03/11/2015
5 recensioniBiancore
per A.
per A.
La prima volta che aveva capito di amarlo c'era la neve, un telo bianco morbido che copriva le strade e i tetti delle case. Asahi camminava lasciandosi alle spalle un sentiero di impronte e di pensieri rivolti tutti ad una persona, pensieri che per poco non lo fecero scivolare dal marciapiede ; infatti non potendo notare il dislivello fra quello e la strada aveva rischiato una brutta caduta. Scosse la testa come a volersi dare dello stupido da solo, come a volersi ammonire per quei battiti accelerati ogni volta che pensava a quanto erano stati vicini quel giorno, poi lui si era scostato e con un battito di ciglia aveva snocciolato una scusa - "È tardi, sto per perdere il pullman" - che si era rivelata veritiera, o almeno quasi. Aveva perso la cognizione del tempo, aveva lasciato che trascorressero minuti, che gli erano sembrati secondi brevissimi, a fissare quegli occhi, poi il naso graffiato e infine la bocca socchiusa, un'apertura rosa sul mondo di cui lui avrebbe tanto voluto far parte. Ma non aveva avuto il coraggio : Asahi aveva passato una vita intera a non avere coraggio, ma soprattutto a non avere amore e le cose erano strettamente correlate, così correlate che si ritrovava perdutamente innamorato in mezzo ad una strada, che non sapeva dove portasse, con la neve che gli bagnava i calzini. Tutto perché non si era accorto che le vie fuori dal finestrino del mezzo pubblico si facevano sempre più sconosciute e che il cielo mutava il suo colore. Fuori il mondo andava avanti, le immagini continuavano a cambiare, istantanee che scorrevano mentre lui era fermo sulla stessa immagine. Si era dato cento volte dello stupido, che era un po' come dire la parola innamorato.
La seconda volta che aveva capito di amarlo era ad una festa di quelle rumorose e divertenti di cui lui aveva sempre e solo conosciuto le pareti, i margini bui. Non gli interessava ballare, anzi provava imbarazzo solo ad immaginarsi in mezzo ad altri corpi cercando di muoversi a ritmo e fallendo miseramente. Però rideva con i suoi compagni di squadra, c'era sempre chi beveva troppo o chi si innamorava di una ragazza e poi finiva in un angolino a piangere ubriaco raccontando la storia di un amore finito male anche se mai nato. Asahi rideva rifiutando ogni bicchiere gli venisse offerto e i suoi compagni di squadra gli dicevano cose come "Ci porti a casa tutti" e qualcun altro aggiungeva "Si, tutti in groppa ad Asahi!" e si precipitavano addosso al suo corpo come tanti bambini felici. Stava giusto per andarsene fuori, solo per prendere una boccata d'aria, quando sulla porta che portava al giardino, il suo cuore cominciò a collassare nella cassa toracica e mancò poco che stremasse sul pavimento. La causa di questo effetto si accorse di lui e buttò la sigaretta fuori dalla porta per poi avvicinarsi e dirgli a bassa voce "Ehi".
Asahi era talmente frastornato che non riusciva a parlare, boccheggiava cercando qualcosa da dire. Era imbarazzante ma chi aveva davanti a lui abbozzò un sorriso dolce e gli prese una mano, un tocco così delicato che si spostò subito per andarsi a posare sulla guancia del ragazzo che era rimasto zitto.
"Sei piuttosto carino quando arrossisci" disse Nishinoya mentre continuava ad accarezzargli la guancia con un movimento simile a quello delle onde che lambiscono le spiagge. Erano ipnotizzati l'uno dall'altro, talmente ipnotizzati che non si accorsero che i loro corpi si erano attratti quasi come due calamite ed erano finiti come pochi giorni prima : quasi vicini.
Asahi sentiva solo il suo cuore battere forte nelle orecchie e nello stomaco.
"Ciao" riuscì a dire. Gli occhi di Nishinoya erano più belli del solito, sembravano più luminosi. La frangia che solitamente acconciava in un ciuffo disordinato all'insù, questa volta copriva la fronte andando a ricadere sulle ciglia lunghe. Non aveva nemmeno notato come era vestito, non ne aveva avuto il tempo.
Nishinoya aveva riso e si era alzato sulle punte, ancorandosi con le mani alle spalle larghe di Asahi, per sussurrargli all'orecchio "Vieni con me". Non era una domanda e siccome non lo era, Asahi non diede alcuna risposta ma lo seguì senza voler staccare la mano dalla sua.
La terza volta che aveva capito di amarlo era nel suo letto sfatto, con le lenzuola che li coprivano appena mentre l'alba prendeva piede nel cielo. Nishinoya dormiva accanto a lui, accoccolato al suo fianco. Si erano accarezzati a fondo e Asahi aveva scoperto il corpo dell'altro, lo aveva baciato con timore, con le mani che lo toccavano un poco tremanti. Nishinoya le aveva prese fra le sue e gli aveva detto "Non sono di vetro". Si erano presi con passione in una piccola camera dalle pareti tappezzate di foto. C'era poco a cui pensare ora, ora che erano davvero vicini.
(E' necessario che io scriva un paio di cose riguardo questa piccola cosuccia : primo, è nata un paio di mesi fa, forse due mesi fa e ho deciso di farle prendere un po' di aria perché non scrivo più, per ora non tocco Word anche perché il mese di promozione è scaduto quindi non so che fare e le idee che ho sfumano velocemente ; secondo, è iniziato la seconda stagione di Haikyuu! e io sono super felice di questo, guardatela tutti perché Asahi diventa un fiorellino e Nishinoya è sempre più cutie ; terzo, il titolo è stato scelto su due piedi, stesso destino infelice lo condivide anche la descrizione della storia, parecchio banale ma è tutto senza pretesa nel mio mondo ; quarto, un bacione a chi è arrivato fino a qui, nel bene o nel male.)