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Autore: Ormhaxan    04/11/2015    1 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Inverness, sei mesi più tardi…




Charlotte Harrison si portò una mano al viso per coprirsi gli occhi dai raggi del sole, ammirando il cielo privo di nubi sopra di lei, il verdeggiante panorama delle Highland che da oramai sei mesi era diventato familiare.
In Scozia, nella campagna di proprietà di suo zio, Charlotte aveva ritrovato se stessa e la voglia di vivere, era riuscita a dimenticare tutto ciò che di brutto le era capitato negli ultimi due anni e ad aprire un nuovo capitolo della sua vita.
Inverness le aveva offerto semplicità, tranquillità, una quotidianità fatta di piccole cose ricavate dalla terra e dalla natura, lontano dalla città e dai suoi problemi: in quei prati lei era cresciuta, si sentiva veramente donna, e nelle ore passate a meditare osservando le tranquille seppur rapide rive del fiume Ness aveva finalmente compreso quale sarebbe stato il suo posto nel mondo e il suo futuro.
Tutto ciò che doveva fare, a più di sei mesi dalla sua folle decisione di lasciare tutto e andarsene, lunghi mesi in cui l’inverno era passato e con esso anche un nuovo anno, dando spazio ad una nuova primavera di rinascita, era trovare il coraggio per reclamare nuovamente ciò che sentiva essere suo.
Certo, non sarebbe stato facile, ripresentarsi da lui dopo mesi e mesi di totale silenzio, senza una chiamata o una lettera, senza dare alcun segno di vita – a meno che lui non si fosse tenuto in contatto con i suoi, uniche persone a sentirla quotidianamente, a sapere esattamente dove fosse e come se la stesse passando – sarebbe stato difficile: molto probabilmente sarebbe stata respinta, rimandata al mittente come un pacco mancante di destinatario, avrebbe trovato dall’altra parte solo parole di circostanza e sguardi freddi ma non per questo avrebbe desistito.
Charlotte avrebbe combattuto con le unghie e con i denti, non si sarebbe fermata al primo ostacolo, e alla fine avrebbe ottenuto la sua felicità.

“Sei sicura di voler andare? – le chiese sua zia Adele, una donna dal viso rubicondo e gentile, con il quel suo marcato accento scozzese che la contraddistingueva – Da quando James e Mary si sono trasferiti in città la casa è così vuota e in questi mesi è stato un po’ come ritornare indietro nel tempo.”
“Non voglio approfittare ulteriormente della vostra ospitalità, cara zia, e anche se mi piacerebbe restare con voi ho delle faccende in sospeso che devono essere risolte.”
“Sì, capisco. – la donna annuì facendo oscillare lievemente i suoi morbidi capelli bianchi – In questo caso spero di rivederti presto qui a Inverness, magari con il ragazzo di cui tanto ci hai parlato in queste ultime settimane, così che anche lui possa godere della pace e dell’aria pulita che si respira in questi luoghi.”
“Lo spero anche io, zia, lo spero tantissimo.”


**


Lasciò la fattoria dei suoi zii quattro giorni più tardi, percorse in treno parte della Scozia fino a Edimburgo, e ancora verso sud fino ad arrivare a York.
Trascorse là una notte, in una stanza minimale e non troppo dispendiosa di un hotel a due stelle a cinquecento metri dalla stazione, e il giorno dopo riprese il suo viaggio.
Il treno sarebbe partito alle 10:40, fortunatamente senza ritardo alcuno, e quando salì sulla carrozza e si sedette nel posto a lei assegnato chiuse per un istante gli occhi e prese un lungo respiro.
Ancora poche ore e lo avrebbe rivisto, si sarebbe trovata faccia a faccia con l’uomo con cui aveva deciso di passare la sua vita, nella speranza che lui le desse una seconda possibilità.
Certo, non si aspettava che lui l’accogliesse a braccia aperte, non dopo il modo in cui si era comportata e dopo tutto quello che era successo: aveva tirato troppo la corda, aveva giocato con i sentimenti di Cole e Dexter, ma quando si era ritrovata sola nel profondo nord della Scozia aveva realizzato, giorno dopo giorno, che era solo uno dei due a mancarle davvero.
Lui, la sua scelta, le era mancato come l’aria, ogni cosa di lui rendeva ogni giorno trascorso lontano più insopportabile; le era mancato il suo sorriso dolce, il suo profumo, il modo in cui lui l’abbracciava e le dava sicurezza, i suoi occhi pieni di premura e infinito amore.
Era stata sciocca a non capirlo prima, a dare tutto per scontato, a vacillare e illudere non solo lei stessa ma anche una delle persone che più significavano per lei e a cui avrebbe voluto bene per sempre.
Si domandò, mentre il paesaggio scorreva alla sua destra e l’Inghilterra prendeva il posto della Scozia, cosa suo fratello Matt avrebbe pensato di tutta quella faccenda: avrebbe approvato la sua decisione ultima? Certamente sì.
Avrebbe compreso e perdonato il modo in cui si era comportata per un anno? Forse.
Sarebbe rimasto al suo fianco nonostante tutti i suoi errori? Sempre.

Il treno arrivò in stazione senza che Charlotte se ne accorgesse, il suo viaggio era quasi terminato, e con non poca difficoltà afferrò frettolosamente le sue due valige e scese dal treno.
Era nervosa, lo fu per tutto il tempo che passò in autobus, fino a quando non si ritrovò faccia a faccia con le sue scelte.
Il sole stava lentamente calando, la sua luce calda dalle sfumature arancione conferiva alla città tutta la sua magia, eppure lei non riuscì a godersela: era troppo nervosa, troppo, tanto da poter percepire il suo cuore che martellava impazzito nel petto.
Attraversò la strada, e arrivata a destinazione aprì la porta con un gesto deciso, ritrovandosi davanti una ragazza forse anche più giovane di lei ad accoglierla dietro il bancone pieno di torte dall’aspetto delizioso che per più di un anno era stata la sua postazione.

“Posso aiutarla?” chiese la ragazza, mostrando i denti perfettamente bianchi, un sorriso di cortesia ma mai falso.
“Sto cercando Cole. – disse con voce appena rauca – In verità, sarei la proprietaria di questo posto, anche se solo al cinquanta percento.”
“Oh! – la ragazza sussultò – Tu sei Charlotte?”
“Sì, sono io. – rispose a quella domanda retorica, una domanda che non aveva bisogno di risposte, di conferma alcuna – Posso parlare con Cole?”
“C-certo! – esclamò balbettando e mostrandosi alquanto impacciata uscì dal bancone – Vado subito a chiamarlo.”
“Grazie.”
Charlotte l’osservò sparire nel retro bottega, verso il forno in cui da sempre Cole preparava le sue fantastiche torte, e stringendo forte le dita della mano attorno alla tracolla portata su di una spalla si fece forza e si preparò ad affrontare la reazione del moro.


 

**


Cole Monaghan aveva appena infornato l’ultima torta del giorno, una teglia di brownies al cioccolato e arachidi che erano stati ordinati il giorno prima per una festa, quando Lily lo raggiunse e lo informò che qualcuno chiedeva di lui.
La ragazza gli parve subito nervosa, segno che qualcosa non andava, e sperò vivamente che i fornitori non fossero tornati a bussare alla loro porta per chiedere il saldo dei pagamenti.
“No, non i fornitori, - disse Lily – ma la tua socia. Charlotte è tornata.”
Cole rimase basito sentendo il nome della ragazza, i suoi occhi scuri si sgranarono, e il suo cuore sembrò fermarsi: erano passati più di sei mesi dall’ultima volta che l’aveva vista, i loro rapporti non si erano chiusi bene, eppure in tutte quelle settimane il ragazzo non aveva mai smesso di pensarla e chiedersi come se la passasse in Scozia.
Certo, il tradimento e il dolore che lei gli aveva inflitto scottavano ancora, così come la rabbia che scorreva nelle sue vene ogni volta che ripensava a lei e a quello scrittore da strapazzo insieme, nudi, a fare sesso.
Eppure…
“Cosa diavolo vuole? – chiese restio – Ti ha detto qualcosa?”
“No, nulla. – rispose scuotendo il capo Lily – Mi ha semplicemente chiesto di te.”
“In questo caso dovrà aspettare. Dille che ho alcune faccende da finire, che se vuole può tornare alla chiusura del locale, o andarsene se preferisce. E’ una maestra in questo.”
Lily lo guardò sottecchi, in quei mesi aveva imparato a conoscere quel ragazzo taciturno e all’apparenza scontroso, e capì che sotto quella corazza fatta di arroganza e sicurezza si nascondeva un uomo ferito nel profondo.
“Va bene.” Disse semplicemente e senza aggiungere altro ritornò sui suoi passi.


La rivide qualche ora più tardi, mentre stava chiudendo il negozio dopo aver mandato Lily a casa, e per Cole fu come rivederla per la prima volta.
Immobile dall’altra parte della porta a vetro della pasticceria, i capelli castano ramati e gli occhi pieni di timore, gli ricordò la ragazzina spaventata e sconvolta che aveva conosciuto in quella stessa pasticceria due anni e mezzo prima, la stessa che pensava di aver deluso profondamente suo fratello maggiore, il suo idolo, e di non meritare il suo affetto.
“Cosa ci fai qui?” chiese dopo averle aperto la porta.
“Vorrei parlarti se me lo permetti.”
Cole arricciò le labbra, indeciso su cosa dire o fare, e fattosi da parte le permise di entrare.
“E’ stata una lunga giornata e stavo chiudendo quindi ti prego di essere veloce.”
“Non ti ruberò più di qualche minuto, promesso. – disse Charlotte guardandosi le punte dei piedi: sembrava una bambina, la bambina che un tempo era stata, quella che si guardava le punte dei piedi ogni volta che suo padre la rimproverava per qualche disastro combinato insieme a suo fratello – Mi è mancato questo posto, il profumo di dolci che impregna le pareti, il suono della campanella che annuncia l’entrata dei clienti; mi è mancata Richmond, il castello e il fiume, ma più di ogni altra cosa mi sei mancato tu.”
“Se non te ne fossi accorta è con il pasticcere che stai parlando, - le disse piccato Cole – lo scrittore è tornato a Londra, a lui dovresti dire queste tue belle e altrettanto poetiche parole. Magari potrebbe inserirle nel suo prossimo libro.”
“Dexter è a Londra, lo so bene, e se fossi tornata per lui adesso sarei anche io a Londra; invece sono qui, a Richmond, davanti a te e ti sto chiedendo…”
“Non hai alcun diritto di chiedere! – esclamò furente – Non hai alcun diritto, Charlotte, non dopo quello che mi hai fatto.”
Iniziò a camminare nervosamente per il locale, a scompigliarsi i lunghi capelli ricci con una mano, facendo correre i suoi occhi il più possibile lontano da lei.
“Tu mi hai tradito, sei andata a letto con quello stronzo, mi hai distrutto. – continuò – Volevo sposarti, creare una famiglia con te, ti amavo con ogni fibra del mio essere!”
“Lo so, lo so e mi dispiace per tutto il dolore che ti ho inflitto. Mi dispiace e mi odio per quello che ho fatto, per aver ceduto alla passione e a un sentimento che ho capito troppo tardi essere solo profondo affetto, e non ti biasimerò se adesso vorrai urlarmi contro e cacciarmi in malo modo dal locale. Lo merito, Cole, merito il tuo odio e il tuo disprezzo, ma sappi che mi dispiace e che sono tornata solo e soltanto per te. Io ti amo.”
Cole colpì il ripiano di marmo con un pugno, rischiando di rompersi le nocche, facendo sussultare per la paura lei e cercando a tutti i costi di tenere a bada le lacrime.
“Te ne sei andata, Charlie, sei andata via e mi hai distrutto. – sussurrò – Hai distrutto tutte le mie certezze, le mie speranze, e ora torni qui dopo sei mesi e dici di amarmi.
Dimmi, - proseguì voltando appena il suo sguardo nella sua direzione – come posso crederti? Come posso perdonarti, dimenticare? Cosa dovrei dire o fare adesso? Dimmelo, Charlie!”
“Nulla. – rispose con voce rotta – Non devi dirmi niente, non pretendo nulla da te, non sono una sciocca: non ho mai pensato di trovare parole dolci e gentili al mio ritorno, di trovarti a braccia aperte, pronto a riaccogliermi nella tua vita.
Voglio solo che tu sappia che tutto ciò che ho appena detto è vero, che non ti darò mai più per scontato, che Dexter non potrà mai prendere il tuo posto e che ti amo più di quanto abbia mai amato un uomo. E se adesso vuoi che me ne vada, che non mi faccia più vedere, allora tornerò in Scozia dai miei zii e non mi rivedrai mai più. Lo giuro.”

Cole si avvicinò a lei, lento e silenzioso come un lupo, artigliò la sua nuca e con rabbia incollò le loro labbra.
Il suo sapore era come lo ricordava, dolce e intenso, le sue labbra soffici e morbide come il velluto e il suo profumo delicato fu capace di fargli perdere il lume della ragione.
La trascinò nel retro, lontano da occhi indiscreti, e con foga continuò a baciarla mentre le sue mani alzavano la sua gonna e strappavano la sua camicetta di lino.
Morse il suo seno, facendola urlare, e intrecciato il corpo esile di lei al suo la sbatté contro la parete bianca e la penetrò con un’unica e poderosa spinta.
Charlotte gemette, ancora, un gemito di dolore misto a piacere e nonostante le lacrime che rigarono per tutto il tempo il suo viso – neanche lei seppe mai il motivo di quelle lacrime – lasciò che lui la prendesse con rabbia e foga, in quell’unione che di dolce non ebbe nulla, che le avrebbe lasciato solo lividi esterni ed interni.
“Dì il mio nome! – le sussurrò all’orecchio, tirandole i capelli così da portare indietro il viso, azzannandole il collo – Dì il mio nome!”
E lei lo fece: disse il suo nome, lo urlò in preda alla disperazione e al piacere che stava montando dentro di lei, ancora e ancora, fino a quando ebbe fiato in gola.
Cole non aspettò i suoi tempi, non le permise di provare il piacere che le sarebbe spettato di diritto, quell'estasi a cui aveva sempre tenuto tanto e quando si sentì appagato si ritrasse e, come tornato alla ragione, si allontanò da lei, ancora ansimante e provato, fino a toccare la parete adiacente.

“Vattene! – le disse quando ebbe trovato il fiato, gli occhi carici di lussuria e di tristezza, il petto in bella vista che si alzava e abbassava velocemente – Lasciami solo.”

Ubbidì: lentamente, Charlotte si rivestì, sistemando i suoi abiti – quello che ne rimaneva – al meglio possibile e con il viso rigato da calde lacrime uscì dal locale.
Quello che era appena successo era stato paradossale, tra tutte le reazioni che il moro avrebbe potuto avere mai si era immaginata una cosa del genere, e sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa si avviò verso la sua vecchia casa, sperando di essere abbastanza forte da far svanire i lividi sulla sua pelle e il dolore al centro del petto.


 

*


Angolo Autrice: Salve, gente! Finalmente Charlotte ha fatto la sua scelta - una scelta che, lo so, avrà sicuramente stupito molti di voi - ma non è ancora detto se la sua scelta sarà disposta a ricominciare tutto daccapo e dimenticare quello che è successo.
E Dexter, direte voi? Beh, lo scopriremo nel prossimo e ultimo capitolo prima dell'epilogo.
Grazie a chi legge, segue e recensisce. Come sempre vi invito a lasciarmi due righe, anche solo per "insultarmi" per le scelte prese, non si sa mai ;)

Alla prossima,
V.
  
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