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Autore: Zoe__    04/11/2015    1 recensioni
Liam spostò lo sguardo su di lei, soffermandosi appena sul ventre gonfio. Sorrise. Era sempre più bella, giorno dopo giorno sempre più luminosa ed incantevole. I suoi occhi non smettevano mai di brillare, ed il sorriso non scompariva mai dal suo viso, sempre sereno.
“Cos’hai da guardare?” gli chiese, iniziando a sbottonare la camicia del ragazzo di fronte a lei. Non si era nemmeno accorto che si fosse avvicinata, troppo perso nei suoi pensieri.
“Guardo quanto sei bella, che domande amore!” esclamò. Jane sorrise, per poi sollevarsi sulle punte e baciargli le labbra imbronciate.
“Lascia che sia anch’io a guardarti un po’” disse, fissandolo negli occhi “non puoi mica guardarmi solo tu.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma?” il piccolo Carter spezzò il silenzio calato in macchina dopo che la famiglia Payne vi era salita a bordo, diretta a casa dopo una cena a casa di Harry ed Eveline.
“Dimmi piccolo.” Gli rispose Jane, voltandosi leggermente verso di lui. Lasciò che la sua mano sinistra, prima sovrapposta a quella di Liam sulla sua coscia, lo raggiungesse ai sedili posteriori. Il piccolo la strinse prontamente.
“Mami puoi leggermi la storia della buonanotte prima di dormire?” Jane fece per rispondere quando Liam parlò al suo posto.
“Certo che sì! La leggeremo tutti insieme, ti va?” Jane gli sorrise, mentre lui le rivolse uno sguardo carico d’amore. Il piccolo nei sedili posteriori esultò e lasciò la mano della madre vedendo le luci di casa avvicinarsi sempre di più.
“Sei stanca?” le chiese allora Liam. Jane si voltò verso di lui, scuotendo il capo. Era di poche parole quella sera, forse aveva mangiato troppo a cena, oppure era solamente stanchezza che non aveva voglia di ammettere. Passò una mano sulla pancia gonfia al sesto mese di gravidanza, sentendo la creatura dentro di lei muoversi appena. Era sempre una grande gioia, che le provocava sempre lo stesso sorriso spontaneo e spensierato sul volto. Non si era nemmeno accorta che erano arrivati a casa, troppo presa a pensare a quel bambino che cresceva giorno dopo giorno in lei. Non che fosse la prima volta, dato che aveva già avuto Carter tre anni prima. Come biasimarla, alla fine? Stava pur sempre per diventare mamma e le sembrava sempre di toccare il cielo con un dito.
Liam le tolse una ciocca di capelli dal vico pensieroso e le baciò una guancia.
“Andiamo, principessa?” Jane annuì e lasciò un bacio delicato sul naso del marito. Scese dalla macchina, aprendo lo sportello posteriore. Sorrise teneramente alla vista del figlio addormentato, con la testa piegata verso destra.
“Ho bisogno di aiuto qui!” Richiamò l’attenzione di Liam che intanto aveva già fatto il giro dell’auto. Sorrise anche lui, slacciando il bambino dal seggiolino e prendendolo in braccio. Lasciò che si appoggiasse sulla sua spalla dopo aver mormorato una serie di frasi disconnesse. In seguito porse a Jane le chiavi della macchina e lasciò che fosse lei a chiuderla.
Liam era davvero impaziente di poter passare un po’ di tempo con lei, era tornato dal tour giusto due giorni prima, ma erano stati insieme ben poco tempo. Voleva stringerla a sé, voleva ricordarle quanto fosse bella ai suoi occhi e quanto le fosse mancata. Voleva accarezzare la sua pancia gonfia e sentire la piccola creatura frutto del loro amore scalciare contro i palmi delle sue mani tremanti. Gli era mancato tutto questo, come gli era mancato essere svegliato dal piccolo Carter che saliva sul loro letto. Voleva anche recuperare i due mesi persi con lui, accompagnandolo all’asilo oppure passando del tempo con lui mentre Jane era fuori casa o, ancora meglio, tutti e tre insieme. Carter era probabilmente l’unica cosa, con Jane dopotutto, che l’avrebbe fatto volare direttamente verso l’altro capo del mondo. Era inspiegabile l’amore che provava nei suoi confronti, per la prima volta aveva capito i sentimenti dei suoi genitori, era cresciuto e si era assunto le sue responsabilità.
Il movimento del figlio sulla sua spalla lo fece sobbalzare ed i pensieri volarono via in un secondo. Carter guardava il padre con gli occhioni grandi spalancati, forse impaurito, facendo vagare il suo sguardo in cerca di qualcuno, o qualcosa. Liam gli scansò la frangia dalla fronte, in modo da osservarlo meglio.
“Papà dov’è mamma?” chiese allora, spiegando al ragazzo abbastanza confuso il motivo della paura nei suoi occhioni scuri.
“Eccomi!” Esclamò lei, apparendo da dietro le spalle del compagno. Gli occhi di Carter si illuminarono, quindi mosse subito le braccia verso la madre. Liam prese le chiavi al volo, mentre Jane già coccolava il bambino fra le sue braccia, attenta a non colpire in nessun modo la pancia sempre più ingombrante. Al bambino era subito piaciuta l’idea di avere un fratellino, tutti i suoi compagni d’asilo ne avevano uno e alla notizia si era dimostrato entusiasta. Questo, ad ogni modo, lo portò ad essere più possessivo nei confronti di Jane, anche se non dimostrava veri e propri segni di gelosia per il nascituro.
Appena entrato in casa, Liam accese le luci e si liberò del cappotto. Jane lo seguì dentro, ancora presa dalla ‘discussione’ con il bambino fra le sue braccia.
“Io penso che tu debba dormire nella tua stanza signorino, hai dormito con papà anche oggi pomeriggio” iniziò lei “ti ho detto che possiamo leggere la storia insieme, ma ormai sei grande per dormire con noi, non trovi?” Carter la guardò con un’espressione seria a dipingergli il volto.
“Mamma ha ragione, campione.” Affermò anche Liam. Il bambino, ormai non più fra le braccia della madre, si avvicinò all’altro genitore che si piegò prontamente sulle ginocchia per stare alla sua altezza.
“Domani pomeriggio possiamo dormire insieme, allora?” Liam annuì “mi prometti che non te ne vai?” lui annuì di nuovo “e anche che possiamo andare a scuola insieme?” Liam annuì vigorosamente anche questa volta per poi far volteggiare Carter fra le sue braccia.
Jane assisteva alla scena meravigliata, non poteva credere ai suoi occhi, a ciò che era riuscita a creare con l’amore di Liam. Scattò una foto ai due per poi postarla su Instagram:
“daddy’s boy and mama’s loves”. Le vennero gli occhi lucidi e sarebbe stata pronta a incolpare gli ormoni della gravidanza, che quella volta non c’entravano poi molto.
“Vogliamo andare a dormire?” chiese allora, prima di scoppiare davvero a piangere. Liam le rivolse uno sguardo dolce, mentre Carter tentò di replicare.
“Dovremmo, anche perché dobbiamo leggere la storiella della buonanotte tutti insieme, no?” Disse rivolto al figlio. Allora Carter annuì, prendendo la mano della madre e andando con lei nella sua camera da letto.
Liam l’aveva decorata con lui prima della sua partenza per il tour, qualche giorno dopo il suo terzo compleanno. Avevano tinteggiato le pareti di azzurro e su vi erano impresse le piccole mani del bambino, con una tempera rossa abbastanza accesa. Non ricordava un giorno più divertente di quello, aveva visto il figlio davvero felice e la moglie non aveva smesso di filmare tutto quello che avevano fatto, per poi conservarlo e darlo a Liam per accompagnarlo durante il viaggio. Avrebbe sentito la loro mancanza molto più di ogni altra volta, Carter era più grande e Jane in dolce attesa. Amava il suo lavoro, non c’erano dubbi, ma stare lontano dalla famiglia per due mesi lo aveva turbato parecchio.
Jane prese il pigiama di Carter dalla cassettiera, voltandosi verso il figlio che la aspettava  facendo dondolare le gambe e stropicciandosi gli occhietti scuri. Prese la maglia dalle mani della madre e provò ad infilarsela, con scarso risultato. La ragazza nascose una risata e lo aiutò, anche con i pantaloni. Lui le lasciò un bacio sulla guancia e lei non poté far altro che arrossire al gesto tenero del bambino, la faceva sempre commuovere.
“Mami ti voglio bene” le disse, nascondendosi sotto le coperte. Jane, nonostante la pancia ingombrante, si abbassò alla sua altezza e gli accarezzò il viso.
“Te ne voglio anch’io tesoro.” Poi gli lasciò un bacio sulla fronte, rimboccandogli le coperte.
“Hai già scelto una storia?” entrò Liam improvvisamente nella stanza, facendo sobbalzare la moglie vicina alla libreria che aveva ricevuto come reazione immediata un calcetto. Sorrise scuotendo il capo.
“No papà.” Gli rispose Carter, lasciando almeno il nasino spuntare dalle coperte. Liam gli si avvicinò e si sedette accanto a lui.
“Allora sceglie la mamma?” gli chiese, spostando lo sguardo verso la figura della moglie che guardava attentamente i libri alla ricerca di uno che temeva di aver perso.
“Ora ho tanto sonno, vorrei il bacio della buonanotte.” Disse con voce stanca. Liam annuì, abbassandosi verso di lui.
“Allora buonanotte Carter!” esclamò Liam alzandosi in piedi. Baciò le guance del figlio e fece spazio a Jane che, nel frattempo, aveva trovato il libro di cui aveva bisogno.
“Buonanotte piccolo, sogni d’oro.” Carter tirò fuori il pollice e soffiò un bacio ai genitori già fuori dalla stanza. Liam si premurò di spegnere la luce, prima di entrare nella camera da letto dove Jane lo aspettava già, seduta sul letto. Chiuse la porta dietro di sé e si sdraiò sul letto, proprio vicino a dove Jane era seduta.
“Sei stanca, dimmi la verità!” Le accarezzò una coscia e la sentì ridere quando iniziò a solleticarla lievemente.
“Non tanto e tu?” Si voltò verso di lui e gli lasciò un bacio casto sulle labbra. Immediatamente dopo si alzò dal letto, volendo liberarsi del vestito che aveva tenuto addosso tutta la serata e che iniziava a detestare. Addirittura le scarpe le davano fastidio, infatti fu la prima cosa di cui si liberò.
“Non sono stanco, sono impaziente di passare un po’ di tempo con te.” Ammise lui affiancandola. Jane si voltò di spalle e lasciò che Liam tirasse giù la zip del vestito. Aveva scelto qualcosa di davvero semplice e poco fastidioso, che non le stringesse la pancia.
Sentiva le mani di Liam scendere per la schiena e accarezzarle lievemente ogni lembo di pelle scoperto, un bacio dopo l’altro, appena la cerniera scendeva più giù. Sentiva la pelle d’oca della ragazza davanti a lui, la vedeva stringere i pugni.
Jane voleva solamente baciarlo e tenere il suo viso fra le sue mani il tempo necessario per ammirare quella bellezza instancabile. Liam la faceva impazzire, tutte le sue attenzioni erano qualcosa di troppo per lei, la facevano sentire in paradiso. Inoltre, durante la gravidanza, si erano trovati più volte sotto le coperte per colpa sua, non tanto per colpa di Liam. Lo trovava sempre più irresistibile, anche il suo modo di parlare poteva farla andare fuori di testa. Ma, alla fine, erano gli ormoni.
Arrivato all’altezza delle natiche, si fermò e la aiutò a liberarsene definitivamente, sollevandolo sulla sua testa.
“Grazie.” mormorò voltandosi. Fece scontrare velocemente le loro labbra, ma lui la trattenne per la parte bassa della schiena, sentendo le dita di lei arpionarsi al tessuto nero della camicia.
“Amore non possiamo… Liam!” tentò di richiamarlo, invano. Non riusciva a staccare le loro labbra, finché non scoppiò in una fragorosa risata.
“Ma che cosa…?” Liam si guardò attorno, interrogativo, non avendo il tempo di replicare perché Jane l’aveva già preso per mano e portato in bagno con lei.
“Io ti amo Liam James.” Liam la fissò con occhi innamorati, il battito veloce.
“Ti amo anch’io Jane” fece per baciarla di nuovo, ma lei lo scansò con un rapido segno della mano.
“Però non possiamo fare l’amore, non adesso che il pargolo qui dentro non la smette di scalciare. Se vuoi, gradirei davvero tanto una doccia rilassante ma veloce, con te.” Sorrise alla fine della frase. Liam la imitò e le prese il viso fra le mani, facendo scontrare i loro nasi.
“Va bene, però facciamo un bagno, che ne dici?” Lei morse esitante il labbro inferiore, per poi annuire.
“Io prendo la bathbomb di Lush! Eveline ha detto che è davvero dolce” parlò voltandosi verso il mobile bianco, per poi tirare fuori un sacchetto rosso “eccola qui! Penso sia al cioccolato o qualcosa del genere.” Liam spostò lo sguardo su di lei, soffermandosi appena sul ventre gonfio. Sorrise. Era sempre più bella, giorno dopo giorno sempre più luminosa ed incantevole. I suoi occhi non smettevano mai di brillare, ed il sorriso non scompariva mai dal suo viso, sempre sereno.
“Cos’hai da guardare?” gli chiese, iniziando a sbottonare la camicia del ragazzo di fronte a lei. Non si era nemmeno accorto che si fosse avvicinata, troppo perso nei suoi pensieri.
“Guardo quanto sei bella, che domande amore!” esclamò. Jane sorrise, per poi sollevarsi sulle punte e baciargli le labbra imbronciate.
“Lascia che sia anch’io a guardarti un po’” disse, fissandolo negli occhi “non puoi mica guardarmi solo tu.” Lo stuzzicò, lasciando la camicia scendere sulle sue spalle muscolose. Con tocco per niente esitante gli accarezzò la schiena, partendo dalle fossette di Venere e lasciando le mani vagare fino a stringergli le spalle. Non sapeva se soffermarsi ancora in quel punto, vedeva l’espressione serena di Liam e tutto le sembrava magicamente più bello mentre le sue dita affusolate le accarezzavano i capelli lunghi. Fece allora scorrere le mani sui bicipiti del ragazzo, stringendoli appena. Il petto di Liam si muoveva velocemente, dopotutto il cuore gli martellava forte nel petto e il respiro era diventato esageratamente veloce. Jane iniziò a baciargli il collo, quella voglia color caffè la stuzzicava già da un po’, amava vedere come il marito reagisse alle sue attenzioni, gettando la testa all’indietro e stringendole i fianchi, mentre serrava gli occhi incapace di fare altro.
“Rimaniamo per sempre così?” gli mormorò all’orecchio.
“Come vuoi tu.” Sorrise lui, portando le mani a coppa sul ventre della moglie una volta che questa iniziò a slacciargli la cintura dei jeans. Portò via il bottone dall’asola e lasciò che fosse Liam a liberarsene definitivamente, rimanendo comunque con l’intimo addosso. Gettò i panni nella cesta e si voltò verso Jane che, nel frattempo, aveva chiuso l’acqua della vasca.
“È calda, entriamo?” raccolse i capelli castani in una crocchia disordinata sul capo prima di avvicinarsi a lui. Liam annuì, poi, quasi immediatamente, le sue mani corsero velocemente a slacciare il reggiseno della ragazza, che lo lasciò cadere a terra. Era davvero tentato di baciarli, ma sapeva quanto poco ci volesse per far scattare la libidine di Jane al massimo, quindi si limitò a sbarazzarsi dell’intimo, come fece lei dopo di lui. Liam fu il primo ad entrare nella vasca, aiutando poi Jane a raggiungerlo. Appoggiò la schiena al marmo della vasca e accolse la moglie fra le sue braccia, che si strinse al suo petto, allacciando le gambe alle sue. Jane alzò il viso per poi baciare il collo di Liam, che sorrise all’istante portando poi le mani sulle gambe della moglie. Da lì le fece salire per i fianchi verso il ventre, dove le posò definitivamente.
“Avevo bisogno di un bagno, non lo faccio da… da una vita!” esclamò Liam, iniziando a passare la spugna sul corpo della ragazza.
“Io da quando te ne sei andato, non sarei riuscita ad uscire di qui senza il tuo aiuto” rise appena, seguita dal ragazzo dietro di lei “ed ammetto che ne avevo bisogno anche io, soprattutto qui con te.” Concluse guardandolo negli occhi. Liam sorrise e le sfiorò le labbra, arrivando a toccarle il seno con le mani nude, lavandola senza l’ausilio della spugna. Jane abbassò lo sguardo, portando il braccio destro dietro il collo del ragazzo.
“C’e una cosa vantaggiosa nel tuo essere incinta.” Affermò Liam. Lei lo guardò interrogativa, con un sorriso sghembo in volto.
“Una sola? Ehy!” gli schiaffeggiò giocosamente il petto muscoloso. Il ragazzo rise di cuore, poi negò con la testa.
“Intendo dire, una delle tante!” esclamò “insomma, hai visto che tette?!” Jane avvampò e si coprì il viso con le mani.
“Liam!” squittì. Lui la guardò ridendo, gettando il capo all’indietro.
“È vero amore, dovresti credermi. Diventano davvero enormi, io non ci capisco più niente! Poi non possiamo nemmeno fare l’amore e tu santo cielo! Tu mi provochi sempre.” Parlava veloce, la moglie faticava a capirlo. In mezzo secondo le aveva detto che era sempre e maledettamente eccitante e non le  aveva nemmeno permesso di replicare, perché aveva continuato a parlare.
“Vogliamo parlare di quando non usi il reggiseno? Parliamone Jane, è una cosa seria. Tu dimmi come faccio a resisterti.” Jane si voltò verso di lui con gli occhi lucidi ed un grosso sorriso in volto. Lo zittì, stava per parlare nuovamente, e lasciò che le sue braccia s’intrecciassero dietro il collo umido del marito e lo baciò.
“Ti amo.” Sussurrò sulle sue labbra.
“Anch’io” le rispose “e ti ringrazio per tutto quello che fai per me, che hai fatto per me” chiuse gli occhi, respirò “e quello che farai.” li riaprì. Jane fece scontrare i loro nasi, poi sorrise sentendo la creatura dentro di lei muoversi. Prese la mano del marito e appena Liam avvertì i calcetti spalancò gli occhi.
“Vedi, percepisce le mie emozioni!” esclamò. Liam sentì una miriade di emozioni dentro di lui, il cuore gli scoppiò in petto e gli occhi gli divennero quasi lucidi. Si sentiva bene, nemmeno una settimana piena di concerti lo avrebbe fatto sentire così. Si sentiva così bene che sarebbe voluto rimanere in quella posizione per il resto della serata. Jane cavalcioni su di lui e quell’amore che li circondava.
 
Si lavarono, poi, cercando di non perdere troppo tempo. Jane cominciava ad essere stanca ed era da poco passata l’una di notte. Uscita dalla vasca Jane aveva indossato una vestaglia color rosa cipria, molto morbida che le accarezzava i fianchi. Era una delle sue preferite, Liam amava vedergliele addosso e gliene regalava il più possibile. Quella l’aveva comprata in tour, in Italia, e lei non aveva esitato ad indossarla quella sera.
Si infilò nel letto ed indossò gli occhiali da vista. Solitamente utilizzava le lenti, ma con la gravidanza le provocavano forti mal di testa che preferiva evitare. Prese, poi, il libro che aveva recuperato dalla camera di Carter, il libro dei nomi. Sorrise, pensando che da quando era venuta a conoscenza del sesso non aveva fatto altro che sfogliarlo in attesa del ritorno di Liam. Certamente lui non sapeva se fosse maschio o femmina, non sapeva come dirglielo. Non aveva in mente un discorso ben preparato, ma sapeva di doverglielo dire quella sera. Sicuramente glielo avrebbe chiesto, vedendola intenta a leggere il libro che le aveva regalato tre anni e mezzo prima.  
“Sono super rilassato!” esclamò Liam gettandosi sul letto. Jane gli scompigliò i capelli e gli morse una guancia ancora umida.
“Anch’io, ma sono stanchissima.” Sbadigliò, quindi Liam spense l’abat-jour alla sua sinistra.
“Allora dormiamo, che ne pensi?” la guardò dal basso con un’espressione davvero tenera, gli occhi luminosi e il labbro inferiore sporgente. Lei gli accarezzò il viso, poi gli baciò le labbra imbronciate.
“In realtà pensavo che ti avrebbe fatto piacere…” lasciò la frase in sospeso vedendo Liam prenderle il libro fra le mani. Ci avrebbe scommesso, era dannatamente curioso.
“Santo cielo il nome! Non sai quanti bei nomi ho sentito in giro per il mondo.” Ammiccò facendola ridere. Liam si mise a gambe incrociate con una mano sulla pancia di Jane.
“Tesoro fatti sentire se ti piacciono, d’accordo.” Guardò Jane, che rise stringendo la sua mano.
“In Francia ho sentito Cloe, non è niente male, però poco originale. Quando sono stato in Italia, c’erano fin troppi nomi che me ne ricordo pochissimi. Andrea, L-Leonardo?” faticò a pronunciarli, facendo ridere la moglie “poi sono stato in Germania e devo dire che nessun nome mi è piaciuto particolarmente. C’è bisogno di sfogliare fra questi, a te quale piace?” le domandò, sempre con il suo tono di voce schietto.
“Beh…” non le diede il tempo di finire che sobbalzò, entusiasta.
“Senti questo, amore! Stewart? È originale, non trovi?” Jane storse la bocca, provando a parlare.
“Andrew? Non pensi sia fantastico? Davvero simile al nome italiano di cui ti parlavo” Jane rise di gusto vedendo la sua espressione concentrata “ad ogni modo, se a te non piacciono non dobbiamo discuterne perché non ho sentito nemmeno un calcetto, questo vuol dire che nemmeno a lui piacciono.” La ragazza scosse il capo.
Lei.” disse Jane.
“Quindi andiamo avanti, Tit- aspetta cosa hai detto?” si voltò verso Jane che gli regalò un bellissimo sorriso. Liam aveva gli occhi sbarrati, lucidi e il respiro accelerato.
“Lei?” domandò deglutendo. La moglie annuì prendendogli il viso ed avvicinandolo al suo.
“Non ce la facevo più ad aspettare, così la settimana scorsa ho chiesto ad Eveline se durante l’ecografia poteva dirmelo. Giuro non aspettavo altro che dirlo anche a te amore.” lo baciò sulle labbra, e sentì qualche lacrima del ragazzo scendere sulle sue guance.
“Sono davvero la persona più felice del mondo” sussurrò ancora vicino alla sua bocca, mentre Jane passava i pollici sotto i suoi occhi per rimuovere le goccioline salate sulle guance “sono felice con te, con Carter e con lei” scosse il capo “le mie donne!”
Jane rise, baciandolo nuovamente per poi guardarlo negli occhi. Quegli occhi profondi che l’avevano fatta innamorare.
Rimasero a guardarsi, col cuore pieno di gioia ed i cuori che battevano all’unisono. La felicità aleggiava su loro due e niente, in quel momento, poteva rompere l’armonia e la pace nella loro stanza da letto, se non qualche calcetto.
   
 
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