorrise, -Proprio quello- e mi rivolse un’occhiata dolce e un po’ apprensiva – E se stamattina non te la senti di cominciare ci saranno tanti altri giorni più…-

La bloccai, poco educatamente, mentre addentavo il primo pancake con la panna. – No oggi è perfetto!!!-. Troppa enfasi. Sentii Emmett ridere come un idiota e mio padre ghignare. Giurai a me stessa che me l’avrebbero pagata.

Un leggero fruscio alle mie spalle mi avvertì dell’arrivo di mamma, che mi diede un bacio leggero come l’aria. La mia perfetta madre. Non me la sarei mai bevuta, questa storia di Bella-l’imbranata-che- non- sa- camminare- senza- inciampare, anche se tutti mi assicuravano che prima era totalmente sgraziata e goffa.

-Tesoro, è ora di andare…non vorrai fare tardi?- “Come al solito”:sentivo che lo avrebbe voluto aggiungere. Ma oggi mamma era in piena modalità artificiere: io ero la bomba, e lei doveva avere a che fare con me senza che avessi una crisi di pianto, un eccesso di rabbia o entrassi in stato semi catatonico. Tutte cose piuttosto difficili ultimamente, considerato il mio umore ballerino. Me la immaginai con i guantoni e la mascherina mentre mi prendeva con una pinza gigante, con papà che le diceva una cosa del tipo “Bella, amore mio, fai attenzione!”. Mi venne da ridere.

Lei mi guardò interrogativa, corrugando la sua fronte di marmo –Tesoro ti va se guido io stamattina?- Aveva paura che andassi fuori strada. Oddio volevo Jasper. Ma che diavolo avevo quella mattina?

In quel momento sentii la porta d’ingresso aprirsi velocemente, e un altro odore familiare giunse al mio naso. Radici, bosco, terra smossa. Era lui.

Jacob entrò in cucina mentre ancora si abbottonava i pantaloncini: la decenza non lo aveva mai toccato più di tanto. Corse quasi per venirmi a schioccare un rumoroso bacio sulla guancia, caldo e profumato. Sentii un ringhio sommesso provenire dal salotto, ma non seppi se ricondurlo a papà o a Rose.

-Pronta piccola?- Gli occhi neri brillavano, anche lui sembrava sull’orlo della commozione.

-Certo!- Decisi di ostentare sicurezza, ma evidentemente non mi riuscì bene, perché Jacob mi fissò sollevando un sopracciglio. Sentivo di stare per perdere la pazienza: era il momento di abbandonare il campo, decisamente. – Be sono in ritardo!!- Mi alzai e ribaltai la sedia, perfetto. Emmett non perse l’occasione: -Tesoruccio, sei sicura di farcela stamattina? O pensi di distruggere la scuola prima di pranzo?-. Rose gli disse di chiudere il becco.

Jacob mi sorrideva e se ne stava appoggiato con i gomiti alla cucina, ancora svestito e con la stessa aria divertita che avevano tutti. Mi squadrava ancora, tanto che cominciai a chiedermi se non mi fosse cresciuta la coda durante la notte, visto come tutti mi fissavano. Ero piuttosto irritata.

-Non dovresti almeno metterti una maglietta? Sbaglio o dovevi venire anche tu?-

Anche lui sarebbe venuto a scuola. Se non per fingersi parte di una graziosa famiglia allargata, almeno per avere un diploma, dato che da quando si era praticamente unito alla mia famiglia non aveva mai più ripreso il liceo. Casa nuova, vita nuova, e valeva per tutti.

Naturalmente conoscevo i sentimenti di Jacob, solo una persona particolarmente idiota non sarebbe riuscita a decifrare i suoi comportamenti, che mano a mano che il tempo passava diventavano sempre più espliciti. Sapevo perché aveva lasciato tutto della sua vita precedente per seguire una famiglia di vampiri, lui che era un lupo, e per stare dietro a una bimbetta dagli strani poteri. Era l’imprinting. La cosa più stupida, idiota e cretina di cui avessi mai sentito parlare: innamorarsi a prima vista, nel vero senso della parola. Jacob aveva cominciato ad adorarmi praticamente da quando ero uscita dalla pancia di mia madre, e siccome ho una memoria profondissima, mi ricordo di lui sin da quel momento. La sua prima immagine è quella di un ragazzo che vede la luce per la prima volta, e che mi mormora qualcosa di molto gentile, che non ricordo ma che al momento apprezzai tantissimo. Da allora cominciai ad amarlo. Il mio amore per Jacob era come una parte di me, sentirlo crescere era naturale, non amarlo sarebbe stato impossibile, sarebbe stato come lasciare una parte di me, sarei stata incompleta, per sempre. E crescendo, il mio amore era cambiato, adattandosi a quello che diventavo. Se quando era una bambina lo adoravo perché aveva una pazienza infinita a giocare con me, e prendeva i miei giochi e i miei scherzi più seriamente di quanto io stessa facessi, quando cominciai a crescere mi accorsi che Jacob più di un compagno era un fratello, un amico. E quando sono diventata una donna ho capito che Jacob era anche più di un amico: era destinato ad essere mio.

Ma nonostante tutto questo, non ero pronta ad affrontarlo. Anche se a volte mi capitava di pensare troppo spesso alla sua pelle, ai suoi occhi profondi e alla piega delicata del suo labbro superiore, mi sembrava che l’eternità non l’avrei vissuta con nessuno al mio fianco.

Sarei stata sola, e sarebbe stata una scelta.

-Piccola, se c’è qualcuno in ritardo quella sei tu! Io ci metterò un secondo-. Mi guardò ammiccando. Spaccone che non era altro.

-Vogliamo vedere?- Voleva arrivare prima trasformandosi. Ma se lui rispondeva al richiamo della foresta, io avrei risposto al richiamo di un mille nove in garage.

-Non pensare di prendere la macchina e correre! Potresti farti male!-. Mi aveva praticamente letto nel pensiero, bastardo. E non era il solo, visto che mio padre sbucò dalla porta con un’espressione scandalizzata.

-Jacob, per favore: corre già troppi rischi di suo, potresti evitare di indurla al suicidio?-

Oddio eccola che arrivava. La paternale sulla sicurezza, per mio padre sarei dovuta andare in giro rivestita di gomma piuma e accompagnata da un cane per ciechi.

-papà non sono fatta di vetro, vorrei ricordarti!-

Mio padre mi guardò come se fossi scema. –No Nes, non sei scema, ma non hai alcun senso della misura e del limite, e vorrei evitare di doverti scollare da un tronco d’albero come è successo…-

E adesso la storia del tronco. –Oh, per favore! E’ successo cinque anni fa e stavo prendendo la patente, ok? E non mi sono fatta niente, due giorni dopo era identica a prima-

Jacob non potè evitare di fare la sua parte. –Nessie, tesoro, tuo padre ha ragione, devi andare più piano e magari cercare di rispettare i limiti, non si sa come…-

Mi era venuta un’improvvisa voglia di andare a scuola. Palestrati, professori ignoranti, chear leader, edifici fatiscenti, avrei affrontato anche questo pur di cinque minuti in meno di paternale sulla sicurezza. Sbuffai e zittii Jacob con uno sguardo.

-Ci vediamo a scuola, ok? Vado da sola…devo passare a ritirare delle cose in segreteria.-

E riuscii a sgusciare fuori di casa, finalmente in salvo, prima che otto vampiri e un licantropo mi offrissero un passaggio.   

 

 

 

 

 

 

Allora…grazie a tutti per i commenti, siete stati davvero gentilissimi! Scusate se il primo capitolo era assolutamente illeggibile, ma sono incapace con il computer, quindi figurarsi con l’HTML, per cui abbiate pietà…

Per favore commentate!! Ho un bisogno FISICO di commenti, anche perché è la mia prima fan fiction in assoluto e mi piacerebbe sentire pareri di persone che ne sanno sicuramente più di me.

A presto genteee!!

Giuls

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: theSwamp