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Autore: Nuel    05/11/2015    3 recensioni
Davvero il tempo delle straordinarie avventure di “Brian&Mickey” è concluso? Si può arginare quello che ha stabilito il destino o, forse, si può solo rimandare?
Michael ha sempre amato Brian in silenzio, relegato al ruolo di migliore amico, ha sposato un altro uomo, un altro amore, ma quel sentimento è sempre rimasto lì, in attesa che Brian superasse il confine sottile tra amicizia e amore.
[Brian x Michael]
♣ Questa fanfiction si è classificata seconda al contest “Manga cliché” indetto da Sango_79 sul forum di EFP per conto del forum “Disegni e Parole”.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ben Bruckner, Brian Kinney, Michael Charles Novotny-Bruckner
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Non ti fermare, ma balla


In qualche modo, aveva fatto, perché la vita continua e, anche se ci si siede davanti ad un'enorme tazza di caffè, chiedendole di rallentare, di concederci il tempo per riflettere, lei non dà retta a nessuno perché è la vita, e può solo andare avanti.

Così era passata una settimana e Michael aveva seguito la corrente destreggiandosi tra il lavoro, gli amici e suo marito. Il Babylon aveva riaperto soltanto da un mese, dopo che i lavori di ricostruzione erano durati quasi il doppio del previsto, ma era già tornato a riempirsi di giovani che volevano celebrare la vita sulle note di SexyBack e altre canzoni del momento, con la voglia incontenibile di rinfacciare ai repubblicani e al Presidente che nonostante tutti i loro sforzi, loro erano ancora lì, a vivere, a ballare e a scopare.
    A vivere, a ballare e a scopare più di tutti, come sempre, era Brian. Michael aveva evitato la discoteca fino a quella sera, fino a quando Brian non l'aveva chiamato, chiedendogli se stesse bene e lui aveva capito che la vera domanda era un'altra: hai detto al professore di noi?
    «Vieni al Babylon, stasera?», gli aveva chiesto, con in sottofondo alcune voci indistinte e gli squilli di un telefono.
    «Sì, ci vediamo stasera», gli aveva risposto Michael e, così, c'era andato, lasciando Ben a casa, a preparare la lezione per il giorno successivo.
    L'atmosfera era sempre la stessa, un carnaio che si muoveva al ritmo di suoni sincopati, sporco e puzza di sudore, ma perché avrebbe dovuto essere diverso? Michael si chiese perché non potesse farne a meno: a lui non interessava più il sesso occasionale. La risposta era sin troppo ovvia, persino scontata: ci andava per Brian. Aveva ordinato da bere in compagnia di Ted e Blake e aveva seguito Emmett sulla pista, fino a quando Brian non lo aveva intercettato.
    In quel momento tutto il resto del mondo aveva smesso di esistere, erano solo loro due, i cuori che battevano assieme alle percussioni della canzone che suonava in quel momento, i sorrisi più ampi, le fronti premute, il sudore che scivolava lungo la pelle, e Michael avrebbe voluto leccare ogni singola goccia dal petto di Brian...
    «Glielo hai detto?», gli chiese il suo migliore amico, parlandogli direttamente all'orecchio, per sovrastare la musica.
    «No», rispose Michael, e Brian sorrise di più, chinandosi a baciarlo come tante altre volte aveva fatto. Michael era sopravvissuto con quei baci, labbra umide e sapore amaro di tabacco. Chiuse gli occhi e gli portò una mano dietro il collo, a trattenerlo un istante, approfondendo quel contatto prima che Brian si staccasse, la fronte aggrottata e una smorfia ironica sulle labbra.
    Brian sapeva che Michael lo amava. Lo sapeva da sempre e, come sempre, si allontanò, lasciandolo solo in mezzo alla pista, dirigendosi verso la dark room. Doveva aver già adocchiato qualcuno, qualcuno più giovane, più bello, più arrapante di Michael; meno complicato di Michael. Mentre la musica continuava a martellare, impedendogli persino di pensare, Michael percorse quella stessa strada, facendosi largo tra i corpi glabri e sudati, si fermò all'ingresso del breve corridoio, aspettando che gli occhi si abituassero a quella nuova e più densa oscurità e poi avanzò. La musica era meno assordante, lasciava che ansimi e i gemiti eccitanti riempissero gli orecchi degli amanti di una notte. Non impiegò molto a trovare Brian, le spalle al muro e l'estasi dipinta sul volto perfetto, la pelle che tirava sugli zigomi e le ciglia che fremevano mentre respirava con le labbra schiuse, gettando indietro la testa.
    Il cuore di Michael accelerò e gli parve quasi di venire nei pantaloni quando Brian inarcò la schiena, premendo le dita aperte contro la testa che si muoveva avanti e indietro, all'altezza del suo inguine a malapena esposto tra i lembi aperti dei jeans scuri che indossava.
    L'orgasmo colse Brian, veloce e privo di significato, e quando si riebbe ed aprì gli occhi, si voltò, come se si aspettasse di vederlo lì, e gli sorrise. Michael sorrise di rimando e deglutì la saliva che gli si era accumulata in bocca, poi gli diede le spalle, andandosene via, prima che Brian si rendesse conto di quanto si era eccitato.
    Guardare Brian scopare gli aveva riempito la mente e il cuore per giorni interi, in passato: era conturbante e straziante assieme, e lui si era sempre accontentato di quello, godendosi le seghe solitarie che si faceva poi, nella propria stanza, raccontandosi che era fortunato per tutti i dettagli che Brian forniva alle sue fantasie, ma, col tempo, aveva cercato tra altre braccia quello che lui non gli avrebbe mai dato; prima David e poi Ben, soprattutto Ben, e con lui aveva creduto davvero di essersi lasciato Brian alle spalle. Per tutti quegli anni si era soltanto mentito. Quando Brian aveva scelto Justin, lui si era semplicemente arreso.
    Quando rientrò a casa, il profumo leggero di una tisana lo accolse; Ben era ancora chino sui libri, sul tavolo del salotto, la penna a sfera nella mano che scivolava agile sulla pagina bianca di un quaderno, e Michael si fermò sotto la cornice della porta ad osservarlo con un senso di pace che, in quel momento, gli faceva male.
    «Già di ritorno?», gli chiese Ben, alzando gli occhi su di lui, il viso di pietra sereno e gli occhi un po' stanchi dietro gli occhiali dalla montatura leggera, e Michael annuì.
    «Hunter è già a letto?», gli chiese a propria volta, raggiungendolo, girando intorno al tavolo  e abbracciando le sue spalle larghe, baciandogli il collo e strusciando il viso sui suoi capelli.
    Ben tolse gli occhiali, sorridendo tra sé, mentre sollevava una mano grande a cercare il viso di suo marito. «Vuoi farlo qui?», gli chiese con tono basso e divertito.
    «Sono arrapato!», gli rispose Michael, mentre Ben si alzava e lo coinvolgeva in un bacio profondo che gli fece tremare le ginocchia. Voleva scopare, affogare in un orgasmo il bisogno di Brian che sentiva nel cuore. Ben lo sollevò con facilità e Michael gli strinse le gambe intorno ai fianchi, continuando a baciarlo, mentre suo marito gli serrava le natiche nelle mani.
    «I preservativi sono di sopra», gli ricordò Ben, spostandosi verso le scale, «Tieniti stretto», gli disse prima di iniziare a salire.


Durante la notte aveva piovuto. Michael, mentre apriva la serranda del negozio, umida di pioggia come l'asfalto sotto le sue scarpe, sentiva ancora nelle orecchie il ticchettio frenetico sul tetto, che si mischiava ai suoi gemiti e agli ansimi di Ben. Avevano scopato furiosamente, ubbidendo al richiamo dei sensi, all'urgenza e al bisogno di godere, e poi avevano fatto l'amore, piano, dolcemente. Si erano scambiati effusioni e parole d'amore col sottofondo dell'acquazzone che colpiva le tegole fino ad addormentarsi.
    Sazio di piacere e spossato, aveva creduto di aver recuperato un po' di serenità, di aver ritrovato il proprio posto, accanto all'uomo che aveva sposato, ma mentre apriva la porta a vetri e si puliva le scarpe sul tappetino all'interno, col sonaglio che trillava allegro sopra la sua testa, sentì i capelli drizzarglisi sulla nuca e seppe, prima ancora di averlo visto, che Brian era lì. Entrò in fretta, lasciando la porta aperta e l'attimo dopo Brian era dietro di lui.
    Il sonaglio trillò di nuovo e la porta si chiuse. Le luci del negozio erano ancora spente, il chiarore del mattino arrivava incorniciato dai fumetti esposti in vetrina, ad illuminare solo la parte centrale della stanza, e Michael si rifugiò nella penombra tra il bancone e la porta del magazzino.
    «Stai scappando, Mickey?», gli chiese Brian, la voce che sembrava un diapason di cristallo nell'aria ripulita dalla pioggia.
    «Non sto scappando, Brian», gli rispose facendo un sospiro e guardando a terra.
    «Sei strano ultimamente», gli disse l'altro, «non vieni al Babylon, non mi chiami... è perché abbiamo scopato?».
    «Cristo, Brian!». Michael avanzò verso di lui, guardando in quei suoi occhi fissi nei propri. «Possibile che per te non sia cambiato nulla? Che non ti abbia fatto pensare a...».
    «A cosa? A noi?», lo interruppe Brian, con voce dura. «Non c'è nessun noi, Michael. Eravamo ubriachi e non è successo nulla. Tu sei sposato col professore e io sto con Justin, non è cambiato proprio nulla!».
    «Tranne che ho fatto sesso con l'amore della mia vita», sbottò Michael, col cuore stretto e il viso che gli si colorava di vergogna.
    Brian lo fissò per qualche momento, in silenzio, il petto che gli si alzava e si abbassava come se respirare gli costasse fatica. «Justin è l'amore della mia vita, Michael».
    Michael sentì distintamente una crepa aprirsi nel proprio cuore. Non faceva male come aveva pensato: era solo l'ennesima ferita a cui era abituato. Brian gli sbranava il cuore a grandi morsi, lo aveva sempre fatto. Gli venne da sorridere. Sorrise amaro e scosse il capo, quasi divertito dal rendersi conto di quanto dovesse sembrare patetico in quel momento. «Allora c'è qualcosa che non va nella storia delle mele, sai, quella per cui siamo tutti in cerca della metà che ci completa, perché sei tu la metà che mi completa», gli disse con una serenità inaspettata. «Non fraintendermi: amo Ben, ma sarò sempre innamorato di te».
    «Stai dicendo... che ci sarà sempre una parte di me innamorata di te?», gli chiese Brian, paziente come era solo con lui, e Michael annuì convinto.
«È molto romantico, Mickey, ma è solo una stronzata da etero per giustificare il fallimento dei loro matrimoni e la voglia di scopare con qualcun altro. In ogni caso, sono venuto solo per dirti che vado da Justin. Parto stasera e starò via fino a lunedì», disse Brian, e Michael ebbe l'impressione che ci fosse dell'altro, qualcosa che Brian avrebbe voluto dire, ma che gli era rimasto incastrato da qualche parte tra la pancia e la gola.
    «Fai buon viaggio, allora», gli augurò Michael, gli occhi tondi e buoni che lo adoravano in silenzio.
    «Tutto qui?», sbuffò Brian, aprendo le braccia, incredulo. «Prima mi dici che sono l'amore della tua vita e poi mi auguri buon viaggio?», si lamentò, fingendosi scandalizzato.
    Michael sbuffò. «Visita New York già che ci sei, non stare sempre chiuso in casa a scopare», ridacchiò Michael, e Brian lo attirò a sé, afferrandolo per la felpa. Lo strinse al petto e lo baciò velocemente.
    «Forse hai ragione», concesse, guardandolo, mentre Michael assaporava ancora il gusto del tabacco rimastogli sulle labbra. «Forse tu e io invecchieremo assieme, finiremo a massaggiarci la prostata a vicenda e ricordare i vecchi tempi, quando eravamo belli e giovani». Gli scoccò un altro bacio sulle labbra e lo salutò con un cenno, prima che il primo cliente della giornata arrivasse e potesse vederli assieme.
    

Fu mentre rientrava in casa, quella sera, che Michael si accorse di non aver chiesto a Brian a che ora sarebbe partito il suo volo. Sorrise, nonostante tutto, mentre infilava le chiavi di casa nella toppa: Brian era sempre tornato, l'avrebbe fatto anche quella volta e non sarebbe cambiato nulla. Sarebbero stati ancora amici.
«Ben?», chiamò chiudendosi la porta alle spalle e suo marito gli andò incontro con un indice sollevato, chiedendogli di fare silenzio: era al telefono e aveva un sorriso felice a stendergli le labbra.
    «No, sì figuri, non è assolutamente un problema. No, no, non si preoccupi di questo. La richiamo io domani, se per lei va bene».
    Michael si tolse la giacca e aspettò che Ben concludesse la chiamata e, quando lo vide riporre il cellulare, non fece in tempo a chiedergli con chi avesse parlato, che suo marito lo aveva già sollevato da terra e lo stava facendo girare.
    Ben lo coinvolse in un bacio appassionato e poi lo guardò, sorridente e orgoglioso. «Era il mio editore», gli disse. «Ha detto che il mio nuovo romanzo gli è piaciuto e vuole pubblicarlo!».
    «Cosa?! Ma è meraviglioso!», Michael lo baciò e, per una manciata di istanti, fu sinceramente felice. Quel momento era solo di Ben.
    «Vuole che vada a Philadelphia», aggiunse Ben, guardando Michael nel modo in cui faceva sempre quando cercava di fargli capire quanto fosse importante, per lui, quello di cui stavano parlando.
    «A Philadelphia? Quando?», chiese Michael, il sorriso che già si smorzava sulle sue labbra.
    «Dopodomani», disse Ben, asciutto. «Se l'università mi concederà di assentarmi per qualche giorno, ovviamente, ma... non dovrebbero esserci problemi», prese fiato, strofinandogli le braccia. «E sempre che non sia un problema per te».
    Michael capì che Ben aveva paura di farlo arrabbiare di nuovo. Si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò, sorridendogli. «Sono orgoglioso di te. Vai e pubblica il tuo libro».
    «Starò via solo pochi giorni... nel frattempo tu... potrai vedere i tuoi amici, andare al Babylon con Brian, vedere tua madre... si lamenta sempre che non passi mai una serata con lei».
    Michael rise. «Starò bene, non ti devi preoccupare. Saranno solo pochi giorni, no?», lo strinse in un abbraccio, grato che Brian fosse partito perché, altrimenti, senza Ben a ricordargli ogni giorno qual era la sua famiglia, la sua casa, la sua vita... si sarebbe perso.


 


 
Note:

La mela perfetta” o “il mito della metà”, nel Simposio di Platone.
Nell'episodio 1x04, dopo aver riaccompagnato a casa Justin, Debbie dice a Michael: “Conosci te stesso, diceva un greco antico. Chi era?” e Michael le risponde: “Zorba?”, quindi credo di poter citare qualche “greco antico” anche io.

“Non ti fermare, ma balla” è una strofa della canzone “Balla”, di Umberto Balsamo, 1979

"
SexyBack" è una canzone di Justin Timberlake, del 2006. Nell'economia della storia è usata per collocare cronologicamente gli eventi.


Vi confesso che non mi aspettavo tanto interesse per questa storia, essendo una Brian x Michael, e quindi vi ringrazio doppiamente per la fiducia che mi avete accordato! ^^
Spero che continui a piacervi e che vorrete farmi sapere cosa ne pensate, che mi raggiungiate su FB e magari, se non ci siete ancora, che vi iscriviate al gruppo FB che porta avanti la campagna per la Reunion: dobbiamo essere di più per ottenere dei risultati, molti di più! Quindi, se conoscete vecchi fan che si sono allontanati da QaF, fateli ricadere nel tunnel! ^_-
E ora i doverosi ringraziamenti a chi ha commentato il capitolo precedente: Ladyriddle, Summers84, skinplease, cristina qaf e anche Raggio_di_Sole_, perché anche se non la pensiamo allo stesso modo, ci siamo potute confrontare e conoscere un po'. ^^
A giovedì prossimo! ^^
   
 
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